Francesco Orazio da Pennabilli

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Francesco Orazio da Pennabilli, O.F.M. Cap.
Presbitero
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al secolo
battezzato
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte S anni
Nascita Pennabilli
novembre 1680
Morte Ospizio di Patan
20 luglio 1745
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Professione religiosa Pietrarubbia, 8 novembre 1700
Ordinato diacono
Ordinazione presbiterale
Ordinazione presbiterale XVIII secolo
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
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Proclamazioni
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Attributi
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Francesco Orazio da Pennabilli, o Francesco Orazio della Penna (Pennabilli, novembre 1680; † Ospizio di Patan, 20 luglio 1745) è stato un religioso, presbitero e missionario italiano.

Cenni biografici

Nacque a Pennabilli nelle Marche, nel novembre del 1680, ultimo figlio del conte Orazio Olivieri e di una Francesca, di cui si ignora il casato.

L'8 novembre 1700, terminati gli studi classici, entrò nel convento dei Cappuccini di Pietrarubbia dopo avere trascorso l'anno di noviziato a Cingoli. In quegli anni la Sacra Congregazione di Propaganda Fide decreta lo stabilimento di una missione nel Tibet e nel 1712 il p. Francesco Orazio fu scelto per partecipare alla terza spedizione in Tibet, dove era stata fondata nel 1707 una missione per iniziativa del p. François-Marie de Tours.

Si imbarcò il 15 agosto 1712 a Lorient, in Bretagna, e giunse a Chandernagore, nel Bengala, il 1° settembre dell'anno seguente, proseguendo per Patna, che lasciò il 27 dicembre 1714 alla volta del Nepal. Nella missione di Katmandu fu superiore per quasi un anno. Il 4 settembre 1716, insieme con il prefetto della missione Domenico da Fano e con Giovanni Francesco da Fossombrone, partì alla volta di Lhasa, dove arrivò il 1° ottobre successivo. Qui incontrarono padre Ippolito Desideri, un gesuita arrivato qualche mese prima in Tibet. Intrapresero l'opera di evangelizzazione e di pratica medica, col favore del reggente Lha-bzan Khan che li invitò a perfezionarsi nella lingua.

Padre Francesco Orazio intraprese lo studio della lingua tibetana nel monastero lamaista di Sera, situato a circa 4 km a nord di Lhasa. Egli fu tra i suoi confratelli cappuccini l'unico tibetologo degno di questo nome ed è da considerare un grave danno la perdita totale delle sue opere di traduzione dal tibetano. In seguito padre Orazio della Penna e padre Ippolito Desideri si stabilirono nel grande monastero-università di Sera. Un Lama istruito venne loro assegnato come maestro. Qui i due padri poterono apprendere la lingua colta, discutere liberamente con gli altri monaci ed avere libero accesso all'importante biblioteca del monastero. Frutto di tanto studio e lavoro furono una ricca relazione sulla storia, la geografia e le istituzioni del Tibet e un dizionario tibetano-italiano in 35.000 vocaboli, ultimato prima del 1732.

Il 13 agosto 1719 padre Orazio della Penna fu nominato da Propaganda Fide prefetto della missione tibetana. Passata la bufera dell'invasione dzungara, i padri erano ben conosciuti a Lhasa. Il "Lama testa bianca", così era chiamato il padre Orazio, si era molto perfezionato nella lingua tibetana sia scritta che parlata, ed era in buoni rapporti con il Dalai Lama e K'an-c'en-nas il nuovo reggente, mentre il compagno padre Giovacchino da santa Anatolia, esercitava con successo e gratuitamente l'arte medica.

La guerra civile del 1727-28 non portò serio danno alla missione. P'o-lha-nas, il nuovo reggente, conosceva padre Orazio da vari anni e gli conferì i privilegi della missione. I cappuccini continuarono a frequentare la corte e la loro attività missionaria limitata praticamente agli stranieri non sollevava problemi.

Resosi conto delle risorse troppo limitate per il proseguimento della missione, padre Orazio partì per il Nepal il 25 agosto 1732 con l'intenzione di rientrare a Roma. Nel dicembre del 1735 si imbarcò a Chandernagore per l'Italia dove giunse l'anno seguente. Ricevuto da papa Clemente XII, riuscì a ottenere l'interessamento del cardinale Luigi Belluga y Moncada, che gli assicurò finanziamenti che permisero al cappuccino di riorganizzare la missione su basi finanziarie più solide. Oltre ai fondi necessari fu allestita una completa stamperia a caratteri tibetana incisi su indicazioni di padre Orazio stesso. Fu pure garantita una preparazione diplomatica, con la spedizione di due brevi pontifici al Dalai Lama e P'o-lha-nas accompagnati da ricchi doni.

Nell'ottobre 1738 la nuova spedizione missionaria lasciò l'Italia per giungere in India nel settembre dell'anno seguente. Giunse a Katmandu, dove trovò una situazione molto più favorevole della precedente. Lasciò il Nepal nell'ottobre 1740 e giunse a Lhasa il 6 gennaio 1741, dove fu accolto cordialmente da P'o-lha-nas. questo accolse i doni del papa e del cardinal Belluga e concesse ai missionari libertà di culto e di proselitismo.

Sotto questi buoni auspici la missione cappuccina svolse una fervida attività pastorale, che finalmente diede i suoi frutti nella conversione e battesimo di circa sessanta persone, delle quali venti erano tibetane. La cerimonia, effettuata nel giorno di Pentecoste il 13 maggio 1742, segnò però l'inizio della fine. Il clero tibetano si oppose decisamente alla prosecuzione dell'attività dei cappuccini, e a poco a poco la missione perse anche il sostegno del re. Il 20 aprile 1745 il prefetto e i suoi confratelli abbandonarono la missione di Lhasa per non ritornarvi più e quando a Patan, nel Nepal, giunse la notizia della distruzione dell'ospizio, padre Orazio, vecchio e malato, ebbe un collasso che lo portò a morte il 20 luglio 1745.

Voci correlate
Bibliografia
  • Elena De Rossi Filibek Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 50, (1998) online
Collegamenti esterni
  • Elio Marini, Brevi note sulla vita di padre Francesco Orazio Olivieri della Penna online