Deposizione di Gesù Cristo dalla croce (Rogier van der Weyden)
Rogier van der Weyden, Deposizione di Gesù Cristo dalla croce (ante 1443), olio su tavola | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Comunità | Madrid |
Provincia | Madrid |
Comune | |
Diocesi | Madrid |
Ubicazione specifica | Museo del Prado, sala 58 |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Lovanio |
Luogo di provenienza | Chiesa di Notre-Dame fuori le Mura |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Deposizione di Gesù Cristo dalla croce |
Datazione | 1443 ante |
Ambito culturale | ambito fiammingo |
Autore |
Rogier van der Weyden (Rogier de la Pasture) |
Materia e tecnica | olio su tavola |
Misure | h. 204,5 cm; l. 261,5 cm |
|
La Deposizione di Gesù Cristo dalla croce è un dipinto, eseguito prima del 1443, a olio su tavola, dal pittore fiammingo Rogier de la Pasture, detto Rogier van der Weyden (1399 ca.-1464), proveniente dalla Chiesa di Notre-Dame fuori le Mura di Lovanio (Belgio) e ora conservato presso il Museo del Prado di Madrid (Spagna).
Descrizione
Oggetto
Il dipinto, dall'inconsueta forma di una "T" rovesciata, era probabilmente lo scomparto centrale di un trittico, che secondo un documento del 1574 nei due scomparti laterali (andati perduti) vi erano raffiguranti:
Soggetto
Nella scena, che raffigura il momento nel quale il corpo di Gesù Cristo viene calato dalla croce, compaiono:
- al centro:
- Gesù Cristo, perno della scena, mostra un corpo esangue e inerte, in posizione obliqua, nel quale non si vedono i segni della flagellazione (come si nota in altre raffigurazioni della Deposizione), ma solo la ferita del costato dal quale sorga un flusso di sangue ed acqua come indicato nel Vangelo (Gv 19,34 ). La figura presenta: sul capo ancora con la corona di spine; il viso con la barba incolta (elemento molto raro che, vuole però ricordare, le sofferenze degli ultimi giorni); un perizoma, simile ai veli indossati dalla Vergine, che è così trasparente che sembra quasi di intravedere il sangue che scorre verso il basso.
- Nicodemo, anziano sacerdote, sorregge il corpo di Cristo mentre viene calato alla Croce.
- Servo presentato come un giovane uomo, vestito con una giacca in damasco celeste, una sciarpa e le calze bianche, inerpicato sui gradini, con ancora in mano i chiodi che ha tolto dal corpo di Gesù.
- a sinistra:
- Maria Vergine, che presenta un viso dal pallore cadaverico solcato da copiose lacrime, si accascia svenuta, replicando la curva del corpo senza vita di Gesù, quasi a sottolineare la sua partecipazione, anche fisica, alle sofferenze del Figlio: la condivisione emotiva della Madonna sembra rievocare testi sacri, molto popolari all'epoca, come il De Imitatione Christi (1418), attribuito al monaco agostiniano Tommaso da Kempis, che proponevano di rivivere spiritualmente le sofferenze della passione di Gesù.
- San Giovanni apostolo si slancia per sostenere la Madonna.
- Donna, vestita di verde, forse identificabile con Maria Salomè, che aiuta l'apostolo a sorreggere la Vergine, presenta uno splendido volto impreziosito dalle sue lacrime come fossero delle perle.
- Donna, alle spalle dell'apostolo, che potrebbe essere identificata con Maria di Cleofa, piange disperatamente asciugandosi le copiose lacrime con un lembo del suo velo e aggiungendo così una nota umanamente dolorosa alla scena.
- a destra:
- Giuseppe di Arimatea, vestito con un abito in broccato, bordato di pelliccia, che ne sottolinea l'alto rango sociale, accoglie il corpo di Cristo nel sudario appositamente preparato. Il suo volto è contratto dal dolore, con le vene si gonfiano e solcato da lacrime.
- Servo, alle spalle di Giuseppe di Arimatea, presentato come un uomo barbuto, vestito di verde, che tiene in mano il vasetto degli unguenti: questo elemento richiama sia la tradizione ebraica di cospargere di olio profumato il corpo del defunto, prima della deposizione nel sepolcro, sia l'attributo iconografico della Maddalena, poiché con quello "di nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù" (Gv 12,3 ).
- Santa Maria Maddalena, disperata, con le mani incrociate, si china sul corpo esanime del Cristo, esprimendo il proprio dolore con un'insolita e inelegante posa.
Inoltre, nella scena sono presenti alcuni dettagli, resi con grande cura, spesso di valore simbolico, come:
- Teschio di Adamo, a terra: questo elemento rimanda al luogo della crocifissione (detto Golgota, che nella lingua ebraica significa "luogo del cranio"), dove secondo la tradizione venne sepolto il primo uomo ed è qui simbolo dell'uomo redento dal sacrificio di Gesù.
- Due piccole balestre, poste negli angoli superiori del dipinto, all'interno della decorazione lignea, ricordano l'occupazione dei committenti.
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- La scena è inserita in un ambiente esiguo, una specie di finta intercapedine con intagli lignei agli angoli, che sembra molto meno profonda di quanto non siano le figure, le quali si stagliano invece con un forte senso plastico, per contrasto. I gesti sono contratti e le linee sono spesso spezzate che ricorrono ritmicamente e con simmetrie. Le figure sono collocate in profondità e talvolta assecondano l'andamento della cornice, come le figure curve di san Giovanni apostolo, a sinistra e di santa Maria Maddalena, sul lato opposto.
- L'ambientazione in una nicchia illusionistica rimanda allo Flügelaltar, cioè quel tipo di pala d'altare, tipico dell'Europa del Nord e dell'area tedesca in particolare, in cui al centro, tra le ante richiudibili, non vi è un dipinto bensì un gruppo scultoreo ligneo, spesso policromo. Quasi a voler suggerire che l'oggetto della raffigurazione non è la reale rappresentazione della Passione (vi sarebbe un'ambientazione naturale), né una sua astrazione mistica (saremmo allora in presenza di un fondo d'oro, che nella simbologia bizantina, ripresa nell'arte medievale e tardogotica, astrae le figure dallo spazio per collocare in una dimensione eterna), bensì un gruppo scultoreo magistralmente dipinto.
Iscrizione
Nel dipinto si trova un'iscrizione, in lettere capitali, posta sulla terminazione superiore del montante della croce di Gesù, che riporta il titulus crucis.
Notizie storico-critiche
L'opera fu eseguita per la Chiesa di Notre-Dame fuori le Mura di Lovanio (Belgio), su commissione della corporazione dei balestrieri. L'apprezzamento che essa riscosse fu subito molto grande, prova ne siano le innumerevoli copie che ne sono state tratte, a partire da quella realizzata già nel 1443, la più antica che si conosca, per la Chiesa Collegiata di San Pietro, sempre a Lovanio, nota come Trittico Edelheere di autore anonimo.
Con la dominazione spagnola dei Paesi Bassi e delle Fiandre, il dipinto nel 1549 venne acquistato da Maria d'Ungheria (1505-1558) per la cappella del palazzo di Binche (Belgio). Successivamente, entrò in possesso del nipote Filippo II di Spagna (1527-1598), grande appassionato della pittura fiamminga, che lo portò nel Monastero dell'Escorial, dove viene registrato nell'inventario alla data del 15 aprile 1574.
Nel 1939, il dipinto venne trasferito al Museo del Prado, dove attualmente è esposto.
Galleria fotografica
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