Pietà con santi ed angeli (Annibale Carracci)
Annibale Carracci, Pietà con santa Chiara d'Assisi, san Francesco d'Assisi, san Giovanni evangelista, santa Maria Maddalena ed angeli (1585), olio su tela | |
Opera d'arte | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia Romagna |
Regione ecclesiastica | Emilia |
Provincia | Parma |
Comune | Parma |
Diocesi | Parma |
Ubicazione specifica | Galleria Nazionale di Parma |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Parma |
Luogo di provenienza | Chiesa di Santa Maria del Tempio, altare maggiore |
Oggetto | pala d'altare |
Soggetto | Pietà con santa Chiara d'Assisi, san Francesco d'Assisi, san Giovanni evangelista, santa Maria Maddalena ed angeli |
Datazione | 1585 |
Ambito culturale | |
Scuola emiliana | |
Autore | Annibale Carracci |
Materia e tecnica | olio su tela |
Misure | h. 373,8 cm; l. 239,7 cm |
Note | |
Opera datata | |
La Pietà con santa Chiara d'Assisi, san Francesco d'Assisi, san Giovanni evangelista, santa Maria Maddalena ed angeli è una pala d'altare, eseguita nel 1585, ad olio su tela, da Annibale Carracci (1560 - 1609), proveniente dalla Chiesa di Santa Maria del Tempio a Parma ed attualmente conservata nella Galleria Nazionale della medesima città.
Descrizione
Soggetto
La scena si svolge davanti ad un paesaggio naturale, dove compaiono:
- nel registro inferiore:
- al centro:
- Gesù Cristo morto, appena deposto dalla croce, seduto sul basamento del sepolcro e con la testa abbandonata sulle ginocchia della Madre, che giace svenuta dietro di lui.
- Maria Vergine, svenuta sul sepolcro con il capo riverso all'indietro, sorregge il corpo esanime del Figlio, con la mano destra che sembra quasi accarezzarne il volto in un estremo doloroso saluto.
- a destra:
- San Giovanni apostolo, che si sporge in avanti per osservare la pietosa scena.
- Santa Maria Maddalena: figura che allude all'intitolazione della chiesa dove si trovava in origine il dipinto.
- a sinistra: Santa Chiara e san Francesco d'Assisi: personaggi fondamentali nella spiritualità e nella devozione dei frati cappuccini, committenti dell'opera.
- al centro:
- nel registro superiore:
- Angeli discendono da uno squarcio del cielo, portando la croce (simbolo della vittoria di Cristo sul peccato e la morte), e il vessillo bianco che ne annuncia la sua imminente la resurrezione.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- La figura della Madonna si rifà al Compianto su Gesù Cristo morto,[1] eseguita nel 1530 da Correggio per la Cappella del Bono nella Chiesa di San Giovanni Evangelista - attualmente anche questo dipinto è conservato nella Galleria parmigiana - mentre gli angeli sono un preciso richiamo al turbinio di figure, nuvole e vapori luminosi che affollano l’Assunzione di Maria (1526 - 1528), realizzata sempre da Correggio nella cupola del Duomo di Parma.[2] I riferimenti a Correggio sono così evidenti da rendere verosimile l'ipotesi che il dipinto sia stato eseguito direttamente a Parma, sotto il diretto influsso del pittore rinascimentale.
- Nell'opera Annibale Carracci realizza una composizione di grande intensità drammatica che si rivela particolarmente funzionale ad esprimere i nuovi contenuti morali dettati dalla Riforma cattolica. Infatti, solo tre anni prima, proprio a Bologna, il cardinale Gabriele Paleotti (1522 – 1597) aveva pubblicato il Discorso sulle immagini sacre e profane: il pittore mostra di averne recepito le indicazioni, adottando un linguaggio suggestivo e fortemente coinvolgente, capace di trasmettere le più complesse dottrine di fede in modo semplice e diretto, per esortare la devozione dei fedeli.
- La pala sviluppa tante idee contenute nel Battesimo di Gesù Cristo (1583 - 1585) per la Chiesa dei SS. Gregorio e Siro di Bologna, ma sembra di avvertire in essa un intimo contrasto, che emergerà nel tempo, tra il fascino della lezione correggesca, di cui si è già detto, e le reali inclinazioni del Carracci che vanno verso un comporre nitido e netto e verso una sostanziale idea di armonia e compostezza solenne che in Correggio, in realtà, non troviamo. Infatti, già in questa opera si avverte l'urgenza di nuovi modelli figurativi che verranno sviluppati più avanti, come per esempio si nota nelle figure di san Giovanni ed della Maddalena, divise dalla magistrale idea del braccio della Madonna posato sulla pietra del sarcofago da cui, come da un ambone, l'Apostolo sembra sporgersi come in una sorta di predica silenziosa eppure vibrante. Si intravede una poetica degli affetti dietro la imponenza della composizione piramidale in cui il supremo nitore dell'artista appare come compromesso. Si comprende come, in quel momento e in questo dipinto, si stesse verificando una svolta che sarebbe stata effettivamente determinante per i destini della scuola carraccesca in sé e per la pittura in generale.
Iscrizione
Nel dipinto figura un'iscrizione collocata sulla pietra del sepolcro, sotto la mano destra di Gesù Cristo, dove si legge la datazione dell'opera:[3]
« | 1585 » |
Notizie storico-critiche
La pala venne realizzata da Annibale Carracci per l'altare maggiore della Chiesa di Santa Maria del Tempio[4] a Parma, affidata ai Frati Cappuccini.
L'opera è una delle prime prove di Annibale Carracci fuori Bologna e la sua realizzazione è forse legata alla famiglia Farnese, che avrà un ruolo fondamentale nella successiva vicenda artistica del pittore. Infatti, furono proprio i Farnese a promuovere l'insediamento a Parma dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, cui, dal duca Ottavio Farnese (1524 - 1586), nel 1575, fu assegnata la chiesa, oggi sconsacrata, di Santa Maria Maddalena, della quale aveva finanziato anche i lavori di ristrutturazione.
Nel 1799, durante le soppressioni napoleoniche, la pala fu confiscata dai francesi e portata a Parigi. Rientrò a Parma solo nel 1815 e l'anno seguente venne collocata nella Galleria.
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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