Maurice Zundel
Maurice Zundel Presbitero | |
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Età alla morte | 78 anni |
Nascita | Neuchâtel, Svizzera 21 gennaio 1897 |
Morte | Ouchy, Lausanne, Svizzera 14 dicembre 1975 |
Appartenenza | Arcidiocesi di Losanna |
Ordinazione presbiterale | 20 luglio 1919 |
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Maurice Zundel (Neuchâtel, Svizzera, 21 gennaio 1897; † Ouchy, Lausanne, Svizzera, 14 dicembre 1975) è stato un presbitero, teologo e mistico svizzero, conferenziere e predicatore di fama internazionale.
Biografia
Maurice Zundel nacque a Neuchâtel il 21 gennaio 1897. Suo padre fu un funzionario postale, e sua madre casalinga. Educato in una famiglia cattolica, frequentò le scuole dell’obbligo nella sua città natale, unico cattolico tra protestanti, prima di proseguire gli studi liceali al Collège St-Michel di Friburgo, dove ebbe per compagno di scuola Jean Piaget, poi presso l’Abbazia di Einsiedeln. In quegli anni maturò l'interesse per la scienza che non lo abbandonò mai e che nutrì con abbondanti letture, sempre aggiornate.
A quattordici anni, fu colto da una profonda e decisiva esperienza spirituale. Si recò come suo solito a pregare nella chiesa di Notre-Dame de Neuchâtel, un cupo edificio neo-gotico. Si fermò davanti alla statua dell'Immacolata di Lourdes. Improvvisamente, sentì nel suo intimo la presenza della Vergine Maria che lo sconvolse. Questa la sua descrizione:
« | Ho ricevuto da parte della Santa Vergine una specie di appello urgente, istantaneo, sconvolgente e irresistibile, che ha cambiato tutta la mia vita. Non si trattava di una visione, non c’era nulla di visibile, ma soltanto una realtà interiore che annullava ogni resistenza. Da quel momento la mia vita l’ho messa nelle mani della Santa Vergine [...]. Ho conservato nei confronti dell’Immacolata Concezione una specie di tenerezza, con la certezza assoluta che la mia vita fosse cominciata con questo mistero » |
Maria divenne il segno dell'amore verginale di Dio. Nello stesso periodo Zundel frequentò un amico protestante, che faceva il meccanico ed aveva tappezzato la sua stanza di frasi di san Giovanni. L'amico era di condizioni modeste e cominciarono a parlare della situazione dei poveri. Cominciò allora a leggere I Miserabili di Victor Hugo rimanendo impressionato della magnanimità del vescovo nei confronti del protagonista del romanzo, Jean Valjean. Di qui la sua decisione di soccorrere, per il resto della sua vita, i poveri. Ne fecero esperienza i poveri e di derelitti di Losanna a cui il padre Zundel donò tutto e di tutto. Donare tutto fu il suo modo per far sentire i mendicanti principi.
Dal 1915 al 1919 seguì i corsi di filosofia e di teologia nel Seminario diocesano di Friburgo. Fu ordinato presbitero il 20 luglio 1919. Iniziò un'intensa attività pastorale come vicario parrocchiale nella parrocchia di San Giuseppe, la più grande di Ginevra ed iniziò anche un'intensa esperienza come teologo, guida spirituale, confessore, cappellano in diverse comunità religiose e conferenziere. Fu subito un sacerdote originale: al catechismo ordinario, preferì portare i bambini al Signore attraverso la meraviglia per le grandi opere d'arte o attraverso la luce delle recenti scoperte scientifiche.
L'originalità del pensiero e la profondità delle sue riflessioni, spesso profetiche, attirarono in fretta invidie ed incomprensioni, anche da parte dei superiori. Cominciò allora un lungo e doloroso periodo di esilio identificabile dal 1925 al 1946.
Nel 1927, il vescovo lo mandò a Parigi. Zundel trascorse sei mesi a Charenton vivendo un'esperienza durissima che lo segnò parecchio. In seguito dirà che fu un'esperienza istruttiva, ma in quei mesi visse una profonda aridità affettiva e spirituale. Ben presto, trovò un lavoro come secondo cappellano in Rue Monsieur presso i benedettini. Cominciò così a respirare di nuovo. In quel periodo legò con personalità di primo piano come padre Montini, Charles Du Bos, Louis Massignon.
A partire dagli anni trenta cominciò a scrivere anche di lavoro ed occupazione offrendo soluzioni ed analisi valide ancora oggi.
Zundel si dedicò, allora, all'attività di conferenziere, oratore, predicatore di esercizi spirituali che lo condussero a un'intensa vita itinerante tra Svizzera romanda, Italia, Francia, Egitto, Israele, Libano ed Inghilterra.
Nel 1937, si realizzò uno dei suoi sogni più significativi, trascorrendo un anno presso l'Ecole Biblique di Gerusalemme: studiò le lingue ed il testo della Bibbia con passione e frenesia, rinunciando spesso al riposo notturno.
Allo scoppio della guerra nel 1939, tornò in Svizzera, e fu ospitato per qualche tempo in una a Bex (VD) per poi trasferirsi al Cairo. In Egitto incontrò l'Islam in un misto di ammirazione e soggezione. Ammirò la poesia e la grandezza del Corano, i mistici musulmani, ma detestò tutto l'apparato sociologico dell'Islam, così contrario alla sua idea di libertà. Considerò un incubo il Dio adorato dai musulmani, per quanto bella possa essere la litania dei suoi novantanove nomi. In questo Dio solo, temette di vedere una sorta di "faraone onnipotente", un "despota non raggiungibile" davanti al quale non possiamo che piegarci. Di quel periodo conservò soprattutto importanti e significative amicizie.
Nel 1946 ritornò in Svizzera, gli venne assegnato il posto di collaboratore parrocchiale nella parrocchia del Sacro Cuore-d'Ouchy di Losanna. Incarico che mantenne fino alla morte.
Nel 1972 una sua vecchia conoscenza del periodo parigino, divenuta nel frattempo papa Paolo VI, lo invitò a predicare gli esercizi spirituali in Vaticano. Fu un episodio particolarmente felice e significativo della sua vita e del suo percorso di ricerca. Molti suoi detrattori e critici furono infatti costretti a tacere.
Nei primi mesi del 1975 subì un ictus che lo privò della parola, lui che conobbe molte lingue. Morì a Losanna il 10 agosto di quell'anno.
Spiritualità
« | Se non abbiamo una certa fede in noi stessi, la vita sarebbe impossibile » |
Zundel fu uno dei più importanti scrittori di spiritualità del XX secolo, la sua produzione teologica spaziò in diversi campi abbracciando diversi argomenti. Papa Paolo VI disse di lui, con sguardo profetico:
« | È un genio, genio di poeta, genio di mistico, scrittore e teologo, il tutto fuso insieme con una miriade di folgorazioni » |
L’itinerario esistenziale di Zundel, la sua formazione umanistica e teologica, l’ampiezza dei suoi interessi umani e universali, costituiscono un unicum per intensità, contenuti e risultati nel panorama spirituale cristiano.
Lo stesso Zundel ebbe sguardo profetico, talora troppo rivolto in avanti rispetto ai tempi che visse ed alla capacità di capire e condividere dei suoi contemporanei. Seppe far dialogare scienze umane ed esatte, teologia, spiritualità, abbinando in maniera geniale ricerca dell’identità umana e contemplazione del mistero divino. Divengono così illuminanti le sue parole:
« | L’uomo deve farsi ‘Uomo’, e se volete una formula molto semplice e brevissima, la trovate nelle parole di Flaubert: "Perché voler essere qualcosa, quando si può essere qualcuno?". » |
Per Zundel, la scienza è più che scienza, è una ricerca della verità sull'universo ed allo stesso tempo un dialogo con il mistero e la luminosità del Creatore. Per lui, lo studioso vero è colui che cerca di capire, che cerca la verità nascosta ed ineffabile delle cose e, quando la raggiunge, ne è illuminato ed affascinato. Lo scienziato fu, per Zundel, colui che rende l'uomo grande perché, nella conoscenza dell'universo lo fa più responsabile di quello che lo circonda.
« | È necessario vedere che Dio è per davvero la Vita della nostra vita, che è il grande segreto dell’Amore che portiamo nel centro della nostra intimità, che è la respirazione della nostra libertà,
che c’incorona veramente con la sua Grazia. » |
L'incontro con la spiritualità di San Francesco d'Assisi accese in lui un fuoco nuovo e lo aiutò a comprendere che la mistica trinitaria era un'espressione di generosità, lo spirito poté andare oltre la carne e le delusioni che incontrò nel suo ministero parigino.
Tutta la sua spiritualità e mistica, infine, è segnata irrevocabilmente dalla presenza di Maria, di cui non parlò molto ed in modo esplicito, ma che fu sempre presente in sottofondo, come ribadì, ancora l’8 maggio 1969, al Carmelo di Matarieh, in occasione dei suoi cinquant’anni di sacerdozio:
« | Non ho fatto niente senza di lei [Maria] – niente che valga – e se sono rimasto fedele è grazie a lei. Se amo suo Figlio, è grazie a lei [...]. La Santa Vergine è tutto per me, è la mia vita, la mia dolcezza, la mia speranza. » |
Bibliografia | |
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