Gesù Cristo crocifisso (Guariento)

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BassanoGrappa MuCiv Guariento Crocifisso ante1332.jpg
Guariento di Arpo, Gesù Cristo crocifisso (ante 1332), tempera e oro su tavola sagomata
Opera d'arte
Stato

bandiera Italia

Regione Stemma Veneto
Regione ecclesiastica Triveneto
Provincia Vicenza
Comune

Bassano del Grappa

Località
Diocesi Vicenza
Parrocchia o Ente ecclesiastico
Ubicazione specifica Museo Civico, sala Parolini
Uso liturgico nessuno
Comune di provenienza Bassano del Grappa
Luogo di provenienza Chiesa di San Francesco, altare maggiore
Oggetto Croce dipinta
Soggetto Gesù Cristo crocifisso; Maria Vergine addolorata; San Giovanni apostolo; Gesù Cristo redentore benedicente; Committente in preghiera
Datazione ante 1332
Datazione
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Ambito culturale Ambito veneto
Autore

Guariento di Arpo

Altre attribuzioni
Materia e tecnica tempera e oro su tavola sagomata
Misure h. 366 cm; l. 275 cm
Iscrizioni IHC NAÇARENUS / REX IUDEORUM; GUARIENTUS PINXIT
Stemmi, Punzoni, Marchi Stemma della famiglia Buvolini
Note
Opera firmata

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Collegamenti esterni
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30E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò. (...) 33Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
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Gesù Cristo crocifisso è una croce dipinta, realizzata prima del 1332, a tempera e oro su tavola sagomata, da Guariento di Arpo (1310 ca. - ante 1370), proveniente dall'altare maggiore della Chiesa di San Francesco di Bassano del Grappa (Vicenza) ed attualmente conservata presso il Museo Civico della medesima città.

Descrizione

Soggetto

Nella croce dipinta e sagomata, al centro, compare:

  • Gesù Cristo crocifisso presenta un corpo sofferente, accasciato sulla croce e leggermente spostato verso destra, appena sostenuto dalle braccia, con il capo chino di tre quarti. Le ginocchia e le gambe sono distaccate, e i piedi sovrapposti. Le mani non sono bloccate rigidamente dai chiodi, ma delicatamente contratte, indicando con ciò che non vi è alcuna tensione drammatica, ma piuttosto l'accettazione pacata dell'agonia. Gesù è già morto, come indica la presenza della ferita sul costato che gli venne inflitta, dopo il decesso da un soldato (Gv 19,34 ).

Nei terminali della traversa della croce sono dipinte due figure a mezzo busto, pietosamente rivolte verso Gesù:

  • a sinistra: Maria Vergine addolorata è avvolta in un manto blu che ne definisce il volume.
  • a destra: San Giovanni evangelista è abbigliato con vesti rosa e verde, panneggiate con un segno fortemente inciso.

Nelle terminazioni del montante della croce:

  • nella cimasa: Gesù Cristo redentore benedicente.
  • nel suppedaneo:
    • Teschio di Adamo, entro una grotta, rimanda al posto della crocifissione (detto Golgota, che nella lingua ebraica significa "luogo del cranio"), dove secondo la tradizione venne sepolto il primo uomo ed è qui simbolo dell'uomo redento dal sacrificio di Gesù. Infatti, Adamo rappresenta tutta l'umanità, e il sangue di Gesù che cade sul suo teschio sta a significare che Cristo è morto per tutti gli uomini.
    • Maria dei Buvolini in preghiera, la committente, è ritratta inginocchiata ai piedi della croce, vestita in abito vedovile, con un mantello nero e un velo bianco sul capo.

Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche

  • La croce, nel quale si staglia la splendida immagine di Cristo, abilmente resa a chiaroscuro e visibilmente debitrice dei modelli grotteschi, in particolare del Crocifisso della Cappella degli Scrovegni (1303 - 1305),[1] cui il pittore guarda nel primo periodo della sua attività artistica, come si può notare dalla spazialità che tocca quasi intenti prospettici e dal forte plasticismo delle figure, ma che si somma ad una componente bizantina giuntagli tramite la conoscenza dei mosaici veneziani.
  • L'immagine presentata è quella del Christus pathiens, ossia una visione drammatica di Gesù agonizzante e dolorante nel fisico e nell'animo, di commovente umanità, non più trionfante sulla croce, ma sofferente. Questa nuova scelta iconografica, introdotta nel XIII secolo sulla scia dell'arte bizantina e della predicazione francescana, fu portata ai massimi livelli proprio da Giotto.
  • L'uso della linea nera, ben visibile attorno ai piedi ed al perizoma, al volto di san Giovanni ed alla figura della committente, per meglio definire le figure deriva da prototipi giotteschi, quali le croci dipinte per la Cappella degli Scrovegni, per Santa Maria Novella (1290 - 1300 ca.)[2] e per Ognissanti (1315 - 1320 ca.).[3]

Iscrizioni

Nella croce dipinta figurano tre iscrizioni, in caratteri gotici:

Guariento di Arpo, Gesù Cristo crocifisso (part. Maria dei Buvolini in preghiera e teschio di Adamo), ante 1332, tempera e oro su tavola sagomata
(LA) (IT)
« IHC NAÇARENUS / REX IUDEORUM » « Gesù il Nazareno, Re dei Giudei »
  • sulla terminazione inferiore del montante, si trovano due iscrizioni:
    • alla base della croce, figura la firma del pittore:
« GUARIENTUS PINXIT »
    • accanto alla figura della committente, che la paragona a sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino, la quale secondo la tradizione ritrovò la vera croce di Cristo:
« EMULATRIX BONA MARIA BWOLINORV HELENE/ INVENTRIX CRUCIS ET CLAVOR SANCXIT ET HANC IPA/ PIETATE BASSANOR UT ORET P EA XPM DM DOR »

Stemmi

Nell'opera è presenta, sulla base della croce, un blasone identificabile come:

  • Stemma della famiglia Buvolini.

Notizie storico-critiche

La croce, eseguita da Guariento per la Chiesa di San Francesco, fu commissionata da Maria dei Buvolini, vedova di Grailo fu Riprando e nipote di quel Bovolino che nel 1287, prima di diventare cittadino bassanese, aveva già fatto fortuna commerciando vino a Padova e nel territorio circostante. Nel 1332, la nobildonna redasse il proprio testamento, datato 7 ottobre, dove figurano come beneficiari la figlia Caterina, il fratello Giovanni, le monache benedettine del monastero del monastero bassanese di San Giovanni Battista e i frati francescani: questo documento consente di determinare una datazione anteriore per il Crocifisso, che così non è soltanto una delle rare opere firmate da Guariento, ma anche la prima certa all'interno del suo catalogo.

L'opera pervenne in proprietà al Comune di Bassano del Grappa a seguito della soppressione veneziana degli ordini religiosi.

Note
Bibliografia
  • Davide Banzato et al. (a cura di), Guariento e la Padova carrarese, catalogo della mostra (Padova, 16 aprile - 31 luglio 2011), Editore Marsilio, Venezia 2011, pp. 39 - 57, 186 - 187 ISBN: 9788831709491
  • Carlo Bertelli et. al., Storia dell'Arte Italiana, vol. 2, Editore Electa-Bruno Mondadori, Milano 1990, p. 62 ISBN 9788842445227
  • Vasco Fassina (a cura di), Da Guariento a Giusto de' Menabuoi. Studi, ricerche e restauri, Editore Antiga, Crocetta del Montello 2012, pp. 180 - 193 ISBN: 9788888997773
  • Mario Guderzo (a cura di), Il Museo Civico di Bassano del Grappa, Editore Mondadori-Electa, Milano 1998, pp. 28 - 29 ISBN: 9788843563593
  • Zuleika Murat, Guariento: pittore di corte, maestro del naturale, Editore Silvana, Milano 2016 ISBN 9788836627172
  • Anna Maria Spiazzi (a cura di), Attorno a Giusto de' Menabuoi. Aggiornamenti e studi sulla pittura a Padova nel Trecento: atti della giornata di studio 18 dicembre 1990, Editore Canova, Treviso 1994, pp. 77 - 82
Voci correlate
Collegamenti esterni