Monastero di Santa Caterina
Monastero di Santa Caterina | |
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Bene protetto dall'UNESCO | |
Stato | Egitto |
Regione | Monte Sinai |
Religione | Chiesa Cattolica |
Oggetto tipo | Monastero |
Dedicazione | Santa Caterina d'Alessandria |
Stile architettonico | Bizantino |
Inizio della costruzione | 527 |
Completamento | 565 |
Coordinate geografiche | |
Egitto | |
Patrimonio dell'umanità | |
Monastero di Santa Caterina Saint Catherine Area | |
Tipologia | Architettonico |
Criterio | C (i)(iii)(iv)(vi) |
Pericolo | Nessuna indicazione |
Anno | 2002 |
Scheda UNESCO | inglese francese |
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Il Monastero di Santa Caterina o Monastero della Trasfigurazione o in greco Μονὴ τῆς Ἁγίας Αἰκατερίνης è un monastero del VI secolo situato ai piedi del monte Sinai in Egitto, alla foce di una gola inaccessibile. Dedicato a Santa Caterina d'Alessandria, è il più antico monastero cristiano ancora esistente. Nel 2002 è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO per la sua architettura bizantina e perché luogo sacro per tre grandi religioni: Cristianesimo, Islam ed ebraismo. Il monastero conserva inoltre una vasta collezione di manoscritti e icone antichissimi.
Storia
Sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino, nel 328, fece costruire una cappella nel luogo dove, secondo la tradizione, Mosè parlò con Dio nell'episodio biblico del roveto ardente riportato in Esodo 3,2-6.
Fra il 527 e il 565 l'imperatore Giustiniano I di Bisanzio accanto alla cappella fece costruire il monastero, il cui nome originale era Monastero della Trasfigurazione, successivamente fu chiamato Monastero di Santa Caterina perché poco distante da esso, in una grotta sul monte Sinai, attorno all'800, i monaci ritrovarono il corpo di santa Caterina d'Alessandria, che dopo il martirio, avvenuto per decapitazione, perché la ruota alla quale era stata legata si era rotta, era stato trasportato sul Sinai dagli angeli. Queste reliquie furono portate all'interno del monastero e divennero oggetto di culto per i numerosi pellegrini. Giustiniano circondò il monastero con mura possenti per difenderlo dai predoni. Lo fornì anche delle prime icone, risalenti al V-VI secolo e realizzate con la tecnica dell'encausto, tra cui:
- icona di Cristo con un codice in mano del V secolo; con la folta barba leggermente decentrata, i capelli fluenti, un piccolo ciuffo sulla scriminatura ed i baffi alla "mongola" diviene una rappresentazione canonica per tutta l'epoca bizantina. Si nota anche un leggero disasse tra volto e busto (carattere dei maestri greci) e la diversificazione degli occhi.
- icona con testa di Pantocratore divenuta anch'essa canonica.
- icona con Vergine, San Teodoro e San Giorgio: trittico iscritto su un'esedra, con le figure rappresentate frontalmente nella posizione iconografica propria degli imperatori; il volto della Vergine ha lo sguardo in leggera diagonale, carattere tipico delle rappresentazioni agiografiche greco-bizantine. Due angeli compaiono sullo sfondo, con colori diafani a rappresentarne l'incorporeità.
- icona con San Sergio e San Bacco: entrambi indossano un collare circolare incastonato di pietre preziose; un piccolo volto di Cristo al centro unisce le due figure.
- icona con San Pietro principe degli apostoli: in un fondale architettonico con un'esedra, compaiono oltre al santo tre figure superiori (un santo giovanile, Cristo e la Vergine); si nota il naturalismo di barbe e capigliature, ed ancora la diversificazione degli occhi.
Nel monastero è conservato un documento, di pugno di Maometto, con cui accordava protezione al monastero, perché all'interno di esso era stato accolto e protetto dai nemici. In virtù di questo documento il monastero sopravvisse alla dominazione araba, anche se i monaci erano stati dispersi. All'interno delle sue mura fu costruita una moschea, che però non venne mai aperta al culto, perché, per errore, non era stata orientata verso la Mecca.
Durante il VII secolo i monaci furono dispersi, ma il monastero sopravvisse perché ben protetto dalle mura possenti. L'unico accesso attraverso esse è una piccola porta.
Patrimonio culturale
Esso ha una grande importanza, perché contiene la seconda più grande raccolta di codici e manoscritti del mondo, superato solo dalla Biblioteca Apostolica Vaticana. In esso si trovano più di 3.500 volumi in greco, copto, arabo, armeno, ebraico, georgiano, siriaco e altre lingue. Tra questi figura la Bibbia più antica conservata, datata al VI secolo a.C.. Inoltre in esso si trovano opere d'arte uniche, tra cui mosaici, icone russe e greche, paramenti religiosi, calici e reliquiari.
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