Diocesi di Anagni-Alatri

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Diocesi di Anagni-Alatri
Dioecesis Anagnina-Alatrina
Chiesa latina
Facade et campanile cathédrale Santa-Maria d'Anagni.JPG
Arcivescovo (titolo personale) Santo Marcianò
Sede Anagni
Regione ecclesiastica Lazio

Diocesi di Anagni.png
Mappa della diocesi
Nazione bandiera Italia
Parrocchie 56 (3 vicariati )
Sacerdoti 48 di cui 35 secolari e 13 regolari
1.856 battezzati per sacerdote
14 religiosi 146 religiose 4 diaconi
91.583 abitanti in 787 km²
89.108 battezzati (97,3% del totale)
Eretta V secolo (Anagni)
VI secolo (Alatri)
Rito romano
Cattedrale Santa Maria Annunziata
Concattedrale San Paolo
Indirizzo
Via dei Villini 82, 03014 Fiuggi [Frosinone], Italia; Piazzale Acropoli, 03011 Alatri [Frosinone], Italia
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2023 (gc ch)
Dati dal sito web della CEI
Collegamenti interni
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica
Il palazzo dei papi di Anagni.
Il monastero di San Sebastiano nei pressi di Alatri.

La Diocesi di Anagni-Alatri (latino: Dioecesis Anagnina-Alatrina) è una sede della Chiesa cattolica in Italia immediatamente soggetta alla Santa Sede appartenente alla regione ecclesiastica Lazio.

Dal 10 novembre 2022 è unita in persona episcopi alla Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino.

Territorio

La diocesi comprende, oltre alle città di Alatri e Anagni, vari comuni compresi nella provincia di Frosinone (Trevi nel Lazio, Fiuggi, Piglio, Fumone, Acuto, Filettino, Morolo, Sgurgola, Torre Cajetani, Trivigliano, Vico nel Lazio, Guarcino, Collepardo) e, in misura minore, nella città metropolitana di Roma Capitale (Carpineto Romano, Gorga, Vallepietra). Appartiene alla diocesi inoltre la località di Porciano, frazione di Ferentino e un tempo comune autonomo.

Sede vescovile è la città di Anagni, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Annunziata.[1] Ad Alatri, invece, sorge la concattedrale di San Paolo.

Il territorio si estende su 787 km².

Santuari

La diocesi comprende i seguenti santuari:[2]

  • Santuario della Santissima Trinità di Vallepietra
  • Santuario della Madonna della Libera di Alatri
  • Santuario della Madonna della Neve di Guarcino
  • Santuario della Madonna delle Grazie di Guarcino
  • Santuario della Madonna della Stella di Porciano (Ferentino)
  • Santuario della Madonna delle Cese di Collepardo
  • Santuario della Madonna delle Rose di Piglio
  • Santuario della Madonna del Piano di Morolo
  • Santuario della Madonna del Popolo di Carpineto Romano

Storia

L'odierna diocesi è frutto della piena unione, stabilita nel 1986, di due antiche diocesi: Anagni, attestata dal V secolo, e Alatri, i cui primi vescovi sono documentati nel VI secolo.

Alatri

La vicinanza della città di Alatri a Roma suggerisce che il cristianesimo sia giunto nei primi secoli dell'era cristiana, anche se non ci sono prove della tradizione locale circa una sua origine apostolica. Il primo vescovo noto di Alatri è Pascasio, che seguì papa Vigilio a Costantinopoli in occasione dello scisma tricapitolino: è tra i firmatari dell'atto con cui il papa, il 14 agosto 551, pronunciò la condanna di Teodoro Askida, vescovo di Cesarea di Cappadocia; la sua firma si trova anche in calce al Constitutum di papa Vigilio del 553, con il quale il pontefice si espresse sulla questione dei Tre Capitoli.

Relativamente ridotto è il numero dei vescovi alatrini conosciuti per il primo millennio, la maggior parte dei quali prese parte ai sinodi convocati a Roma dai pontefici. Il primo di questi è Saturnino, che fu presente al Concilio di Roma (680) con cui papa Agatone condannò nuovamente l'eresia monotelita.

Importanti siti monastici attestano l'antichità della presenza religiosa nel territorio alatrino. Dalle lettere di Gregorio Magno (590-604) si evince la presenza di un cenobio in Campaniae partibus fondato dal patrizio Liberio verso la metà del VI secolo, che alcuni autori identificano con il monastero di San Sebastiano, situato a pochi chilometri da Alatri.[3] Ben più significativa la fondazione di un monastero benedettino ad opera di Domenico di Sora sul finire del X secolo nei pressi del sito dove, nel 1204, fu fondata dai cistercensi la Certosa di Trisulti. A Guarcino venne fondata una delle più antiche comunità religiose del territorio, il monastero delle benedettine di San Luca, che nel XVI secolo si trasferirono nel centro di Alatri.[4]

Importante fu la traslazione nella cattedrale di Alatri delle reliquie di san Sisto I papa, avvenuta nel 1132. Persasi la loro memoria nel corso del tempo, furono riscoperte nel 1584; papa Giovanni Paolo II visitò la comunità alatrina nel IV centenario del ritrovamento delle reliquie di san Sisto nel 1984. Ad Alatri è pure legato il fatto prodigioso avvenuto nel 1228, noto come miracolo eucaristico di Alatri, in cui un'ostia consacrata si sarebbe trasformata in carne, tuttora conservata nella cattedrale di Alatri.

Nella chiesa di Santa Maria Maggiore di Alatri è custodita una statua lignea della Madonna, splendido esempio di arte romanica del XII secolo.[5]

Nel Cinquecento si segnala la presenza sulla cattedra alatrina del vescovo Ignazio Danti (1583-1586), noto cosmografo e matematico dell'epoca, membro della commissione che preparò la riforma del calendario gregoriano; nel 1584 celebrò il primo sinodo diocesano per l'attuazione della riforma voluta dal Concilio di Trento, impegnandosi soprattutto nella riforma del laicato e delle confraternite. Più laboriosa fu l'istituzione del seminario; dopo alcuni primi tentativi falliti, fu eretto stabilmente nel 1684 dal vescovo Stefano Ghirardelli (1683-1708). Benemerita istituzione cittadina fu la scuola aperta nel 1729 dagli scolopi, ininterrottamente presenti ad Alatri fino al 1970.

All'inizio dell'Ottocento, per la sua opposizione all'occupazione francese, il vescovo Giuseppe della Casa (1802-1818) venne deportato in Francia.

Al momento della plena unione con Anagni nel 1986, la diocesi comprendeva i comuni di Alatri, Collepardo, Fumone, Guarcino, Torre Cajetani, Trivigliano e Vico nel Lazio.[4]

Anagni

Alla Diocesi di Anagni la tradizione locale attribuisce un'origine apostolica, espressa nella vita di san Pietro di Anagni (XII secolo) con le parole «fundatam primitus apostolicis fundamentis».[6] Testimonianze archeologiche sembrano attestare una presenza cristiana organizzata nel territorio anagnino almeno dal IV secolo.[7]

La Diocesi di Anagni è attestata per la prima volta nella seconda metà del V secolo, quando il vescovo Felice fu presente al Concilio Lateranense (487) convocato da papa Felice III.[8] A lui succede il vescovo Fortunato, che prese parte ai concili indetti da papa Simmaco (Concilio di Roma (499), Concilio di Roma (502).[9]

Nell'Alto Medioevo Anagni rientrò nel patrimonio fondiario pontificio e i papi riconobbero ai suoi vescovi speciale considerazione. Zaccaria di Anagni fu legato di papa Nicola I al sinodo di Costantinopoli dell'861, in cui si decise della validità dell'elezione di Fozio al patriarcato. Nell'896 il vescovo Stefano di Anagni divenne papa con il nome di Stefano VI.

Mentre papa Alessandro II era presente ad Anagni, avvenne nel 1062 l'elezione del vescovo Pietro di Salerno, canonizzato nel 1110, a cui si deve il rifacimento dell'antica cattedrale anagnina. Durante il suo episcopato, nel 1088, fu ratificata da papa Urbano II l'unione della diocesi di Treba con quella di Anagni, ai cui vescovi era già stata data in amministrazione dai papi precedenti.[10]

Nel XII e XIII secolo in più occasioni Anagni vide la presenza o divenne la dimora dei pontefici romani. Adriano IV vi morì nel 1159 e Lucio III (1181-1185) vi risiedette diverse volte. Papa Alessandro III si rifugiò in Anagni per sfuggire a Federico Barbarossa e fu proprio dalla cattedrale di Anagni che nel 1160 scomunicò Federico Barbarossa e l'antipapa Vittore IV sostenuto dall'imperatore; lo stesso pontefice ad Anagni canonizzò Bernardo di Chiaravalle nel 1174, stipulò il cosiddetto Pactum anagninum nel 1176 e consacrò la cattedrale nel 1179. Diversi papi ebbero forti legami con Anagni: Innocenzo III (1198-1216); Gregorio IX (1227-41), già canonico della cattedrale, che pose la diocesi sotto l'immediata soggezione della Santa Sede; Innocenzo IV (1243-54), che fu eletto papa nel palazzo dei canonici di Anagni; Alessandro IV (1254-61), anch'egli membro del capitolo dei canonici, che ricompensò elevando a 24 i suoi membri, e che canonizzò santa Chiara nella cripta della cattedrale; e infine Bonifacio VIII (1294-1303), noto per l'episodio passato alla storia con il nome di "schiaffo di Anagni". Tutti questi papi elargirono ampi benefici a favore della Chiesa e della cattedrale anagnina.

Thomas Becket fu canonizzato da Alessandro III nella vicina Segni. Lo stesso papa fece erigere nella Cattedrale una cappella in suo onore che oggi presenta un ciclo pittorico dell'epoca; la cappella è divenuta successivamente il luogo di sepoltura dei canonici. Nella stessa cattedrale è conservato un cofanetto reliquiario in smalti di Limoges che rappresenta l'uccisione del santo inglese.

Nel Cinquecento diversi cardinali si succedettero sulla cattedra di Anagni. Nella seconda metà del secolo, i vescovi cominciarono ad applicare le normative di riforma del Concilio di Trento. Gaspare Viviani (1579-1605) celebrò il primo sinodo diocesano e per primo fece la visita ad limina a Roma. Il successore Antonio Seneca (1607-1626) fondò il seminario nel 1608.

Nel Seicento i problemi di giurisdizione tra varie diocesi con la vicina e potente abbazia di Subiaco furono risolti con una serie di transazioni, approvate dai pontefici; nel 1639 la diocesi di Anagni cedette all'abbazia i territori di Jenne e di Trevi, sui quali Subiaco ebbe autonoma e sovrana giurisdizione; tale transazione fu approvata da papa Urbano VIII il 21 luglio 1639.[11]

«All'inizio del XVIII secolo la diocesi comprendeva una decina di località per un totale di ventisei parrocchie (sei nel capoluogo), i cui 12.500 abitanti contavano su 119 sacerdoti».[7]

Con la fine dell'occupazione francese, il vescovo Gioacchino Tosi fu sospeso dalle sue funzioni e costretto a dimettersi per aver prestato il giuramento di fedeltà all'Impero (1815); la diocesi rimase vacante per oltre vent'anni, durante i quali fu gestita da amministratori apostolici.

Nel 1897 papa Leone XIII, originario della diocesi, fondò ad Anagni il Pontificio Collegio Leoniano, affidandone la responsabilità ai padri della Compagnia di Gesù, che mantennero la gestione fino al 1984. Con Pio X divenne seminario per la formazione dei sacerdoti delle diocesi del Lazio. Dal 1931 è divenuto seminario regionale per il Lazio meridionale e per le sedi suburbicarie.

Anagni-Alatri

Il 30 novembre 1972 Vittorio Ottaviani, già vescovo di Alatri, fu nominato anche vescovo di Anagni, unendo così in persona episcopi le due diocesi, che rimasero unite anche con il successivo vescovo Umberto Florenzani.

Il 2 settembre 1984 papa Giovanni Paolo II si recò in visita pastorale nella città di Alatri,[12] mentre il 31 agosto 1986 visitò la città di Anagni.[13]

Il 30 settembre 1986, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i vescovi, le due sedi sono state fuse in una sola diocesi con il nome attuale di Anagni-Alatri.

Il 16 luglio 2002 la diocesi si ingrandì con il territorio delle parrocchie del comune di Trevi nel Lazio, appartenute in precedenza all'abbazia territoriale di Subiaco.[14]

Dal 10 novembre 2022 è unita in persona episcopi alla Diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino.

Cronotassi dei vescovi

Vescovi di Alatri

Vescovi di Anagni

Vescovi di Anagni-Alatri

Statistiche

Note
  1. Il titolo completo della cattedrale dal sito web dei beni culturali della diocesi di Anagni su beniculturali.diocesianagnialatri.it
  2. Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Socilali, Santuari - Diocesi di Anagni-Alatri su diocesianagnialatri.it. URL consultato il 17 luglio 2018 (archiviato dall'url originale)
  3. , Fana, templa, delubra. Corpus dei luoghi di culto dell'Italia antica (FTD), 1, Regio I. Alatri, Anagni, Capitulum Hernicum, Ferentino, Veroli, Sandra Gatti (a cura di) su books.openedition.org, Ponza, Roma, 2008, p. 27
  4. 4,0 4,1 Alatri su beweb.chiesacattolica.it
  5. Fogolari, Sculture in legno del secolo XII, in L'Art, 1903, I, IV; anche Venturi. Storia dell'arte italiana, III, 382
  6. Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, p. 166.
  7. 7,0 7,1 Anagni su beweb.chiesacattolica.it
  8. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, vol. VII, Florentiae, 1762, col. 1171.
  9. (LA), , Acta synhodorum habitarum Romae. A. CCCCXCVIIII DI DII, Theodor Mommsen (a cura di) su dmgh.de, col. "Monumenta Germaniae Historica, Auctorum antiquissimorum", vol. XII, Berolini, 1894, pp. 393-455 (archiviato)
  10. Kehr, Italia pontificia, II, p. 137.
  11. Subiaco su beweb.chiesacattolica.it
  12. Giovanni Paolo II su vatican.va. URL consultato il 17 luglio 2018
  13. Giovanni Paolo II su vatican.va. URL consultato il 17 luglio 2018
  14. (LA) Congregazione per i vescovi, Decreto Venerabilis Abbatia () su vatican.va, AAS 94 (2002), pp. 761-763.
  15. Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, 2 volumi, Roma, 1999-2000.
  16. Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Karolini (742-842), prima parte (742-817), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1906, pp. 25,8 - 24,30 - 27,10. Saburro è il nome restituito dall'edizione critica degli atti del concilio del 743; Baronio corresse il nome in Sabuzio, mentre altri codici hanno Sebastiano.
  17. Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Karolini (742-842), prima parte (742-817), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1906, p. 71,1. Baronio corresse il nome di questo vescovo in Leonzio e lo assegnò alla diocesi di Amiterno leggendo Amiterninae al posto di Aletrinae; questa indicazione fu ripresa dagli autori successivi, come Ughelli e Cappelletti.
  18. Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Karolini (742-842), prima parte (742-817), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1906, pp. 75,30 e 81,5.
  19. Secondo Ughelli e Schwartz, nel concilio indetto contro papa Giovanni XII nel 963 prese parte un vescovo di Alatri, il cui nome non è indicato; per Cappelletti quell'anonimo vescovo aveva nome Ildebrando. L'edizione critica degli atti non riporta il nome del vescovo (Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 916-1001, seconda parte (962–1001), a cura di Ernst-Dieter Hehl, Hannover 2007, p. 232,7).
  20. Schwartz attesta la presenza di questo vescovo alla consacrazione della chiesa di San Tommaso a Subiaco nel 1074 (1077 per Cappelletti) e in un atto di papa Gregorio VII del 20 luglio 1080. Secondo Ughelli e Cappelletti, nel 1075 un vescovo Lamberto avrebbe consacrato un altare nella chiesa di Montecassino, in base a quanto racconta la cronaca di Lupo Protospatario; Schwartz tuttavia afferma che la cronaca suddetta non riporta affatto questa informazione.
  21. Schwartz documenta l'esistenza del vescovo Lamberto dal 1090 al 1101; Cappelletti prolunga l'episcopato di Lamberto fino al 1106 e al 1108, ma senza addurre documentazione probante.
  22. La cronaca sublacense riferisce che un vescovo Adamo di Alatri consacrò un altare nella chiesa di San Benedetto a Subiaco. Per Cappelletti questo vescovo è il medesimo attestato nel 1077 e la consacrazione avvenne dopo il 1093; per Schwartz invece si tratta di un vescovo omonimo, vissuto all'epoca di Pasquale II (1099-1118).
  23. Sottoscrisse un placito di papa Pasquale II il 16 ottobre 1113 (Schwartz, pp. 267-268).
  24. Eubel, Hierarchia catholica, II, p. XII.
  25. Vescovo omesso da Eubel, secondo il quale Leonardo fu nominato alla sede alatrina per la morte di Crescenzio.
  26. Vescovo escluso da Eubel, per il quale Francesco de Meduli fu nominato alla sede alatrina per la morte di Paolo Rainaldi.
  27. In quest'anno papa Sisto IV concede a Tuccio la facoltà di redigere il testamento (Eubel). Lo stesso Eubel tuttavia inserisce il vescovo Antonio Jacobucci nel 1463, mentre Gams Taddeo II nel 1462. Forse Tuccio Antonio dette le dimissioni dalla sede alatrina.
  28. Rafael Lazcano, Episcopologio agustiniano, Guadarrama (Madrid), Agustiniana, 2014, vol. I, p. 431.
  29. Contestualmente nominato vescovo titolare di Aretusa.
  30. Contestualmente nominato arcivescovo titolare di Scitopoli.
  31. Vescovo il cui nome è riportato da De Magistris (Istoria della città e S. basilica cattedrale d'Anagni, Roma, 1749), che lo dice confermato da papa Silvestro II (999-1003); indicato come dubbio da Schwartz.
  32. Queste sono le date estreme documentate da Cappelletti, mentre Schwartz attesta Benedetto solo nel 1026 e 1027; inoltre, nel diploma del 1015 (Ughelli, I, col. 158) non è riportata la sede di appartenenza di Benedetto.
  33. Vescovo ignoto a Ughelli, ma riportato da Cappelletti. Schwartz documenta come questo Bernardo fosse in realtà l'omonimo vescovo di Palestrina.
  34. I vescovi Oddone (Ottone), Pietro II e Oiolino sono menzionati, senza indicazioni cronologiche precise, nella Translatio del vescovo Pietro I, riportata da Cappelletti VI pp. 307 e seguenti (sui tre vescovi cfr. pp. 322-323). Solo per Oddone si può stabilire con certezza la sua partecipazione al concilio di Veroli nel 1111.
  35. Kehr, Italia pontificia, II, pp. 138-139, nn. 14-15.
  36. Incerta e confusa è la cronotassi episcopale di Anagni di questo periodo. A Giovanni IV, Cappelletti fa seguire Giovanni V e poi, dal 1224, Alberto. Eubel (Hierarchia catholica, II, p. XIII) documenta come alla morte di Giovanni IV, avvenuta prima del 9 dicembre 1220, fu eletto Alberto, documentato come vescovo eletto fin dal 13 febbraio 1221.
  37. Il 13 settembre 1262 papa Urbano IV concesse al capitolo della cattedrale la facoltà di eleggere un nuovo vescovo, indizio che il precedente vescovo anagnino (Giovanni Compatre ?) era morto. Eubel, Hierarchia catholica, I, p. 86, nota 3.
  38. Dalla cronotassi di Anagni è da escludere il vescovo Niccolò III, inserito da Cappelletti al 1278, ma senza alcun riferimento documentario, come suggeriscono Gams e Eubel. Secondo Waley, il vescovo Pietro III documentato nel 1280 non è altri che Pietro Viatico Caetani.
  39. Lazcano, op. cit., vol. I, pp. 472-476.
  40. Lazcano, op. cit., vol. I, p. 477.
  41. Tra Giacomo di Tréveris e Angelo degli Afflitti Gams inserisce Tommaso da Celano.
  42. Claudio Pietrobono, I nostri vescovi - Chiesa di Anagni-Alatri, Subiaco, 2006, p. 29.
  43. Claudio Pietrobono, I nostri vescovi - Chiesa di Anagni-Alatri, Subiaco, 2006, p. 32.
  44. Nel periodo di sede vacante, sono stati amministratori apostolici Luca Amici (1815-1816), ? Biordi (1816-1817), Giuseppe Maria Lais (1817-1834), Pier Francesco Muccioli (1834-1838).
  45. Contestualmente nominato arcivescovo, titolo personale, titolare di Palmira.
  46. Contestualmente nominato vescovo titolare di Filadelfia di Lidia.
Bibliografia
  • Chiesa di Anagni-Alatri, I nostri vescovi, Claudio Pietrobono (a cura di), Ed. Iter, Subiaco, 2006
  • (LA), Decreto Instantibus votis () su vatican.va, AAS 79 (1987), pp. 639–642.
Per la sede di Anagni
Per la sede di Alatri
Collegamenti esterni