Riforma cluniacense
La riforma cluniacense fu un movimento di riforma ecclesiale dell'alto medioevo, che ebbe la sua origine nell'abbazia benedettina di Cluny, in Borgogna, movimento di riforma che dapprima rinnovò l'ordine benedettino e poi s'estese a tutta la Chiesa cattolica.
I fondamenti della riforma erano:
- applicazione stretta della regola benedettina
- stretta osservanza della celebrazione quotidiana della messa
- attenzione alla devozione di ogni singolo monaco
Accanto a questo vi era una riforma dell'organizzazione dei monasteri e la sottrazione dei medesimi all'autorità dei vescovile. I conventi e gli ordini vennero resi dipendenti dal pontefice romano. Nella lotta per le investiture Cluny evitò di prendere esplicitamente partito, ma fu a fianco dei papi riformatori per quanto riguardava la simonia ed il celibato sacerdotale.
Storia
A Cluny venne ripristinata l’osservanza della Regola di san Benedetto con alcuni adattamenti già introdotti da altri riformatori. Con essa si volle garantire un ruolo centrale alla liturgia nella vita del monastero. I monaci cluniacensi si dedicavano con amore e grande cura alla liturgia delle ore, al canto dei Salmi e, soprattutto, alla celebrazione della Santa Messa.
Promossero la musica sacra; vollero che l’architettura e l’arte contribuissero alla bellezza e alla solennità dei riti; arricchirono il calendario liturgico di celebrazioni speciali come, ad esempio, all’inizio di novembre, la Commemorazione dei fedeli defunti e incrementarono il culto della Vergine Maria. Fu riservata tanta importanza alla liturgia, perché i monaci di Cluny erano convinti che essa fosse partecipazione alla liturgia del Cielo. Ed i monaci si sentivano responsabili di intercedere presso di Dio per i vivi e per i defunti, dato che moltissimi fedeli chiedevano loro con insistenza di essere ricordati nella preghiera.
Del resto, proprio con questo scopo Guglielmo il Pio aveva voluto la nascita dell’Abbazia di Cluny. Nell’antico documento, che ne attesta la fondazione, leggiamo:
« | Stabilisco con questo dono che a Cluny sia costruito un monastero di regolari in onore dei santi apostoli Pietro e Paolo, e che ivi si raccolgano monaci che vivono secondo la Regola di san Benedetto (..) che lì un venerabile asilo di preghiera con voti e suppliche sia frequentato, e si ricerchi e si brami con ogni desiderio e intimo ardore la vita celeste, e assiduamente orazioni, invocazioni e suppliche siano dirette al Signore. » |
Per custodire ed alimentare questo clima di preghiera, la regola cluniancense accentuò l’importanza del silenzio, i monaci erano convinti che la purezza delle virtù, a cui aspiravano, richiedeva un intimo e costante raccoglimento. Non meraviglia che ben presto una fama di santità avvolse il monastero di Cluny, e che molte altre comunità monastiche decisero di seguire le sue consuetudini.
Molti principi e Papi chiesero agli abati di Cluny di diffondere la loro riforma, sicché in poco tempo si estese una fitta rete di monasteri legati a Cluny o con veri e propri vincoli giuridici o con una sorta di affiliazione carismatica. Si andava così delineando un’Europa dello spirito nelle varie regioni della Francia, in Italia, in Spagna, in Germania, in Ungheria.
Il successo di Cluny fu assicurato anzitutto dalla spiritualità elevata che vi si coltivava, ma anche da alcune altre condizioni che ne favorirono lo sviluppo. A differenza di quanto era avvenuto fino ad allora, il monastero di Cluny e le comunità da esso dipendenti furono riconosciuti esenti dalla giurisdizione dei Vescovi locali e sottoposti direttamente al Papa. Ciò comportava un legame speciale con la sede di Pietro e, grazie proprio alla protezione e all’incoraggiamento dei Pontefici, gli ideali di purezza e di fedeltà, che la riforma cluniacense intendeva perseguire, poterono diffondersi rapidamente. Inoltre, gli abati venivano eletti senza alcuna ingerenza da parte delle autorità civili, diversamente da quello che avveniva in altri luoghi.
Persone di grande fede ed ingegno si succedettero alla guida di Cluny e delle numerose comunità monastiche dipendenti. Tra essi oltre al fondatore vanno ricordati i santi Oddone (927-942), Odilone (994-1049) e Ugo (1049-1109) essi svolsero il loro servizio per lunghi periodi, assicurando stabilità alla riforma intrapresa e alla sua diffusione.
La riforma cluniacense ebbe effetti positivi non solo nella purificazione e nel risveglio della vita monastica, bensì anche nella vita della totalità della Chiesa. Infatti, l’aspirazione alla perfezione evangelica rappresentò uno stimolo a combattere due gravi mali che affliggevano la Chiesa di quel periodo: la simonia, cioè l’acquisizione di cariche religiose dietro compenso, e l’immoralità del clero secolare.
Gli abati di Cluny con la loro autorevolezza spirituale, i molti monaci cluniacensi che divennero Vescovi e alcuni di loro anche Papi, furono protagonisti di tale imponente azione di rinnovamento spirituale. E i frutti non mancarono: il celibato dei sacerdoti tornò a essere stimato e vissuto, e nell’assunzione degli uffici ecclesiastici vennero introdotte procedure più trasparenti.
Significativi furono pure i benefici apportati alla società più in generale. In un’epoca in cui solo le istituzioni ecclesiastiche provvedevano agli indigenti fu praticata con impegno la carità. Nei monasteri venne istituita la carica dell'elemosiniere tenuto a ospitare i viandanti e i pellegrini bisognosi, i religiosi in viaggio, e soprattutto i poveri che venivano a chiedere cibo e tetto per qualche giorno.
Non meno importanti furono altre due istituzioni, tipiche della civiltà medioevale, promosse da Cluny: le cosiddette "tregue di Dio" e la "pace di Dio". In un’epoca fortemente segnata dalla violenza e dallo spirito di vendetta, con le "tregue di Dio" venivano assicurati lunghi periodi di non belligeranza, in occasione di determinate feste religiose e di alcuni giorni della settimana. Con "la pace di Dio" si chiedeva, sotto la pena di una censura canonica, di rispettare le persone inermi e i luoghi sacri.
Nella coscienza dei popoli dell’Europa si gettarono le basi per l'incremento di due elementi fondamentali per la costruzione della società, e cioè il valore della persona umana e il bene primario della pace. Inoltre, come accadeva per le altre fondazioni monastiche, i monasteri cluniacensi disponevano di ampie proprietà che, messe diligentemente a frutto, contribuirono allo sviluppo dell’economia. Accanto al lavoro manuale, non mancarono neppure alcune tipiche attività culturali del monachesimo medioevale come le scuole per i bambini, l’allestimento delle biblioteche, gli scriptoria per la trascrizione e la produzione di manoscritti, che tramandarono il sapere in molti campi dello scibile umano.
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