San Besso
San Besso Laico · Martire | |
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Santo | |
Nascita | III secolo |
Morte | IV secolo |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 10 agosto |
Attributi | Palma, spada, stendardo, croce mauriziana, elmo con piume di struzzo |
Patrono di | Campiglia (To), Valprato Soana (To), Cogne (Ao) |
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San Besso (III secolo; † IV secolo) è stato un martire cristiano, oggetto di particolare venerazione nelle Alpi occidentali; assieme a san Savino, è patrono della città di Ivrea.
Agiografia
Nessuna notizia certa si ha sulla vita di San Besso. La tradizione ufficiale vuole che egli fosse uno dei 6600 soldati della celebre legione Tebea, guidati da San Maurizio, quasi tutti sterminati nel 286 per ordine dell'imperatore Massimiano ad Agaunum (l'attuale Saint-Maurice, nel Canton Vallese - Svizzera) per essersi rifiutati di adorare le divinità pagane.[1]
San Besso fu – sempre secondo la tradizione che lo accomuna a numerosi altri martiri pseudo-tebei- uno dei sopravvissuti che si dispersero nelle zone alpine e che - nonostante fossero braccati dai soldati di Massimiano determinati a completare lo sterminio - iniziarono una intensa opera di evangelizzazione dei montanari pagani.
Sulle circostanze del presunto martirio di San Besso esistono più versioni[2]. Quella riportata in un breviario del 1473, conservato presso la diocesi di Ivrea, racconta di come Besso, invitato da alcuni ladri di bestiame ad un banchetto e accortosi della provenienza furtiva della carne di pecora che gli era stata offerta, abbia aspramente deplorato il costume dei montanari che lo ospitavano. Questi, adirati contro il santo, lo scaraventarono giù dal Monte Fauterio e lì, ancora in vita, egli fu raggiunto e trucidato dai legionari romani rimasti sulle sue tracce. Secondo la tradizione, il santuario fu costruito sul luogo del martirio.
La stessa fonte documentale riporta che, secondo un'altra versione, avvenne che il santo – miracolosamente salvatosi- si sia rifugiato nella vicina Valle di Cogne ed in quest'ultima dimora sia poi stato massacrato dai legionari romani.
Lo storico ed antropologo francese Robert Hertz raccolse nel 1912 un'altra versione ancora della vita di san Besso, tramandata oralmente tra la gente della Val di Cogne, secondo la quale il santo non fu un soldato della gloriosa legione tebea, ma soltanto un devoto pastore locale che Dio ricompensava facendo prosperare il suo gregge. Secondo tale versione popolare egli sarebbe stato scaraventato giù dalla rupe da alcuni montanari miscredenti, resi furenti dall'invidia.
Sulle vicende delle spoglie mortali del santo, la leggenda vuole che nel IX secolo, dopo esser state trafugate dal luogo del martirio da alcuni ladri di sacre reliquie, provenienti dal Monferrato, esse siano finite - grazie all'intervento di un oste capace di smascherare i rapinatori - ad Ozegna (nel luogo ove ora sorge il santuario della Beata Vergine del Convento e del Bosco). Questo spiegerebbe le ragioni della speciale venerazione di cui Besso gode proprio ad Ozegna e non anche in tutti i paesi limitrofi. Sempre la leggenda vuole che le reliquie (con l'eccezione di un dito rimasto ai fedeli ozegnesi) siano state trasportate verso l'anno 1000 (ai tempi delle lotte tra Arduino d'Ivrea ed il vescovo Warmondo) nella cripta del Duomo di Ivrea, ove trovarono degna collocazione in un antico sarcofago romano tuttora visibile (anche se privo di spoglie).
Devozione popolare: un antico culto
Per approfondire, vedi la voce Pellegrinaggio a San Besso (Cogne) |
San Besso ebbe fama di grande santo taumaturgo, autore di innumerevoli miracoli, protettore dei soldati contro i pericoli della guerra.
Al culto di San Besso (che unisce due comunità che attualmente appartengono a differenti diocesi, ma che prima del 1200 erano unite sotto la Diocesi di Ivrea, oltre che dalla comune parlata dialettale franco-provenzale) Robert Hertz ha dedicato, nel 1912, un interessante saggio dal titolo San Besso. Studio di un culto alpestre nel quale, dopo un raffronto critico tra le diverse versioni della vita del santo, si analizzano le credenze ed i riti popolari, individuando in essi molteplici elementi che rimandano alle antiche venerazioni di rocce ritenute centri di irradiazione di una forza divina.
L'origine di questo culto, secondo Herz, è certamente precristiana, legata a un momento di incontro tra popolazioni salasse-celtiche insediate nelle diverse vallate, ed è caratterizzata dalla persistenza di un forte culto litico, ispirato dalla morfologia del Monte Fauterio. Ancora oggi le popolazioni di Cogne e Campiglia sono fortemente attaccate alla tradizione dei poteri taumaturgici della roccia di Besso, ovvero di scaglie scalpellate dalla roccia del monte Fauterio[3]
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