Certosa di San Pietro in Pontignano (Castelnuovo Berardenga)
Certosa di San Pietro in Pontignano | |
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Castelnuovo Berardenga (Siena), Certosa di San Pietro in Pontignano, complesso monastico | |
Altre denominazioni | Certosa di Pontignano |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Provincia | Siena |
Comune | Castelnuovo Berardenga |
Località | Pontignano |
Diocesi | Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Loc. Pontignano, 5 53019 Castelnuovo Berardenga (SI) |
Telefono | +39 0577 1521104 |
Fax | +39 0577 1521098 |
Posta elettronica | info@lacertosadipontignano.com |
Sito web | |
Proprietà | Università degli Studi di Siena |
Oggetto tipo | Certosa |
Dedicazione | San Pietro apostolo |
Sigla Ordine fondatore | O.Cart. |
Sigla Ordine qualificante | O.Cart. |
Fondatore | Bindo di Falcone Petroni |
Data fondazione | 1343 |
Inizio della costruzione | 1343 |
Completamento | XVIII secolo |
Soppressione | 1810 |
Utilizzazione | Centro congressi dell'Università di Siena |
Coordinate geografiche | |
Toscana | |
La Certosa di San Pietro in Pontignano, comunemente nota come Certosa di Pontignano, è un complesso monastico, situato nella località omonima, nel territorio del comune di Castelnuovo Berardenga (Siena) che ospitò un monastero certosino; attualmente è sede del centro congressi dell'Università di Siena.
Storia
La Certosa venne fondata nel 1343 dal nobile senese Bindo di Falcone Petroni, il quale, dopo l'approvazione del suo progetto da parte del vescovo di Siena Donusdeo Malavolti (1317 - 1350), affidò l'incarico di costruire il monastero al certosino Amerigo d'Aquitania, inviato dal Capitolo Generale della casa madre dell'Ordine, la Grande Chartreuse, presso Grenoble, con l'impegno che il complesso potesse ospitare dodici monaci e tre conversi. Nel 1353 il Petroni fece testamento e lasciò tutti i suoi beni ai religiosi di Pontignano.
Sorto in aperta campagna e al confine tra il territorio di Siena e quello di Firenze, il monastero aveva bisogno di delimitare i propri confini e di essere difeso dalle scorribande delle milizie mercenarie. Per questo, nel 1385, la città di Siena, riconoscendo l'importanza dell'insediamento dotò il complesso di una possente cinta muraria.
Nel 1381 entrò nella Certosa il beato Stefano Maconi (1350 ca. - 1424), discepolo di santa Caterina da Siena, divenendone successivamente priore (1382 - 1389). Sotto l'influenza della mistica, inoltre, si prodigò per riformare l'Ordine del quale fu anche priore generale (1389 - 1410).
Le vicende del complesso monastico si intrecciano con gli avvenimenti storici, e infatti, nonostante le sue difese, fu saccheggiato prima durante la guerra tra Firenze e Siena ed in seguito nel 1449, al tempo della Congiura dei Pazzi, fu incendiato da un gruppo di fiorentini.
Dopo essere stata ricostruito, il monastero riportò ulteriori danni durante la Guerra di Siena (1552 - 1559) quando fu saccheggiato e semidistrutto dalle truppe tedesche e spagnole, tanto che si rese necessaria una sua complessiva ristrutturazione. I lavori si conclusero nel 1607 quando venne riconsacrata dall'arcivescovo Camillo Borghesi (1607 - 1612). Altri interventi di modesta entità si ebbero alla fine del XVII secolo, quando furono restaurati gli ambienti posti lungo il lato orientale del monastero: le sei cappelle precedentemente costruite furono unificate nel cosiddetto Cappellone. Infine nel 1703, venne edificata la Cappella di Sant'Agnese, la cui porta d'ingresso è situata all'estremità del braccio orientale del chiostro grande.
Nel 1784, in seguito alle leggi leopoldine, i certosini furono costretti a lasciare Pontignano, che con un rescritto del 16 luglio 1785 fu affidato ai camaldolesi, i quali nel 1810 dovettero abbandonarlo a causa delle soppressioni napoleoniche.
L'attività pastorale non si interruppe poiché fu trasferita a Pontignano la Parrocchia di San Martino a Cellole. Dopo vari passaggi di proprietà, grazie alla passione e all'impegno del senese Mario Bracci (1900 – 1959), giurista e rettore dell'Università di Siena, nel 1959 il complesso venne acquistato e trasformato inizialmente in un collegio universitario, mentre oggi ospita la struttura ricettiva dello stesso Ateneo dedicata al turismo congressuale.
Descrizione
Il complesso è attualmente costituito da vari corpi di fabbrica, dei quali si evidenziano:
- Tre chiostri
- Chiesa di San Pietro
- Cappellone
- Refettorio
- Palazzo rinascimentale
Chiostri
Il complesso monastico si articola intorno a tre chiostri:
- Chiostro rinascimentale, circondato da un portico con archi a tutto sesto che poggiano su pilastri, attorno al quale si dispongono gli ambienti della vita in comune, quali la chiesa, la sala capitolare e il refettorio; presenta al centro un pozzo del XIV secolo.
- Chiostrino dei conversi, edificato nel XV secolo, intorno al quale si svolgeva la vita dei conversi: è circondato da un portico con archi a tutto sesto, poggianti su esili colonne ioniche di pietra sormontate da una loggia.
- Chiostro grande, circondato da un portico con archi a tutto sesto che poggiano su pilastri, sul quale si aprono le celle dei monaci e del priore, distinte e distanziate, dove essi si dedicavano nella solitudine, alla preghiera e al lavoro manuale; presenta al centro un pozzo del XIV secolo.
Chiesa di San Pietro
La chiesa, dedicata a San Pietro, sebbene notevolmente trasformata e arricchita all'interno è la struttura che maggiormente conserva gli elementi originari del complesso.
L'interno, a navata unica, è coperto con volte a crociera. Le aperture dell'interno sono caratterizzate da un'estrema semplicità delle forme come ad esempio le due finestre rettangolari che si aprivano sul fondo i cui archivolti non si ricollegano a nessuna delle pratiche architettoniche in uso nell'ambito senese del XIV secolo ma derivano direttamente dallo stile romanico. Di particolare interesse storico-artistico si notano:
- sulla volta, Storie di Maria Vergine, della Passione di Gesù Cristo e di San Giovanni Battista (fine del XVI secolo), affreschi di Bernardino Poccetti.
- alle pareti laterali, Storie di San Pietro apostolo e di San Bruno di Colonia (fine del XVI secolo), affreschi di Bernardino Poccetti.
- nel presbiterio, Coro dei monaci (fine del XVI secolo), in legno intagliato da Domenico Atticciati.
Cappellone
Alla fine del XVII secolo, le sei cappelle, adiacenti alla chiesa, precedentemente costruite furono unificate nel cosiddetto Cappellone, decorato con dipinti murali ad affresco, eseguiti da Giuseppe Nicola Nasini, nel quale si conserva:
- all'altare, Crocifissione di Gesù Cristo (fine XVI - inizio XVII secolo), olio su tela di Francesco Vanni.
Refettorio
Il refettorio, ristrutturato alla fine del XVI secolo (oggi trasformato in sala conferenze) è interamente decorato con dipinti murali ad affresco eseguiti da Bernardino Poccetti, e presenta sulla parete di fondo del medesimo pittore un'opera raffigurante:
- Ultima Cena (1596), affresco.[1]
Palazzo rinascimentale
Sul lato occidentale del complesso si trova il palazzo rinascimentale che presenta un doppio loggiato con una scala a doppia rampa che dà accesso ad uno splendido giardino all'italiana con una grande peschiera e gli orti.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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