Utente:Davide Bolis/Chiesa di Santa Maria del Carmine (Milano)

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Chiesa di Santa Maria del Carmine
Chiesa di Santa Maria del Carmina (Milano).jpg
Facciata
Stato Italia
Regione Stemma Lombardia
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Lombardia
Comune Stemma Milano
Diocesi Arcidiocesi di Milano
Religione Cattolica di Rito ambrosiano
Sito web Sito ufficiale
Oggetto tipo Chiesa
Dedicazione Maria Vergine
Architetti Bernardo da Venezia
Pietro Antonio Solari
Felice Pizzagalli
Carlo Maciachini
Ambrogio Annoni
Stile architettonico Tardogotico, Barocco
Inizio della costruzione 1400
Completamento 1446
Coordinate geografiche
45°28′13″N 9°11′08″E / 45.47032, 9.18555 bandiera Italia


Santa Maria del Carmine è una chiesa di Milano sita nei pressi del Castello Sforzesco nel quartiere di Brera e precisamente in via del Carmine, tra via Ponte Vetero e via Brera. È detta chiesa nobile del castello in quanto, a partire dalla meta del XV secolo, si trasformò da conventuale a chiesa adibita per l'aristocrazia milanese residente nella zona.

Nell'arco sei secoli subì numerosi restauri a causa di crolli dovuti ad errori costruttivi. Pur mantenendo in generale la sua forma e lo stile quattrocentesco, restano tracce dei continui interventi.


Storia

Nel 1268, nell'area dell'attuale Castello Sforzesco giunsero i frati dell'ordine Carmelitano, i quali iniziarono la costruzione del convento e della chiesa. Nel 1330, per un incendio, la chiesa fu semidistrutta; ricostruita a cominciare dal 1331, fu però abbandonata dai Carmelitani verso il 1399 che decisero di trasferirsi su un terreno situato nella parrocchia di San Carpoforo[1]

Nel maggio del 1400 Gian Galeazzo Visconti autorizzò l'apertura del cantiere e affidò i disegni e i lavori all'architetto Bernardo da Venezia.[2]

La costruzione dell'edificio procedette con lentezza per più di tre decenni, ma a causa degli scarsi mezzi finanziari a disposizione, nel 1446 l'inadeguatezza tecnica della struttura causò poi un improvviso crollo di alcune parti.

Dopo la metà del XIV secolo i lavori proseguirono in modo più deciso, con l'intervento forse di Giovanni Solari[3] e Guiniforte Solari[4], che anche nel cantiere della Certosa pavese avevano completato l'originario impianto di Bernardo da Venezia.

Intorno al 1470 alla direzione della fabbrica fu chiamato Pietro Antonio Solari[5], che si occupò in particolare della copertura, del transetto e del paramento esterno della chiesa. Appena terminata, la volta della chiesa crollò e solo tre anni dopo cominciò l'opera di risanamento.

Nel 1654 iniziarono importanti lavori di rinnovamento: vennero rifatti il pavimento, il campanile e il portale.

Nel 1783 l'ordine dei Carmelitani fu soppresso e la "chiesa nobile" di Santa Maria del Carmine divenne parrocchia. Altrettanto consistenti furono gli interventi ottocenteschi, in particolare tra il 1826 ed il 1840 quelli diretti da Felice Pizzagalli nella zona del coro. Nel 1846 realizzò il battistero e il fonte battesimale, rispettivamente a pianta e base esagonale. Il fonte è contrassegnato da lesene corinzie che formano sei nicchie: tre di esse sono vuote e le altre rappresentano, frontalmente Adamo ed Eva, e lateralmente Mosè (a destra) e Mosè con le tavole della legge (a sinistra).

L'edificio fu rimaneggiato in epoca barocca e poi nell'ottocento da Giuseppe Pestagalli e da Carlo Maciachini, che nel 1880 rifece una nuova facciata in stile gotico-lombardo.

Nel 1912 ebbe inizio una campagna di restauri curata da Ambrogio Annoni, che eliminò le incongrue aggiunte ottocentesche tentando di ripristinare l'austera sobrietà degli spazi progettati all'inizio del quattrocento.

Criterio costruttivo generale

Le soluzioni di Pietro Antonio Solari si apprezzano, almeno in parte, lungo il fianco sud: la sequenza delle campate interne è evidenziata dai contrafforti angolari; l'originario paramento in laterizio resta visibile nell'ultima cappella e nella testata del transetto, che ha profilo a spioventi con decorazioni ad archetti e due allungate monofore.

Nonostante le numerose, successive trasformazioni la planimetria e la struttura generale dell'edificio rimandano chiaramente al progetto di Bernardo da Venezia: l'impianto a croce latina con tre navate e transetto non aggettante riprende esattamente il modello della chiesa del Carmine di Pavia, che l'architetto aveva progettato nel 1370. Sono pressoché identiche anche le misure, decisamente imponenti, quasi 80 m di lunghezza e 40 m circa di larghezza.

Il principale modello di ispirazione è costituito senza dubbio dall'architettura cistercense, con le sue nitide stesure di piani e la solida articolazione degli spazi. La facciata, progettata da Carlo Maciachini nel 1880, propone un'elaborata reinterpretazione del gotico lombardo.

Criterio costruttivo interno

Ovunque si constata l'utilizzo del modulo ad quadratum: la navata centrale è suddivisa in quattro campate quadrate a ciascuna delle quali corrispondono, nelle navatelle laterali, due campatelle pure quadrate; il transetto è ugualmente ripartito in tre campate quadrate; la zona del coro, fortemente modificata da interventi successivi, era forse anch'essa in origine a pianta quadrata, con le medesime dimensioni delle campate del transetto.

Sulle campatelle delle navate laterali si innestavano una serie di cappelline quadrangolari, oggi solo in parte conservate; strutture in tutto simili si aprivano anche sul fianco orientale dei due bracci del transetto. Ciascuna campata della navata principale è illuminata da un'ampia monofora a profilo archiacuto. Il sistema dei sostegni è costituito da possenti pilastri cilindrici alternativamente in cotto e in pietra grigia di Angera. Questi ultimi, come molti dei capitelli decorati per lo più con motivi vegetali a crochet, provengono dalla primitiva chiesa dei Carmelitani nell'area del Castello Sforzesco.

La copertura, di epoca solariana, è formata da volte a crociera ogivale con cordonature in cotto, impostate in falso sui capitelli dei pilastri, con soluzione analoga a quella delle altre fabbriche solariane milanesi, Santa Maria delle Grazie e San Pietro in Gessate; le chiavi di volta sono decorate con le insegne del consigliere ducale Angelo Simonetta, che promosse i lavori del cantiere del Carmine, dove trovò sepoltura nel 1472 nel braccio destro del transetto.

Delle sedici cappelle gentilizie originarie, divenute ventidue nel cinquecento, solo dieci sono sopravvissute, conservando numerose testimonianze della decorazione del cinquecento e del seicento della chiesa, mentre sono del tutto scomparsi i dipinti del quattrocento.

Interno

Il patronato ducale e il favore delle principali famiglie della nobiltà milanese furono alla base, tra la fine del quattrocento e gli inizi del cinquecento, dello straordinario arricchimento decorativo delle cappelle laterali, destinate ad accogliere numerose sepolture patrizie e radicalmente trasformate dai successivi interventi del XVI e XVII secolo, che riguardarono anche il portale, il campanile, la pavimentazione e la zona absidale della chiesa.

L'interno a croce latina è diviso da pilastri cilindrici in tre navate, coperte con volta a crociera. L'abside maggiore è costituita da due sezioni: una quadrangolare, coperta da volta a crociera, e una poligonale, nella quale si aprono quattro bifore. Lungo le due navate laterali vi sono varie cappelle di epoche e caratteristiche diverse:

  • La Cappella degli Spagnoli

L’altare di stile neoclassico, databile intono al 1824 e di buona manifattura locale. All’interno una pala di Gaetano Dardanone, pittore milanese poco noto, ma attivo nella fabbrica del Duomo, databile all’inizio del ‘700, rappresenta la gloria di tre Sante: Lucia, Agata ed Apollonia.

Sulla parete di destra è stata collocata la tela di Pietro Maggi, pittore milanese discepolo dell’Abbiati, databile della prima metà del XVIII secolo, Sant’Anna e la Vergine.

Nella parte sinistra troviamo la tela di Camillo Procaccini, opera del 1585, San Carlo in preghiera.[6]

  • La Cappella della Madonna del Carmine

Situata a destra del presbiterio, è costituita da due vani: il coretto dei fedeli a pianta quadrata e la cappella del clero a pianta centrale. Dal 1616 al 1619 Camillo Procaccini, artista parmense protagonista di rilievo della pittura lombarda tra il XVI e il XVII, ne curò la decorazione. Il coretto dei fedeli, è adorno di quattro grandi tele di Procaccini raffigurante storie bibliche.


CONTROLLA Dal 1616 al 1619 Camillo Procaccini, artista parmense protagonista di rilievo della pittura lombarda tra il XVI e il XVII, lavorò alla decorazione della prima cappella a destra del presbiterio dedicata alla Madonna del Carmine. Il primo vano, detto coretto dei fedeli, è adorno di quattro grandi tele sempre di Procaccini raffigurante storie bibliche. Nella volta Sibille e Profeti, sulle pareti della cappella del clero sono collocate quattro storie della Vergine dello stesso artista e nella cupola l’Assunzione. Nella prima cappella della navata destra, l'artista ci lascia la "Madonna col Bambino tra i santi Gottardo e Monica", mentre per il secondo arco della navata destra eseguì la bella tela raffigurante la "Circoncisione" C O N T R O L L A

La scultura sull'altare della cappella della Madonna del Carmine, raffigura la Vergine col Bambino affiancata da due angeli ed è opera di Giovanni Battista Maestri detto il Volpino. Alcuni dipinti dei pennacchi sono probabilmente di Stefano Maria Legnani detto il Legnanino. L’ambiente quadrato venne allungato e la nuova cappella fu divisa in due vani, ciascuno sormontato da cupoletta con lanterna, completati da un abside.

Le pareti sono riccamente ornate da marmi colorati e neri, stucchi, sculture e dipinti in tipico stile barocco.

Agli inizi del XVII secolo risale la tela rappresentante San Giacomo dipinta da Camillo Mandriani. Sulla parete sinistra si trova un "Trionfo del Paradiso" dipinto da Giovanni Battista Della Rovere, detto il Fiammenghino. Dello stesso artista è anche la "Risurrezione di Lazzaro". È di Carlo Francesco Nuvolone il dipinto "L’immacolata con Bambino e i Santi", datata intorno al 1650, sito sulla parete di fondo. La cappella del Rosario, eretta a destra del coro nel 1673 da Gerolamo Quadrio, è rivestita di marmi e ornata da tele di Camillo Procaccini, raffiguranti le Storie di Maria. Tra il 1661 e il 1672 il Quadrio disegnò la bellissima sacrestia in legno di noce realizzata tra il 1692 e il 1700.


Note
  1. Ora chiesa dismessa perché pericolante e in fase di restauro da parte del comune di Milano.
  2. Architetto attivo anche nei cantieri della Certosa di Pavia, del Castello sforzesco e di Santa Maria del Carmine a Pavia, nonché nel progetto di revisione della pianta del Duomo di Milano, Bernardo rappresenta una delle personalità di maggior spicco dell'architettura a Milano tra la fine del XIV secolo e i primi anni del XV secolo, delineandosi come artefice principale dell'ambizioso programma architettonico voluto da Gian Galeazzo.
  3. Figlio di Marco Solari, Architetto e ingegnere del Duomo di Milano e nonno di Piero Antonio Solari
  4. Padre di Pietro Antonio Solari
  5. Figlio di Guiniforte Solari e fratello di Andrea Solari
  6. Si tratta della prima opera del Procaccini su San Carlo, eseguita subito dopo la sua morte (l’autore eseguirà successivamente molte altre tele sul grande Vescovo di Milano).
Collegamenti esterni