Deprecated: mb_convert_encoding(): Handling HTML entities via mbstring is deprecated; use htmlspecialchars, htmlentities, or mb_encode_numericentity/mb_decode_numericentity instead in /var/wwwc/cathopedia.org/mediawiki-1.39.4/vendor/wikimedia/html-formatter/src/HtmlFormatter.php on line 94 Papa Paolo IV - Cathopedia, l'enciclopedia cattolica
Nel dicembre 1536 venne creato cardinale e nel 1537 gli venne nuovamente affidato il governo della Chiesa di Chieti, che nel frattempo era stata elevata a sede metropolitana: nel 1549 venne trasferito alla sede di Napoli. Affidò il governo delle sue diocesi a degli ausiliari e rimase prevalentemente presso la Curia Romana, dove si distinse per la sua intransigenza sia nei confronti delle dilaganti idee protestanti che delle istanze delle correnti riformiste interne alla Chiesa. Si dedicò a riorganizzare i tribunali dell'Inquisizione, prima gestiti dalle singole diocesi, dirigendo la Congregazione del Sant'Uffizio col compito di coordinarne l'azione; fu anche promotore dell'Indice dei libri proibiti, promulgato il 30 dicembre1558 e pubblicato all'inizio del 1559.
Il 30 aprile1555, dopo soli ventuno giorni di pontificato, morì a Roma Marcello II, e il 15 maggio successivo i cinquantasei cardinali del Sacro Collegio si riunirono per eleggerne il successore nella persona di Giovanni Pietro Carafa, eletto Papa il 23 maggio1555 con il nome di Paolo IV.
Il pontificato
Fu una scelta a sorpresa la sua elezione a successore di Marcello II: il suo carattere rigido, severo e inflessibile, combinato con la sua età e il suo patriottismo, facevano pensare infatti che avrebbe declinato l'offerta.
La sua dedizione all'autonomia dello Stato della Chiesa fu una forza trascinante, usò l'Ufficio per preservare alcune libertà dello Stato pontificio di fronte a una quadrupla occupazione straniera. Gli Asburgo non amavano Paolo IV ed egli si alleò con la Francia; si alienò inoltre l'Inghilterra e rigettò la pretesa alla Corona inglese da parte di Elisabetta I. Il rafforzamento dell'Inquisizione continuò e la dirittura di Paolo IV implicò che pochi potessero ritenersi al sicuro, in virtù della sua spinta a riformare la Chiesa.
Come altri Papi rinascimentali, Paolo IV non mostrò ritrosia nel promuovere e preferire i suoi parenti: un suo nipote fu nominato cardinale e consigliere capo, altri parenti ricevettero favori e tenute, spesso sottratte a chi sosteneva gli spagnoli. Ad ogni modo, alla fine della disastrosa guerra contro Filippo II di Spagna, nell'agosto 1557, il Papa svergognò in pubblico il nipote e lo bandì dalla Corte.
Paolo IV e l'Inquisizione
Il pontificato di Paolo IV ebbe un'importanza fondamentale nello sviluppo dell'Inquisizione Romana, fondata da Paolo III nel 1542, proprio con l'allora cardinal Carafa come commissario generale. Già da tempo il cardinal Carafa si era distinto nella lotta all'eresia protestante, sia per quel che riguarda la politica riformatrice (vedasi il già citato documento Consilium de Emendanda Ecclesia), ma soprattutto per la sua opera di repressione del dissenso e persecuzione degli eretici. Durante i pontificati di Paolo III e Giulio III, la sua forte personalità si impose su quelle degli altri cardinali membri della Congregazione del Sant'Uffizio, dando un importante e decisivo contributo alla sua strutturazione durante gli anni '40 e '50. Quando nel 1555 Marcello II morì, si presentò l'occasione per Carafa di prendere personalmente in mano la guida della Chiesa, per poter continuare e dare ancora più forza alla sua politica antiprotestante: per questo il suo pontificato fu caratterizzato in gran parte da decisioni in tal senso.
I processi ai cardinali riformati
Già nel periodo in cui presiedeva la Congregazione del Sant'Uffizio, il cardinale Carafa aveva promosso e in parte anche condotto processi per eresia, che coinvolgevano grandi personalità della Chiesa di allora, come Giovanni Morone e Vittore Soranzo; aveva inoltre raccolto corposi dossiers su altri cardinali che invece non furono mai processati, come Reginald Pole, per via dell'opposizione di Giulio III a una tale politica aggressiva ai vertici della Chiesa.
Una volta diventato papa nulla più impediva il suo progetto di "pulizia" tra le alte personalità della cattolicità, che riprese riaprendo vecchi processi e inaugurandone di nuovi.
Uno dei vescovi che si trovò a dover affrontare un secondo processo fu il vescovo di Bergamo Vittore Soranzo[1], già condannato una prima volta e che ormai da anni si ritrovava ad essere esautorato di ogni potere nella sua diocesi, sostituito da un vicario nominato dal Sant'Uffizio. Non sono ben chiari i contorni di questo secondo processo del 1556-1557, per via della carenza di fonti, ma sappiamo che Soranzo, richiamato più volte a Roma, non si poté presentare perché gravemente ammalato. Morirà difatti il 13 maggio1558, pochi giorni dopo la conclusione del processo, che lo aveva condannato alla privazione del vescovado.
Il processo a Vittore Soranzo fu probabilmente il preludio a un processo molto più importante, quello contro Giovanni Morone[2], che già da anni era nei progetti di Carafa e che poteva finalmente attuare. Morone fu arrestato nel 1557, e venne ripetutamente interrogato dai cardinali del Sant'Uffizio (fra cui figurava anche il cardinal Michele Ghislieri, futuro papa Pio V), durante i suoi due anni di prigionia a Castel Sant'Angelo. Nonostante Paolo IV premesse per una condanna rapida del cardinale "riformato", egli non riuscì a vedere la fine del processo, che si concluse nel 1560 con la liberazione di Morone da parte di Pio IV, in seguito a forti pressioni da parte di Filippo II di Spagna.
Non furono solo queste importanti personalità, protagoniste della corrente "moderata" e "riformata" del cattolicesimo cinquecentesco, a essere processate durante il pontificato di Paolo IV: la sua fu infatti un'operazione molto più estesa e capillare. Solo per citare alcuni altri vescovi inquisiti: Alberto Duimio, vescovo di Veglia, Andrea Centanni, vescovo di Limassol, Pietro Antonio di Capua, vescovo di Otranto ed Egidio Foscarari, vescovo di Modena.
Il 12 luglio1555 emise una bolla, la Cum nimis absurdum, che istituiva la creazione del Ghetto di Roma; gli ebrei vennero quindi costretti a vivere reclusi in una specifica zona del rione Sant'Angelo. Anche in altre città dello stato pontificio gli ebrei furono rinchiusi in ghetti e obbligati a portare un copricapo giallo, per essere immediatamente individuati.[3]
Si fece promotore di un radicale antigiudaismo, imponendo conversioni forzate in alternativa all'espulsione. Papa Paolo IV aveva mandato ad Ancona due commissari straordinari, Giovanni Vincenzo Falangonio e Cesare della Nave, per arrestare e processare gli ebrei apostati, che dal 1540 erano fuggiti dal Portogallo e si erano stabiliti in città. Nel 1556 furono impiccati e bruciati sul rogo 24 marrani, che si erano rifiutati di convertirsi alla religione cattolica.[4]
Provvedimenti di censura libraria
Nel 1558 la Congregazione del Sant'Uffizio emanò il primo Indice dei libri proibiti, valido per tutta la cristianità (anche se in effetti non fu considerato valido nei territori sottoposti all'Inquisizione Spagnola, che già da tempo aveva i propri Indici). Le proibizioni erano divise in tre classi: la prima comprendeva una serie di autori la cui produzione era proibita in toto, la seconda una serie di titoli, la terza tutti i volumi che non recassero indicazioni tipografiche, che non avessero ricevuto il permesso ecclesiastico e tutti i libri di astrologia e magia. In tutto, considerando anche errori e sviste, l'Indice comprendeva 904 titoli, e condannava in toto anche Erasmo da Rotterdam, nonostante fosse un autore cattolico. All'indice era allegata una lista di 45 edizioni di Bibbie e Nuovi Testamenti proibiti, nonché di editori messi al bando.
Questo primo indice promulgato sotto Paolo IV (detto quindi paolino), è estremamente più severo dei suoi successori, a partire da quello promosso da Papa Pio IV (detto invece tridentino, poiché discusso durante il Concilio di Trento)
Daniele Santarelli, Il papato di Paolo IV nella crisi politico-religiosa del Cinquecento: le relazioni con la Repubblica di Venezia e l'atteggiamento nei confronti di Carlo V e Filippo II, Roma, Aracne, 2008
Andrea Del Col, L'Inquisizione in Italia: dal XII al XXI secolo, Mondadori, Milano, 2006
Massimo Firpo, Inquisizione romana e Controriforma. Studi sul cardinal Giovanni Morone (1509-1580) e il suo processo d'eresia, Nuova edizione rivista e ampliata, Brescia, Morcelliana, 2005, pp. 624
Alberto Aubert, Enciclopedia dei Papi, III, Roma, 2000, pp.128-142 .
Alberto Aubert, Paolo IV. Politica, Inquisizione e storiografia, Firenze, Le Lettere, 1999
Pio Paschini, S. Gaetano Thiene, Gian Pietro Carafa e le origini dei chierici regolari teatini, Roma, 1926
Gennaro Maria Monti, Ricerche su papa Paolo IV Carafa, Benevento, 1923
Ludwig von Pastor, Storia dei Papi dalla fine del Medio Evo, vol. VI: Storia dei Papi nel periodo della Riforma e Restaurazione cattolica. Giulio III, Marcello II e Paolo IV (1550-1559), Roma, 1922