Chiesa Ortodossa

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Non si può respirare come cristiani, direi di più, come cattolici, con un solo polmone; bisogna aver due polmoni, cioè quello orientale e quello occidentale.
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Bartolomeo I, il greco Dimitrios Archontonis (1940), dal 1991 è Patriarca ecumenico di Costantinopoli, primate onorifico della Chiesa Ortodossa.

La Chiesa Ortodossa, cioè "di retta (giusta) opinione", è la Chiesa Cristiana che riconosce il primato d'onore al Patriarca ecumenico di Costantinopoli. Il termine "ortodossia" deriva dal fatto che la Chiesa ortodossa ritiene sussistere in sé la Chiesa universale fondata da Gesù Cristo, a cui appartengono tutti i battezzati, ritenendosi custode dell'originale cristianità efesina.

La Chiesa ortodossa si articola in una serie di Chiese autocefale, di norma erette al rango di patriarcati. Rispetto alla Chiesa cattolica, la ortodossa non riconosce in particolare le dottrine del primato papale, ma potrebbe ammettere un primato d'onore al Vescovo di Roma, del Purgatorio e della processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio: se mai, dal Padre attraverso il Figlio. La Chiesa ortodossa inoltre differisce dalla Chiesa cattolica in quanto non ammette la Grazia creata ma, piuttosto, crede che l'uomo sia reso partecipe delle energie divine increate.

Le Chiese Ortodosse più importanti sono quella russa, quella rumena, quella greca, quella serba e quella bulgara. Nel suo complesso, l'Ortodossia è per dimensioni la terza maggiore confessione cristiana, vantando 250 milioni di fedeli, tra Oriente e Occidente.

Nascita e significato di Ortodossia

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Grande scisma

Ortodossia, dal termine "ortodosso" significa letteralmente "[cor]retta dottrina". A questo significato primario, la tradizione ecclesiale ne aggiunge un secondo, complementare al primo: quello di "[cor]retta glorificazione", visto che in greco doxa significa appunto sia opinione sia gloria. Il termine "ortodossia" diventa però di uso comune solo a partire dallo Scisma d'Oriente del 1054, per distinguere le chiese orientali da quella di Roma.

I due concetti esprimono la medesima realtà, cioè la professione della retta fede cristiana, sia essa formulata sul piano concettuale (dottrina) o celebrata nella liturgia della Chiesa (glorificazione).

A partire dai primi secoli del Cristianesimo il termine "ortodossia" venne a esprimere nel linguaggio della Chiesa l'adesione piena al messaggio evangelico originario di Gesù Cristo trasmesso dagli apostoli, senza aggiunte né amputazioni né mutazioni. In quanto fedeli a tale messaggio, le Chiese definivano se stesse come ortodosse.

L'Ortodossia è rappresentata in massima parte da una serie di Chiese Autocefale, che pur essendo in piena Comunione sacramentale e canonica tra loro, agiscono indipendentemente l'una dall'altra. Vi sono poi alcune chiese autonome e semiautonome che hanno un notevole grado di autogoverno ma non possono definirsi autogovernantesi se non altro perché l'elezione del loro Primate viene formalmente approvata dal Sinodo della Chiesa Autocefala da cui dipendono.

Va tuttavia specificato che non mancano all'interno dell'ecumene ortodossa tutta una serie di situazioni oggetto di controversie giurisdizionali, talora tali da porre in crisi la comunione di qualche particolare giurisdizione. Ciò può dipendere da conflitti legati a vari motivi: in alcuni casi la controversia giurisdizionale si lega all'autodeterminazione nazionale di un popolo, come nel caso delle chiese ortodosse ucraine, di quella montenegrina e di quella delle macedonie, che non sono in comunione con le principali chiese ortodosse.

Fede

Per quanto riguarda la fede si deve notare che le Chiese Ortodosse considerano in linea di massima eretica la Chiesa cattolica per la dottrina del Filioque e per le innovazioni dogmatiche introdotte da papa Pio IX (infallibilità papale e Immacolata Concezione), mentre la Chiesa cattolica considera le Chiese Ortodosse come scismatiche, non eretiche, a differenza di quanto avviene per esempio nei confronti delle Chiese Protestanti.

La Trinità

I cristiani ortodossi credono in un solo Dio in tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo, "uno in essenza e indiviso". Per quanto riguarda il rapporto tra Dio e la creazione, i teologi distinguono fra l'essenza eterna di Dio e le energie increate; si tratta di una dottrina presente già in Padri della Chiesa come San Basilio Magno o Sant'Atanasio di Alessandria, ma esplicitata in modo organico da San Gregorio Palamas nel XIV secolo. L'essenza divina è inconoscibile alle creature (che siano uomini o angeli), mentre le energie o atti divini increati possono essere conosciuti attraverso l'esperienza e sono la via attraverso la quale Dio si comunica all'uomo e l'uomo raggiunge la théosis o deificazione. Naturalmente sia l'essenza che le energie sono inseparabilmente Dio; questa distinzione è tuttavia usata per spiegare come Dio possa essere assolutamente trascendente e allo stesso tempo agire all'interno della Creazione[1].

Il Padre è la persona (o ipostasi) fonte della divinità (in ambito teologico si parla di monarchia del Padre, dal greco mònos, solo e arché, principio), che si caratterizza per essere ingenerato; il Figlio è generato (ma non creato) eternamente dal Padre e lo Spirito Santo procede eternamente dal Padre (Gv. 15, 26). Ingenerazione, generazione e processione sono le caratteristiche che individuano le tre diverse ipostasi della Trinità, secondo i dettami dei Padri del primo concilio di Nicea (325) e di quello di Costantinopoli (381), che hanno su questa base formulato il Simbolo di fede (Credo niceno-costantinopolitano)[2] cui la Chiesa ortodossa é sempre rimasta fedele sia nella formula che nella sostanza.

Rispetto alla Chiesa cattolica, quindi, si hanno in quest'ambito due differenze sostanziali. La prima è la processione dello Spirito Santo, che i teologi ortodossi dicono procedere solo dal Padre, o tutt'al più son pronti ad usare l'espressione del Secondo Concilio ecumenico di Nicea (l'ultimo in comune fra Occidente ed Oriente) "procede dal Padre attraverso il Figlio", perché identificano nella processione la caratteristica propria dell'ipostasi dello Spirito nella relazione intratrinitaria. Il valore conciliare delle due espressioni le identifica come Fede comune, e quindi infallibile. Gli Occidentali, invece, credono nella posizione teologica franca sul Filioque (processione anche dal Figlio), e che secondo gli Ortodossi questo introduce una deviazione nel piano della processione eterna dello Spirito dal Padre con quello dell'invio dello Spirito nel mondo (economia)[3].

La seconda differenza è la natura delle energie divine: per gli Ortodossi esse sono increate, per i Cattolici sono invece create da Dio. Da ciò consegue anche una diversa comprensione della beatitudine dei santi: essi partecipano all'essenza di Dio secondo i Romani e alle energie divine secondo gli orientali.

Salvezza

L'uomo fu originariamente creato perfetto, ma libero di scegliere il bene e il male; attraverso le sue azioni abbracciò la malvagità. A causa della sua caduta, egli si condannò all'Inferno; si crede che da Adamo a San Giovanni Battista tutti gli uomini restarono in un luogo separato da Dio. Ma quando Gesù venne al mondo, egli stesso fu contemporaneamente Uomo Perfetto e Dio Perfetto. Attraverso la sua partecipazione all'umanità, la natura umana fu cambiata, permettendo agli esseri umani di partecipare alla natura divina. Questo processo di cambiamento avvenne anche retroattivamente, fino all'inizio dei tempi, salvando tutti coloro che erano venuti prima, fino ad Adamo. La salvezza, perciò, si riferisce a questo processo di riavvicinamento a Dio.

Il traguardo finale dell'Ortodossia (come per gli Occidentali) è la theosis, o unione con Dio, stato nel quale l'uomo si deifica per grazia divina. Questo è ben sintetizzato dal detto di sant'Atanasio di Alessandria: "Dio è divenuto Uomo affinché l'Uomo possa divenire Dio". Questo processo di cambiamento è un traguardo che, sulla terra, è raramente raggiunto dagli uomini, anche se alcuni lo hanno sperimentato. Certamente, l'individuo che raggiunge la deificazione (la theosis) non capisce totalmente cosa gli sia successo a causa della sua umiltà perfetta che lo rende totalmente estraneo all'orgoglio.

Tradizione

Mentre il Protestantesimo generalmente fa affidamento solo sulla Bibbia (che il fedele può interpretare personalmente) come unica ed ultima autorità nel campo della dottrina (sola scriptura), l'Ortodossia si basa anche sulla Tradizione - un termine vasto che comprende la Bibbia, il Credo, le dottrine dei Sette Concili Ecumenici, gli scritti dei "Padri della Chiesa", le leggi Ortodosse (canoni), i libri liturgici, le icone, ecc.

Affidandosi alla Tradizione, gli ortodossi citano Paolo: "Così dunque, fratelli, state saldi e ritenete gli insegnamenti che vi abbiamo trasmessi sia con la parola, sia con una nostra lettera." (Seconda lettera ai Tessalonicesi 2:15). La Chiesa ortodossa crede che lo Spirito Santo lavora attraverso la storia per mostrare costantemente la medesima verità ai membri della Chiesa, e che estirpa la falsità in modo che la Verità possa mostrarsi sempre meglio nel cuore dei credenti.

Per questo la Tradizione non è tanto e soltanto un insieme di testi e di norme giuridiche o di documenti provenienti da un 'Autorità, ma una vita che percorre e dà senso alla Chiesa, una vita testimoniata e visibile dall'esempio dei santi asceti, considerati per questo come l'incarnazione della perenne Tradizione e la verace espressione della Fede ortodossa.

Questo aspetto peculiare all'Ortodossia sottolinea il valore esperienziale e non meramente intellettuale della Tradizione. Essa non è mai ritenuta una realtà morta o museale, dal momento che passa attraverso la vita di uomini cambiati dalla fede in Cristo trasmettitori, a loro volta, della novità e della freschezza della fede apostolica e patristica. Quindi la parola di Dio non passa solo tramite la conservazione la trascrizione e la lettura di un libro, ma tramite le persone che rendono testimonianza di Cristo guidati dallo Spirito di Verità.

La Bibbia

Nell'Ortodossia, come nel Cattolicesimo, la Bibbia è interpretata usando il criterio stabilito dalla esperienza della Chiesa, che proviene, a sua volta, da quanto trasmesso dagli Apostoli nella Chiesa primitiva. Il fedele seguito dal padre spirituale deve quindi operare una maturazione interiore per potere assaporare pian piano i molteplici sensi della Scrittura e il significato che essa ha nella sua vita concreta. Questa maturazione interiore è molto più di una semplice istruzione intellettuale: consiste in un progressivo ingresso del fedele nella vita e nella esperienza della Chiesa, condotto per mano con prudenza e discernimento dal padre spirituale.

Generalmente l'atteggiamento attuale dell'Ortodossia Orientale nei confronti della scienza, pur avendo diversi orientamenti con alcuni fedeli che si oppongono a qualche concetto dell'evoluzione alle origini e dello sviluppo della vita, stabilisce una differenza tra il mondo creato (soggetto alle leggi naturali) e il mondo rivelato e increato (soggetto alle leggi divine). Questa differenza evita il contrasto stridente tra fede e scienza che ha caratterizzato la storia del Cristianesimo occidentale. Per questo, secondo alcuni teologi tra cui il prof. Georgios Metallinos dell'Università di Atene, il contrasto fede-scienza per l'Ortodossia è, piuttosto, uno pseudo-problema, più che un problema, non appartenendo realmente alla sua tradizione.

L'Ortodossia considera la verità come rintracciabile nel "Consenso dei Padri", un evidente filo conduttore di accordo che unisce gli scritti patristici della prima Chiesa e degli apostoli. Coloro i quali si mostrarono in disaccordo con quanto veniva considerato il consenso non vennero accettati come "Padri" autentici. Tutti i concetti teologici devono essere in accordo con tale consenso. Anche quelli considerati come "padri" autentici possono avere qualche opinione teologica che non è universalmente condivisa, ma ciò non li rende eretici. Quindi un cristiano ortodosso non è vincolato ad essere d'accordo con ogni opinione di ogni Padre, ma piuttosto con il consenso complessivo dei Padri, e anche qui solo su quelle questioni in cui la Chiesa ha stabilito dei punti dogmatici.

I teologi e i Padri dell'Ortodossia orientale hanno usato nelle loro opere molte espressioni filosofiche greche, forse più di quanto è stato fatto in Occidente. Essi presero a prestito alcune categorie e il vocabolario del Neoplatonismo per spiegare la dottrina cristiana, ma lo fecero in modo tale da non contaminare con elementi filosofico-pagani il dato rivelato. Quando questo avveniva si era davanti ad una eresia. Per questo essi non hanno necessariamente accettato tutte le teorie ereditate dal passato. In seguito, alcuni filosofi neoplatonici non-cristiani, presero a loro volta in prestito parte del vocabolario dei teologi cristiani.

Peccato e redenzione

In termini generali, la tradizione ortodossa rifiuta di esprimere la dottrina della redenzione in termini "legalistici" e non concorda con chi si serve di questi termini per esprimere la pratica cristiana. Seguire le regole rigidamente, senza porre il cuore, non aiuta un credente ad entrare nel processo della sua salvezza ma lo trasforma, semmai, nel fariseo condannato da Cristo. Perciò il peccato non riguarda l'infrazione di un certo insieme di regole. Esso è, piuttosto, il nome dato a qualsiasi comportamento che "non coglie nel segno", ossia, che allontana il credente da Dio, invece di avvicinarlo.

Il termine "peccato originale" usato dai Cattolici è spesso rigettato dagli Ortodossi, che usano l'espressione patristica "peccato ancestrale" per indicare la colpa di Adamo ed Eva, le cui conseguenze - cioè la morte fisica e spirituale - si sono abbattute su tutta l'umanità. Partecipi degli effetti collaterali del peccato primordiale, gli esseri umani nascono spiritualmente puri, ma inevitabilmente destinati a far presto i conti col peccato, che è una sorta di "malattia genetica" dell'anima i cui sintomi iniziano a manifestarsi solo col tempo. L'essere umano, per sua natura, alla nascita non è né colpevole del peccato adamitico né totalmente incapace di accogliere Dio: semmai Dio offre a tutti indiscriminatamente la possibilità di accogliere la sua Grazia increata e farsi 'guarire' da Dio.

Infatti, nella tradizione ortodossa il peccato non è considerato come una macchia dell'anima che deve essere lavata (concetto che porta l'uomo a chiudersi in se stesso contemplando solo l'immagine di sé), ovvero come un reato da punire, quanto piuttosto, come una malattia che necessita di guarigione, una malattia che disturba il regolare rapporto con Dio, finendo per isolarlo completamente nei suoi criteri egocentrici. Proprio come per le malattie del corpo, la peccaminosità umana necessita di attenzioni e concrete terapie individuali. Lo scopo ultimo di questo processo non è riconquistare il favore di Dio, quanto, piuttosto, rimettersi sulla strada che porta a Dio, riaccendere il contatto dell'uomo con Dio in vista di un suo infinito progresso spirituale in Dio (san Gregorio di Nissa).

Come per la terapia delle malattie del corpo è necessario un medico che conosca personalmente il paziente e la storia delle sue patologie, così per la terapia del cristiano nell'Ortodossia è necessaria la presenza di un padre (o una madre) spirituale, a cui confessarsi e che considera il proprio affidato con la misericordia del padre della parabola del Figliol prodigo. Non è necessario che il padre (o la madre) spirituale sia un sacerdote. Solitamente i padri spirituali, appartenendo al monachesimo sono persone ricche di esperienza e di attenzione.

Il cristiano che si affida a loro apre totalmente il suo cuore rivelando anche i pensieri più nascosti ed essi, nella preghiera e con l'aiuto dell'esperienza dei santi, gli cominciano a tracciare un percorso possibile affinché la fede cristiana non sia, per colui che si affida loro, un campo di puri concetti idealistici.

Il fine del padre (o della madre) spirituale non è di tipo morale (fare in modo che il cristiano non pecchi più) quanto piuttosto di tipo spirituale (fare in modo che il cristiano senta la vivida presenza di Dio nella sua vita) e possa rispondere come Giobbe: "Di te avevo sentito dire ma ora i miei occhi Ti vedono!". La redenzione comincia ad operarsi nel momento in cui è ristabilito questo contatto tra l'uomo e Dio e l'uomo inizia il suo cammino ascendente di trasformazione per il quale è nato.

L'Incarnazione

La motivazione fondamentale per cui Gesù si è incarnato sulla Terra è il "destino" dell'uomo dopo la morte, di essere separato da Dio a causa della caduta di Adamo. Poiché l'uomo aveva introdotto un qualcosa di estraneo nella propria natura partecipando al male mediante la disobbedienza a Dio, l'umanità venne a trovarsi in una posizione terribile e senza via di scampo. L'unica soluzione al problema fu per Dio quella di elevare la natura decaduta dell'uomo, congiungendo la propria natura divina con la nostra natura umana. Dio poté compiere tutto questo mediante l'Incarnazione, divenendo uomo pur continuando ad essere Dio. È anche per questo che Cristo Gesù è pure chiamato "Logos" (in quanto uno dei significati di Logos è quello di soluzione/risposta ad un problema).

È assolutamente necessario che noi uomini accettiamo la doppia natura di Cristo, vero Dio e vero Uomo. Questo è l'unico modo che abbiamo per poter scampare alla dannazione dell'inferno. L'incarnazione trasforma l'umanità stessa unendola alla Divinità. Ed ora, grazie a quell'incarnazione, tutto è cambiato. Come dice san Basilio "Dobbiamo impegnarci con tutte le forze per divenire piccoli dèi in Dio, e piccoli gesucristi in Gesù Cristo", cioè dobbiamo ricercare la perfezione in ogni azione della nostra vita quotidiana, dobbiamo sforzarci di acquisire la virtù divina.

Partecipando alla nostra umanità, Dio rende possibile all'uomo di partecipare alla sua divinità. Pur essendo vero che non potremo diventare "dèi" separati nel senso in cui lo si intende nel paganesimo, parteciperemo comunque alle energie divine increate (che sono inseparabili da Dio stesso) conservando però la nostra individualità. In altre parole : divinizzazione dell'uomo, conseguibile anche in questa vita imitando Cristo.

La Theotokos

Molte tradizioni riguardanti la Sempre Vergine Maria, la Theotokos (Madre di Dio), la datrice di vita di Dio, sono di suprema importanza teologica. Ad esempio quelle per cui Maria è e rimase vergine prima e dopo la nascita di Cristo; quella per cui all'atto della nascita, Cristo miracolosamente non le arrecò alcun dolore, lasciandone la verginità intatta; quella per cui lei non provò alcun dolore col parto.
Molte delle credenze delle chiese a riguardo della Vergine Maria sono riflesse nel testo apocrifo, "La natività di Maria" che non venne incluso nelle scritture, ma è considerato accurato nella sua descrizione degli eventi. Da bambina Maria venne consacrata all'età di tre anni per servire nel tempio come vergine.

Zaccaria, allora Sommo Sacerdote, fece l'inimmaginabile: portò Maria nel "Santo dei Santi" come segno della sua importanza poiché lei stessa sarebbe diventata l'arca in cui Dio avrebbe preso forma. All'età di dodici anni le venne chiesto di rinunciare alla sua posizione e di sposarsi, ma lei desiderò rimanere per sempre vergine in onore a Dio. Venne così deciso di darla in sposa ad un parente stretto, Giuseppe, suo zio o cugino, un uomo anziano e vedovo, che si sarebbe preso cura di lei e le avrebbe permesso di mantenere la verginità. E fu così che quando giunse il tempo stabilito si sottomise al volere di Dio e permise a Cristo di prendere forma dentro di sé.

Si crede che, nella sua vita, non commise peccato. Ciononostante, l'Ortodossia non accetta il concetto di "immacolata concezione" (che nasce da un concetto umano di tipo agostiniano). Non credendo nel "peccato originale", secondo gli Ortodossi la Theotokos fu soggetta alle conseguenze del peccato ancestrale come ogni essere umano, ma ne venne purificata al momento del concepimento di Cristo. Nella teologia della Chiesa ortodossa è molto importante comprendere che Cristo, fin dal momento del concepimento era al tempo stesso Dio perfetto e uomo perfetto. Per questo è corretto dire che Maria è in effetti la Theotokos, la datrice di vita di Dio, e che lei è la più grande di tutti gli esseri umani che siano mai vissuti. Questo termine ha una notevolissima importanza teologica per i cristiani ortodossi, in quanto era al centro del cosiddetto dibattito cristologico del IV e V secolo d.C. Dopo aver svolto il suo grande ruolo, la Chiesa crede che Maria rimase vergine, continuando a servire Dio in tutti i modi. Maria viaggiò molto assieme al figlio, ed era presente sia durante la passione sulla croce che durante l'ascensione al cielo.

Si crede che lei fu la prima a sapere della resurrezione del figlio: l'Arcangelo Gabriele le apparve nuovamente rivelandogliela. Si crede che visse fino all'età di settanta anni e chiamò miracolosamente a sé tutti gli apostoli prima di morire. Secondo la tradizione San Tommaso arrivò tardi e non fu presente al momento della sua morte. Desiderando baciarle la mano un'ultima volta, aprì la tomba, ma il suo corpo era scomparso. Gli ortodossi credono che venne assunta in cielo in corpo e spirito, comunque, contrariamente alla Chiesa cattolica Romana, questa non è una prescrizione dogmatica. Così viene sottolineata la "Dormizione della Vergine", non la sua "Assunzione". Quindi la differenza tra Dormizione ed Assunzione è più formale che sostanziale. Altro elemento di opposizione a tale dottrina è la derivazione del dogma cattolico dell'Assunzione dalla sua Immacolata Concezione, definizione che, appunto, gli Ortodossi non condividono.

Comprensione del termine mistero

Il discorso sulla fede posto nell'Ortodossia è, per quanto possibile, lineare e logico, nonostante si abbia a che fare con le realtà rivelate che, di suo, sono soprarazionali e non sono esauribili nella pura logica. D'altronde, un' esposizione senza senso logico potrebbe essere una ragione giustificata per rigettare una credenza. Le credenze rigettate vengono definite eresie. La teologia ortodossa è ricca di dimostrazioni logiche basate sul "consenso dei Padri" come su riferito. Nonostante ciò, vi sono alcuni punti che gli ortodossi si rifiutano di approfondire, semplicemente perché pensano che un tentativo di maggior comprensione sia controproducente, improduttivo e porti a incomprensioni ed eresie, razionalizzando quanto da noi non può essere percepito e misurato con la mente.

Tali aree della teologia vengono indicate come "misteri". I misteri non sono scappatoie. Un esempio di scappatoia potrebbe essere una dichiarazione del tipo "Dio può fare quello che vuole" in risposta a una valida domanda teologica. Un mistero, d'altra parte, solitamente si presenta quando due punti assai logici non possono essere risolti assieme, eppure devono essere entrambi veri. Un buon esempio è il seguente:

Cristo è uomo perfetto e Dio perfetto. Egli è perfettamente presente come Gesù Cristo, eppure deve essere anche perfettamente onnipresente allo stesso tempo. La Vergine Maria diede vita a Dio incarnato ed è quindi la Madre di Dio, eppure Dio, che è infinito e senza tempo, non ha progenitori.

Allo scopo di spiegare logicamente la nostra salvezza, tutte queste cose devono essere accettate come assolutamente vere, eppure nessuna di queste può essere spiegata soddisfacendo la razionalità umana che si muove in un campo assai limitato. Qualsiasi tentativo di spiegazione porta a una delle molte eresie condannate dalla chiesa. Un esempio:

Cristo nacque uomo e venne fatto Dio dopo la sua morte o Cristo era Dio e pretese solamente di essere uomo o la Vergine Maria diede vita solo al Gesù umano (in tutti questi casi la natura umana non viene cambiata e la nostra salvezza non viene compiuta). Naturalmente la giustificazione che segue questi tentativi è sempre "Dio può fare quello che vuole". Questo non è mai stato accettabile per i cristiani ortodossi che comprendono che certe cose non possono essere spiegate eppure devono essere vere. Tali realtà sono i misteri rivelati che non contraddicono ma superano di molto la nostra razionalità umana.

L'eresia non è altro che il tentativo, non importa se in buona o cattiva fede, di abbassare il mistero rivelato imprigionandolo negli stretti limiti razionali. Questo comporta un "razionalismo teologico" in cui non è l'uomo che sale a Dio (accettando umilmente la sua rivelazione) ma è Dio che viene abbassato alla sola comprensione dell'uomo facendolo divenire, di fatto, un idolo.

La Risurrezione

La risurrezione di Cristo è in assoluto l'evento centrale della Chiesa ortodossa, e viene compreso in termini totalmente letterali. Gesù Cristo, il Figlio di Dio, venne crocifisso e morì, discese nell'Ade, combatté la morte e vinse. Attraverso questi eventi, Egli liberò l'umanità dai vincoli dell'inferno e ritornò ai viventi come uomo e Dio. Che ogni singolo essere umano possa condividere questa immortalità, che sarebbe stata impossibile senza la resurrezione, è la principale promessa fatta da Dio nel suo nuovo patto con l'umanità, secondo la tradizione cristiana ortodossa.

In un modo o nell'altro, ogni festività dell'anno ecclesiastico ortodosso fa riferimento diretto o indiretto alla resurrezione. Ogni domenica dell'anno è dedicata alla celebrazione della resurrezione; molti credenti ortodossi si astengono dall'inginocchiarsi o prostrarsi di domenica, in osservanza di ciò (questo è stato stabilito dal primo concilio ecumenico). La tradizione ortodossa ha pochissima enfasi liturgica nella passione di Cristo, durante i giorni che portano alla crocifissione, preferendo vederla come dei passi fondamentali necessari verso la vittoria finale di alcuni giorni dopo. Analogamente la Divina Liturgia pone l'accento sulla risurrezione piuttosto che sull'aspetto sacrificale, enfatizzato invece nella Messa cattolica. La passione non è vista in senso umanistico (la contemplazione delle sofferenze, la venerazione delle piaghe) ma sentita come modello per l'auto-negazione ascetica che il fedele ortodosso è chiamato a vivere nella sua ricerca di Dio. Come Cristo il fedele muore ai criteri di questo mondo (che non conosce Dio) per poter risorgere con Lui gloriosamente.

Santi, reliquie e morti

Similmente alla Chiesa cattolica, per la Chiesa ortodossa, un santo è tale quando gode di Dio in Paradiso, indipendentemente dal fatto che sia riconosciuto o meno sulla Terra. Secondo questa definizione Adamo ed Eva, Mosè, i vari profeti, martiri della fede, gli angeli e gli arcangeli, hanno tutti il titolo di Santo.

Nella Chiesa Ortodossa esiste un riconoscimento formale, detto "glorificazione", con il quale un santo viene riconosciuto dall'intera Chiesa. Non è però questo a "fare" un santo, ma semplicemente questo gli accorda un giorno nel calendario, in cui vengono celebrati dei servizi liturgici regolari in suo onore.

Recentemente, allo scopo di evitare abusi, il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli ha iniziato a seguire la duratura pratica di altre chiese locali, emanando speciali lettere encicliche (tomoi) nelle quali la Chiesa riconosce la venerazione popolare di un santo. La glorificazione solitamente avviene dopo che i credenti hanno già iniziato a venerare un santo. Esistono numerose prassi di venerazione locale per innumerevoli santi che non sono ancora stati riconosciuti dall'intera Chiesa ortodossa.

Un forte elemento a favore della glorificazione è la percezione della condizione "miracolosa" dei resti mortali (reliquie), anche se questo da solo non è considerato sufficiente. In alcuni paesi ortodossi è prassi di rimuovere le tombe dopo tre o cinque anni, a causa dello spazio limitato. Le ossa vengono lavate rispettosamente e poste in un ossario, spesso con il nome della persona scritto sul cranio. Occasionalmente, quando un corpo viene esumato avviene qualcosa ritenuto miracoloso, che mostra la santità della persona. Sono avvenuti numerosi episodi in cui le ossa esumate avevano improvvisamente sprigionato una fragranza di bontà indescrivibile, come se fosse un profumo di fiori; e talvolta si dice che il corpo sia stato trovato incorrotto, nonostante non sia stato imbalsamato (tradizionalmente gli ortodossi non imbalsamano i morti) e sia stato sepolto per tre anni.

In alcuni casi il corpo incorrotto dei Santi secerne un liquido balsamico: in questo caso il Santo viene denominato mirovlita, vale a dire "colui che secerne il balsamo".

Tra i mirovliti è Nicola di Mira, le cui reliquie sono conservate a Bari.
Va rilevato che l'incorruttibilità e fragranza del corpo sono state osservate anche in taluni Santi venerati dalla sola Chiesa cattolica Romana.

Per gli ortodossi, corpo e anima compongono la persona, e alla fine, corpo e anima verranno ricomposti; quindi, il corpo di un santo condivide la santità dell'anima del santo. Anche il corpo è irradiato e santificato dalla grazia che ha santificato l'anima della persona ed è un veicolo di benedizione.

Poiché la Chiesa ortodossa non mostra reale distinzione tra i vivi e i morti, gli ortodossi trattano i santi come se fossero ancora tra noi. Essi li venerano e richiedono le loro preghiere, e considerandoli fratelli e sorelle in Gesù Cristo. I santi sono venerati e amati e viene loro richiesto di intercedere per la salvezza, ma non viene loro data la venerazione riservata a Dio, perché la loro santità deriva da Dio. Infatti, chiunque adori, invece che venerare, un santo, una reliquia o un'icona, verrà scomunicato. Come regola generale, solo il clero può toccare le reliquie, allo scopo di spostarle o portarle in processione, comunque, nella venerazione il fedele bacia le reliquie per mostrare amore e rispetto verso il santo e per essere da esse benedetto. Ogni altare in ogni Chiesa ortodossa contiene reliquie, solitamente di martiri. Gli interni delle chiese sono ricoperti da icone di santi, ma non sono ammesse rappresentazioni scultoree.

I Sacramenti

La Chiesa ortodossa non ha mai definito dogmaticamente il numero ufficiale dei sacramenti, ma in tempi recenti ha riconosciuto di fatto i sette sacramenti della Chiesa cattolica, ai quali aggiunge altri riti come la tonsura monastica, la benedizione delle acque, la consacrazione delle icone.

In altre parole: la Chiesa ortodossa a differenza della Chiesa cattolica Romana, non distingue fra sacramenti e sacramentali. Distinzione questa conseguente alla scolastica.

I sette sacramenti, detti anche misteri sono Battesimo, Cresima, Eucaristia (comunione), Penitenza (confessione), Unzione degli infermi, Ordine sacro, Matrimonio.

Il Battesimo è il sacramento che apre la porta a tutti gli altri. A differenza della Chiesa cattolica Romana che amministra il battesimo per infusione [anche se la Chiesa Romana prescrive come prima formula il battesimo per immersione e quello per infusione è l' "oppure", ovvero il secondo modo possibile. Infatti diversi movimenti cattolici, ad es. il Cammino Neocatecumenale, praticano il battesimo per immersione], gli Ortodossi praticano questo rito con tre immersioni integrali del candidato nel Fonte battesimale, e con la formula in terza persona "Il Servo di Dio N. viene battezzato nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo.Amen.".

È da rilevare che in greco baptisma significa infatti "immersione" e la stessa Chiesa cattolica Romana, quantomeno fino al XIV secolo praticava il battesimo per immersione, prova ne sia la presenza di specifici edifici di culto, i battisteri.

Tuttora il Rito Ambrosiano pratica il battesimo per triplice immersione, sebbene limitata all'occipite.

La Chiesa ortodossa pratica il battesimo di infanti e adulti come momento in cui uno nasce in Cristo. La persona che entra nella vasca battesimale non è vista come quella persona che ne emerge. Perciò alla persona viene dato un nuovo nome, usando sempre ed esclusivamente il nome di un santo. Oltre ai compleanni, gli ortodossi celebrano l'onomastico di una persona che, per il suo legame con il battesimo e il santo protettore della persona, ha un profondo significato.

La Cresima, equivalente della Confermazione occidentale, è l'unzione che segue immediatamente il Battesimo per donare al neofita lo Spirito Santo. Il rito è esteso su tutto il corpo con una serie di più unzioni col Crisma benedetto dal vescovo. A differenza della Chiesa latina, il ministro ortodosso della Confermazione è il sacerdote, il crisma è comunque sempre consacrato da un vescovo.

L'Eucaristia, o Divina Liturgia, è il sacramento che perfeziona il legame di comunione con Cristo, mediante la partecipazione al suo Corpo e al suo Sangue in cui si trasformano il pane e il vino consacrati dal sacerdote. Questo processo, chiamato trasmutazione, è l'equivalente della transustanziazione cattolica ma non è definita dogmaticamente. L'Eucaristia é celebrata con pane di frumento fermentato e non azzimo e vino rosso mescolato con acqua tiepida all'interno di un calice. La Comunione è distribuita sempre sotto le due specie, rispettando alla lettera il comando di Cristo "Prendete e bevetene tutti".
Per ricevere l'Eucaristia non si esige la capacità di distinguere il pane comune da quello trasmutato, tanto che la Comunione viene amministrata subito dopo il Battesimo.

Mentre i cattolici identificano con le parole di Cristo all'ultima cena la formula del sacramento che compie la transustanziazione, al contrario gli ortodossi identificano la trasmutazione nella conclusione del canone eucaristico, cioè l'Epiclesi o invocazione dello Spirito Santo.

La Penitenza o "Confessione" è molto simile all'equivalente occidentale, anche se ognuno deve confessarsi col proprio "padre spirituale" e in assenza del classico confessionale a grata, introdotto solo in Occidente. Inoltre la Confessione è priva del contesto legalistico peccato-pena tipicamente occidentale, vedendo nella Confessione piuttosto una terapia per l'anima. Infatti, a differenza che nella Chiesa cattolica Romana il confessore non "assolve" il penitente dai peccati bensì recita una preghiera invocando il perdono divino.

L'Unzione degli infermi è data liberamente anche a coloro che soffrono solo spiritualmente. Non è mai stata riservata solo all'ultima ora (come era nell'Estrema Unzione occidentale), ma al contrario è data anche a tutti i fedeli in occasioni in cui si richieda soccorso spirituale.

L'Ordine è il sacramento che permette la nomina dei ministri della Chiesa, nei tre gradi di vescovo, presbitero e diacono. Solo il vescovo è eletto fra celibi (nella fattispecie monaci), mentre sacerdoti e diaconi possono esser scelti fra clero celibe e sposato indifferentemente, purché non siano persone in seconde nozze e non si sposino dopo l'ordinazione. I ministri sono eletti solo fra i maschi.
Il Matrimonio è il sacramento che unisce un uomo e una donna per sempre in un vincolo indissolubile d'amore. Per questo è assolutamente monogamico ed eterosessuale. Neppure la morte di uno dei due coniugi scioglie il vincolo del matrimonio. Solo il vescovo può decidere di ammettere i suoi diocesani a seconde o terze nozze che peraltro vengono celebrate con austerità. Ove sia assolutamente venuto meno l'amore coniugale può ammettersi il divorzio.

Escatologia

Nell'Ortodossia si crede che il Paradiso non sia una realtà statica. L'umanità sarà riportata alla perfezione, ma tale perfezione non è un fine ultimo in sé e per sé: il fine è l'unione con Dio. I tratti negativi che ora caratterizzano la natura umana spariranno, e l'uomo diverrà quanto era stato originalmente voluto. Dato che l'amore e la saggezza di Dio sono infiniti, la progressione costante verso una più profonda comprensione di tali amore e saggezza sono considerati come una benedizione celeste.

Gli ortodossi credono pure che chi rifiuta l'amore e la misericordia divina, si pone in uno stato tale che l'esperienza della presenza divina verrà percepita come insopportabile e dolorosa. Questo è l'inferno il quale, però non è un luogo di assenza di Dio ma uno stato umano in cui Dio non è goduto ma patito.

Per questo tutte le antiche rappresentazioni del Giudizio Universale in Occidente e quelle che ancora oggi si dipingono in Oriente presentano i dannati immersi in un fiume di fuoco che sgorga direttamente dal nimbo della gloria divina di Cristo.

L'Ortodossia, fedele alla prassi antica, (almeno secondo una definizione formale esplicita, poiché a livello teologico e liturgico è già rintracciabile), non crede ad un terzo stato come il Purgatorio, esposto solo successivamente in Occidente. Essa ritiene che, dopo la morte, l'uomo, nella sua ascesa a Dio, debba oltrepassare dei punti di blocco definiti come "stazioni di pedaggio". Nella sua salita verso Dio l'uomo incontra i "demoni dell'aria" ed è da loro provato, giudicato e tentato. Il giusto che ha vissuto santamente sulla terra attraversa velocemente queste prove senza alcun timore e terrore semplicemente perché, sulla terra, ha già superato vittoriosamente ogni tentazione che lo allontanava da Dio.

Dialogo recente

In seguito al Grande scisma sono stati numerosi i tentativi di riconciliazione attuati da ambo le parti.

Negli ultimi secoli il dialogo cattolico-ortodosso si è mosso su tre direttive:

  • la gestione della vita ecclesiale delle chiese uniate e dei loro rapporti con la sede romana, con la quale si trovano in piena comunione;
  • le occasioni di dialogo col patriarca ecumenico di Costantinopoli, che è formalmente il riferimento di tutte le chiese autocefale ortodosse, ma che ha fattuale e diretta autorità su poche migliaia di fedeli in Turchia;
  • i tentativi di confronto con la principale chiesa ortodossa, quella russa, guidata dal patriarca di Mosca.

Negli ultimi decenni si sono verificate diverse occasioni d'incontro tra pontefici e patriarchi di Costantinopoli, ma i risultati degli sforzi ecumenici verso il patriarcato russo sono stati di fatto sterili.

L'enciclica Demandatam coelitus humilitati nostrae (24 dicembre 1743, online lat.) di Benedetto XIV vieta la costrizione al rito latino della chiesa melchita, che alcuni cattolici volevano essere completamente uniformata alla liturgia romana.

Anche la lettera apostolica di Leone XIII Orientalium Dignitas (30 Novembre 1894, tr. ing.) torna sullo stesso problema, garantendo alle chiese uniate (nella fattispecie quella melchita) la piena dignità di culto e tradizione, vietando eventuali costrizioni al passaggio alla liturgia latina.

Concilio e Paolo VI

Gli sforzi ecumenici si fanno più intensi e costruttivi a partire dal Concilio Vaticano II. In preparazione ad esso, il 5 giugno 1960 venne creato il Segretariato per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, che con la riforma della curia della Pastor Bonus (28 giugno 1988) prenderà il nome di Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.

Il decreto conciliare Orientalium Ecclesiarum (21 novembre 1964) tratta di alcune norme relative alle chiese uniate, precisando nella conclusione che "tutte queste disposizioni giuridiche sono stabilite per le presenti condizioni, fino a che la Chiesa cattolica e le Chiese orientali separate si uniscano nella pienezza della comunione".

Il decreto conciliare sull'ecumenismo Unitatis Redintegratio (21 novembre 1964) dedica al dialogo con le chiese orientali separate i nn. 14-18: ne ricorda le fedeltà alla tradizione, ne elogia le viva liturgia, e conclude che per "ristabilire o conservare la comunione e l'unità bisogna 'non imporre altro peso fuorché le cose necessarie' (At 15,28). Desidera pure ardentemente che d'ora in poi, nelle varie istituzioni e forme della vita della Chiesa, tutti gli sforzi tendano passo passo al conseguimento di essa, specialmente con la preghiera e il dialogo fraterno circa la dottrina e le più urgenti necessità pastorali del nostro tempo. Raccomanda parimenti ai pastori e ai fedeli della Chiesa cattolica di stabilire delle relazioni con quelli che non vivono più in Oriente, ma lontani dalla patria" (UR 18).

La costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium (21 novembre 1964) al n. 23 accenna alle chiese orientali, sottolinenado l'unicità nella fede e la molteplicità nell'organizzazione ecclesiale, che "dimostra con maggiore evidenza la cattolicità della Chiesa indivisa".

Il patriarca ortodosso Atenagora I e Paolo VI a Gerusalemme (5 gennaio 1964).

Un risultato notevole dello sforzo ecumenico intrapreso dal concilio è stato l'incontro a Gerusalemme tra il patriarca ecumenico Atenagora I e papa Paolo VI, il 5 gennaio 1964. Nel suo saluto (online lat) il papa, citando l'evangelico "ut unum sint" ("affinché siano uno"), ha auspicato che "siano dissipati a tempo e luogo opportuno i dissensi circa la dottrina, la liturgia, la disciplina".

L'anno successivo, il 7 dicembre 1965, fu letta una dichiarazione comune cattolico-ortodossa sia nella sede del concilio a Roma sia in una cerimonia apposita a Costantinopoli. Nella dichiarazione (online en), ricordando la reciproca scomunica del 1054 tra i delegati papali e l'imperatore bizantino e il suo seguito, precisa che i protagonisti "hanno diretto le scomuniche alle persone in questione, non alle chiese. Queste scomuniche non erano intese a rompere la comunione ecclesiastica tra le sedi di Roma e Costantinopoli". Anche se viene riconosciuto che questo gesto di giustizia e perdono reciproco non è sufficiente a mettere fine alle altre differenze tra le chiese cattolica e ortodossa, viene espressa la speranza che "il gesto sia inteso come espressione di un sincero desiderio condiviso di riconciliazione, e un invito a proseguire il dialogo in spirito di fiducia, stima e carità reciproca, per arrivare - con l'aiuto di Dio - a vivere ancora assieme, per il maggior bene delle anime e la venuta del regno di Dio, in quella piena comunione di fede, accordo fraterno e vita sacramentale che esisteva nei primi mille anni della vita della Chiesa". Un secondo incontro tra Paolo VI e Atenagora si è avuto il 25 luglio del 1967 al Fanar (il "Vaticano" ortodosso a Istanbul), visita ricambiata nell'ottobre 1967 in Vaticano.

Giovanni Paolo II

Il patriarca ortodosso Demetrio I e Giovanni Paolo II a Istanbul (30 novembre 1979).

L'elezione papale di Giovanni Paolo II (1978), di origine slava, ha iniziato una più intensa fase del dialogo tra cattolici e oriente cristiano ("ho ritenuto che fosse uno dei primi doveri del mio servizio pontificio rinnovare un personale contatto con il Patriarca ecumenico Dimitrios I", Ut Unum Sint, 52). Il proposito si concretizzò con la visita al patriarca Dimitrios I presso il Fanar il 29 novembre del 1979, che fu ricambiata nel dicembre 1987. In questo clima dialogico vanno collocate le visite del papa in paesi ortodossi: Romania (1999); Grecia (2001); Ucraina (2001); Bulgaria (2002); Bosnia (2003). Le ripetute proposte del papa di visite reciproche al patriarca di Mosca rimasero inascoltate.

Nel 1979 è stata fondata la Commissione mista internazionale per il Dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme.

Nel 1980 il papa, parlando ai cristiani non cattolici in una sua visita a Parigi, usò la felice metafora che ha avuto poi grande fortuna: "Non si può respirare come cristiani, direi di più, come cattolici, con un solo polmone; bisogna aver due polmoni, cioè quello orientale e quello occidentale".[4]

L'enciclica sull'impegno ecumenico Ut unum sint (25 maggio 1995) include un'ampia sezione sulla riconciliazione con le "chiese sorelle" ortodosse, e riprende l'appello di Parigi ("la Chiesa deve respirare con i suoi due polmoni!", 54).

In segno di "distensione", il 27 novembre 2004 papa Giovanni Paolo II ha restituito le reliquie dei patriarchi Giovanni Crisostomo e Gregorio Nazianzeno a Costantinopoli, che furono trafugate durante il saccheggio del 1204.

Benedetto XVI

Il patriarca ortodosso Bartolomeo I e Benedetto XVI al Fanar (30 nov. 2006).

Papa Benedetto XVI ha incontrato il patriarca ecumenico Bartolomeo I al Fanar il 30 novembre 2006, firmando una dichiarazione congiunta e ribadendo la necessità del dialogo fra le due Chiese (online).

Francesco

Incontro a L'Avana tra papa Francesco e il patriarca di Mosca Cirillo I (12 febbraio 2016).

Il 12 febbraio 2016 papa Francesco ha incontrato il patriarca ortodosso di Mosca Cirillo I presso l'aeroporto di L'Avana (Cuba). L'incontro è stato storicamente significativo in quanto il primo avvenuto tra un papa e un patriarca di Mosca dopo il Grande scisma (1054). Al termine dell'incontro i due hanno firmato una dichiarazione congiunta (online), che presta particolare attenzione ai problemi contemporanei come la persecuzione dei cristiani in medio oriente.

Altre Chiese orientali e Chiese uniate

Non tutte le Chiese orientali sono ortodosse in senso stretto. Esistono infatti antiche Chiese d'oriente, non legate a Costantinopoli, che non riconoscono alcuni concili ecumenici. Fra queste sono da annoverare la Chiesa nestoriana, che riconoscono solo i primi due Concili Ecumenici, e le Chiese "non calcedoniane", un tempo impropriamente definite monofisite, come le Chiese copta o armena, che riconoscono la validità dei primi tre Concili Ecumenici.
Esistono Chiese che hanno riti e discipline pressoché identici alle Chiese Ortodosse ma che riconoscono l'autorità di Roma. Queste chiese sono comunemente dette "uniate"; i fedeli di tali Chiese, reputano tale termine improprio e non privo di venature offensive. Preferiscono essere indicati come "Cattolici di rito orientale".
Infine, esistono comunità ecclesiali tradizionaliste o nazionaliste che hanno rotto la comunione con Costantinopoli. Un esempio ne costituiva la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia[5], che è però ritornata ufficialmente in comunione con la Chiesa ortodossa russa il 17 maggio 2007.

Elenco delle Chiese ortodosse

Diffusione dell'Ortodossia

██ Religione dominante

██ Paesi con significative minoranze (oltre il 10%)

La Chiesa ortodossa è un insieme di Chiese autonome, in comunione reciproca. Due i gruppi principali.

  1. Chiese ortodosse calcedoniane, cioè che hanno accettato la dottrina cristologica del Concilio di Calcedonia del 451. All'interno della comunione ortodossa ogni Paese può sviluppare una chiesa nazionale. Tali chiese vengono definite autocefale: eleggono il loro capo ed hanno diritto all'autogoverno.
  2. Chiese ortodosse non calcedoniane, o antico-orientali, comprendono un insieme disomogeneo di culti e tradizioni liturgiche.

Chiese ortodosse calcedoniane

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce autocefalia
Patriarcati
Chiese nazionali autocefale

Chiese autonome

Chiese scismatiche o in controversia con l'Ortodossia

Chiese "resistenti"

Queste chiese sono dette "resistenti" in relazione a ciò che percepiscono come gli errori del modernismo e dell'ecumenismo delle chiese ortodosse maggioritarie, ma non si ritengono scismatiche.

Non concelebrano la Divina Liturgia con le principali chiese ortodosse sebbene siano all'interno dei limiti canonici della Chiesa, cioè mantengono la fede ortodossa, la successione episcopale legittima e comunità con continuità storica. Hanno rapporti con i fedeli da tutte le giurisdizioni canoniche e sono riconosciute dalla Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

Chiese che si sono volontariamente "murate"

Queste chiese non sono in comunione con le altre giurisdizioni ortodosse e non si riconoscono fra loro:

Chiese nazionali in polemica con quelle "ufficiali"

Altre Chiese ortodosse non riconosciute

Quadro storico

Note
  1. (IT) San Gregorio
  2. (IT) Kallistos
  3. (IT) Filioque
  4. Giovanni Paolo II, Allocutio Lutetiae Parisiorum ad Christianos fratres a Sede Apostolica seiunctos habita, 31 maggio 1980: AAS 72 [1980] 704, online.
  5. (EN) Russian Orthodox Church Outside Russia
  6. (EN) Church of the Genuine Orthodox Christians of Greece
Voci correlate
Collegamenti esterni
Siti ufficiali di Chiese ortodosse
Fonti ortodosse
Fonti non ufficiali sugli ortodossi
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