Novena di Natale
La Novena di Natale si celebra nei nove giorni precedenti la solennità del Natale, cioè a partire dal 16 dicembre. Comprende vari testi che vogliono aiutare i fedeli a prepararsi spiritualmente alla festa della nascita di Gesù.
Fino al Concilio Vaticano II si celebrava in latino, dopo di esso ne sono state approntate traduzioni nelle varie lingue.
Storia
La Novena del Santo Natale fu eseguita per la prima volta in una casa di missionari vincenziani di Torino nel Natale del 1720, nella chiesa dell'Immacolata che si trovava a fianco del Convitto Ecclesiastico che i missionari gestivano per la formazione del clero.
Fra i missionari maggiormente stimati del Convitto vi era il padre Carlo Antonio Vacchetta (1665-1747), che era "maestro di sacre cerimonie e prefetto della chiesa e del canto"[1]. Amico e frequentatore della casa dei missionari era il beato Sebastiano Valfré.
Entrambi avevano una particolare pietà verso l'umanità di Gesù e ne propagavano la devozione invitando i fedeli a contemplare e adorare il mistero dell'Incarnazione e della Natività di Cristo. È in questo ambiente particolarmente attento a vivere liturgicamente il Mistero di Gesù, Verbo Incarnato, che fu scritta e per la prima volta eseguita in canto la Novena di Natale.
La tradizione attribuisce a padre Vacchetta la redazione dei testi e della musica[2].
Grazie alle missioni popolari portate avanti dai vincenziani, la Novena fu diffusa in Piemonte e da qui in tutta Italia. La diffusione fu facilitata dal fascino del suo canto e dalla semplicità della melodia.
A favorirne la devozione e la diffusione fu Gabriella Marolles delle Lanze, marchesa di Caluso. Questa, che aveva vissuto una giovinezza spensierata e si era sposata prima con Carlo Agostino di Sale delle Lanze e poi con il marchese di Saluzzo, rimasta vedova e venuta ad abitare nei pressi della casa dei vincenziani di Torino, scelse come direttore spirituale il superiore, padre Domenico Amosso. E frequentando la chiesa dell'Immacolata restò particolarmente commossa dalle funzioni di preparazione al Natale, per cui stabilì nelle sue disposizione testamentarie che si facesse "ogni anno et in perpetuo la suddetta Novena"[3].
Senso della Novena
Le profezie della nascita di Gesù furono tratte da brani dell'Antico Testamento e particolarmente dal profeta Isaia.
In esse è espresso non solo il profondo desiderio messianico dell'Antico Testamento con il desiderio che Dio si faccia presente sulla terra, ma in maniera espressiva viene cantata la supplica per la venuta di Gesù, l'eterno Presente nella storia degli uomini.
Varie sono le metafore che alimentano la gioia dell'attesa nella Novena: Gesù verrà come luce, come pace, come rugiada, come dolcezza, come novità, come Re potente, come dominatore universale, come bambino, come Signore giusto.
La Novena vuole suscitare un atteggiamento nel credente: fermarsi ad adorarLo.
Svolgimento
La Novena si apre con il canto delle profezie, alternate con il ritornello Regem venturum Dominum, venite adoremus ("Venite, adoriamo il Re che viene, il Signore").
Segue il polisalmo, cioè un testo costruito componendo vari versetti presi da vari salmi aventi carattere di invocazione per la venuta del Messia. Il polisalmo inizia con le parole Laetentur coeli et exultet terra' ("Si rallegrino i cieli ed esulti la terra")
Segue l'inno En clara vox redarguit, articolato in strofe di quattro versi.
Un'antifona maggiore, diversa per ogni giorno della Novena introduce il Magnificat.
All'orazione finale cantata dal sacerdote fanno da contrappunto le risposte dei fedeli.
La Novena termina con la benedizione.
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