Diocesi di Cochin

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Diocesi di Cochin
Dioecesis Coccinensis
Chiesa latina
Logo
Vescovo Antony Kattiparambil
Sede Kochi
Suffraganea
dell'Arcidiocesi di Verapoly

Collocazione della diocesi
Nazione bandiera India
Parrocchie 50
Sacerdoti 233 di cui 117 secolari e 116 regolari
767 battezzati per sacerdote
220 religiosi 454 religiose
656.740 abitanti in 236 km²
178.880 battezzati (27,2% del totale)
Eretta 4 febbraio 1558
Rito romano
Indirizzo
Bishop's House, Fort Cochin, Kochi 682001, Kerala, India
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2023 (gc ch)
Collegamenti interni
Chiesa cattolica in India
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica


La Diocesi di Cochin (inglese: Diocese of Cochin; malayam: കൊച്ചി രൂപത, Kochi roopatha; latino: Dioecesis Coccinensis) è una sede della Chiesa cattolica in India suffraganea dell'Arcidiocesi di Verapoly.

Territorio

La diocesi comprende parte del distretto di Ernakulam nello stato indiano del Kerala. La diocesi estende la sua giurisdizione sulla cosiddetta "Comunità dei Settecento" residente nel territorio della Diocesi di Alleppey e vicendevolmente la Diocesi di Alleppey ha giurisdizione sulla cosiddetta "Comunità dei Cinquecento" residente nel territorio della Diocesi di Cochin.

Sede vescovile è la città di Kochi, dove si trova la basilica cattedrale della Santa Croce.

Storia

La diocesi fu eretta il 4 febbraio 1558 con la bolla Pro excellenti praeeminentia di papa Paolo IV, ricavandone il territorio dalla Diocesi di Goa (oggi Arcidiocesi di Goa e Damão).

Il 13 dicembre 1572 papa Gregorio XIII con la bolla Pastoralis officii cura concesse ai vescovi di Cochin il diritto di succedere agli arcivescovi di Goa.

Nel 1599, nel 1606 e il 3 dicembre 1659 cedette porzioni del suo territorio a vantaggio dell'erezione rispettivamente dell'Arcidiocesi di Angamale, della Missione sui iuris di Madura (oggi Diocesi di Tiruchirapalli) e del Vicariato apostolico del Malabar (oggi Arcidiocesi di Verapoly).

Nel 1663 le chiese, il collegio dei gesuiti, il monastero francescano e le scuole furono distrutte dagli olandesi che avevano sconfitto i portoghesi. Sfuggì alla rovina solo la chiesa dei francescani, adibita al culto protestante, mentre la cattedrale fu adibita a mercato.

Il 3 dicembre 1834 cedette un'altra porzione di territorio a vantaggio dell'erezione del Vicariato apostolico di Ceylon (oggi Arcidiocesi di Colombo).

Il 24 aprile 1838 la diocesi fu soppressa con il breve Multa praeclare di papa Gregorio XVI, il quale, in modo drastico, pensò di limitare i diritti del padroado portoghese sopprimendo la diocesi ed attribuendone i territori al Vicariato apostolico di Verapoly (oggi arcidiocesi), sotto il diretto controllo da Propaganda Fide.[1]

Il 1º settembre 1886 la diocesi fu ristabilita con la bolla Humanae salutis di papa Leone XIII.

Il governo portoghese continuò ad esercitare i diritti del padroado, con annesso il privilegio di presentazione dei vescovi, fino all'accordo del 18 luglio 1950,[2] che mise fine dopo quasi cinque secoli a questa istituzione. L'ultimo vescovo portoghese di Cochin fu José Vieira Alvernaz, nominato alla fine di quell'anno arcivescovo coadiutore di Goa e Damão.

Il 19 giugno 1952 ha ceduto ancora una porzione di territorio a vantaggio dell'erezione della Diocesi di Alleppey. Contestualmente la parte meridionale della diocesi, a causa della distanza dalla sede episcopale, fu concessa in amministrazione ai vescovi di Trivandrum; questa disposizione divenne definitiva il 20 maggio 1955.[3]

Originariamente suffraganea dell'Arcidiocesi di Goa e Damão, il 19 settembre 1953 in forza della bolla Mutant res di papa Pio XII è entrata a far parte della provincia ecclesiastica di Verapoly.

Cronotassi dei vescovi

Statistiche

Note
  1. Il significato e le conseguenze del breve Multa praeclare sono dibattute: non è chiaro se il breve soppresse le diocesi tout court, oppure se sottrasse i territori, all'epoca sotto il dominio inglese, dalla giurisdizione delle diocesi del padroado, attribuendone la giurisdizione ai vicariati apostolici. Vedi Giacomo Martina, Pio IX (1851-1866), Roma, 1985, pp. 376-385 (in particolare p. 383). Già dal XVII secolo Roma e Lisbona avevano una visione diversa dell'applicazione dei diritti di patronato: per la Santa Sede il Portogallo poteva legittimamente esercitare i diritti di patronato solo sui territori che facevano parte, nella metà dell'Ottocento, del proprio impero coloniale; per Lisbona le antiche concessioni della fine del XV secolo avevano ancora valore giuridico, per cui il padroado si estendeva, in linea di principio, dal Brasile fino al Giappone, anche su quei territori che nel frattempo erano passati sotto i domini coloniali inglesi, francesi ed olandesi.
  2. AAS 42 (1950), pp. 811 e seguenti.
  3. Bolla Ea Redemptoris, AAS 44 (1952), p. 801; Decreto Per Decretum, AAS 47 (1955), p. 789.
  4. Contestualmente nominato arcivescovo titolare di Anasarta.
  5. Dal 23 ottobre 2008 all'8 maggio 2009 fu amministratore apostolico sede plena Daniel Acharuparambil, O.C.D.
Bibliografia
Collegamenti esterni