Monastero dei Siriani

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Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall'UNESCO
Deir as Suriani.jpg
Esterno del monastero nel 2008 in Wadi el Natrun
Altre denominazioni
Stato Egitto
Regione Deserto di Nitria
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Diocesi
Religione Copta
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Sito web

Sito ufficiale

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Oggetto tipo Monastero
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Dedicazione Maria Vergine
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Architetto


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Note
Coordinate geografiche
30°19′04″N 30°21′15″E / 30.317778, 30.354167 bandiera Egitto
Mappa di localizzazione New: Egitto
Monastero dei Siriani
Monastero dei Siriani
Alessandria
Alessandria
Il Cairo
Il Cairo
Patrimonio UNESCO.png Patrimonio dell'umanità
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Pericolo Bene non in pericolo
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Il Monastero dei Siriani (Deir as Suriani) è un complesso monastico della Chiesa Copta che sorge nel Deserto di Nitria. Sorge a circa cinquecento metri dal complesso monastico di Amba Boshoi. Il complesso è dedicato alla Santa Vergine Maria e ne porta il suo nome. Anche se è meglio conosciuto come il Monastero siriaco o dei Siriani, in quanto fu per lungo tempo occupato da monaci provenienti da quella regione.

Origini

Frescos from the Syrian monastery of Wadi Natrun.

La data della fondazione del monastero non è oggi conosciuta. La maggior parte delle fonti lo fa risalire al VI secolo. L'istituzione del complesso monastico è strettamente legata all'eresia miafisita del patriarca di Alessandria Timoteo III morto nel 535, eresia che affermava l'incorruttibilità del corpo di Cristo, in contrapposizione all'ortodossia. Nelle comunità monastiche della Scete la maggior parte dei religiosi abbracciò questa fede, ma importanti minoranze che restarono ferme nella fede ortodossa costruirono a poca distanza nuovi monasteri, mantenendone lo stesso nome ma con l'aggiunta di Theotokos che stava ad indicare il riconoscimento dell'importanza dell'incarnazione, minimizzata invece presso i miafisiti. Anche il monastero in questione fu il risultato della scissione avvenuta all'interno del monastero di Amba Boshoi, e venne chiamato Monastero della Santa Vergine Theotokos.

Agli inizi del VIII secolo il monastero fu acquistato da un gruppo di facoltosi mercanti siriani di Tikrit, presenti al Cairo, per 12'000 dinari e venne occupato da monaci provenienti dalla Siria prendendo il nome di Monastero della Madonna dei Siri, da qui probabilmente il nome che porta ancora oggi.

La Scete fu oggetto in varie occasioni di attacchi da parte di predoni Berberi e Beduini, il quinto di questi saccheggi, avvenuto nel 817, fu particolarmente disastroso per il monastero, ma nel 850 venne ricostruito da due monaci di nome Matteo e Abramo.

Nel 927 il monaco Mosè di Nisibi (907-943) si recò a Bagdad, presso la corte del califfo Al-Muqtadir, per chiedere l'esenzione fiscale per i monasteri della Scete. Il monaco nel suo lungo viaggio, durato tre anni e che toccò Siria e Mesopotamia, raccolse circa 250 manoscritti siriaci di vario genere di quelle regioni. Questo fece del monastero della Madonna dei Siri uno dei più importanti luoghi di conservazione della cultura e della fede siriaca.

Medioevo

Secondo quanto riportato da Mawhub ibn Mansur ibn Mufarrig, coautore della Storia dei Patriarchi di Alessandria, nel 1088 il monastero contava sessanta monaci ed era il terzo per importanza nel Deserto di Nitria, dopo quello di San Macario il Grande e di San Giovanni il Nano.

Nel XII secolo attraversò un periodo di difficoltà non essendoci più monaci siriaci.

Nel XIV secolo fu decimato dalla peste. Durante la visita fatta dal monaco Mosè del monastero di Mar Gabriel di Tur Abdin oggi in Turchia, era presente ancora solo un monaco siriano.

Nel XV secolo fu visitato dal Patriarca di Antiochia che concesse molti privilegi e donazioni al fine di riportarlo agli antichi splendori. Ma la scarsità di monaci di quella regione continuò anche nei secolo successivi. Nel 1516 solo 18 dei 43 monaci presenti erano siriani mentre gli altri erano egiziani copti. Durante il patriarcato di Gabriele VII di Alessandria (1526-1569), che fu monaco in questo convento, vennero inviati dieci monaci al Monastero di San Paolo eremita e venti al Monastero di Sant'Antonio nel Deserto Orientale.

Nel XVII secolo abbiamo le prime visite di viaggiatori europei dalla Francia, Germania e Inghilterra, che parlano della presenza nel monastero di due chiese, una per i Siriani e una per gli Egiziani (Copti). Essi parlano di un miracoloso albero chiamato Albero di Sant'Efrem, si racconta che questo santo si recò in visita ai monasteri della Scete e fece visita a San Bishoi di Nitria, dapprima i due monaci non si comprendevano parlando lingue differenti ma dopo un poco Bishoi iniziò ad esprimersi miracolosamente in siriaco. Durante questa conversazione Efrem si era appoggiato allo stipite di legno della chiesa che miracolosamente iniziò a radicare e a germogliare, questa pianta di acacia è ancora oggi indicata con il nome di Albero di Sant'Efrem.

Tra i visitatori vi furano Peter Heyling missionario luterano di Lubecca e Yusuf Simaan Assemani un libanese inviato da Papa Clemente XI, essi riferirono della presenza nel monastero di alcuni monaci siriani. L'inviato del Papa riuscì ad acquistare quaranta preziosi manoscritti della biblioteca del monastero, oggi presenti nella Biblioteca Apostolica Vaticana.

Storia moderna

Tra il 1839 e il 1851 il British Museum riuscì ad entrare in possesso di circa cinquecento manoscritti del monastero in gran parte di carattere religioso ma anche di filosofia e di letteratura antica. La fama di questi scritti fece accorrere molti studiosi nel monastero in quel secolo tra essi: Lansing (1862) , Chester (1873) , Junkers (1875), Jullien (1881) e Butler (1883).

La scoperta di questi importanti documenti fece crescere le ricerche sulla lingua e scrittura siriaca che permisero la traduzione di importanti testi dell'antichità come Aristotele, Euclide, Archimede, Ippocrate e Galeno che fino ad allora erano solo conosciuti attraverso traduzioni latine di epoca posteriore.

Ai nostri giorni il monastero siriaco ha dato una grande opportunità di conoscere la pittura murale copta. Tra il 1991 e il 1999, diversi strati di intonaci successivi hanno evidenziato l'evoluzione pittorica nella chiesa della Vergine Maria e in quella dei Quarantanove martiri tra il VII e il XIII secolo.

Il monastero è protetto da un grande muro, costruito nel IX secolo, con un'altezza che varia dai 9.5 agli 11.5 metri. Il complesso monastico possiede anche una torre e un grande refettorio. Attualmente vi si trovano cinque chiese: due dedicate alla Vergine Maria le altre rispettivamente ai Quarantanove martiri, ai Santi Honos e Marutha e a San Giovanni il Nano.

Papi Copti vissuti nel monastero

Collegamenti esterni