Scautismo cattolico
Lo scautismo cattolico è lo scautismo portato avanti nelle associazioni scautistiche cattoliche.
Ad oggi lo scautismo cattolico è rappresentato presso la Santa Sede dalla CICS e dalla CISG, quali rappresentanti delle componenti cattoliche di WOSM, del WAGGGS e della UIGSE-FSE.
Storia
La nascita dello scautismo cattolico
Nel 1910, a distanza di 3 anni della fondazione del movimento scout da parte di Robert Baden-Powell, nacque a Bagni di Lucca il primo gruppo scout italiano, ad opera di sir Francis Vane: nacque l'associazione REI, Ragazzi Esploratori Italiani.
Di questa associazione entrò subito a far parte la Juventus Juvat, associazione giovanile cattolica, fondata cinque anni prima dal pedagoga genovese Mario Mazza. Questa però, dopo solo un anno, uscì dall'associazione, perché la natura cattolica del gruppo stesso era vista dalla dirigenza locale in maniera negativa.
Nel 1913, dopo gli opportuni contatti con la Curia genovese, le Gioiose[1] crearono presso il chiostro di Santa Maria delle Vigne il RECI, Ragazzi Esploratori Cattolici Italiani, prima associazione scout cattolica al mondo.
In quegli anni l'interesse verso lo scautismo aveva portato molti gruppi cattolici ad avviare realtà scout; la maggior parte di essi, per gli stessi problemi incontrati dalle Gioiose riguardo alla fede, passarono dal R.E.I. al CNGEI[2] ma anche in questa associazione non trovava spazio sufficiente l'educazione religiosa; cresceva così il desiderio di creare una propria associazione.
Nel 1916 il conte Mario di Carpegna si recò, su mandato della Società della Gioventù Cattolica, in Inghilterra, per incontrare Baden-Powell e conoscere lo scautismo. Al suo ritorno i gruppi cattolici facenti parte del C.N.G.E.I. fonderanno, il 16 gennaio 1916, sotto la sua guida l'ASCI, Associazione Scautistica Cattolica Italiana, nella quale confluì da subito il RECI.
Ottenuto il riconoscimento ecclesiale, l'ASCI divenne la prima associazione scout cattolica ad avere un respiro nazionale e ad allacciare rapporti con il Bureau Mondiale dello scautismo.
Lo sviluppo dello scautismo cattolico
Nel 1920 in Francia, ad opera di alcuni laici e sacerdoti guidati dal gesuita Jacques Sevin, nacquero gli Scouts de France, associazione cattolica omologa francese dell'ASCI. Nello stesso anno, durante il primo Jamboree Mondiale, padre Sevin, il conte Mario di Carpegna e il belga Jean Corbisier diedeo vita al Segretariato Mondiale dello Scautismo Cattolico, con l'approvazione e la benevolenza del fondatore ed ormai capo mondiale Baden-Powell.
Lo scautismo cattolico, lungi dal diventare un "movimento parallelo" o "un movimento nel movimento", assunse una sua identità, che diede un contributo importante (per affermazione dello stesso Baden-Powell) allo sviluppo qualitativo e numerico dello scautismo mondiale, in particolar modo italiano e francese.
Lo sviluppo italiano venne fermato pochi anni dopo la nascita dalla soppressione, per volontà del governo fascista, delle associazioni scout, portando alla scomparsa dell'Italia dal panorama scout mondiale. Non si interruppe però lo sviluppo dello scautismo cattolico negli altri paesi: grazie all'impulso dato da padre Sevin esso divenne prolifico e trainante nel panorama mondiale.
Il dinamismo impresso da padre Sevin
Nella visione di padre Sevin lo scautismo, la cui prospettiva antropologica cristiana è chiara già in Baden-Powell[3], divenne uno strumento per la formazione della personalità cristiana dei ragazzi. Il metodo scout venne rivisto in quest'ottica per individuarne ulteriori aspetti utili all'educazione spirituale, morale e caratteriale del ragazzo, senza però in alcun modo snaturarlo o modificarlo.
Nacque ad esempio, ad opera del canonico Antoine-Louis Cornette (Vieux Loup), di padre Marcel Forestier O.P., dello stesso Sevin e di altri, l'idea di esploratore quale éclaireurs, ovvero "ragazzo che porta la luce": non solo un buon cittadino che fa il suo dovere verso la società, ma un piccolo apostolo che porta la luce della fede; allo stesso modo il ruolo del capo non veniva visto solo come un servizio, ma quale scelta vocazionale, quale risposta ad una chiamata, ponendo questa esperienza non alla fine di un percorso, ma inserendola nel cammino di realizzazione della persona proposto dallo scautismo.
Il roverismo plasmato sul monachesimo
Il principale apporto venne però dallo sviluppo che il domenicano Forestier e il gesuita Paul Doncoeur diedero al metodo Rover.
L'intuizione iniziale di Baden-Powell riguardo alla figura del rover venne rivisitata e trasformata: da semplice viandante a pellegrino; la strada divenne non solo luogo di esercizio spirituale, ma anche, metaforicamente, via che conduce ad una meta. Nacque la spiritualité de la route, "spiritualità della strada", dove la strada diviene luogo di "deserto interiore", legato alla necessità di essenzialità e di distacco dalla quotidianità che essa impone.
Venne rivista anche l'impostazione del clan, e plasmata sulla vita benedettina: le comunità vengono riunite attorno ad un capo clan (corrispondente alla figura dell'abate) che, qualora le comunità fossero divise in comunità più piccole e sparse sul territorio, era coadiuvato da aiuti (corrispondenti ai priori dei monasteri). L'ingresso nella comunità diventa subordinato ad una scelta di adesione alla regola e, dopo un periodo di noviziato, si veniva chiamati alla piena accettazione, espressa nella firma della carta di clan; ad essa seguiva un periodo di conferma (i voti temporanei, espressi nella vita di clan), al termine del quale si dichiarava la propria adesione totale allo stile del roverismo tramite la partenza (corrispondente ai voti permanenti).
In questa visione la strada divenne il "chiostro del rover", luogo di riflessione, preghiera e confronto, e il colore marrone, scelto per la divisa, simboleggiava tanto la strada quanto l'abito religioso.
Tale visione del roverismo trovò ampi consensi e, grazie all'approvazione di Baden-Powell, si diffuse anche fuori dalle realtà cattoliche.
In questo periodo, grazie all'opera di questi e di Vera Barclay[4] lo scautismo guadagnò velocemente credito, non solo tra i laici cattolici, ma anche nella gerarchia cattolica: questa approva lo scautismo e lo riconosce quale strumento ideale nell'educazione giovanile.
I canti scout
A questo periodo si deve una ricca produzione di canti scout, molti dei quali firmati da padre Sevin, quali il canto dell'Addio, il canto della promessa, il canto del tramonto ("Signor fra le tende schierati"), la leggenda del fuoco ("Splende il fuoco") ed altri.
Lo scautismo cattolico italiano
Lo scautismo clandestino
La soppressione delle associazioni scout italiane del 1927 bloccò la crescita dello scautismo cattolico italiano nel suo momento di più evidente sviluppo metodologico e numerico; il movimento, tuttavia, sopravvisse in clandestinità.
Subito dopo la promulgazione delle Leggi fascistissime, che decretavano lo scioglimento di tutte le organizzazioni che promuovessero l'educazione morale e spirituale dei giovani, alcuni scout in varie parti d'Italia si rifiutarono di deporre guidoni e fiamme. A Milano, in particolare, Giulio Uccellini, detto Kelly, con Andrea Ghetti, Baden, si mise a capo di un gruppo di scout clandestini, le Aquile Randagie, riparto che raccolse diversi ragazzi dei disciolti riparti milanesi, e continuò le attività prima sotto forma di esploratori e, col passare degli anni, nel roverismo, adattando i modelli francesi alla realtà italiana. La Aquile chiamarono questo periodo della "giungla silente" e giurarono di resistere un giorno in più del fascismo.
Nonostante le intimidazioni e i pericoli, il gruppo continuò a tenere riunioni clandestine e svolse perfino uscite e campi estivi; riuscì perfino a mantenere rapporti con i movimenti d'Oltralpe, partecipando a due Jamboree. Grazie a loro la storia dello scoutismo cattolico non ha subito alcuna interruzione e la tradizione iniziata da Mario Mazza non si è dispersa.
La ricostituzione
Alla caduta del fascismo e alla ripresa ufficiale delle attività l'ASCI venne ricostituita sull'eredità lasciata alla sospensione delle attività; fu aggiornata agli sviluppi dello scautismo, soprattutto dello scautismo cattolico francese, e in continuità con le esperienze dei gruppi di scautismo clandestino.
Lo scautismo cattolico italiano ebbe una ripresa preponderante, che trascinò anche la ripresa dello scautismo laico (CNGEI)
- vennero acquisiti gli sviluppi dello scautismo mondiale, come l'organizzazione in gruppi con branche separate;
- venne riorganizzata l'associazione secondo le nuove impostazioni del movimento;
- vennero sviluppate le branche, riprendendo l'esperienza dello scautismo francese ma reinterpretandola a propria volta: in questo periodo nacque il lupettismo italiano ad opera di Fausto Catani; questi ne riformò il metodo, oggi tra i più apprezzati al mondo, e riformò anche la struttura organizzativa della branca, proponendo l'organizzazione delle pattuglie nazionali, che divennero poi un modello imitato anche fuori Italia;
- sull'esperienza delle Aquile Randagie prese il via il roverismo italiano, praticamente assente prima della giungla silente; esso ebbe le sue colonne portanti in alcune Aquile Randagie, quali don Andrea Ghetti e Vittorio Ghetti.
Il prestigio dello scautismo cattolico italiano crebbe velocemente, e già a fine anni '40 era riconosciuta a livello mondiale l'autorevolezza di personaggi quali Salvatore Salvatori, Fausto Catani ed Osvaldo Monass; quest'ultimo fu nominato come membro del Comitato Mondiale nel 1951.
Gli anni '60 e '70
Negli anni '60 e '70 una crescente critica verso i modelli educativi tradizionali e verso la Chiesa si incrociarono sullo scautismo, in particolar modo sullo scautismo cattolico.
Divenne idea di molti che lo "scautismo cattolico" non dovesse più essere un metodo di educazione cristiana del ragazzo, ma semplicemente un itinerario educativo proposto ai ragazzi all'interno di una prospettiva antropologica ispirata alla visione cristiana dell'uomo, con la possibilità di un'ulteriore crescita nella fede.
Su quest'onda già negli anni '50 in Francia venne rivista la branca Rover, allontanandola di fatto dalla route e di conseguenza dalla spiritualità della strada. In Italia l'ASCI cambiò denominazione passando da Associazione Scautistica Cattolica Italiana ad Associazione Scouts Cattolici Italiani, allontanandosi quindi da un modello in cui l'associazione si riconosceva nella Chiesa, per affermare questa adesione quale scelta personale.
Tali scelte si radicalizzarono in Italia negli anni '70, quando, soprattutto nell'AGI, si fecero strada idee più lontane dalla Chiesa, con sbandamenti in senso anticlericale, con la conseguenza che la metodologia si allontanò, non solo dall'impostazione cattolica, ma anche da quella dello stesso fondatore, riscontrando in questa una pregiudiziale "visione cristiana dell'uomo e della società".
Preoccupati da questo andamento, alcuni capi di ASCI e AGI creano prima la Comunità Scout di Soviore e poi il Centro Studi Baden-Powell, al fine di salvaguardare l'integrità metodologica dello scautismo nella sua funzione di crescita spirituale e religiosa.
Alcuni capi fondarono poi, e varie realtà si aggiunsero in un secondo momento, la FSE, che poi, nel 1976, cambiò il proprio statuto e il proprio nome in UIGSE-FSE, e che si propose quale federazione sovranazionale di scautismo cattolico in disaccordo, ma mai in contrasto, con il CICS e CICG.
Dal 2003, con il riconoscimento ufficiale della Santa Sede all'UIGSE-FSE, le tre confederazioni si affiancano a livello mondiale, quali diverse espressioni dello scautismo cattolico: il CICS (e CICG) quali promotori di scautismo come realtà di crescita spirituale nelle realtà cattoliche, la UIGSE-FSE quale promotore di uno scautismo cattolico in senso tradizionalista, ovvero quale metodologia utile ad una educazione religiosa.
Note | |
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