Chiesa ortodossa copta

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Chiesa ortodossa copta
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Classificazione Ortodossa
Orientamento Chiesa non calcedonese
Fondazione
Associazione Chiese ortodosse orientali
Diffusione Egitto, Etiopia e Eritrea
Rito copto
Primate Papa di Alessandria Teodoro II
Sede Alessandria d'Egitto
Struttura organizzativa episcopale
Separazioni Chiesa ortodossa etiopica
Fedeli Tra 15 e 18 milioni
Altri nomi Chiesa copta
Shenuda III di Alessandria (Asyūṭ, 3 agosto 1923Alessandria d'Egitto, 17 marzo 2012), 117º papa della Chiesa ortodossa copta e patriarca di Alessandria dal 14 novembre 1971 alla morte.

La Chiesa ortodossa copta è una chiesa cristiana miafisita (impropriamente detta monofisita, definizione non accettata dagli Ortodossi etiopi). È una delle Chiese orientali antiche.

Nella Chiesa copta il titolo di Papa spetta al patriarca di Alessandria. Il 17 marzo 2012, Shenouda III , 117° Papa della Chiesa ortodossa copta è morto all'età di 88 anni. A differenza di quanto avviene nella Chiesa cattolica, per il papa copto non esiste un analogo del dogma dell'infallibilità papale.

Per un'antica tradizione, i vescovi della Chiesa copta possono provenire solo dal "clero bianco", cioè dai monaci. Inoltre ad essi è richiesto il celibato.

Nel corso del XIX secolo una parte di essa si è portata in comunione con il papa di Roma ed ancora oggi sussiste sotto il nome di Chiesa cattolica copta.

Etimologia

Il termine "copto" deriva dall'arabo qubṭ (قبط), un'arabizzazione del termine di Kubti (bohairico) e Kuptaion (sahidico). Tale termine a sua volta deriva probabilmente dal greco aiguptos, egiziano. Il termine greco Aiguptos, "Egitto", ha una lunga storia: risale infatti a un'antica lingua micenea (prima forma del greco), nella quale il termine si dice a-ku-pi-ti-jo (letteralmente "egiziano", usato nel senso di uomo egiziano). Il significato etimologico del termine si riferisce pertanto alle persone di origini egiziane, non solo a quelle che professano la religione copta.

Dopo la grande conversione di gran parte del popolo egiziano all'Islam, il termine copto iniziò a essere associato agli egiziani cristiani che non si unirono in matrimonio con gli invasori arabi.

Nel XX secolo, alcuni egiziani nazionalisti e intellettuali cominciarono a usare il termine copto nel senso storico. Markos Pasha Semeika, fondatore del Museo Copto, disse che ogni egiziano è o musulmano copto o cristiano copto, poiché entrambi i gruppi di fedeli discendono dagli antichi egiziani.

Storia

La Chiesa fu fondata in Egitto nel I secolo. Essa ha origine dalla predicazione di san Marco, il discepolo che scrisse il suo Vangelo nel I secolo e portò il cristianesimo in Egitto al tempo dell'imperatore Nerone.

I primi monaci copti vissero in Egitto durante il IV secolo. Molti di loro morirono come martiri.

Eluro, grazie a monaci cristiani egiziani, fu il fondatore della Chiesa egizia monofisita, detta appunto Chiesa copta.

Tra il 484 e il 519, nel periodo dello scisma acaciano, voluto dal patriarca di Costantinopoli Acacio, il monofisismo si rafforzò in Egitto, grazie soprattutto a Pietro Mongo, vescovo d'Alessandria e successore di Eluro, che accettò l'Henoticon, il documento di compromesso (poi fallito) tra cattolici e monofisiti, voluto dall'imperatore Zenone di Bisanzio (474-475 e 476-491).

La Chiesa copta è stata una delle Chiese a soffrire di più dell'avanzata araba nel Nord Africa.

Negli anni successivi i copti considerarono gli Arabi come liberatori durante la loro lotta con i bizantini. I rapporti col potere arabo-islamico sono segnati dall'alternanza tra momenti di maggiore tolleranza e fasi di persecuzione religiosa.

La disputa dottrinale

Durante il IV e V secolo si ebbe lo scisma della Chiesa copta dalla Chiesa latina e greca[1].

Il IV ed il V secolo furono caratterizzati dalle cosiddette "eresie cristologiche". I cristiani, cioè, si divisero circa la natura di Cristo. Gli ariani accentuavano la natura "umana", i nestoriani, invece, consideravano Cristo sia uomo che Dio, ma non ammettevano la contemporaneità di tali nature.

La Chiesa riunita nel Concilio di Calcedonia affermò che Cristo era, al tempo stesso, completamente Dio e completamente uomo, avendo due nature. Ciò provocò lo scisma dei duofisiti nestoriani e dei miafisiti (Ortodossia etiopica), che si separarono dal resto della Chiesa rimandendo fedeli ai concili precedenti. In realtà la concezione della Chiesa copta su Cristo si distingueva da quella dei nestoriani e dei monofisiti veri e propri (Eutiche). Anche oggi i copti amano definirsi "miafisiti", in quanto non credono alla definizione calcedonese "due nature in una persona" ma preferiscono parlare di "unica natura del Verbo incarnato", secondo le parole di san Cirillo di Alessandria. Questo perché, secondo il dettato biblico, ad ogni natura corrisponde una persona e, affinché la Trinità non diventi "Tetra-", Cristo deve essere concepito con un'unica natura.

I copti credono quindi che il Signore Gesù sia perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità, ma la sua divinità e la sua umanità sono state unite in una sola natura chiamata "la natura del Verbo incarnato", ribadita da san Cirillo di Alessandria.

I copti, quindi, credono in un'unica natura: "umana" e "divina", unite in un'unica natura, "senza mescolanza, senza confusione, senza alterazione" (dalla dichiarazione di fede alla fine della divina liturgia copta). Queste due dimensioni (umana e divina) "non si sono separate nemmeno per un attimo o battito di ciglia" (dalla dichiarazione di fede alla fine della divina liturgia copta). Per i copti Gesù è Dio completo e uomo completo insieme, ma quella di Cristo è comunque un'unica natura nata dall'unione delle due precedenti, senza né mescolanza né confusione o separazione. La Chiesa copta ritiene di essere stata fraintesa nel Concilio di Calcedonia del V secolo.

I tempi recenti

Dopo il concilio Vaticano II, Chiesa cattolica e chiesa copta hanno iniziato un cammino ecumenico di dialogo. Questo ha portato nel 1973 al primo incontro, dopo quindici secoli, tra papa Paolo VI ed il patriarca dei copti Shenouda III. Insieme decisero di iniziare un dialogo teologico, il cui frutto principale è stata la dichiarazione comune del 12 febbraio 1988, che esprime un accordo ufficiale sulla cristologia, accordo approvato dal Santo Sinodo della Chiesa Copta Ortodossa. La dichiarazione comune sulla fede cristologica mette fine a secoli di incomprensione e di reciproca diffidenza. Così i due pontefici si esprimono:

« Crediamo che il Nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo, il Verbo Incarnato è perfetto nella Sua Divinità e perfetto nella Sua Umanità. Ha reso la Sua Umanità una con la Sua Divinità senza mescolanza, commistione o confusione. La Sua Divinità non è stata separata dalla Sua Umanità neanche per un momento o per un batter d’occhio. Al contempo [pronunciamo anatema sulla] dottrina di Nestorio e di Eutiche»

Liturgia

La liturgia copta è simile a quella ortodossa (Divina Liturgia), ma le due liturgie si sono evolute differentemente, anche perché quella ortodossa è stata influenzata dal ruolo del patriarcato di Costantinopoli, mentre quella copta dal ruolo del patriarcato di Alessandria. La Chiesa copta vanta, infatti, di non aver accettato le decisioni del Concilio di Calcedonia del 451. Ciò fa sì che i cristiani copti siano chiamati "protocalcedoniani".

Lingua

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce lingua copta

La lingua copta si scrive per mezzo dell'alfabeto copto, simile al greco.

La lingua copta è la sola discendente dell'egiziano antico. È dunque una lingua afro-asiatica, nonostante questa teoria non sia accettata da tutti i linguisti. Si contano vari dialetti:

Solo il bohairico è ancora utilizzato e unicamente nel linguaggio della liturgia. Esso ha rimpiazzato, nell'uso liturgico, il sahidico nel XI secolo. A partire da questa scelta è nata l’emergenza di un'identità copta. Da notare è che il termine sa’id deriva da una parola copta/egiziana la quale designa un fiore del deserto egiziano che fiorisce in qualche ora sotto l'effetto della pioggia passeggera e, in seguito, appassisce molto rapidamente.

Lo studio della grammatica copta si poggia su due orientamenti di studio linguistici, diacronico e sincronico, la cui scelta è terreno di dibattito tra linguisti. I due punti di vista partono entrambi dal principio che lo studio dei dialetti permette di risalire alla grammatica copta originale, focalizzandosi principalmente sul copto liturgico il quale sarebbe una normalizzazione più o meno arbitraria del copto antico.

Questo tipo di orientamento teorico è stato utilizzato per lo studio di altre lingue:

  • lo studio del sanscrito in cui la normalizzazione della grammatica risale all'epoca di Pāṇini;
  • lo studio dell'ebraico la cui normalizzazione prende il nome di Massora;
  • lo studio del latino normalizzato nel X secolo;
  • lo studio dell'arabo normalizzato dalla grammatica coranica.

Questo primo orientamento teorico è detto linguistica sincronica: i dialetti sono inizialmente reperiti geograficamente e poi studiati in rapporto al contesto storico locale.

Il secondo orientamento teorico è la linguistica diacronica, ed è stato utilizzato da Champollion per decifrare i geroglifici. Essa consiste nello studiare la genealogia delle lingue, in particolare delle loro strutture grammaticali. In questo modo, le ricerche hanno permesso di stabilire delle invarianti grammaticali tra testi geroglifici delle piramidi e le strutture grammaticali dei dialetti copti.

La lista di tali invarianti è divisibile in due gruppi:

  • Le invarianti che si ritrovano uniformemente in tutti i dialetti copti, chiamate Pandialettali.
  • Le invarianti che si trovano solo in alcuni dialetti, ossia le invarianti dialettali.

Calendario

Il calendario copto, chiamato anche calendario alessandrino, è utilizzato dalla Chiesa copta ortodossa in Egitto e in Etiopia.

Tale calendario deriva dall'antico calendario egiziano: esso venne riformato al tempo di Tolomeo III (Decreto di Canopo, 238 a.C.) con l'introduzione del sesto giorno epagomenale ogni quattro anni (in pratica una compensazione come quella dell'anno bisestile); tuttavia tale riforma venne messa in pratica solo nel 25 a.C., quando l'imperatore romano Augusto riformò formalmente il calendario egiziano, tenendolo da quel momento in poi in sincronia con il calendario giuliano. Il calendario copto corrisponde al calendario egiziano così rinnovato.

Seguendo il calendario egiziano, viene mantenuta la suddivisione in tre stagioni della durata di quattro mesi ciascuna. Le tre stagioni sono commemorate da preghiere speciali della liturgia copta e tale suddivisione è mantenuta oggi da molti contadini che vi riconoscono le varie stagioni dell'agricoltura. Oltre ai "normali" 12 mesi di 30 giorni, il calendario prevede anche un "mese" intercalare alla fine dell'anno, della durata di 5 o 6 giorni (in base all’anno bisestile). Gli anni e i mesi coincidono con quelli del calendario etiopico, ma hanno nomi diversi.

L'anno inizia il 29 agosto del calendario giuliano, che solitamente coincide con l'11 settembre nel calendario gregoriano. Il computo degli anni parte dal 284, anno in cui divenne imperatore romano Diocleziano, il cui regno fu segnato da torture e persecuzioni di massa nei confronti dei cristiani, specialmente in Egitto; per questo l'abbreviazione che accompagna l’anno copto è "A.M." (Annum Martyrum, anno dei martiri).

Chiesa copta in Egitto

La Chiesa copta è erede del millenario monachesimo egiziano, di cui mantiene ancora le antiche istituzioni monastiche, ed è sede di istituzioni teologiche e accademiche, con una presenza diffusa in una diaspora a livello mondiale. La valutazione del numero dei copti è un compito arduo: tale numero è tenuto forzatamente basso dalle statistiche ufficiali egiziane (il censimento del 1986 ne dichiara 3.300.000, ossia l’8% degli egiziani). Di fronte alle manipolazioni degli addetti al censimento, e alle strategie di riservatezza degli stessi copti per assicurare la protezione dell’anonimato, gli stessi studi specialistici sulle minoranze cristiane in Medio Oriente non riescono a trovare un accordo e presentano cifre che oscillano fra i 3 e gli 8 milioni.

Il termine copto qualifica nello stesso tempo una lingua, un popolo (Egitto), un culto e una Chiesa. Oggi i copti appartengono a tre principali chiese: la maggioranza dei fedeli si riversa nella più anziana Chiesa copta Ortodossa Tawahedo; gli altri fanno parte della più recente Chiesa cattolica copta e delle chiese protestanti. Il numero di copti in Egitto si suppone oscilli tra il 14% e il 20% (tra 10 e 15 milioni), anche se il governo egiziano insiste sul fatto che i copti siano molto meno, ossia circa il 6% (4 milioni) della popolazione egiziana. Causa della controversia potrebbe essere il numero crescente di copti nati fuori dall’Egitto. Il numero di copti all’interno dell'Egitto sta comunque diminuendo a causa dell’emigrazione dovuta alle discriminazioni da parte dei musulmani integralisti e del governo egiziano. Il World Factbook del 2006 stima che 7,6 milioni, ovvero il 10% degli egiziani, siano cristiani; i copti sarebbero il 9% della popolazione totale. I copti egiziani sono stati oggetti di discriminazioni e molte autorevoli fonti egiziane hanno rilevato che il governo è stato spesso complice o, perlomeno, noncurante di certi "incidenti" contro di essi[2].

Chiesa copta in altri paesi

In Etiopia

Intorno al 356 il vescovo Frumenzio contribuì a convertire al cristianesimo l'Etiopia. La religione cristiana in Etiopia, in principio, trovò resistenze da parte dei locali, ma nel VI secolo riscosse sempre maggior successo con l'arrivo dei Nove Santi, monaci monofisiti che fuggivano dalle persecuzioni.

Dal 640 la Chiesa d'Etiopia fu legata a quella copta egiziana e così rimase fino al 1948. Nel XVII secolo, con il negus Susenyos, ci fu un forte avvicinamento alla Chiesa cattolica, che durò fino al 1632.

L'ultimo negus (poi imperatore), Hailé Selassié (Haylasellase I) (imperatore dal 1930 al 1936 e dal 1941 al 1974) riorganizzò la Chiesa d'Etiopia, avvicinandola alla Chiesa copta egiziana e facendola diventare Chiesa di Stato Tawahedo. Da allora la Chiesa non è più definibile copta ma Ortodossa Tawahedo. Abune Basilios, il primo patriarca, fu eletto nel 1959 e Abune Tewophilos nel 1971. Quest'ultimo venne ucciso dalla giunta militare marxista. I successori furono Abune Tekle Haymanot, Abune Merkorios e Abune Paulos (i primi due non vennero riconosciuti dal sinodo della Chiesa copta).

La Chiesa risente di diversi influssi del credo ebraico, tra cui la circoncisione, la festività settimanale del sabato, la separazione della carne in pura ed impura, e la presenza dell'Arca dell'Alleanza ad Axum.

Oggi la Chiesa d'Etiopia è la più estesa delle chiese pre-calcedoniche e i suoi credenti sono circa 36 milioni, in Etiopia e non. Il termine Tehawido vuol dire, in lingua Ge'ez "l'essere che si è fatto uno", rifacendosi alla dottrina teologica monofisita.

In Eritrea

La più giovane tra le chiese orientali ortodosse è la Chiesa Eritrea Ortodossa Tewahido sorta nel 1993, dopo il raggiungimento dell'indipendenza dell'Eritrea dall'Etiopia. Anche se persistano ancora forti scontri con la Chiesa d'Etiopia, le due chiese sono in comunione tra loro. Il patriarca dal 2004 è Abune Antonios che organizza circa due milioni di fedeli in Eritrea, Europa e Nord America.

I copti in Italia

La diaspora egiziana in Italia è stata stimata circa intorno al mezzo milione di individui. Pare che il dieci per cento di popolazione copta (forse approssimata per difetto, visto che le recenti difficoltà dei copti in Egitto sono stati uno stimolo molto pressante all'emigrazione) è equiparato a una cifra di cinquantamila persone, stanziate su tutto il territorio italiano, ma con una notevole concentrazione nella zona milanese. Tale presenza si è resa visibile sin dalla metà degli anni Settanta, periodo in cui sono cominciate le celebrazioni e le attività pastorali con grande vigore. Dagli anni Ottanta la popolazione copta a Milano e dintorni si è notevolmente incrementata tanto che oggi esistono due vescovi copti in Italia, un monastero (sede episcopale) a Mettone di Lacchiarella presso Milano, diverse parrocchie regolarmente funzionanti e molto frequentate e altre sedi parrocchiali e comunità in formazione.

La Chiesa copta, che nel territorio nazionale italiano ha trovato un ambiente cristiano favorevole e non antagonista, mostra una grande energia e vitalità, frutto di una minoranza religiosa che ha subìto e superato secoli di persecuzione e torture: oltre a una profonda vita pastorale, centrata sull’esperienza del monachesimo del deserto, le comunità copte italiane svolgono anche attività per il mutuo supporto e aiuto dei credenti nella vita sociale e familiare.

Persecuzioni in Egitto

La situazione della comunità copta in Egitto è contrassegnata da numerose contraddizioni e da casi di marginalizzazione e di vessazione messi in luce da alcune organizzazioni per i diritti umani. Alcune fonti sostengono che strati delle forze di sicurezza e degli apparati amministrativi abbiano in passato coperto i gruppi radicali islamici, che si sono resi responsabili di numerosi attacchi armati ed episodi di violenza ai danni della popolazione cristiana, soprattutto nelle zone dell'Alto Egitto.

Intolleranza religiosa

  • Uno studioso islamico si è convertito nel 1992, meditando sul discorso della montagna e dialogando con una cristiana, assumendo il nome di Mark Gabriel e fuggendo dall'ira del padre che lo voleva morto.
  • Bahaa el-Din Ahmed Hussein el-Akkad, studioso e fondamentalista islamico converito al cristianesimo nel gennaio 2005, è stato arrestato dai servizi segreti il 6 aprile con l'accusa di blasfemia, rilasciato poi il 28 aprile 2007 senza alcuna condanna.
  • Nel 2007 il convertito Mohammed Hegazy ha fatto rischiesta per cambiare il proprio credo religioso nella carta d'identità, attirandosi diverse minacce e condanne a morte, ma il giudice ha negato tale possibilità dato che l'Islam rappresenterebbe l'adempimento della religione.
  • La stessa richiesta è stata avanzata nel 2008 da Maher Ahmad El-Mo’otahssem Bellah El-Gohary, che per sfuggire alle continue minacce è fuggito in Francia, accolto con asilo il 30 marzo 2011.[3]

Attacchi e attentati

  • Nel 1981 un gruppo di fondamentalisti uccise 17 cristiani e ne ferì 112. I copti protestarono per l'accaduto. Ma il presidente Sadat represse la protesta e mise agli arresti il capo della Chiesa copta, papa Shenouda III. Fu un caso di detenzione unico nei confronti di un primate di una chiesa cristiana nel Novecento, se si eccettuano i paesi comunisti[4].
  • Il 2 gennaio 2000 nel villaggio di Kosheh 21 cristiani copti sono stati uccisi durante un "pogrom". Delle 89 persone islamiche inizialmente arrestate, solo un uomo è stato condannato per la morte accidentale di un musulmano, mentre gli altri sono stati rilasciati.
  • Il 21 ottobre 2005 una folla di migliaia di musulmani ha attaccato una chiesa copta di Alessandria, causando 3 morti.
  • Il 31 maggio 2008 una folla di musulmani ha attaccato e devastato il monastero copto di San Fana. 3 monaci sono stati torturati e inutilmente incitati a convertirsi all'islam.
  • A Nag Hammadi il 7 gennaio 2010 una sparatoria di fronte alla cattedrale copta ha causato la morte di 11 fedeli.
  • Ad Alessandria d'Egitto, la sera del 1° gennaio 2011 un attacco suicida in una chiesa copta ha causato la morte di 23 persone.
  • Il 7 maggio 2011 una sommossa popolare presso tre chiese copte al Cairo ha portato alla distruzione degli edifici e alla morte di 15 persone.
  • Tra il 9-10 ottobre 2011 al Cairo dei pacifici dimostranti copti chiedevano la ricostruzione di una chiesa di Aswan, dopo il permesso negato dal governatore Mustafa Kamel el-Sayyed. La folla è stata attaccata da soldati causando la morte di 27 persone.
  • Nell'agosto 2013, in seguito ai disordini causati dai Fratelli musulmani contro la deposizione del presidente Morsi, sono state bruciate almeno 80 chiese cristiane (cattoliche, copte, protestanti) e diverse scuole.[5]
Note
  1. All'epoca dell'Impero romano, le Chiese latina e greca insieme formavano l'Ortodossia.
  2. Violenze religiose, in Un'antenna per ogni fede su peacereporter.net. URL consultato il 14 agosto 2008
  3. 29 aprile 2011, "El-Gohary, una storia di ordinaria persecuzione in Egitto", sito zenit, online.
  4. Andrea Riccardi, Il secolo del martirio, Mondadori, pag. 300.
  5. Internazionale, 21 agosto 2013, online.
  6. 6,0 6,1 Fino al 1959 parte della Chiesa copta ortodossa
  7. Fino al 1993 parte della Chiesa ortodossa etiopica
  8. Da non confondersi con la Chiesa cristiana giacobita siriana
  9. 9,0 9,1 9,2 Autonomia dal patriarcato di Armenia
  10. Autonomia dal patriarcato di Antiochia
  11. Da non confondersi con la Chiesa ortodossa siro · malankarese
  12. 12,0 12,1 Autonomia dal patriarcato di Alessandria
Bibliografia
  • Christian Cannuyer, I Copti, trad. it., Interlogos, Schio (Vicenza) 1994
  • Efthalia Rentetzi, L'arte cristiana in Egitto, in O Odigos. Rivista dell’Istituto di Teologia Ecumenica San Nicola, Bari 2008 (n. aprile-giugno), pp. 21-26
  • Alessia Melcangi, I copti nell’Egitto di Nasser. Tra politica e religione (1952-70), Carocci, Roma 2017. ISBN: 9788843082254
Voci correlate
Collegamenti esterni