Sub tuum praesidium

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Il Sub tuum praesidium (in italiano: sotto la tua protezione) è il più antico inno (tropàrion) devozionale cristiano alla Madonna, risalente al III secolo e ancora oggi usata in tutti i principali riti liturgici cristiani. È un’invocazione collettiva che lascia intravedere la consuetudine, da parte della comunità cristiana, di rivolgersi direttamente a Maria invocando il suo aiuto nelle ore difficili. Il testo del Sub Tuum Praesidium esprime con efficacia la fiducia nell’intercessione della Vergine.

Versioni

Di seguito sono presentate le principali versioni (oltre all'originale): non sono riportate quelle siriana, siro-caldea ed armena per la minore importanza e per la mancanza di elementi particolari.

Originale in greco

Il papiro ritrovato ad Alessandria d'Egitto e risalente al III secolo venne acquistato dalla John Rylands Library di Manchester nel 1917 e pubblicato per la prima volta nel 1938; presenta una scrittura a lettere onciali, alta e diritta, stretta e, nello stesso tempo, ariosa, con elementi ornamentali. Questo aspetto decorativo ha fatto ritenere vari studiosi che il papiro fosse un esemplare destinato come modello per un incisore. Questo piccolo foglio (14x9,4 cm), rovinato sul lato destro, riporta dieci righe di testo:

[...]πὸ[...]
εὐσπλ[...]
καταφε[...]
Θεοτόκετ[...]
ἱκεσίαςμὴπαρ
ίδῃςἐνπεριστάσει[...]
ἀλλἐκκινδύνων
[...]ρωσαιἡμᾶς
μόνη[...]
[...]ηεὐλογημένη[...]

Così completabile in greco:

Testo traslitterazione Traduzione letterale in latino
Ὑπὸ τὴν σὴν εὐσπλαγχνίαν,
καταφεύγομεν, Θεοτόκε.
Τὰς ἡμῶν ἱκεσίας,
μὴ παρίδῃς ἐν περιστάσει,
ἀλλ᾽ ἐκ κινδύνων λύτρωσαι ἡμᾶς,
μόνη Ἁγνή, μόνη εὐλογημένη.
Hypò tèn sèn eusplanchnían,
Katapheúgomen, Theotóke.
Tàs hemôn ikesías,
mè parídes en peristásei,
All'ek kindýnon lýtrosai hemâs
Móne hagné, móne eulogeméne
Sub misericordiam tuam
confugimus, Dei Genetrix.
Nostras deprecationes
ne despicias in necessitate,
sed a periculis libera nos,
una sancta, una benedicta.

Versione romana (da cui deriva la traduzione italiana)

Sub tuum praesidium confugimus,
Sancta Dei Genetrix.
Nostras deprecationes ne despicias
in necessitatibus,
sed a periculis cunctis
libera nos semper,
Virgo gloriosa et benedicta.
Sotto la tua protezione
troviamo rifugio,
Santa Madre di Dio:
non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
e liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.

Versione ambrosiana

Questa versione, rimasta nel rito ambrosiano, è più vicina all'originale:

Sub tuam misericordiam confugimus
Dei Genitrix
nostram deprecationem ne inducas
in tentationem
sed de periculo
libera nos
sola casta
et benedicta

Interpretazione

Lungo tutto il testo si riscontra la stessa situazione spirituale manifestata nei salmi individuali che chiedono l'immediato aiuto di Gesù, rifugio e liberatore del credente che fa ricorso a Dio per scampare ai pericoli che lo minacciano (salmi 16,27, 30,58-60 e soprattutto 17,3, 90,1, 114,2-5, 142,9). Questa preghiera mostra una relazione intima con la Chiesa dei martiri, esprimendo l’atteggiamento di un intero popolo che vive in uno stato di pericolo e anela la liberazione: è probabile una connessione alle persecuzioni di Valeriano e di Decio. Infatti, sotto Valeriano, Cipriano fu martirizzato in Africa mentre a Roma erano perseguitati papa Sisto II e il suo diacono Lorenzo. Anche nella persecuzione di Decio, furono numerosi i martirizzati africani: proprio nelle stesse zone fu composto il primitivo testo della preghiera (ritrovata, appunto, ad Alessandria d'Egitto).

Storia

Questa preghiera era già presente nella liturgia copta natalizia del III secolo. Dal luogo originale, l’Egitto, che, secondo quanto affermano i Vangeli, ospitò la sacra Famiglia, il Sub tuum praesidium col passare dei secoli si è diffuso in tutto il mondo cattolico. Ad oggi è usata in tutte le principali liturgie (fra cui si ricordano la Greca, la Bizantina, l'Ambrosiana e la Romana).

Il Sub tuum praesidium nel rito romano

La formula romana si ritrova nell'Antifonario di Compiègne (IX-X secolo), tra le antifone in evangelio (serie di antifone che s'intercalavano tra i diversi versetti del Benedictus) per la festa dell'Assunzione di Maria. André Wilmart ha pubblicato un ufficio medievale in onore dei sette dolori di Maria, attribuito a Innocenzo IV, dove il Sub tuum praesidium è la preghiera iniziale per ogni singola parte. Attualmente, oltre che alla conclusione delle litanie lauretane, questa preghiera è inserita tra le invocazioni con cui, durante la Compieta, si conclude la liturgia delle Ore. Giovanni Bosco, particolarmente devoto alla Madonna, la recitava abitualmente e ne raccomandava la recita ai suoi salesiani assieme alla litania "Maria, Aiuto dei Cristiani" (Maria, auxilium Christianorum), affine nel significato. La melodia gregoriana, modo VII, nella sua semplicità quasi sillabica, coniuga i sentimenti di confidenza e abbandono uniti alla richiesta di un soccorso immediato.

Valore teologico

Praesidium è termine di origine militare, che significa esattamente "luogo difeso da presidio militare". La Vergine Maria dunque è il presidio dei cristiani, è la Madre a cui ci si rivolge, perché si è sicuri che si verrà sempre ascoltati e sostenuti, soprattutto nei momenti più difficili. In questa antifona infatti è molto evidente la potenza dell'intercessione della Madonna presso il figlio Gesù.

L'archeologia conferma il ruolo particolare di Maria sin dai primi tempi della vita della Chiesa cattolica: oltre alla testimonianza di questa preghiera, si può ricordare il famoso esempio dell'epitaffio nelle catacombe di Priscilla, a Roma, databile secondo la studiosa Margherita Guarducci alla fine del II secolo, oppure i graffiti rinvenuti nel santuario dell'Annunciazione a Nazaret. Queste scoperte attestano come il particolare culto prestato alla Vergine (iperdulia) fosse già vivo nei primi cristiani, ben prima del concilio di Efeso del 431, in cui veniva definitivamente riconosciuta da un dogma la maternità divina di Maria (Theotokos, come nel testo originale). Con la chiara affermazione della maternità divina di Maria il Sub tuum praesidium ha una manifesta allusione (che si perde nella traduzione della liturgia romana, quindi nella versione italiana attuale) anche alla sua verginità perpetua nonché alla sua immacolata concezione, proclamando la Santa Vergine come la "sola pura" e la "sola casta e benedetta".

Secondo alcune voci, lo stesso ritardo nella pubblicazione (passano più di vent'anni fra il 1917 dell'acquisto del papiro e il 1938 della sua diffusione) fu dovuto a una sorta di "imbarazzo confessionale", poiché Colin Roberts, l’eminente papirologo che provvide alla pubblicazione era un convinto protestante e quel documento smentiva clamorosamente le posizioni affermate dai teologi della Riforma a proposito di Maria. La teologia protestante, infatti, aveva sempre sostenuto che il culto alla Vergine fosse un fenomeno tardivo e un'"incrostazione" sulla vera fede in Gesù Cristo (lo stesso Karl Barth definì la mariologia "il tumore del cattolicesimo"): per tali ragioni il professor Roberts cercò di cautelarsi, dicendosi sicuro che il papiro doveva risalire ad un’epoca posteriore al sopra citato Concilio di Efeso. In realtà, furono i suoi colleghi stessi a smentirlo e oggi c’è unanimità nel riconoscere che quel testo non può risalire oltre il III secolo: la data più probabile è attorno all’anno 250.

Adattamento musicale

Il Sub tuum praesidium, già presente come inno nel canto gregoriano, è stato musicato dal compositore Antonio Salieri.

Fonti
Collegamenti esterni