Ultima Cena (Pietro Lorenzetti)
Pietro Lorenzetti, Ultima Cena (1315 - 1319 ca.), affresco | |
Ultima Cena | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Umbria |
Regione ecclesiastica | Umbria |
Provincia | Perugia |
Comune | |
Diocesi | Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino |
Parrocchia o Ente ecclesiastico | Sacro Convento |
Ubicazione specifica | Basilica di San Francesco, Chiesa inferiore, transetto sinistro |
Uso liturgico | quotidiano |
Comune di provenienza | Assisi |
Luogo di provenienza | ubicazione originaria |
Oggetto | dipinto murale |
Soggetto | Ultima Cena; Interno di cucina |
Datazione | 1315 - 1319 ca. |
Ambito culturale | Scuola senese |
Autore |
Pietro Lorenzetti e aiuti |
Materia e tecnica | affresco |
Misure | h. 244 cm; l. 310 cm |
|
L' Ultima Cena è un dipinto murale, eseguito tra il 1315 - 1319 circa, ad affresco, da Pietro Lorenzetti (1280 ca. - 1348 ca.) ed aiuti, facente parte di un ciclo che raffigura le Storie della Passione di Gesù Cristo, ubicato nel transetto sinistro nella Chiesa inferiore della Basilica Inferiore di San Francesco ad Assisi (Perugia).
Descrizione
Soggetto
La scena, che si svolge su uno sfondo notturno costellato di stelle con un sottile spicchio di luna (in alto a sinistra), si divide in due ambienti illusionisticamente contigui:
- a destra: Ultima Cena,
- a sinistra: Interno di cucina
Ultima Cena
La scena è ambientata in un originale padiglione esagonale, decorato con intarsi marmorei policromi e sottili colonne, in primo piano, sormontate da Statue di putti con cornucopie e pinnnacoli. Sotto al padiglione compaiono, intorno ad una tavola imbandita, entro una prospettiva ribaltata e dilatata:
- Gesù Cristo annuncia con serenità ed amara rassegnazione l'imminente tradimento.
- San Giovanni, seduto affianco di Gesù, piega la testa accostandosi al suo petto ed appoggiandosi sul tavolo visibilmente addormentato.
- Giuda Iscariota, di spalle all'osservatore, nasconde dietro la schiena il sacchetto contenete i trenta denari, il prezzo del suo tradimento.
- Altri apostoli, seduti su banchi marmorei, hanno un espressione triste e sgomenta, e si comunicano l'un l'altro la propria sorpresa, creando un movimento in cui risuona la rivelazione dell'evento annunciato da Gesù.
Inoltre, nella scena sono presenti alcuni dettagli, resi con grande cura, spesso di valore simbolico, come:
- bicchieri di vino e pagnotte, distribuiti sulla tavola, fanno riferimento all'istituzione dell'Eucarestia.
Interno di cucina
La scena è ambientata in una cucina dove si vedono un camino, scorciato obliquamente, con un fuoco ardente e mensole con incantevoli "nature morte". All'interno compaiono:
- Servitore si rivolge ad un altro con un gesto colloquiale, poggiandogli una mano sulla spalla ed indicando con il pollice della la destra, come a dirgli di affrettarsi a portare in tavola le pietanze agli ospiti: questo gesto lega di fatto le due parti.
- Servitore, in ginocchio, pulisce i piatti vicino al fuoco scoppiettante.
- Cane lecca gli avanzi della cena in un piatto.
- Gatto riposa accucciato vicino al focolare.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- Pietro Lorenzetti fu uno dei primi pittori a richiamare l'attenzione dello spettatore sul variare del tempo atmosferico nello scorrere delle ore negli eventi della Passione. Infatti, nella scena successiva con la Cattura di Gesù Cristo, la luna è al tramonto, dietro uno sperone roccioso.[1]
- Nella scena con l'Interno della cucina si nota in particolare:
- questa è uno spaccato di vita quotidiana inedito per l'epoca, che non si trova, ad esempio, nelle opere di Giotto e dei suoi seguaci;
- la fiamma è individuata come sorgente di luce, che accende di rosso le guance dei due giovani inservienti e determina l'ombra proiettata dal cane sul terreno. È noto che in pittura le ombre portate saranno utilizzate in modo sistematico solo a partire dal XV secolo, con l'avvento di una cultura prospettica: se Lorenzetti dipinge, qui ed in altre scene del ciclo con Storie della passione, questo elemento lo si deve solo ad un'osservazione attenta della realtà.
Notizie storico-critiche
Come tutti i dipinti murali della Basilica di San Francesco di Assisi, anche le Storie della passione di Gesù Cristo non sono firmati, né la loro paternità è attestata da documenti o dalle fonti antiche. Anche Giorgio Vasari nelle Vite, non li attribuiva a Pietro Lorenzetti e non ne riconosceva neppure l'unità stilistica, assegnando la Crocifissione a Pietro Cavallini ed il resto del ciclo a Puccio Capanna.[2] Fu solo lo storico dell'arte Giovanni Battista Cavalcaselle (1819 - 1897) che individuò nelle Storie della passione di Gesù Cristo la mano di Pietro Lorenzetti, grazie alle indagini stilistiche e, soprattutto, ad un'accurata analisi del polittico con Madonna con Gesù Bambino e santi per la Pieve di Santa Maria d'Arezzo, commissionato al pittore senese nel 1320,[3] smentendo così efficacemente la tradizione tramandata dal Vasari. Mentre è merito di studiosi come Carlo Volpe e Luciano Bellosi la loro datazione entro il 1319, in base alle affinità stilistiche con altre opere del pittore senese ed alle vicende di Assisi, investita tra il 1319 ed il 1322 dai moti ghibellini guidati da Muzio di Francesco e colpita in seguito dall'interdetto papale.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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