Longobardi

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

I Longobardi furono una popolazione germanica, protagonista tra il II e il VI secolo di una lunga migrazione che la portò dal basso corso del fiume Elba fino all'Italia. Il movimento migratorio ebbe inizio nel II secolo, ma soltanto nel IV l'intero popolo avrebbe lasciato il basso Elba; durante lo spostamento, avvenuto risalendo il corso del fiume, i Longobardi approdarono prima al medio corso del Danubio (fine V secolo), poi in Pannonia (VI secolo), dove consolidarono le proprie strutture politiche e sociali, si convertirono parzialmente al cristianesimo ariano e inglobarono elementi etnici di varia origine, principalmente germanici.

Principali tappe della migrazione longobarda verso la penisola italica.
I domini longobardi alla morte di Alboino (572).
I domini longobardi alla morte di Rotari (652).
I domini longobardi alla morte di Liutprando (744).

Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, l'Italia fu attraversata da numerosi popoli germanici, tra cui i Visigoti, gli Ostrogoti e, infine, i Longobardi. Quest'ultima popolazione rappresentò una delle presenze più durature e significative nella penisola, tanto da lasciare una traccia profonda nella storia, nella cultura e nella struttura territoriale italiana. Il loro arrivo nel 568 segnò l'inizio di una nuova fase politica e culturale, caratterizzata dalla fusione di elementi romani e germanici. Non si trattò semplicemente di un'invasione, ma della creazione di un regno che, pur in continuo conflitto con l'autorità bizantina, cercò di stabilizzarsi nel tempo attraverso istituzioni, leggi e tradizioni proprie.

L'invasione della penisola italiana

La decisione di invadere l'Italia maturò nel contesto del vuoto di potere lasciato dalle guerre greco-gotiche che avevano devastato la penisola. Il re Alboino, alla guida del suo popolo, varcò le Alpi nel 568, approfittando della debolezza dell'Impero bizantino, che controllava ancora parte del territorio italiano. L'avanzata dei Longobardi fu rapida e incisiva: in pochi anni occuparono la Val Padana e altre regioni settentrionali, spingendosi verso l'Italia centrale e meridionale. Il regno che ne scaturì fu estremamente frammentato, con ducati semiautonomi che rispondevano debolmente al potere centrale.

La struttura del Regno longobardo

Il Regno longobardo non fu mai completamente unificato in senso stretto. La forma più stabile di governo si ebbe sotto il regno di Rotari (636-652), che emanò il celebre Editto di Rotari[1], una raccolta di leggi scritte in latino ma basate su usi e consuetudini germaniche. Questo documento dimostra il tentativo dei Longobardi di istituzionalizzare il proprio potere e di integrarsi nella tradizione giuridica romana, pur mantenendo una forte identità etnica e culturale. Il regno era diviso in ducati, ognuno guidato da un duca con ampi poteri, spesso in contrasto con il re. I ducati di Spoleto e Benevento acquisirono una posizione sempre più autonoma, soprattutto nel Mezzogiorno, diventando centri di resistenza alla conquista carolingia successiva.

Il rapporto con la popolazione romana e la Chiesa

Uno degli aspetti più delicati del dominio longobardo fu il rapporto con la popolazione romana e con la Chiesa cattolica. I Longobardi, inizialmente pagani o ariani, si trovarono a convivere con una popolazione in maggioranza cattolica e legata alla tradizione imperiale romana. Questo causò tensioni religiose e culturali, che però si attenuarono con il tempo. A partire dal VII secolo, molti sovrani longobardi abbracciarono il cattolicesimo, stringendo alleanze strategiche con il Papato. La conversione religiosa favorì anche la progressiva fusione tra longobardi e romani, un processo lento ma inesorabile che portò alla nascita di una nuova identità culturale italo-longobarda.

L'arte e la cultura longobarda

 
Templetto longobardo, Cividale del Friuli.

Contrariamente all'immagine di popolo rozzo e distruttore, i Longobardi svilupparono una propria arte originale, espressione della sintesi tra elementi germanici e romano-cristiani. Le testimonianze più importanti si trovano in città come Cividale del Friuli, Brescia, Spoleto e Benevento, dove sorgono monumenti religiosi e civili di straordinario valore.

Le decorazioni scultoree, le architetture religiose (basiliche, battisteri, monasteri) e la lavorazione dei metalli (fibule, corone, croci) mostrano un gusto raffinato e un profondo senso simbolico. Le strutture religiose, in particolare, testimoniano la centralità del cristianesimo nella cultura longobarda e il ruolo decisivo del monachesimo benedettino nel processo di integrazione con il mondo latino.

Il regno di Liutprando: apogeo e trasformazione

Uno dei momenti più significativi del regno longobardo fu il governo di Liutprando (712-744), che rappresenta il culmine dell'autorità reale e il tentativo più maturo di rafforzare il regno contro le spinte centrifughe dei duchi. Liutprando promosse una politica di centralizzazione, favorì la diffusione del cristianesimo, rafforzò i rapporti con il Papato (pur mantenendo un rapporto ambiguo), e cercò di espandere il controllo longobardo nel Centro Italia. Fu anche un sovrano attento alla legislazione, aggiornando l'Editto di Rotari e promuovendo un linguaggio giuridico più raffinato e coerente. Liutprando mossero guerra contro l'Esarcato di Ravenna, sposando la causa anti-iconoclasta del papa Gregorio II, occuparono l'intera Pentapoli bizantina e ai Bizantini restarono solo il porto di Classe, la città e la pianura intorno a Ravenna. Nel Lazio Liutprando si spinse fino alle porte di Roma, ma senza occupare la città: donò quindi i territori dell'antico ducato romano al pontefice, nell'atto conosciuto in storiografia come "Donazione di Sutri", primo nucleo dello Stato Pontificio (728), decretando l'inizio del patrimonium Sancti Petri indipendente dall'autorità di Costantinopoli. Tuttavia, nonostante i suoi sforzi, le spinte autonomiste dei duchi e l'opposizione del Papato limitarono i successi a lungo termine.

Il conflitto con i Franchi e la fine del Regno

La fine del Regno longobardo fu determinata dal crescente conflitto con il Papato e dall'intervento del regno dei Franchi. Papa Stefano II, minacciato dalle mire espansionistiche dei Longobardi, chiese aiuto a Pipino il Breve, re dei Franchi, il quale intervenne in Italia con una campagna militare nel 754-756. Ma fu il figlio Carlo Magno, nel 774, a porre fine definitivamente al regno longobardo, conquistando Pavia, capitale del regno, e assumendo il titolo di Rex Langobardorum.

Il regno longobardo fu inglobato nell'Impero carolingio, ma la presenza longobarda non si estinse del tutto: molti elementi della loro cultura e organizzazione sopravvissero, soprattutto nei ducati meridionali e nelle strutture amministrative locali.

I Longobardi nel Mezzogiorno: il Ducato di Benevento

 
Il Ducato di Benevento nell'VIII secolo.

Uno degli aspetti più duraturi della presenza longobarda in Italia fu il ducato di Benevento, che resistette per secoli all'assimilazione franca. Fondato nel 571, divenne progressivamente un'entità quasi indipendente, mantenendo le tradizioni longobarde e resistendo sia ai Bizantini sia ai Franchi.

Nel tempo, il ducato si frammentò in entità minori, come il Principato di Salerno e quello di Capua, ma continuò a esercitare un ruolo di rilievo nel panorama politico del Mezzogiorno. Il Sud longobardo conservò a lungo un'impronta culturale e giuridica distinta, contribuendo alla complessità e alla ricchezza dell'identità italiana medievale.

L'influenza dei Longobardi in Italia fu profonda e duratura. Nonostante la conquista franca, molti elementi della loro organizzazione sociale, delle istituzioni, del diritto e della cultura materiale sopravvissero per secoli. La toponomastica italiana conserva tracce evidenti della loro presenza, così come numerosi codici giuridici e tradizioni amministrative. In ambito culturale, l'opera di fusione tra elementi germanici e romani realizzata dai Longobardi fu fondamentale per la nascita di una nuova identità italica, che preparò il terreno alla civiltà medievale europea. Nel 2011, l'UNESCO ha riconosciuto i principali siti longobardi in Italia come Patrimonio dell'Umanità, confermando il valore storico e culturale di questa civiltà.

Note
  1. L'Edictum Rothari (643) fu scritto molto più tardi di altri codici giuridici germanici, come il Codex Euricianus visigoto (475 circa), l'Edictum Theoderici ostrogoto (500 circa), la Lex Salica franca (510 circa) e la Lex Burgundionum (510 circa), ma a differenza di questi, fu poco influenzato dalla tradizione giuridica romana. La legge longobarda era una legge tribale che era stata precedentemente tramandata oralmente. Rotari fece raccogliere dal "notaio" Ansoald le leggi dei Longobardi, che "si tramandavano solo a memoria e attraverso l'uso" (cadarfida), e le scrisse in un editto. Il contenuto giuridico dell'editto era prevalentemente di origine longobarda, ma l'influenza della cultura romana sul diritto germanico era ben evidente anche in questo corpus giuridico: l'edictum era scritto in latino tardo o volgare, ma contiene numerosi termini giuridici intraducibili in lingua longobarda. L'istituzione di una legge imperiale che si opponeva alle peculiarità locali e all'arbitrio degli individui esprimeva la posizione preminente concessa al re dalla legge. In termini di politica estera, l'editto poteva essere inteso come un segnale a Bisanzio che nessuna "orda barbarica" si trovava temporaneamente in Italia, ma che si stava costituendo uno Stato permanente.
Collegamenti esterni