Diocesi di Ivrea

Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
100%Decrease text sizeStandard text sizeIncrease text size
Share/Save/Bookmark
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Diocesi di Ivrea
Dioecesis Eporediensis
Chiesa latina
Duomo Ivrea-1.jpg
Vescovo Daniele Salera
Sede Ivrea
Suffraganea
dell'arcidiocesi di Torino
Regione ecclesiastica Piemonte
Mappa diocesi Ivrea.png
Mappa della diocesi
Roman Catholic Diocese of Ivrea in Italy.svg
Collocazione della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Nazione bandiera Italia
Parrocchie 141 (7 vicariati )
Sacerdoti 110 di cui 80 secolari e 30 regolari
1.721 battezzati per sacerdote
37 religiosi 109 religiose 16 diaconi
205.792 abitanti in 1.850 km²
189.328 battezzati (92,0% del totale)
Eretta V secolo
Rito romano
Cattedrale Santa Maria Assunta
Indirizzo
Piazza Castello 3, 10015 Ivrea [Torino], Italia
Collegamenti esterni
Sito ufficiale
Dati online 2022 (gc ch)
Dati dal sito web della CEI
Collegamenti interni
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica


La Diocesi di Ivrea (latino: Dioecesis Eporediensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Torino appartenente alla regione ecclesiastica Piemonte.

Il santo patrono della diocesi è san Savino, vescovo di Spoleto e martire, festeggiato il 7 luglio.

Territorio

La diocesi comprende la maggior parte dei comuni del Canavese, nella città metropolitana di Torino. Comprende anche il comune di Alice Castello nella provincia di Vercelli. Confina a nord con la diocesi di Aosta, ad ovest con l'arcidiocesi di Chambery, a sud con l'arcidiocesi di Torino e la diocesi di Casale Monferrato, ad est con l'arcidiocesi di Vercelli e la diocesi di Biella.

Sede vescovile è la città di Ivrea, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta.

Il territorio si estende su 1.850 km².

Storia

La diocesi di Ivrea fu probabilmente eretta nel V secolo. Primo vescovo storicamente documentato è Eulogio, al posto del quale il prete Floreio firmò gli atti del Concilio di Milano (451). Già in questo contesto la diocesi appare come suffraganea dell'arcidiocesi di Milano.

Nel X secolo il beato Warmondo intraprese la costruzione della cattedrale romanica. A lui si deve inoltre l'incremento dello scriptorium, dal quale provengono molti dei codici conservati nella biblioteca del capitolo.

Dal secolo XI fu rilevante la presenza dell'abbazia di Fruttuaria, ove morì re Arduino.

Nel XIII secolo i vescovi di Ivrea ricevettero dall'imperatore importanti privilegi. Nella seconda metà del secolo successivo concessero parte dei propri feudi alla Casa di Savoia, che in questo periodo cercava di unificare i propri possedimenti piemontesi.

Nel 1497 fu eletto vescovo Bonifacio Ferrero, dando inizio alla serie dei vescovi della sua casata, che manterranno ininterrottamente la cattedra eporediese fino al 1612.

Il 21 maggio 1515 entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Torino.

Nel 1785 la cattedrale romanica fu demolita e venne eretta nello stesso luogo una nuova cattedrale barocca, che nel 1854 verrà ampliata e assumerà forme neoclassiche.

In occasione del riordino delle diocesi piemontesi voluto da Napoleone Bonaparte, furono soppresse 9 diocesi della regione, tra cui anche quella di Aosta, come stabilito dal breve Gravissimis causis di papa Pio VII del 1º giugno 1803, il cui territorio fu unito a quello di Ivrea.[1] La sede di Aosta fu ristabilita il 17 luglio 1817 con la bolla Beati Petri dello stesso Pio VII, e la diocesi di Ivrea rientrò nei confini attuali.[2]

La diocesi di Ivrea ricevette una visita di papa Giovanni Paolo II nel 1990. Papa Benedetto XVI visitò Romano Canavese nel 2009.

Dal clero della diocesi di Ivrea provengono molti ecclesiastici, tra cui i cardinali Tarcisio Bertone, Giuseppe Bertello e Arrigo Miglio, l'arcivescovo Giuseppe De Andrea, i vescovi Pier Giorgio Debernardi e Roberto Farinella.

Cronotassi dei vescovi

Statistiche

Note
  1. Testo del breve pubblicato in edizione latina e traduzione francese in: Bulletin des lois de l'Empire français, quarta serie, tomo terzo, pp. 58-69. A seguire la lettera esecutoria del cardinale Caprara (pp. 69-92).
  2. (LA) Bolla Beati Petri, Bullarii Romani continuatio, vol. XIV, Romae, 1849, pp. 344-358.
  3. Il sacerdote Floreio firmò gli atti del sinodo di Milano al posto dell'anziano Eulogio. Alcuni autori hanno presupposto che questi sia succeduto a Eulogio, così come il prete Grato, che al medesimo sinodo firmò gli atti al posto del vescovo aostano Eustasio, succedette al suo vescovo. Si tratta tuttavia di una ipotesi, non confortata da prove e documenti storici.
  4. Lo storico Palemone Luigi Bima, nella sua opera Serie cronologica dei romani pontefici e degli arcivescovi e vescovi di tutti gli stati di terraferma di S.S.R.M. e di alcune del regno di Sardegna (seconda edizione, Torino 1842, pp. 122-130), elenca una serie di vescovi per i quali non esiste alcuna documentazione o prova storica. Secondo Lanzoni, quei vescovi «furono immaginati da uno scrittore eporediese assolutamente fantastico». Per Savio si tratta di «una lista assolutamente fantastica». Cappelletti (op. cit., pp. 179-180) , pur riportandone i nomi, commenta: «Non ho potuto verificare nessuna delle testimonianze a cui egli ne appoggiò l'esistenza, perché né tra le grandi collezioni di concili, né tra le lettere dei pontefici ho trovato veruna delle cose da lui attestate...». Gams e Saroglia ignorano semplicemente tutti i nomi menzionati dal Bima, e cioè: Guglielmo I (502), Arnolfo (555), Placidio (591), Antero I (618), Guglielmo II (686), Wiberto I (705), Antero II (724), Desiderio II (790), Giuseppe II (965). Anche il sito ufficiale della diocesi esclude dalla cronotassi eporediense tutti questi nomi.
  5. Secondo Gams, la serie dei vescovi di Ivrea inizia solo con Desiderio.
  6. Non c'è unanimità fra gli storici sulla presenza di san Besso nella cronotassi di Ivrea e sul periodo del suo eventuale episcopato. È ammesso da Ughelli, Cappelletti e Saroglia; Savio lo considera ma con un punto interrogativo; Gams lo esclude.
  7. Ad eccezione di Gams, tutti ammettono questo vescovo, ma con datazioni diverse, forse dovute a refusi: Ughelli e Bima nel 743, Cappelletti nel 745, Savio nell'840 circa, Saroglia nell'843.
  8. Questa è l'unica data ammessa da Savio, secondo il quale le altre date ammesse dagli altri autori (867, 873, 877) sono errate.
  9. Così Savio e Saroglia. Cappelletti e Gams parlano invece del 930.
  10. Ughelli, e gli autori che ne dipendono, collocano questo vescovo nel 938, ma senza addurre prove; di certo sottoscrisse il testamento del vescovo Attone II di Vercelli nel 945.
  11. Questo vescovo è menzionato nella vita di san Warmondo (o Veremondo) dove si dice che il suo nome appare in un diploma dell'imperatore Ottone II del 962. Assente in tutti gli storici, ad eccezione di Savio e Saroglia.
  12. Anche questo vescovo è documentato solo da Savio e Saroglia.
  13. Questo vescovo è documentato tra il 1003 ed il 1011 secondo Savio; fra il 1011 ed il 1024 secondo Ughelli, Gams e Cappelletti.
  14. Ughelli, Gams e Cappelletti pongono questo vescovo nel 1053, ma ciò è impossibile, perché in quell'anno era ancora vescovo Enrico II. Secondo Saroglia, Ugo ricevette un diploma dall'imperatore Corrado II nel 1027.
  15. Avendo posto Ugo dopo Enrico II, Ughelli e gli autori che ne dipendono hanno dovuto ammettere un Enrico III nel 1059; in realtà si tratta di un solo vescovo di nome Enrico, documentato dal 1029 al 1059.
  16. Dopo Alberto, la cronotassi tradizionale, in base ad Ughelli, ha posto il vescovo Federico nel 1072; in realtà, come fa notare Savio (op. cit., p. 201), si è trattato di una errata lettura della data del diploma, 1072 invece del 1272, anno in cui visse realmente un vescovo di nome Federico.
  17. Secondo Cappelletti e Gams, Ogerio sarebbe stato deposto perché partigiano dell'antipapa Clemente III, e al suo posto sarebbe stato eletto Wiberto; in realtà Ogerio è ancora documentato come vescovo di Ivrea il 14 settembre 1094, ed il necrologio, alla data del 1º luglio, lo ricorda come episcopus eporediensis prepositi nostri.
    Dopo Wiberto, Ughelli e altri autori pongono due vescovi: Corrado (1097) e Pietro I (1118). In realtà, secondo Savio, questi vescovi sono da escludere: Corrado sarebbe il frutto di un abbaglio degli storici, che hanno fatto vescovo di Ivrea il padre del successivo vescovo Guiberto; Pietro era invece vescovo di Alba, non di Ivrea.
  18. Secondo la cronaca del monastero di Fruttuaria, nel 1097 l'abate Guiberto, figlio di Corrado dei signori di Camagna, fu fatto vescovo. La cronaca non riporta però la sede di appartenenza del vescovo, ed essendoci un Guiberto vescovo di Torino nella medesima epoca, è dubbia la presenza di Guiberto nella cronotassi di Ivrea (Savio, op. cit., p. 203.
  19. Presente nella cronotassi del sito web della diocesi, ignoto a tutti gli altri autori.
  20. Vescovo ammesso da Savio, Saroglia e il sito web della diocesi, senza alcuna datazione, ignoto agli altri autori.
  21. Documentato come episcopus electus.
  22. Questo vescovo è documentato per l'ultima volta il 1º febbraio 1198; il 26 agosto successivo la sede di Ivrea era certamente vacante.
  23. Ughelli, e gli autori che ne dipendono, inseriscono dopo Giovanni un vescovo di nome Bernardo, deposto da papa Innocenzo III il 29 gennaio 1205. Savio fa notare come la data sia errata, perché la lettera di deposizione del papa è del 1206; inoltre, se Bernardo fosse un vescovo di Ivrea, il suo episcopato sarebbe durato pochissimo, forse da maggio 1205 a gennaio 1206. Savio conclude che il vescovo Bernardo deve essere cancellato dalla cronotassi di Ivrea; ad ulteriore prova della sua tesi, il fatto che Giovanni è ancora documentato in vita nel 1220, indizio che la deposizione riguardava Giovanni e non Bernardo. Questo vescovo è escluso anche da Eubel e dal sito web della diocesi.
  24. Eletto fra il 29 gennaio ed il 21 ottobre.
  25. Nel 1209 fu nominato patriarca di Antiochia dei Latini.
  26. Cappelletti e Gams inseriscono un vescovo di nome Giacomo nel 1228, ignoto a tutte le altre cronotassi, con il conseguente sdoppiamento del vescovo Oberto.
  27. A questa data risulta essere ancora episcopus electus.
  28. Gonzaga Alberto su treccani.it. URL consultato il 5 dicembre 2021
  29. Savio ritiene che Alberto sia stato deposto o abbia dato le dimissioni, in quanto è ancora documentato negli anni successivi.
  30. Gams distingue due vescovi: Pietro Condono (1373) e Pietro Codo (1390).
  31. Gams inserisce un vescovo, Bonifacio II, dal 1437, e pone l'inizio dell'episcopato di Giovanni nel 1447.
Bibliografia
Collegamenti esterni