Questione femminile

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Le donne «guardando con il cuore, riescono a tenere insieme i sogni e la concretezza, evitando le derive del pragmatismo asettico e dell’astrattezza. [...] E mentre le madri donano la vita e le donne custodiscono il mondo, diamoci da fare tutti per promuovere le madri e proteggere le donne. […] Ferire una donna è oltraggiare Dio, che da una donna ha preso l’umanità».
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Ludmila Tcherina[1], Europe à cœur, 1991, bronzo, sita davanti al Parlamento Europeo a Strasburgo[2].

La riflessione sul ruolo della donna è ancora oggi una questione aperta oltre che nel campo sociale e politico anche all'interno di tutte le religioni. Il rapporto fra le donne e la religione cristiana ha suscitato, per esempio, in questi anni una grande attenzione sia da parte delle teoriche del femminismo sia delle studiose di storia delle donne, le quali, tra l'altro, hanno approntato rilevanti ricerche anche sul ruolo delle religiose nel passato[3].

A voi donne

Una sottolineatura sul ruolo della donna di oggi nella Chiesa è stata data dalla lettera A voi donne di Papa Giovanni Paolo II e dal dibattito nella IV Conferenza sulle problematiche femminili promossa dall'ONU e svoltasi a Pechino dal 4 al 15 settembre 1995 a cui la lettera fa esplicito riferimento. La lettera contiene elementi innovativi rispetto al passato; essa coniuga l'esigenza di giustizia per la donna con le necessità della storia. Un punto di novità è l'autocritica sull'atteggiamento della Chiesa nei suoi confronti.

« Siamo purtroppo eredi di una storia di enormi condizionamenti che, in tutti i tempi e in ogni latitudine, hanno reso difficile il cammino della donna misconosciuta nella sua dignità, travisata nelle sue prerogative, non di rado emarginata e persino ridotta in servitù [...]. Ma se in questo non sono mancate, specie in determinati contesti storici, responsabilità oggettive anche in non pochi figli della Chiesa, me ne dispiaccio sinceramente. Tale rammarico si traduca per tutta la Chiesa in un impegno di rinnovata fedeltà all'ispirazione evangelica, che proprio sul tema della liberazione delle donne da ogni forma di sopruso e di dominio ha un messaggio di perenne attualità. »

Nella lettera il Papa riconosce e ammette altresì il ruolo svolto dal movimento femminista:

« In proposito non posso manifestare la mia ammirazione per le donne di buona volontà che si sono dedicate a difendere la dignità della condizione femminile attraverso la conquista di fondamentali diritti sociali, economici e politici e ne hanno preso coraggiosa iniziativa in tempi in cui questo loro impegno veniva considerato un atto di trasgressione, un segno di mancanza di femminilità, una manifestazione di esibizionismo e magari un peccato. »

Nel riconoscere il ruolo di emarginazione che talora la donna ha assunto nei servizi ecclesiali, il Papa fa appello al genio della donna, non solo per riconoscervi i tratti di un preciso disegno di Dio che va accolto e onorato, ma anche perché abbia maggiore spazio nell'insieme della vita sociale, nonché in quella ecclesiale.

L'appello del Papa ai valori femminili - scrive la ricercatrice sociologa Carmelina Chiara Canta[5] nella sua indagine sulle tipologie religiose e culturali in Italia - è stato giudicato vicino alla tesi della sociologa femminista Miriam Johnson[6]. Il suo intento era di scoprire la tendenza che hanno le società ad attribuire un valore più elevato ai ruoli e alle capacità esercitate dagli uomini. In particolare, analizza quel tipo di potere che è considerato legittimo, secondo la definizione di Max Weber[7], l'autorità. La Johnson rivaluta la madre e il desiderio di maternità che continua a far nascere bambini a dispetto delle difficoltà che ciò comporta[8].

Alla Conferenza dell'ONU le religioni hanno costituito un problema, non solo per quelle ancestrali con i loro riti violenti nei confronti delle donne, ma anche quelle che si rifanno alla spiritualità monoteista. Si parla spesso del fondamentalismo nell'Islam - scrive la Canta - e "dell'asprezza maschilista e patriarcale della religione ebraica".

Un altro tema dibattuto all'interno del mondo femminile riguarda il sacerdozio. L'argomento spesso è sulle pagine dei quotidiani, ma sulle ragioni per cui la Chiesa cattolica non ammette le donne al sacerdozio Gaetana Cazora Russo[9] ha condotto sia nel 1978 che nel 1995 alcune indagini empiriche i cui risultati indicano prospettive interessanti[10].

Si può dunque affermare che c'è in atto un processo di cambiamento dell'immagine della donna nella società. L'universo femminile offre elementi contrastanti. Sempre più donne nel mercato del lavoro, ma partecipazione al di sotto dei valori europei e aumento dei rischi di marginalità professionale, sempre più donne che arrivano in spazi prima maschili, ma anche sostanziale immutabilità e divisione dei ruoli tradizionali, dentro e fuori le mura domestiche. Un quadro, tutto sommato, in cui i nuovi elementi di "parità" non sembrano avere ancora rimosso antiche differenze e in cui le nicchie di vitalità rimangono ancora nicchie.

Il ruolo della Conferenza di Pechino sulla condizione della donna

Madre con figlio, archivio fotografico delle Nazioni Unite in New York.

La pluralità delle voci delle donne e l'attenzione mostrata a esse dalla società civile e politica planetaria hanno cominciato a fondersi dal 1972, quando l'Assemblea Generale dell'ONU proclamava il 1975 anno internazionale delle donne e per l'occasione indisse dal 19 giugno al 2 luglio la Prima Conferenza Mondiale sulle donne a Città del Messico[11]. La Conferenza si concluse con la proclamazione del decennio della donna e con l'impegno di raggiungere gli obiettivi concordati di uguaglianza - sviluppo - pace fissati nel Piano di azione mondiale entro il 1985.

Il decennio è stato scandito da due appuntamenti: nel 1980 la Seconda Conferenza Mondiale a Copenaghen dal 14 al 30 luglio in cui fu approvata la Convenzione per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna[12]; e nel 1985, a conclusione del decennio della donna, fu organizzata la Terza Conferenza Mondiale a Nairobi dal 15 al 26 luglio[13]. Proprio in Kenya furono formulate le Strategie e le azioni positive per il progresso delle donne verso il 2000[14].

Le misure adottate si aggiravano intorno agli stessi tre obiettivi: uguaglianza, sviluppo e pace. La cui applicazione si volle, poi, verificare a Pechino.[15] Paese dai "diversi conti in sospeso nel campo dei diritti umani e della condizione delle donne, soggette a trattamenti coercitivi di pianificazione delle nascite e di sterilizzazioni forzate".[16]

La IV Conferenza Mondiale di Pechino

La celebrazione della IV Conferenza Mondiale di Pechino si inserisce nel contesto di una serie di Conferenze mondiali organizzate sempre dall'ONU nel decennio degli anni novanta. In esse si evidenziano tematiche generali sulla condizione della donna nel mondo che la riguardano e la chiamano in causa.

Fase preparatoria: dal 1992 al 1994

La prima è la Conferenza Mondiale sull'Ambiente e lo Sviluppo svoltasi a Rio de Janeiro dal 3 al 14 giugno 1992, in cui si delinearono impegni precisi a livello internazionale anche a favore della donna per raggiungere uno sviluppo sostenibile ed equo[17].

Segue a Vienna dal 14 al 25 giugno 1993 la II Conferenza Mondiale sui Diritti Umani.[18]. L'azione di lobby esercitata dalle donne nella Conferenza ottenne nella Dichiarazione finale e nel Programma di Azione della stessa Conferenza, adottati il 25 giugno 1993, nella sezione dedicata a "Uguaglianza, dignità e tolleranza", l'inserimento di nove articoli (dal 36 al 44) relativi a "L'uguale condizione e l'uguaglianza dei diritti umani delle donne"[19]. Tali affermazioni di principio rappresentarono un passaggio fondamentale preparatorio alla IV Conferenza di Pechino per l'affermazione dei diritti delle donne.

La terza è la Conferenza Mondiale su Popolazione e Sviluppo celebrata a Il Cairo dal 5 al 13 settembre 1994. Questa Conferenza diede prova delle capacità organizzative della donna per incidere sul tema della salute e dei diritti riproduttivi[20].

Del decennio, la quarta Conferenza è quella del Vertice Mondiale per lo Sviluppo Sociale celebrata a Copenaghen dal 6 al 12 marzo 1995[21], realizzata sei mesi prima della Conferenza di Pechino.

Il Vertice aveva sottolineato la necessità di un'ottica globale per risolvere i diversi problemi che incidono sullo stato dello sviluppo della popolazione mondiale. Le donne avevano evidenziato le remore che incontrano per partecipare alla gestione dei processi sociali, economici e culturali dei loro contesti.

Sviluppo: 1995

Bella Abzug, Presidente del WEDO (Women's Environment and Development Organization), in una conferenza stampa sponsorizzata dagli Stati Uniti, mostra Beyond Promises: Governments in Motion. One Year after the Beijing Women's Conference[22], il rapporto di un anno di WEDO sullo stato di avanzamento dell'attuazione della Piattaforma d'azione di Pechino.

La IV Conferenza Mondiale di Pechino sul tema Azione per l'Eguaglianza, lo Sviluppo e la Pace è stata un processo che ha sia completato sia valutato il cammino fatto nel ventennio precedente. Convocata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la Risoluzione n.45/129 del 14 dicembre 1990,[23] si è centrata sul riesame e sulla valutazione dell'avanzamento della condizione femminile a partire dal 1985, e cioè dagli obiettivi proposti nelle Strategie di Nairobi per promuovere maggiore uguaglianza e opportunità per le donne in tutto il mondo.[24]Alla Conferenza di Pechino parteciparono trentaseimila donne e millecinquecento uomini.[25]. Ed è stata la dimostrazione che le donne di tutto il mondo, elaborando le loro differenze culturali, hanno trovato un linguaggio comune per intendersi su quelli che sono i valori universali di pari dignità, libertà, partecipazione sociale e politica validi per gli uomini e le donne, fatte salve e valorizzate le diversità[26].

Questa maturazione si è sviluppata in Italia negli ultimi decenni con percorsi differenti tra donne cattoliche e donne laiche[27]. Queste ultime sono partite con la rivendicazione dell'uguaglianza, successivamente hanno sottolineato la differenza, poi hanno iniziato a tematizzare la reciprocità uomo/donna.[28].

Il femminismo cattolico è partito con il superamento dell'inferiorità della donna per affermare la sua diversità, successivamente - pressappoco in occasione del Concilio Vaticano II - ha tematizzato l'uguaglianza e la complementarietà spingendo a ricentrare il messaggio evangelico attraverso la valorizzazione della voce femminile.

Anche a Pechino il femminismo si caratterizza come un evento socioculturale di ampia consistenza. Nasce un femminismo transnazionale che ricerca nelle differenze punti in comune[29], una realtà trasversale ed ecumenica, che nutre come principale intenzione quella di rivisitare gli aspetti più fondanti della vita di una donna e trovare loro una giusta dimensione: dalla maternità all'impegno sociale, dal lavoro alla famiglia all'impegno politico[30]. Si tratta di aggredire una nuova forma antropologica e di ricomprenderla evidenziando il significato e la funzione della sessualità e della corporeità umane[31].

Per le donne due sono le scelte su cui impegnare la nuova battaglia: una strategica, sul tema della "differenza"; l'altra tattica e circoscritta, per il recupero di luoghi di produzione e di gestione in tutti i settori della società. La tesi le donne non sono uomini nella sua ovvietà racchiude una pesante discriminazione: rifiuta alla donna la dignità umana. Invece la valorizzazione della donna rappresenta un punto di osservazione particolarmente importante per giudicare le qualità morali e spirituali di una società.

Le donne non si muovono più nell'ottica del perseguimento di una parità che significherebbe omologazione al modello che ha creato la discriminazione, ma recuperano questa positiva percezione del proprio genere dalla consapevolezza di saper far fronte e gestire contemporaneamente più situazioni qualitativamente differenti. Emergono quindi nuovi contenuti che caratterizzano l'interdipendenza tra donna e uomo: la prospettiva di un'antropologia della reciprocità, che vede nell'analisi comparata di culture di identità una metodologia da privilegiare.

La cultura della reciprocità

Kenia, indigeni.

L'obiettivo non è più una cultura della parità, ma dell'equivalenza. Con tale concetto si dà conto di due elementi coessenziali: la diversità, che è una realtà, una ricchezza e, in quanto tale, non va assolutamente negata e, aspetto anche questo insopprimibile, l'uguaglianza di valore in quanto donne e uomini. Partire da questa consapevolezza di parzialità reciproca significa porre le premesse per una comprensione nuova dei rapporti tra le diversità.

La reciprocità uomo/donna chiede di essere declinata culturalmente ed esige un percorso di coscienza autoriflessa delle due identità - dell'uomo e della donna - per diventare poi realtà socioculturale. Questa è una delle sfide del futuro: reciprocità in famiglia, nel lavoro, nella cultura, nella Chiesa, dovunque sia possibile modellare la vita umana sul principio del "maschio e femmina li creò" e quindi sulla uni-dualità antropologica a immagine della uni-trinità di Dio. Dio crea a sua immagine e somiglianza un'unica umanità che si differenzia in uomo e donna ma in stretta relazione tra loro, capaci di dialogare con Dio. L'uni-trinità divina si riflette allora nell'uni-dualità umana e viceversa. Analogamente all'uni-trinità divina dove il Padre, il Figlio e lo Spirito sono singolarmente Dio ma non rappresentano il tutto della divinità, anche nell'uni-dualità umana l'uomo e la donna - creature in sé complete - devono singolarmente ammettere: "Io non sono il tutto, tu non sei il tutto". Cioè: tu, uomo, non rappresenti tutta l'umanità, così come non la rappresento io donna perché la natura è due, per cui nessuno realizza il tutto.[32]

Piattaforma di Azione

A Pechino le aree di interesse della Piattaforma di Azione sono dodici. Nella sua versione originale, il documento è suddiviso in sei capitoli:

  • I, Obiettivi;
  • II, Contesto mondiale;
  • III, Aree di crisi;
  • IV, Obiettivi strategici e azioni;
  • V, Creazione di strutture;
  • VI, Disposizioni finanziarie.

Il capitolo IV descrive le dodici aree di interesse su cui, nel periodo preparatorio, hanno discusso governi, società e organizzazioni non governative e poiché le argomentazioni presentavano segni di cambiamento furono riportati in sintesi:

  • La povertà;
  • L'educazione;
  • La salute;
  • La violenza;
  • Conflitti armati e altri tipi di conflitti;
  • Partecipazione economica;
  • Partecipazione al potere e ai processi decisionali;
  • Meccanismi nazionali e internazionali per favorire il progresso;
  • Diritti umani;
  • Mezzi di comunicazione di massa;
  • Ambiente e sviluppo;
  • Le bambine[33].

Concetti chiave

Scultura posta in una piazzetta di Lovanio (Belgio), simboleggia la rinascita della donna.

Da questi dodici punti, articolati in obiettivi strategici, si dipinge una nuova immagine della donna. Essa ruota attorno a tre concetti chiave:

  1. Genere e differenza[34];
  2. Empowerment;
  3. Mainstreaming.
a) Genere e Differenza

Nella prima, genere e differenza, si vuole che ogni persona riconosca e rispetti l'identità dell'altro (uomo/donna), attraverso il confronto intelligente e aperto senza prese di posizioni dentro i confini dei propri principi. Le donne nella critica al ruolo e al comportamento maschili oltrepassano la denuncia per cercare di elaborare e proporre, insieme agli uomini, un nuovo modello di complementarità in cui si attui lo scambio delle ricchezze maschili e femminili. In questo cammino di affermazione della cultura dell'equivalenza, le donne incontrano fortissime resistenze culturali, che trovano nei mass media il luogo privilegiato. Questi, dai giornali quotidiani alla televisione, alla pubblicità, discriminano la donna con una duplice operazione che Gioia Di Cristoforo Longo[35] definisce della « sottorappresentazione, dell'occultamento sistematico delle realtà femminili positive nella società e della sovrarappresentazione della donna oggetto, simbolo sessuale. Si tratta di due facce complementari: presenze e assenze, entrambe, vanno a delineare un modello femminile sostanzialmente tradizionale e, comunque negano visibilità alla nuova realtà della donna. [...] Se consideriamo i mass media come lo specchio del potere, la resistenza che essi operano nei confronti del nuovo soggetto donna, è indicativa delle difficoltà della terza fase del processo di emancipazione e liberazione della donna: quella del potere»[36].

b) Empowerment

Con la seconda, empowerment, le donne chiedono nuovi spazi di espressione, per gestire, da donne, i compiti loro affidati o che potrebbero e dovrebbero essere affidati anche a loro. Ma il problema da parte delle donne - dichiara Silvia Costa - « non credo tuttavia sia soltanto quello di accedere al potere, ma anche quello più esigente di cambiarne il significato. Se le donne al potere non riescono a modificare il significato attuale o non fanno percepire che esso è un servizio alla comunità, rischiamo di perdere una grande occasione. Il potere è un servizio riconoscibile alla comunità e deve essere riconoscibile senza mediazioni. Il vero potere non è la cooptazione dall'alto, ma è la persona che, in base a quello che fa per il bene comune, è riconosciuta "potente" e quindi è libera e può permettersi di parlare a voce alta agli uomini. Secondo me, questa dimensione del potere "femminile" è forse la sfida più grande che noi abbiamo di fronte: non quella di essere omologate, ma quella di riuscire a dare un segno diverso ad esso»[37].

c) Mainstreaming

La terza, mainstreaming, tende a inserire il punto di vista delle donne in tutte le politiche perché qualunque legge, programma, politica sia frutto di una completa visione femminile e maschile. Le donne rifiutano non solo la maschilizzazione della società, ma anche la sua femminilizzazione. Insieme con gli uomini intendono rielaborare un sistema culturale a due voci in cui sottolineano come valori l'autonomia, la valorizzazione delle risorse umane, la responsabilità, la libertà di scelta, la capacità e la possibilità di autodeterminazione, la gratuità, la disponibilità, la qualità dello sviluppo, il rispetto e la giustizia.

Da queste tre parole chiavi la Conferenza di Pechino ha suscitato delle sensibilità nei confronti della donna. La pregnanza di significati di queste ultime due empowerment e mainstreaming racchiudono tutta la potenzialità della Piattaforma d'azione. In forza di esse viene coniata un'inedita immagine femminile. Queste due parole, di conseguenza, possono essere assunte come parametri di confronto con le tematiche femminili contenute nelle lettere al giornale, poiché non si parla di discorsi femministi di tipo culturale quanto di azioni di sviluppo. A empowerment, quindi, sono connessi temi come autostima, autovalorizzazione, accrescere abilità e competenze, autonomia, voce in capitolo nella famiglia, nella società, nella politica, nei processi di pace, nella ricomposizione del tessuto sociale; mainstreaming è in relazione a temi come la prospettiva di genere deve passare in tutte le politiche, qualità dello sviluppo, valorizzazione delle risorse umane, lavoro di cura, lavoro in modo autonomo, uguaglianza nella reciprocità, equità.

Il dopo Pechino

Indigena Yanomana, Foresta amazzonica.

Tali aspetti sono stati recepiti anche dal mondo religioso femminile. Nella lettera-circolare, per esempio, scritta nel 1999 dalla Madre generale, suor Antonia Colombo, all'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, tra l'altro, diceva: « È tempo di empowerment, ossia di reciproco potenziamento nell'ascolto, nell'accoglienza e valorizzazione delle diversità, espressione della ricchezza di ogni persona e cultura in cui si incarna il carisma»[38].

Anche alla Seconda Assemblea del Sinodo dei Vescovi per l'Europa è approdata la questione femminile. Questione che ha fatto intervenire le donne religiose e laiche presenti. Hanno fatto sentire la loro voce di suore, di madri di famiglia, di leader di movimenti, a riguardo della crisi religiosa dell'Europa. Tra l'altro, Paola Bignardi, presidente dell'Azione Cattolica italiana, ha detto al Papa e ai Padri sinodali: « La condizione femminile vive oggi una inedita fase: si allarga la distanza tra donne con grandi possibilità culturali e materiali e alti livelli di autoconsapevolezza, e donne con minime opportunità, più sfruttate, più violate; ora anche più sole e silenziose”. Ed ha poi chiesto che la Chiesa “valorizzi e accolga le risorse e anche le povertà delle donne. Sia attenta a queste nuove forme di espressione della condizione femminile».

L'Assemblea poi denominata Pechino+5, tenutasi a New York dal 5 al 9 giugno 2000, sancì l'applicazione della Piattaforma d'Azione della IV Conferenza. La coscienza femminile va educata al discernimento, all'assunzione di responsabilità, alla partecipazione. Ma la coscienza femminile, allo stesso tempo, educa alla scelta di valori di umanità e di vita, al coraggio e alla tolleranza per portare il contributo insostituibile della sensibilità femminile nella costruzione del bene comune. Il reciproco riconoscimento è una concreta premessa per trasmettere a tutto il sociale la cultura della reciprocità, dove dare vuol dire anche saper ricevere, e dove libertà vuol dire ascolto e sintonia.

Note
  1. Ludmilla Tchérina, alias Monique Tchemerzine (Parigi 10 ottobre 1924 - Parigi 21 marzo 2004), ballerina, attrice, scrittrice, pittrice e scultrice francese.
  2. Foto scattata il 23 agosto 2005 da Suor Maria Trigila.
  3. L. Scaraffia, Rinnegati, Laterza, Bari 1993; L. Scaraffia e G. Zarri (a cura di), Donne e fede, Laterza, Bari 1995.
  4. Giovanni Paolo II, A Voi donne. Lettera del Papa Giovanni Paolo II alle donne, Dehoniane, Bologna, 1995
  5. Carmelina Chiara Canta su benecomune.net. URL consultato il 09-06-2022
  6. Miriam M. Johnson (12 gennaio 1928-21 novembre 2007), sociologa americana e professoressa emerita del Dipartimento di sociologia dell'Università dell'Oregon.
  7. Karl Emil Maximilian Weber (21 aprile 186414 giugno 1920), sociologo, filosofo, economista e storico tedesco. Considerato uno dei fondatori dello studio moderno della sociologia e della pubblica amministrazione.
  8. Cfr C. C. Canta, La religiosità in Sicilia, Sciascia, Caltanissetta-Roma 1995, 205-239; M. JOHNSON, Madri forti, mogli deboli, Il Mulino, Bologna 1995.
  9. Cazora Russo, Gaetana (1º gennaio 1920 - 1º gennaio 2005), ha svolto attività politica nella Democrazia cristiana nell'immediato dopoguerra, poi si è dedicata all'attività sociale e di studio con particolare attenzione ai problemi delle donne , dei fanciulli, dei sacerdoti , argomenti sui quali ha pubblicato alcuni volumi. Dal 1965 è stata segretaria generale dell'Unione femminile internazionale di studi e azione sociale.
  10. G. Cazora Russo, Essere sacerdote in un mondo che cambia, De Luca, Roma 1994; Status sociale della donna, De Luca, Roma 1978.
  11. I delegati ufficiali di 125 Paesi votano una Dichiarazione sull'uguaglianza delle donne e sul loro contributo allo sviluppo e alla pace. L'Assemblea dell'ONU, oltre a far espressa richiesta ai Governi di favorire l'inserimento delle donne nel mondo politico e decisionale, denuncia problemi ancora irrisolti: l'educazione diversa dei figli in base al sesso; la scelta da parte delle donne di mestieri e attività tradizionalmente femminili; la svalutazione del contributo femminile alla vita sociale ed economica del mondo intero. Nel proclamare il Decennio della Donna sui temi dell'uguaglianza, sviluppo e pace viene creato nel 1976 anche un Fondo di contributi volontari con il compito di finanziare attività e progetti a favore delle donne. In contemporanea alla Conferenza ufficiale si tiene in parallelo anche la Conferenza delle organizzazioni non governative (ONG), detta Tribuna, a cui partecipano 4.000 donne (cf UNITED NATIONS, Declaration of Mexico on the Equality of Women and their contribution to Development and Peace 1975, in Report of the world conference of the international women's year. Mexico City 1975, United Nations Publication, New York 1976, 78.
  12. Già nel 1979 l'ONU aveva adottato la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione verso le donne, ratificata da 150 Paesi, ma in molti casi con riserve sostanziali. Un anno dopo alla Conferenza parteciparono 145 Stati e più di mille delegati ufficiali che discussero sui temi del lavoro, della salute e dell'educazione. Questa Conferenza passa alla storia per la scrittura dei trenta articoli della Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna, convenzione che vincola gli Stati firmatari. A Copenaghen si ridefinisce il termine "lavoro" inteso come partecipazione alla vita attiva, che include anche il lavoro non remunerato fatto a casa o nei campi. Nei paesi industrializzati i lavori di casa non retribuiti costituiscono il 25-40% del prodotto nazionale lordo. Perché le donne sono il 50% della popolazione mondiale adulta, ma rappresentano un terzo della mano d'opera ufficiale; coprono quasi i due terzi delle ore di lavoro, ma ricevono un terzo della rendita mondiale e possiedono meno dell'1% della proprietà mondiale. L'incontro parallelo, chiamato Forum, vide la partecipazione di ottomila delegate. La loro parola chiave fu networking, creare reti di scambio. Le donne capirono che per crescere e rafforzarsi era essenziale il rapporto e la collaborazione con altre organizzazioni del proprio e di altri paesi. Fare networking significa conoscersi, informarsi, scambiare, cercare di attivare sinergie e di intraprendere iniziative comuni (cfr UNITED NATIONS, Report of the world conference of the United Nations decade for women: Equality, development and peace. Copenaghen 1980, United Nations Publication, New York 1980, 2-100).
  13. Il Forum registrò quindicimila donne rappresentanti numerose ONG. Convennero soprattutto donne del Terzo Mondo e dei Paesi in via di sviluppo. I temi più discussi furono: il divario tra i Paesi industrializzati e il Terzo mondo; rivedere i modelli di sviluppo, incorporando la prospettiva di genere per rispecchiare le necessità primarie delle donne in modo più adeguato (cfr UNITED NATIONS, The Nairobi Forward-Looking Strategies for the Advancement of Women, United Nations Publication, New York 1985, 5-9).
  14. Maggiore partecipazione delle donne ai processi decisionali; più consapevolezza dei problemi della crescente femminilizzazione della povertà; la presa di coscienza delle situazioni discriminatorie nei settori della salute, dell'istruzione, dell'occupazione, dei diritti umani, delle diverse forme di violenza di cui sono vittime le donne; il ruolo della donna per la costruzione della pace. Questi punti costituivano la Piattaforma d'azione. Essa conteneva elementi di non accordo. I diritti riproduttivi e l'educazione delle bambine creavano spaccature tra i Paesi occidentali e il Vaticano, alcuni paesi dell'America Latina e i Paesi islamici. Un altro scontro è sull'uso dei due termini "uguaglianza" ed 'equità'. Per il primo (che vuol dire parità sancita per legge) sono schierati l'Unione Europea con in testa i paesi nordici; preferiscono l'uso del secondo termine (uguaglianza sì, ma nel rispetto dei differenti ruoli che esistono all'interno delle società) i Paesi islamici e per ragioni diverse il Vaticano. Per questo studio cfr A. M. DONNARUMMA, Guardando il mondo con occhi di donna, EMI, Bologna 1998, 133-135.
  15. Cfr G. P. Di Nicola, Prefazione, in M. G. NOCELLI - P. VANZAN, Pechino 1995: bilancio e prospettive della IV Conferenza Mondiale sulla donna, AVE, Roma 1996, 7.
  16. Ivi 8.
  17. Le ONG erano state invitate a realizzare forum paralleli per contribuire alla riflessione e agli orientamenti della Conferenza ufficiale. Il risultato sfociò nell'elaborazione del documento: L'AGENDA 21. Esso rifletteva il punto di vista delle donne sull'organizzazione nazionale degli ecosistemi e sulla lotta contro il degrado ambientale per uno sviluppo sostenibile; sulla necessità della loro partecipazione nelle politiche e nei programmi per l'ambiente e per lo sviluppo. Il documento servì come strumento di lobby sia nell'ambito della Conferenza Mondiale di Rio de Janeiro sia in quelle successive (cfr UNITED NATIONS, Agenda 21. The United Nations programme of action from Rio, United Nations Publication, New York 1992, 7-15; Rio 1992: Vertice per la terra. Atti della Conferenza Mondiale sull'Ambiente e lo Sviluppo, Franco Angeli, Milano 1993, 95-118.
  18. L'ONU nella Conferenza di Teheran nel 1968 aveva deciso di celebrare ogni 25 anni la ricorrenza per verificare la corrispondenza tra diritti formulati e la loro applicazione in relazione all'evoluzione storica delle società (cfr ONU, II Conferenza Mondiale sui Diritti Umani, Vienna 1993, 1-4.
  19. Cfr ivi 4.
  20. Cfr La Conferenza del Cairo su popolazione e sviluppo, in Documentazione e ricerche. Camera dei deputati, n. 28/1, XII Legislatura, novembre 1994, Roma 1994, 62-71.
  21. L'obiettivo del Vertice Mondiale era di eliminare la povertà, di lottare contro la disoccupazione e l'esclusione sociale, poneva l'attenzione più sulle cause di tali fenomeni che sui loro effetti, proponendo una revisione globale del modello di sviluppo vigente (cfr Vertice mondiale per lo sviluppo sociale, in Documentazione e ricerche. Camera dei deputati, n. 58/1, XII Legislatura, aprile 1995, Roma 1995, 3-5.
  22. Oltre le promesse: Governi in movimento. Un anno dopo la Conferenza delle donne di Pechino.
  23. Cfr UNITED NATIONS, The Economic and Social Council, United Nations Publication, New York 1994, 3-4.
  24. Cfr UNITED NATIONS, Platform for Action and The Bejing Declaration, United Nations Publication, New York 1994, 1-4.
  25. Parteciparono: Delegazioni ufficiali dei 185 paesi membri dell'ONU, più quelle dei tre Stati 'osservatori', Palestina, Santa Sede e Svizzera; le Organizzazioni Intergovernative, i Movimenti di Liberazione Nazionale riconosciuti dall'Organizzazione per l'Unità Africana, le Organizzazioni non governative accreditate, esperti e associazioni professionali. La Delegazione italiana, guidata dal Ministro degli Affari Esteri Susanna Agnelli (Torino, 24 aprile 1922 – Roma, 15 maggio 2009), imprenditrice, politica e scrittrice italiana, era composta da sei osservatori e ventisei componenti ufficiali. Tra questi: Tina Lagostena Bassi, Presidente della Commissione Pari Opportunità, Giselda Lagostena, Alma Agata Cappiello, Silvia Costa, Franca Donaggio, Federica Rossi Gasparrini, Marisa Rodano, Bianca Maria Pomeranzi, Tina Anselmi. La Commissione nazionale per la parità portava in Cina: Codice Donna, Tempi Diversi (pubblicazioni ISTAT sull'uso del tempo di donne e uomini), La donna nei media (denunce, analisi e ricerche), Arcobaleno (guida ai diritti per le donne straniere), Elettrici e Elette (riflessioni a cinquant'anni dal voto alle donne) e il Rapporto italiano alla Conferenza. L'Europa aveva un'unica portavoce nella persona della spagnola Cristina Alberti, ministro degli Affari Sociali (cfr DIPARTIMENTO PER L'INFORMAZIONE E L'EDITORIA, Le donne a Pechino: uno sguardo sul mondo, Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità tra uomo e donna, Roma 1996 [Quaderni Rosa], 16-22.
  26. Cfr G. P. Di Nicola, Prefazione 8-9.
  27. Il termine laico nell'accezione moderna del termine ha assunto significato di "aconfessionale", ossia dislegato da qualsiasi confessione religiosa. In senso cattolico vedi Laico.
  28. Cfr M. Farina, Introduzione al primo nucleo, in Donna e Umanizzazione della cultura alle soglie del Terzo millennio. La via dell'Educazione. Atti del Convegno Internazionale e Interculturale promosso dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione "Auxilium", Collevalenza -10 ottobre 1997, a cura di Piera Cavaglià, Hiang-Chu Ausilia Chang, Marcella Farina, Enrica Rosanna, LAS, Roma 1998, 34.
  29. Commissione Nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna, Pechino 1995, Presidenza del Consiglio dei ministri, Roma 1995, VI.
  30. Cfr W. J. Scott, Uguaglianza versus differenza, in Memoria 9 (1989) 25, 61-69.
  31. Cfr M. Farina, Il femminismo, un cammino profetico per un nuovo umanesimo, in Orientamenti Pedagogici 42 (1995) 783.
  32. Cfr Maria Assunta Sozzi Manci, Il genio delle donne, in Donne e cambiamento. Problemi, profili, prospettive, a cura di Letizia Olivari, Piemme, Casale Monferrato, 1996 [Caritas Italiana. Biblioteca della solidarietà 19] 96-97.
  33. Cfr Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna, Pechino 27-162.
  34. « Per costruire una parità di opportunità, per costruire uno sviluppo equo e sostenibile è necessario mettere al centro delle politiche la reale condizione di vita delle donne e degli uomini che è disuguale e diversa. Le politiche devono valutare il loro impatto sulle reali condizioni di vita di donne e di uomini, sapendo che esse sono tra loro disuguali e diverse. Diventa allora molto importante l'analisi della realtà. Un punto operativo strategico è la costruzione delle indagini statistiche, che devono essere articolate per sesso.»(Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna, Pechino VII).
  35. Maria Gioia Di Cristofaro Longo (Roma 6 giugno 1941), studiosa di antropologia culturale e scrittrice italiana.
  36. Cfr Maria Gioia Di Cristoforo Longo, Identità di genere 701-702.
  37. Cfr Silvia Costa, Introduzione alla Tavola rotonda, in Donna e Umanizzazione della cultura 42.
  38. Circolare n.813, 24 settembre 1999.
Bibliografia

Studi

1.Sulla questione femminile

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  • A. Bianchini, Voce donna. Momenti strutturali dell'emancipazione femminile, Bompiani, Milano, 1979
  • Commissione nazionale per la realizzazione della parità tra uomo e donna, Gioia Di Cristoforo Longo, Immagine Donna. Modelli di donna emergenti nei mezzi di comunicazione di massa, Presidenza del Consiglio dei ministri, Roma, 1985
  • L. Irigaray, Etica della differenza sessuale, Feltrinelli, Milano, 1985
  • A. Colomboanno1989, La ricerca delle donne, in "Rivista di Scienze dell'Educazione", nº 27, pp. 225-230
  • W. J. Scott, Uguaglianza versus differenza, in Memoria 9 (1989) 25, 61-69
  • L. Scaraffia, Rinnegati, Laterza, Bari, 1993
  • G. Cazora Russo, Essere sacerdote in un mondo che cambia, De Luca, Roma, 1994
  • P. G. Accornero, Donna, dalle parole ai fatti? Pechino 1995, in Orientamenti pastorali 43 (1995) 106-126
  • M. Chiaia, Le donne dopo Pechino, in Cronache e Opinioni 50 (1995)11, 15-26
  • Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna, La donna nei media, Gioia Di Cristoforo Longo (a cura di), Presidenza del Consiglio dei ministri, Roma, 1995
  • Presidenza del Consiglio dei ministri, Pechino 1995, traduzione di Giacomo F. Rech, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma, 1996
  • N. De Giovanni, Un manifesto per il coraggio della donna, in "Cronache e Opinione", nº 50, 1995, 6
  • Gioia Di Cristoforo Longo, Identità di genere femminile e maschile, vol. 91, Studium, 1995, pp. 687-702
  • L. Scaraffia, G. Zarri, Donne e fede, Laterza, Bari, 1995
  • Giovanni Paolo II, A Voi donne. Lettera del Papa Giovanni Paolo II alle donne, Dehoniane, Bologna, 1995
  • La prospettiva etica nella Conferenza ONU di Pechino sulla donna, 1995, pp. 1175-1182
  • M. Farina, Il femminismo, un cammino profetico per un nuovo umanesimo, in "Orientamenti Pedagogici", nº 42, 1995, pp. 771-788
  • A. S. Franchetti Alessandri, Consapevolezza e coscienza femminile, in "Cronache e Opinioni", nº 50, 1995, 2
  • C. C. Canta, La religiosità in Sicilia, Sciascia Editore, Caltanissetta-Roma, 1995
  • M. Gannon, La reciprocità uomo/donna, LAS, Roma, 1995
  • M. Johnson, Madri forti, mogli deboli, Il Mulino, Bologna, 1995
  • M. A. Glendon, Intervento alla IV Conferenza mondiale sulla donna (5 settembre 1995), in "Vita e Pensiero", nº 78, 1995, pp. 642-652
  • E. Rosanna, Annotazione in margine alla recente riflessione ecclesiale sulla "questione femminile", in "Rivista di Scienze dell'Educazione", nº 33, 1995, pp. 469-474
  • G. P. Di Nicola, Prefazione in M. G. NOCELLI - P. VANZAN, Pechino 1995: bilancio e prospettive della IV Conferenza Mondiale sulla donna, AVE, Roma, 1996, pp. 7-10
  • M. A. Sozzi Manci, Donne e cambiamento. Problemi, profili, prospettive (Caritas Italiana. Biblioteca della solidarietà 19) - Il genio delle donne, Letizia Olivari (a cura di), Piemme, Casale Monferrato, 1996, pp. 96-97
  • A. M. Donnarumma, Guardando il mondo con occhi di donna, EMI, Bologna, 1998
  • M. Farina, Introduzione al primo nucleo, in Donna e Umanizzazione della cultura alle soglie del Terzo millennio. La via dell'Educazione. Atti del Convegno Internazionale e Interculturale promosso dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell'Educazione "Auxilium", Collevalenza -10 ottobre 1997, Piera Cavaglià, Hiang-Chu Ausilia Chang, Marcella Farina, Enrica Rosanna (a cura di), LAS, Roma, 1998, pp. 29-36
  • M. Trigila, Letteratura al femminile, Sciascia Editore, Caltanissetta, 2004


2. Sulla donna nella stampa

  • M. G. Nicola, L'immagine della donna nel messaggio pubblicitario delle riviste femminili. Tesi di laurea, Relatore prof. Giovanni Feri, Università Cattolica del Sacro Cuore. Facoltà di Pedagogia, Milano, Anno accademico 1976-1977
  • A. M. Valli, Modelli culturali, nei settimanali di massa in occasione dei referendum sul divorzio e l'aborto. Tesi di laurea. Relatore prof. Angelo Narducci, Università Cattolica del Sacro Cuore. Facoltà Scienze Politiche, Milano, Anno accademico 1976-77
  • E. Mondello, La nuova italiana. - La donna nella stampa e nella cultura del ventennio, Editori Riuniti, Roma, 1987
  • R. Carrarini, A. Gigli Marchetti, N. Torcellan (a cura di), Tendenze e caratteri della stampa destinata alle donne, in "Donna lombarda 1860-1945", Franco Angeli, Milano, 1992, pp. 62-73
  • B. Clerici, Auto ed eteropercezione della donna politica nei testi dei quotidiani italiani: un contributo sperimentale. Tesi di laurea, Relatore prof. Assunto Quadrio, Università Cattolica del Sacro Cuore. Facoltà di Scienze Politiche, Milano, Anno accademico 1995-96
  • B. Serra, L'immagine della donna in due riviste femminili del tardo Ottocento francese. Tesi di Laurea, Relatore prof. Annalisa Carlotti, Università Cattolica del Sacro Cuore. Facoltà di Lettere e Filosofia, Milano, Anno accademico 1995-96
  • P. Rosetti, L'immagine della donna nei maggiori quotidiani italiani (dal 1976 al 1995). Tesi di laurea, Relatore prof. Annalisa Carlotti, Università Cattolica del Sacro Cuore. Facoltà di Lettere e Filosofia, Milano, Anno accademico 1996-97
  • M. Trigila, Lettere di donne ai giornali. I casi di Famiglia Cristiana e di Grazia, LAS, Roma, 2000
  • M. Vedani, L'immagine della donna vittoriana attraverso l'analisi di alcune riviste femminili di fine Ottocento in Inghilterra. Tesi di laurea, Relatore prof. Annalisa Carlotti, Università Cattolica del Sacro Cuore. Facoltà di Lingue e Letterature, Milano, Anno accademico 1996-97


3. Documenti

  • (EN) United Nations, Declaration of Mexico on the Equality of Women and their contribution to Development and Peace 1975, in "Report of the world conference of the international women's ear.", United Nations Publication, Mexico City, New York, 1975-1976
  • (EN) United Nations, World Conference of the United Nations Decade for Women: Equality, Development and Peace, Copenhagen, 14 to 30 July 1980: report., United Nations Publication, New York, 1980
  • (EN) United Nations, The Nairobi Forward-Looking Strategies for the Advancement of Women, United Nations Publication, New York, 1985
  • Eurispes, Affari di cuore, Indagine sulle agenzie matrimoniali in Italia e sull'intermediazione in campo sentimentale, Merlo Editore & C., Roma, 1989
  • Eurispes, Istituzione e Soggettività, in Rapporto Italia '89, Merlo Editore & C.!Città=Roma, 1989, 347-368
  • Eurispes, La pornografia in Italia. 3º Rapporto EURISPES, Merlo Editore & C., Roma, 1992
  • (EN) United Nations, Agenda 21. The United Nations programme of action from Rio, United Nations Publication, New York, 1992
  • United Nations, II Conferenza Mondiale sui Diritti Umani, 1993
  • United Nations, Rio 1992: Vertice per la terra. Atti della Conferenza Mondiale sull'Ambiente e lo Sviluppo, Franco Angeli, Milano, 1993
  • Camera dei deputati, La Conferenza del Cairo su popolazione e sviluppo, in Documentazione e ricerche., 1994, pp. 62-71
  • (EN) United Nations, Platform for Action and The Bejing Declaration, United Nations Publication, New York, 1994
  • (EN) -, The Economic and Social Council, United Nations Publication, New York, 1994
  • Pio XI, Lettera enciclica Nova impendet, in Enchiridion delle encicliche, 5: Pio XI (1922-1939), Dehoniane, Bologna, 1995, 810-919
  • Camera dei Deputati, Vertice mondiale per lo sviluppo sociale, in Documentazione e ricerche. - Camera dei Deputati, n.58/1, XII Legislatura, aprile 1995, Roma 1995, 3-5
  • Dipartimento Per l'Informazione e l'Editoria, Le donne a Pechino: uno sguardo sul mondo, Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità tra uomo e donna, Roma, 1996 (Quaderni Rosa)
  • ISTAT, Mass media, letture e linguaggio. Indagine Multiscopio sulle famiglie Tempo libero e cultura anno 1995, Istat, Roma, 1997
  • Accertamenti Diffusione Stampa, ADS Notizie - trimestrale di informazione, n. 86, Ottobre-Dicembre, Milano 1998
  • Audipress, Indagine sulla lettura dei periodici e dei quotidiani in Italia. Primavera 1998, Voll. I e III, Audipress, Milano, 1998
  • Censis, 32º Rapporto sulla situazione sociale del paese 1998, Franco Angeli, Milano, 1998
  • Mondadori, Attività del gruppo Mondadori, Arnoldo Mondadori, 1998, 4.16
  • -, Bilancio e consolidamento di gruppo 1997, Arnoldo Mondadori, Milano, 1998, 40
  • OPQ, Dati e tariffe pubblicitarie, vol. 36, fasc. 4, Strategie, Milano, 1998
  • -, Dati e Tariffe pubblicitarie, vol. 36, fasc. 5, Strategie, Milano, 1998

Magistero di Giovanni Paolo II sulla donna nel corso dell'anno 1995

All'Angelus

  • Domenica 1 gennaio 1995
  • Domenica 15 gennaio 1995
  • Domenica 29 gennaio 1995
  • Domenica 5 febbraio 1995
  • Domenica 19 marzo 1995
  • Domenica 18 giugno 1995
  • Domenica 25 giugno 1995
  • Domenica 9 luglio 1995
  • Domenica 16 luglio 1995
  • Domenica 23 luglio 1995
  • Domenica 30 luglio 1995
  • Domenica 6 agosto 1995
  • Domenica 13 agosto 1995

Discorsi

  • Messaggio in occasione della giornata della pace, Donna: educatrice alla Pace, 1 gennaio 1995, n. 4, 6, 9, 11
  • Allocuzione in occasione del 450° Anniversario del Concilio di Trento, 30 aprile 1995, n 2
  • Discorso ai Delegati della Federazione delle Conferenze Episcopali d'Asia, 20 gennaio 1995, n. 11
  • Discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 9 gennaio 1995, n. 8
  • Agli studenti e ai rappresentanti del mondo accademico radunati nel campo sportivo dell'Università “San Tomas”, Manila 13 gennaio 1995, n. 2, 3, 4
  • Ai presuli delle Filippine riuniti nella sede della Curia arcivescovile di Manila, 14 gennaio 1995, n. 6
  • Alla 50° assemblea generale delle Nazioni Unite, New York, 5 ottobre 1995, n. 2, 12, 13
  • AlUdienza generale, 15 marzo 1995
  • Messaggio alla Sra G. Mongella, Segretario Generale della IV conferenza mondiale dell'ONU sulla donna, in Osservatore Romano, 1 giugno 1995

Encicliche

  • Evangelium vitae, 25 marzo 1995, n° 2, 3, 5, 6, 14, 23, 29, 34, 35, 43, 45, 57, 59, 70, 80, 86, 87, 99, 103

Lettere

  • Ai sacerdoti per il Giovedì Santo, 1995, n° 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8
  • Alle donne, 29 giugno 1995
Voci correlate