Mercurion

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Il Mercurion identifica un territorio all'interno del Pollino in cui fiorì per molti secoli il monachesimo greco-orientale. L'origine del nome potrebbe essere riferita al dio Mercurio o in alternativa a San Mercurio di Cesarea.

Geografia

Il territorio su cui si estendeva il Mercurion si trovava al confine calabro-lucano, a occidente del Monte Pollino[1] e corrisponde ai territori attualmente compresi nei comuni di Aieta, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Episcopia, Laino, Latronico, Mormanno, Noepoli, Orsomarso, Rotonda, Tortora, Scalea e Viggianello. Comprende il bacino della valle del Mercure e la media e bassa valle del fiume Lao[1], I suoi confini sono dati a sud dalle pendici occidentali ed orientali del massiccio del Pollino, mentre a nord è delimitata dalla valle del Sarmento e ad ovest dal monte Sirino. Ecclesiasticamente era organizzato come un'eparchia monastica (non è chiaro se dipendente dalla diocesi di Cassano o da quella di Rossano),[2] politicamente si trovava al confine tra l'Impero Bizantino e le terre longobarde; a partire dal 968 costituì una delle turme del thema di Lucania.[3]

Storia

La nascita del Mercurion nel VI secolo e la sua successiva evoluzione possono essere legate a vari motivi:

Il periodo di massimo splendore della zona fu raggiunto nei secoli X-XI, in cui il Mercurion fu definito nuova Tebaide, e divenne uno dei maggiori centri del misticismo dell'Italia meridionale e della Sicilia, in tale periodo infatti vissero o studiarono, presso i monasteri locali, un gran numero di personalità che saranno venerate come santi dalla chiesa, tra cui: San Fantino il giovane, San Nicodemo da Cirò, San Zaccaria del Mercurion, San Saba del Mercurion, San Luca di Demenna o d'Armento, San Macario Abate e, probabilmente il più importante, San Nilo da Rossano. Successivamente, con la conquista normanna e la conseguente espansione del rito romano, iniziò la decadenza che porterà i monasteri di rito greco ad essere assoggettati ad abbazie latine, nello specifico alla Badia di Cava quelli ricadenti in territorio longobardo e alla Badia di Santa Maria della Matina quelli in territorio bizantino,[2] e quindi alla liquidazione dell'eparchia.

Note
  1. 1,0 1,1 1,2 CilentoINSERIRE UN CAMPO NUMERICO ANNOop. cit.
  2. 2,0 2,1 PanebiancoINSERIRE UN CAMPO NUMERICO ANNOop. cit.
  3. GuillouINSERIRE UN CAMPO NUMERICO ANNOop. cit.
Bibliografia
  • Adele Cilento, Potere e monachesimo. Ceti dirigenti e mondo monastico nella Calabria Bizantina (secoli IX-XI), Nardini, ISBN 88-404-2422-9
  • Tito Robertella, Nuove Luci Lucane, edizioni Menna, Avellino, 1984
  • André Guillou, Spiritualità e società religiosa greca nell'Italia Meridionale e la Sicilia, Istituto Superiore di Teologia Ecumenica "S. Nicola", Bari, 1972
  • Cappelli, Biagio, Il Mercurion, in "Archivio storico per la Calabria e la Lucania", nº fasc. 1-2, vol. a. 25, 1956, pp. 427-445
  • Panebianco, Venturino, Osservazioni sulla eparchìa monastica del Mercurion e sul Thema bizantino di Lucania, in "Rivista storica calabrese", nº n. 1-2, vol. a. I, gennaio/giugno 1980, pp. 189-93
Collegamenti esterni