Arcidiocesi di Torino

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Arcidiocesi di Torino
Archidioecesis Taurinensis
Chiesa latina

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arcivescovo metropolita Roberto Repole
Sede Torino

sede vacante
Torino

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Suffraganea
Regione ecclesiastica Piemonte
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Stemma
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Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Nazione bandiera Italia
diocesi suffraganee
Acqui, Alba, Aosta, Asti, Cuneo-Fossano, Ivrea, Mondovì, Pinerolo, Saluzzo, Susa
Coadiutore
Vicario
Provicario
generale
Ausiliari Alessandro Giraudo

Arcivescovi emeriti:

Cesare Nosiglia
Parrocchie 346 (26 vicariati )
Sacerdoti

842 di cui 413 secolari e 429 regolari
2.321 battezzati per sacerdote

641 religiosi 1.656 religiose 142 diaconi
2.037.900 abitanti in 3.540 km²
1.954.900 battezzati (95,9% del totale)
Eretta IV secolo
Rito romano
Cattedrale Metropolitana di San Giovanni Battista
Concattedrale {{{concattedrale}}}
Santi patroni San Giovanni Battista,
Maria Santissima Consolatrice
Indirizzo
Via Val della Torre 3, 10149 Torino, Italia
Coordinate geografiche
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Collegamenti esterni

Sito ufficiale

Dati online 2023 (gc )

Dati dal sito web della CEI
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica

L' Arcidiocesi di Torino (latino: Archidioecesis Taurinensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Italia appartenente alla regione ecclesiastica Piemonte.

Santi patroni

Patroni dell'arcidiocesi sono San Giovanni Battista e Maria Santissima Consolatrice.

Territorio

L'arcidiocesi comprende buona parte della città metropolitana di Torino (137 comuni), nonché 15 comuni in provincia di Cuneo e 6 comuni in provincia di Asti.

L'arcidiocesi confina a nord con la diocesi di Ivrea, ad est con la diocesi di Casale Monferrato, la diocesi di Asti e la diocesi di Alba, a sud con la diocesi di Cuneo-Fossano, ad ovest con la diocesi di Susa, la diocesi di Pinerolo, la diocesi di Saluzzo e l'arcidiocesi di Chambery, quest'ultima in territorio francese.

Sede arcivescovile è la città di Torino, dove si trova la cattedrale di San Giovanni Battista.

Provincia ecclesiastica

La provincia ecclesiastica di Torino comprende le seguenti suffraganee:

Storia

Sulle origini del cristianesimo in Torino non abbondano gli elementi storicamente documentati. Si possono probabilmente riconoscere i santi Avventore, Ottavio e Solutore (vissuti nel III secolo) come i protomartiri torinesi o almeno quelli di cui ci è noto il nome, già venerati al tempo di san Massimo. Le comunità cristiane dell'attuale Italia nord-occidentale si organizzarono in chiese (ossia in diocesi), con a capo un vescovo, prevalentemente in epoca costantiniana.

Secondo la tradizione, il primo vescovo di Torino è san Massimo (conosciuto anche come Massimo I): non si hanno notizie di altri vescovi prima di lui; Massimo I morì tra il 408 ed il 423. Si ricorda un altro vescovo di nome Massimo, il primo documentato storicamente, che partecipò al Concilio di Milano (451) e al Concilio di Roma (465).

Originariamente la diocesi di Torino si estendeva alle valli della Moriana, di Susa e di Lanzo, che sul finire del VI secolo passarono sotto la giurisdizione del vescovo di Saint-Jean de Maurienne. Nel 1033 la diocesi di Torino riacquistò le valli di Susa e di Lanzo.

Durante il Medioevo al capitolo della cattedrale spettava l'elezione del vescovo, ma a partire dal XIV secolo la Santa Sede esercitò la sua influenza nell'elezione. Nel 1300 Bonifacio VIII annullò l'elezione di Tommaso II di Savoia fatta dal capitolo e impose sulla cattedra torinese Teodisio Revelli. Nel 1411 i diritti dei canonici erano già estinti e Giovanni XXII eleggeva Aimone da Romagnano, senza concedere al capitolo di avanzare una proposta.[1]

Il 6 giugno 1453 le cronache riportano il famoso miracolo del Corpus Domini, che è all'origine della basilica omonima. Secondo le cronache del tempo un'ostia presente in un ostensorio rubato si sarebbe levata rimanendo sospesa in aria, sopra molti spettatori. Sopraggiunto il vescovo, l'ostia rimase sospesa, finché si posò su un calice. Le specie eucaristiche incorrotte si sarebbero conservate ancora oltre l'erezione della basilica (1521), finché da Roma fu ordinato di consumarle sacramentalmente.

Per tutto il medioevo restò suffraganea dell'arcidiocesi di Milano fino a quando il 21 maggio 1515 papa Leone X con la bolla Cum illius la elevò al rango di arcidiocesi metropolitana, dandole con l'altra bolla dello stesso giorno Hodie ex certis come diocesi suffraganee quella di Mondovì e quella di Ivrea.

Nel 1578 l'antica reliquia della Sacra Sindone fu trasferita da Chambéry a Torino.

Il 15 aprile 1592 l'arcidiocesi cedette una porzione del suo territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Fossano.

Dal 1º al 3 maggio 1729 si tenne il primo sinodo diocesano, presieduto dall'arcivescovo Francesco Arborio Gattinara.[2]

Nel XVIII secolo acquistò grande importanza soprattutto per merito dei vescovi Francesco Luserna Rorengo di Rorà, Giambattista Roero di Pralormo, che celebrò il secondo sinodo diocesano il 20 e 21 aprile 1755,[2] e Vittorio Maria Baldassare Gaetano Costa d'Arignano.

Il 23 dicembre 1748 e il 3 agosto 1772 cedette altre porzioni di territorio a vantaggio dell'erezione rispettivamente delle diocesi di Pinerolo e di Susa.

Nel XIX secolo l'arcidiocesi di Torino si popola di numerose figure di santi: san Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza; san Giovanni Bosco fondatore dei Salesiani; san Leonardo Murialdo, fondatore della Congregazione di San Giuseppe; san Giuseppe Cafasso, il rincuoratore degli impiccati al Rondò della forca; santa Maria Domenica Mazzarello; san Domenico Savio; il beato Francesco Faà di Bruno; seguiti poi dal beato Giuseppe Allamano, nipote di san Giuseppe Cafasso, fondatore dei Missionari e Missionarie della Consolata, e dal beato Piergiorgio Frassati.

Nel 1947 ha ceduto porzioni del suo territorio alla diocesi di Gap (oggi diocesi di Gap-Embrun) e alla diocesi di Saint-Jean de Maurienne.

Il 13 ottobre 1961, con la lettera apostolica Quam Ecclesia, papa Giovanni XXIII ha proclamato la Beata Maria Vergine della Consolazione patrona principale dell'arcidiocesi.[3]

Dal 1983 l'arcivescovo ha l'incarico, da parte del Papa, di custode della Sindone.

Dal 19 febbraio 2022 è unita in persona episcopi alla diocesi di Susa.

Cronotassi dei vescovi

Statistiche

Note
  1. Goffredo Casalis, Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Torino, 1851, vol. XXI, pp. 499-500
  2. 2,0 2,1 Giuseppe Tuninetti, I seminari diocesani di Torino. Dal Concilio di Trento (1563) al Concilio Vaticano II (1965) tra memoria e storia, Effatà Editrice, 2013, pp. 51-52
  3. (LA) Lettera apostolica Quam Ecclesia, AAS 54 (1962), pp. 156-157.
  4. Ignoto a Semeria e a Savio; menzionato da Cappelletti (p. 21) al 739, mentre la cronotassi del sito diocesano pone la data del 770. Come riporta Cappelletti, questo vescovo è menzionato nel testamento di Abbone, fondatore dell'abbazia di Novalesa, dove però non è mai riportata la sua sede di appartenenza; assegnato alla diocesi di Torino da alcuni autori, più probabilmente era vescovo di Embrun oppure di Moriana. C. Cipolla, Monumenta Novaliciensia vetustiora, in «Fonti per la Storia d'Italia», XXXI, Roma 1858, pp. 13-38; in particolare nota 1, p. 7-8.
  5. Secondo Cappelletti muore nell'830 circa.
  6. Escluso da Semeria, è riconosciuto dagli altri autori come autentico vescovo di Torino.
  7. Ignoto al Cappelletti, è collocato da Semeria, sulla scia del Pedemontium sacrum di Meiranesio, sul finire dell'VIII secolo; l'unica menzione di questo vescovo è che visse prima del 1047 e che istituì la vita comune dei canonici della sua cattedrale. Savio lo pone dopo Vitgario senza particolari indicazioni cronologiche, mentre la cronotassi della diocesi riporta le date 838-860.
  8. Sconosciuto a Savio e alla cronotassi diocesana, è collocato in questo periodo da Semeria e Cappelletti.
  9. Sconosciuto a Savio, è collocato in questo periodo da Semeria e Cappelletti; la cronotassi del sito della diocesi indica le date 860-878.
  10. Menzionato in un diploma dell'887, questo vescovo è ammesso da Semeria, Cappelletti e dalla cronotassi diocesana (nell'888). Savio lo esclude, perché la lezione Lancio è frutto di un errore del copista medievale, mentre la lezione autentica è Amolo.
  11. A causa della presenza di Lancio nell'887, Cappelletti distingue un Amulo I e un Amulo II.
  12. Per Savio e per la cronotassi del sito della diocesi, si tratta di Guglielmo I. La cronotassi diocesana inoltre, dopo Guglielmo, pone un Amulo II con queste indicazioni cronologiche: 904-906?.
  13. Escluso da Semeria, è collocato da Cappelletti nel 928, mentre Savio lo indica tra i firmatari del testamento del vescovo Attone di Vercelli il 15 maggio 945; secondo quest'ultimo autore, la data del 928 è frutto di un'errata interpretazione del Meiranesio. La cronotassi diocesana indica come cronologia per questo vescovo: 906?-945; la stessa cronotassi riporta dopo Ricolfo tre vescovi (Alberto, Gebisio e Gumberto) sconosciuti agli altri autori.
    Resta tuttavia problematica l'esistenza storica del vescovo Ricolfo, documentato unicamente dal testamento di Attone, considerato un falso: Simona Gavinelli, Il testamento di Attone di Vercelli, in Verbanus 32 (2011), pp. 22-44 ([1]).
  14. Dopo Amalrico, Savio e la cronotassi del sito della diocesi collocano il vescovo Guglielmo II. Inoltre la cronotassi diocesana aggiunge, dopo Guglielmo II, un Oberto I menzionato nel 989.
  15. Menzionato da Cappelletti nel 960 e nel 980, non è considerato da Semeria, mentre Savio ritiene che Aunuco sia un errore di lettura per Amico (ossia il vescovo Amizone); ed aggiunge (con il Cappelletti) che la data con cui il Meiranesio lo colloca nel 966 è un frutto di un errore, trattandosi invece del 999.
  16. Secondo il Savio non ci sono date certe per questo vescovo, se non che il suo episcopato è compreso tra 1º settembre 998 e il 1011.
  17. Questo presunto vescovo di Torino è sconosciuto sia a Semeria che a Savio; la cronotassi del sito della diocesi lo colloca nel 1012, mentre il Cappelletti nel 1013.
  18. Questo prelato, sconosciuto a Semeria e a Savio, è datato dalla cronotassi del sito diocesano al 1039, mentre Cappelletti lo segnala nel 1029.
  19. Questo presunto vescovo è sconosciuto a Semeria e a Savio; è menzionato nella cronotassi del sito diocesano alla data del 1047, mentre Cappelletti lo dice documentato il 1º maggio 1046.
  20. Ignoto a tutte le fonti, ad eccezione di Cappelletti, che lo indica presente nel 1080.
  21. Vescovo sconosciuto sia al Savio che al Semeria; Cappelletti lo menziona nel 1087, mentre la cronotassi del sito della diocesi nel 1090, dopo Guglielmo III. Per Cappelletti sarebbe Umberto I, mentre un Umberto II è da lui collocato nel 1118 e nel 1120: in questo modo i due Umberto si identificherebbero con i due Guiberto della presente cronotassi.
  22. Secondo Cappelletti, questo vescovo è un intruso.
  23. Secondo Savio, potrebbe essere deceduto il 14 novembre 1099.
  24. Secondo il Savio, ultima menzione certa di Mainardo è del 4 novembre 1116.
  25. Dopo Bosone, la cronotassi del sito della diocesi pone un certo Agamennone di Ginevra (1125-1130) sconosciuto agli altri autori.
  26. Secondo Savio un Ubertus, che potrebbe corrispondere al nostro Arberto, è menzionato in un documento del 30 maggio 1135.
  27. Secondo Semeria morì il 5 giugno 1148; la cronotassi del sito della diocesi pone l'ultimo anno di episcopato di Oberto II nel 1145; per Cappelletti visse oltre il 1147. Secondo quest'ultimo autore, nel 1151 è menzionato un vescovo Rinaldo, sconosciuto agli altri autori.
  28. Secondo Cappelletti, al vescovo Carlo succedette direttamente Milone da Cardano, con l'esclusione degli altri vescovi presenti in questa cronotassi.
  29. Dopo Guglielmo IV, la cronotassi del sito della diocesi pone un Oberto III nel 1164.
  30. Secondo Savio, sembra che dopo la sua nomina a Milano Milone abbia conservato l'amministrazione della diocesi di Torino, come si evince da un diploma del 16 gennaio 1188 dove è denominato arcivescovo di Milano e vescovo di Torino.
  31. Conosciuto al solo Cappelletti, che lo indica vescovo ordinario, non antivescovo, con il nome di Jacopo I, dal 1206 al 1215.
  32. La cronotassi del sito ufficiale dell'arcidiocesi lo chiama Giacomo I De Mosso.
  33. Vescovo ordinario, non antivescovo, menzionato sia da Cappelletti che dalla cronotassi del sito diocesano al 1228.
  34. Secondo Savio, era ancora vivo nel 1237. La cronotassi del sito ufficiale dell'arcidiocesi lo chiama Giacomo II dei Signori di Carisio.
  35. Chiamato da Semeria e dalla cronotassi diocesana come Uguccione dei Cagnola. Lo stesso sito diocesano fa seguire a Uguccione un Regino (1242?) e un Giovanni Provana (1243). Benché dimesso, come documentato da Savio, Uguccione sembra abbia mantenuto l'amministrazione della diocesi, in quanto a lui scrive papa Innocenzo IV il 15 novembre 1243 per affrettare la nomina del suo successore.
  36. Dai documenti risulta che non ricevette mai la consacrazione episcopale, per cui è detto vescovo eletto.
  37. Sconosciuto a Semeria e a Cappelletti, è menzionato da Savio, dacEubel e dalla cronotassi diocesana.
  38. Sconosciuto a Semeria e a Cappelletti, è menzionato da Savio, da Eubel e dalla cronotassi diocesana. Il suo nome è scritto nella lettera di papa Urbano IV al Goffredo Montanari del 20 febbraio 1264: bonae memoriae H. Taurinensi episcopo.
  39. Così Eubel. Semeria dice 1300.
  40. Così Eubel. Semeria dice 13 luglio.
  41. Giuseppe Tuninetti, Gianluca D'Antino, Il cardinal Domenico Della Rovere, costruttore della cattedrale, e gli arcivescovi di Torino dal 1515 al 2000, Effatà Editrice, 2000, p. 103
  42. Giuseppe Tuninetti, Gianluca D'Antino, Il cardinal Domenico Della Rovere, costruttore della cattedrale, e gli arcivescovi di Torino dal 1515 al 2000, Effatà Editrice, 2000, p. 109
  43. In esilio a Lione dal 1850.
Bibliografia
Collegamenti esterni