I tre filosofi (Giorgione)
Giorgione, I tre filosofi (1508 - 1509), olio su tela | |
I tre filosofi | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Comune | |
Diocesi | Vienna |
Ubicazione specifica | Kunsthistorisches Museum |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Venezia |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | I tre filosofi |
Datazione | 1508 - 1509 |
Autore |
Giorgione (Giorgio da Castelfranco) |
Materia e tecnica | olio su tela |
Misure | h. 125,5 cm; l. 146,2 cm; p. 3,5 |
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I tre filosofi è un dipinto, eseguito tra il 1508 ed il 1509, ad olio su tela, di Giorgio (o Zorzi) da Castelfranco, detto Giorgione (1477 ca. - 1510), conservato nel Kunsthistorisches Museum di Vienna (Austria).
Descrizione
Soggetto
Nel dipinto sono raffigurati tre personaggi, che nelle fonti antiche sono stati identificati, come filosofi, astronomi o matematici, mentre dagli studiosi contemporanei sono indicati come i Magi in viaggio. Essi sono rappresentati in tre posizioni diverse (profilo, frontale e tre quarti) ed hanno vesti dai colori differenti, forse simbolici (bianco/verde per il giovane seduto, viola/rosso per quello con il turbante e giallo/marrone per il vecchio barbuto).
I tre Magi sono:
- Il più giovane dei tre, seduto a terra, regge nella mano destra un foglio ed un compasso ed una squadra in quella sinistra, per il calcolo geometrico, e guarda con grande attenzione verso la caverna oscura davanti a lui.
- Il secondo dei Magi, in piedi, ha un aspetto medio-orientale, tanto nei vestiti, come il turbante, quanto nella carnagione.
- Il più anziano dalla lunga barba bianca, in piedi, tiene in mano un foglio con vari calcoli astronomici, sovrastati dalla scritta celus, e tiene nella sinistra un compasso: l'astronomia era uno degli interessi del committente Taddeo Contarini, che spesso consultava i testi del lascito del cardinale Bessarione alla Biblioteca Marciana di Venezia. Inoltre, secondo la tradizione armena, i Magi sono i re di Persia, India ed Arabia, studiosi di astronomia. La stessa fonte riporta i nomi di Melchiorre, Baldassarre e Gaspare.
I tre personaggi, secondo gli studiosi, rappresentano:
- le tre età dell'uomo: giovinezza, maturità e vecchiaia;
- le tre diverse etnie, discendenti dai figli di Noè;
- le personificazioni della filosofia antica, medievale e moderna.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- L'iconografia ricercata si contrappone alla semplicità della composizione spaziale, con tre personaggi, raggruppati nella metà destra del dipinto, mentre a sinistra domina la scena un'oscura rupe. Al centro, invece, tra la quinta rocciosa e quella vegetale dietro ai Magi, si apre un lontano paesaggio, con un villaggio immerso nel verde, dove il sole è appena tramontato tra le colline che si perdono in lontananza, dai toni azzurri per effetto della foschia. I contrasti di luce ed ombra amplificano la profondità spaziale e facilita la lettura tramite l'individuazione di linee di forza che attraversano la composizione: n'è un esempio la diagonale che parte dall'ombra della rupe e risale lungo la figura del giovane.
- I tre Magi, dal punto di vista tecnico, sono privi di una linea di contorno definita del disegno, come usavano invece i pittori fiorentini. Si tratta di un carattere ricorrente fra gli artisti veneti che preferiscono costruire i propri personaggi utilizzando esclusivamente il colore e le sue diverse tonalità.
- La solenne presenza dei tre personaggi s'impone per i colori vivaci e per l'ampiezza dei volumi panneggiati; ma ciò che prevale è il paesaggio, che con le sue forme determina la struttura stessa del dipinto. L'immagine, riportata ai valori pittorici e tonali del colore, esprime la visione giorgionesca dell'accordo tra uomo e natura.
- Giorgione dipinse direttamente sulla tela, senza ricorso al disegno preparatorio, confermando così la descrizione di Giorgio Vasari, secondo cui egli era un pittore "senza disegno". [1] Per il modo di procedere così diretto, furono necessari alcuni pentimenti in corso d'esecuzione, evidenziati recentemente da radiografia e riflettografie.
Notizie storico-critiche
Lo storico e collezionista d'arte Marcantonio Michiel (1484 – 1552) attesta che l'opera fu eseguita per il mercante veneziano Taddeo Contarini e la descrive come:
« | Tela a oglio delli tre phylosophi nel paese, dui ritti et uno sentado che contempla gli raggi solari cun quel saxo finto cusì mirabilmente, fu cominciata da Zorzo da Castelfranco et finita da Sebastiano Vinitiano. » | |
(Marcantonio Michiel, Notizia d'opere del disegno (1525))
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Nel 1636 il dipinto era conservato da Bartolomeo della Nave, sempre a Venezia; ceduto nel 1638 a Hamilton, fu infine acquistato nel 1649 dall'arciduca, vescovo e collezionista d'arte Leopoldo Guglielmo d'Austria (1614 – 1662): da quel momento ha seguito le sorti delle raccolte asburgiche.
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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