Certosa di San Bartolomeo in Trisulti (Collepardo)
Certosa di San Bartolomeo in Trisulti | |
Certosa di Trisulti, complesso monastico | |
Altre denominazioni | Certosa di Trisulti |
---|---|
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Frosinone |
Comune | Collepardo |
Località | Trisulti |
Diocesi | Anagni-Alatri |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via Trisulti, 8 03010 Collepardo (FR) |
Telefono | +39 0775 47024 |
Proprietà | Stato italiano |
Oggetto tipo | Certosa |
Dedicazione | San Bartolomeo apostolo |
Sigla Ordine fondatore | O.S.B. |
Sigla Ordine qualificante | O.Cart. |
Sigla Ordine reggente | O.Cart. |
Fondatore | San Domenico di Sora |
Data fondazione | 996 |
Architetti |
Paolo Posi (facciata della chiesa) Tommaso Catrani (refettorio) |
Stile architettonico | Gotico, barocco |
Inizio della costruzione | 1204 |
Completamento | XVIII secolo |
Data di consacrazione | 1211 |
Altitudine | 825 m s.l.m. |
Coordinate geografiche | |
Lazio | |
La Certosa di San Bartolomeo in Trisulti, comunemente nota come Certosa di Trisulti, è un complesso monastico, che ospitò un monastero certosino, situato nella località omonima, nel territorio del comune di Collepardo (Frosinone) alle falde del monte Rotonaria (Monti Ernici).
Toponimo
Il toponimo Trisulti deriva dal latino tres saltibus che è il nome con cui veniva chiamato il castello del XII secolo (andato distrutto e del quale rimangono solo alcune rovine), governato dai Colonna e che dominava i tre valichi (i "salti") che immettevano rispettivamente verso l'Abruzzo, Roma e la Ciociaria. Successivamente il toponimo si estese a tutto il territorio situato su le tre pendici (tres saltibus) del monte Rotonaria.
Storia
Il monastero fu fondato nel 996 da san Domenico di Sora (951-1031), presbitero e monaco benedettino, ma di questo rimangono solo alcuni ruderi a poca distanza dall'odierna Certosa.
Il complesso attuale fu costruito nel 1204 nei pressi del precedente cenobio, ma in luogo più agevole, per volere di papa Innocenzo III che lo affidò all'Ordine certosino.
Nel tempo il complesso monastico è stato più volte ampliato e rimaneggiato, in particolare nel XVIII secolo.
Nel 1873, la certosa è stata dichiarata monumento nazionale.
Dal 1947 il monastero era affidato ai monaci cistercensi dell'Abbazia di Casamari, i quali sono rimasti a Trisulti fino al 2017.
Nel febbraio 2018 il Ministero dei Beni Culturali aveva affidato il complesso all'Associazione "Dignitatis Humanae Institute", ma recentemente dopo alcune polemiche e proteste la concessione è stata revocata.[1]
Descrizione
Il complesso è attualmente costituito da vari corpi di fabbrica, dei quali si evidenziano:
- Vestibolo d'ingresso e giardino
- Farmacia;
- Palazzo di Innocenzo III, già foresteria, oggi sede della biblioteca;
- Chiesa di San Bartolomeo;
- Due chiostri;
- Sala capitolare;
- Refettorio.
Vestibolo d'ingresso e giardino
Si accede alla Certosa attraverso un grande portale che si apre nel vestibolo d'ingresso, sormontato da una caditoia e coronato da una pregevole scultura raffigurante:
- Busto di san Domenico di Sora (seconda metà del XVI secolo), opera di Giacomo Del Duca, allievo di Michelangelo Buonarroti.
Dopo aver percorso una rampa aperta tra due mura parallele, si entra a sinistra in un piccolo giardino - già orto botanico - abbellito da siepi di bosso.
Farmacia
Dal giardino si entra nell'edificio che ospita la farmacia, databile tra il XVII e il XVIII secolo, composta da vari ambienti su due livelli con pregevoli arredi settecenteschi. All'interno si notano:
- nel corridoio d'ingresso, alla parete sinistra,
- Allegoria dell'Avarizia e dell'Abbondanza (1857 - 1865), olio su intonaco, di Filippo Balbi.[2]
- Fanciullo con anfora (1857 - 1865), olio su intonaco, di Filippo Balbi.[3]
- nella Sala principale,
- Bancone da farmacia (1785), in legno intagliato e dipinto a tempera da Giacomo Manco.[4]
- nella volta a crociera, Motivi decorativi a grottesche con figure di dei e scene mitologiche (1788), affreschi di Giacomo Manco.[5]
- addossati alle pareti, Scaffali (fine del XVIII secolo), in legno intagliato e scolpito, di Jean Koefler.[6]
- entro scaffali, Raccolta di suppellettili (XVII - XIX secolo), fra cui filtri, setacci in pelle di pecora e vasi, in ceramica maiolicata, nei quali erano conservati le erbe medicamentose e i veleni estratti dai serpenti.
- nel Salotto d'attesa, detto anche Salottino del Balbi,
- Ritratto di Benedetto Ricciardi (1860), olio su intonaco, di Filippo Balbi:[7][8] il dipinto murale, a grandezza naturale, si distingue per l'elevato realismo e la complessa costruzione prospettica.
- addossati alle pareti, Tre divani, due sedie e una consolle (metà del XIX secolo), in legno intagliato e scolpito da Filippo Balbi.
- sul pavimento, Clessidra con ali (1863), mosaico di maestranze laziali:[9] il soggetto centrale è inscritto in un tondo, attorno alla quale sono disposti i nomi delle virtù umane (costanza, sapienza, moderazione, verità, sincerità, obbedienza, pazienza, compassione, perseveranza, fedeltà, perfezione e rettitudine) e, al centro, figura l'iscrizione:
(LA) | (IT) | ||||
« | Memini, volat irreparabile tempus » | « | Ricorda, il tempo vola irreparabilmente » |
Palazzo di Innocenzo III
Al termine della rampa d'accesso si accede ad un piccolo piazzale, dove si erge il Palazzo di Innocenzo III, già foresteria, risalente all'epoca della prima costruzione, ripristinato nel 1958, con portico a pian terreno su cui si allunga una terrazza. Secondo la tradizione, in questo edificio Innocenzo III ha scritto il De contemptu mundi; attualmente vi è sistemata la ricca biblioteca del monastero, che presenta un patrimonio librario di circa 36.000 volumi.
Chiesa di San Bartolomeo
La chiesa, dedicata a san Bartolomeo, fu edificata all'inizio del XIII secolo e consacrata nel 1211. L'edificio è stato più volte rimaneggiato, cosicché all'originaria struttura gotica si è sovrapposto un impianto decorativo barocco.
Esterno
La semplice facciata a capanna, realizzata nel 1768 dall'architetto Paolo Posi (1708 – 1776), in sostituzione della precedente del XIII secolo, si presenta articolata da lesene e divisa in due ordini da una balconata centrale: l'ordine superiore, è aperto da tre monofore e coronato da un timpano triangolare, mentre l'inferiore è aperto da un portale centrale.
Interno
La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), si presenta ad unica navata, e conformemente alla tradizione certosina, è articolata in due parti ben distinte, una destinata ai conversi e un'altra ai monaci.
La navata è coperta da una volta ad arco acuto decorata con un dipinto murale raffigurante:
- nella volta, Gloria di Santi (1683), affresco, di Giuseppe Caci.[10]
Nei due cori, divisi tra loro da un tramezzo, che comunicano tramite una porta lignea dell'intagliatore altoatesino Giuseppe Koefler, si notano:
- nel Coro dei Conversi:
- addossati alle pareti, Banchi corali con stalli (1688 - 1690), in legno intagliato e scolpito, di Mastro Umberto.[11]
- alla parete sinistra, Martirio dei sette fratelli Maccabei (1861), olio su tela, di Filippo Balbi.[12]
- alla parete destra, Massacro dei monaci certosini a Londra (1861), olio su tela, di Filippo Balbi.[13]
- nel Coro dei Monaci:
- addossati alle pareti, Banchi corali con stalli (1539), in legno intagliato e scolpito, di Mastro Jacobo Franzese.[14]
- alla parete sinistra, Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia (1859), olio su tela, di Filippo Balbi.[15]
- alla parete destra, San Bruno di Colonia fa scaturire l'acqua dalla roccia (1859), olio su tela, di Filippo Balbi.[16]
Nel presbiterio si notano:
- sull'arco trionfale, Trinità con la Madonna (1683), affresco, di Giuseppe Caci.[17]
- all'altare maggiore, pala con Madonna con Gesù Bambino in trono fra san Bartolomeo e san Bruno di Colonia (1682), olio su tela, di Vincenzo Manenti.[18]
Chiostri
Il complesso monastico si articola intorno a tre chiostri:
- Chiostro piccolo, utilizzato come sepoltura dei monaci, circondato da un portico con archi a tutto sesto che poggiano su pilastri, attorno al quale si dispongono gli ambienti della vita in comune, quali la chiesa, la sala capitolare e il refettorio.
- Chiostro grande, edificato XVIII secolo, di forma rettangolare, circondato da un portico con archi a tutto sesto che poggiano su pilastri, sul quale si aprivano le celle dei monaci e del priore, distinte e distanziate, dove essi si dedicavano nella solitudine, alla preghiera e al lavoro manuale.
Sala capitolare
La sala capitolare presenta lungo le pareti i banconi lignei per i monaci con schienali scolpiti dagli stessi autori dei cori collocati in chiesa ed è decorata con pregevoli dipinti eseguiti da Giacomo Manco raffiguranti:
- all'altare, entro mostra, Santa Maria Maddalena penitente (1790), olio su tela.[19]
- sulla volta, Santa Maria Maddalena in gloria (1790), affresco.[20]
- alle pareti, ciclo di dipinti con Storie della vita di Santa Maria Maddalena (1788), olio su tela.
Refettorio
Il refettorio fu costruito tra il 1766 e il 1770 su progetto dell'architetto Tommaso Catrani, nel quale si conserva:
- Moltiplicazione dei pani e dei pesci (secondo quarto del XVIII secolo), olio su tela di Francesco Caccianiga.[21]
Note | |
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Bibliografia | |
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