Madonna annunciata (Antonello da Messina)

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1leftarrow.png Voce principale: Annunciazione a Maria.
Palermo Gal.Reg.Siciliana AntonelloMessina Mad.Annunciata 1476ca.jpg
Antonello da Messina, Madonna annunciata (1476 ca.), tempera e olio su tavola
Madonna annunciata
Opera d'arte
Stato

bandiera Italia

Regione Stemma Sicilia
Regione ecclesiastica Sicilia
Provincia Palermo
Comune

Palermo

Località
Diocesi Palermo
Parrocchia o Ente ecclesiastico
Ubicazione specifica Galleria Regionale della Sicilia
Uso liturgico nessuno
Comune di provenienza
Luogo di provenienza
Oggetto dipinto
Soggetto Maria Vergine annunciata
Datazione 1476 ca.
Datazione
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Ambito culturale ambito siciliano
Autore

Antonello da Messina (Antonio di Giovanni)

Altre attribuzioni
Materia e tecnica tempera e olio su tavola
Misure h. 45 cm; l. 34,5 cm
Iscrizioni
Stemmi, Punzoni, Marchi
Note

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Collegamenti esterni
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26Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». 29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio....
31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
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La Madonna annunciata è un dipinto, eseguito nel 1476 circa, a tempera e olio su tavola, da Antonio di Giovanni detto Antonello da Messina (1430 ca. - 1479), conservato nellaa Galleria Regionale della Sicilia, presso Palazzo Abatellis di Palermo.

Il dipinto rappresenta in assoluto la più celebre immagine della pittura siciliana. Essa ha un fascino sottile, quasi magnetico, e offre una versione originale di un soggetto molto diffuso nell'arte cristiana: l'Annunciazione.

Descrizione

Soggetto

Nella scena, su un fondo scuro, compaiono:

  • Maria Vergine raffigurata nell'atto di ricevere l'annunciazione da san Gabriele arcangelo e completamente ammantata da un velo blu cobalto che si staglia contro un fondo scuro, mostra il suo volto luminoso e dolce dallo spiraglio a goccia allungata che si generato dall'unione dei due lembi del manto. Dalla sagoma, quasi piramidale, del manto emerge il volto e l'asse della composizione è dato dalla verticale che va dalla piega dello scollo all'angolo leggio, ove sono narrate le profezie che le stanno accadendo; al contrario il lento girare della figura e il gesto della mano danno movimento alla composizione. La Madonna è presentata in versione frontale: ne nasce un dialogo silenzioso e immaginario con l'Arcangelo che sta davanti a lei, nella stessa posizione dello spettatore. Maria ha un'espressione pensosa. I suoi occhi sono rivolti a destra, verso la luce. Le sue labbra designano serietà e serenità. Il suo volto è costruito sulla linea curva: un ovale perfetto, incorniciato dal manto. È una donna vera, in carne e ossa: una giovane affascinante e misteriosa, come una ragazza siciliana del tempo. La mano destra è protesa in avanti, appena sollevata dal tavolo dove stanno il leggio e il libro visti di spigolo: il gesto è un elemento prospettico che misura lo spazio, ma, nello stesso tempo, in esso si concentra tutta la tensione del dipinto. Questa mano è l'eco del "sì" di Maria. L'altra mano fa un movimento delicato e si stringe per chiudere, con un delicato gesto di pudore, il velo sul seno, lo spazio più intimo che lei mette a disposizione per collaborare al disegno di Dio.
  • Leggio di legno, su cui poggia un libro con le pagine sollevate, in una prospettiva ardita, s'incunea nello spazio dell'osservatore quasi come un baluardo simbolico eretto a proteggere Maria Vergine.

Note stilistiche, iconografiche e iconologiche

  • Il pittore presenta qui una personale interpretazione del rigore geometrico di Piero della Francesca, semplificando al massimo i colori e i volumi.
  • La posa è di tre quarti, lo sfondo scuro e la rappresentazione essenziale derivano dai modelli fiamminghi, in particolare dal pittore Petrus Christus (1410 ca. - 1475 ca.). La luce è radente e illumina l'effigie come se si affacciasse da una nicchia, facendo emergere gradualmente i lineamenti e le sensazioni del personaggio. L'uso dei colori ad olio permette poi un'acuta definizione della luce, con morbidissimi passaggi tonali, che riescono a restituire la diversa consistenza dei materiali. A differenza delle opere fiamminghe però, il pittore impostò anche una salda impostazione volumetrica della figura, con semplificazioni dello stile "epidermico" dei fiamminghi che permette di concentrarsi su altri aspetti, quali il dato fisionomico individuale e l'elemento psicologico.

Notizie storico-critiche

La prima menzione di quest'opera è in una lettera di mons. Di Marzo, del 1866 (ma pubblicata solo nel 1887,[1]) in cui lo storico siciliano ricordava di aver visto a Venezia un'opera simile a questa e firmata da Antonello da Messina, ponendosi il problema della relazione fra i due dipinti. La sollecitazione a ciò gli veniva dal fatto che l'opera palermitana, acquistata qualche anno prima da mons. Vincenzo di Giovanni presso la nobile famiglia Colluzio, era attribuita a Durer, mentre lui riteneva che fosse proprio di Antonello da Messina come quella veneziana. In seguito, anche altri studiosi confermarono questa teoria, che oggi è universalmente riconosciuta.

Nel 1906, il dipinto fu donato da mons. Di Giovanni alla Galleria Regionale della Sicilia.

Note
  1. G. Di Marzo, Notizie intorno ad Antonello e Pietro da Messina, in "Archivio Storico Siciliano", XII, 1877
Bibliografia
  • Carlo Bertelli et. al., Storia dell'Arte Italiana, vol. 2, Editore Electa-Bruno Mondadori, Firenze 1990, p. 322 ISBN 9788842445227
  • Giorgio Cricco et. al., Itinerario nell'arte, vol. 2, Editore Zanichelli, Bologna 1999, pp. 358 - 359 ISBN 9788808079503
  • Mauro Lucco (a cura di), Antonello da Messina, l'opera completa, Editore Silvana, Milano 2006, pp. 232 - 235 ISBN 9788836606337
  • Chiara Pasqualetti, Il Quattrocento in Italia. Da Masaccio a Piero della Francesca: l'armonia ritrovata, Editore San Paolo, Palazzolo sull'Oglio 2003, pp. 68 - 70
  • Rolf Toman, Arte italiana del Rinascimento: architettura, scultura e pittura, Editore Könemann, Colonia 1998, pp. 360 - 361 ISBN 9783829020404
  • Timothy Verdon, La bellezza nella Parola. L'arte a commento delle letture festive. Anno C, Editore San Paolo, Milano 2008, pp. 12 - 13 ISBN 9788821566134
  • Stefano Zuffi (a cura di), La pittura italiana, Editore Mondadori-Electa, Milano 1997, p. 91 ISBN 9788843559114
Voci correlate
Collegamenti esterni