Decalogo
Il testo biblico dei comandamenti (traduzione Bibbia CEI 2008) | ||||||||||
Il testo biblico non riporta la numerazione dei comandamenti, né, nell'originale ebraico, conosce punteggiatura, né ha gli a capo. Qui si è messa la punteggiatura, ma non appartiene al testo biblico. Anche la suddivisione in versetti non appartiene al testo biblico, ma è stata formulata nel II millennio cristiano[1] per facilitare il lavoro di individuare le citazioni bibliche. Essa è quindi puramente redazionale. |
I Dieci Comandamenti, o Decalogo, sono le clausole fondamentali dell'alleanza stipulata da YHWH con il popolo d'Israele al monte Sinai e come tali sono riportati in Esodo 20,2-17 e in Deuteronomio 5,6-21 . Essi sono stati ripresi da Gesù, che "ha manifestato la forza dello Spirito all'opera nella loro lettera"[2] e che ne rivela il senso pieno. Con il suo agire e con la sua predicazione, Gesù ha attestato la perennità del Decalogo.
Il Decalogo costituisce un'unità organica in cui ogni "parola" o "comandamento" rimanda a tutto l'insieme. Trasgredire un comandamento è infrangere tutta la Legge (cfr. Gc 2,10-11 ). Il Decalogo unifica la vita teologale e la vita sociale dell'uomo[3].
Terminologia
Nella Bibbia non compare il termine "Decalogo". Nell'Antico Testamento troviamo invece l'espressione "le dieci parole" (Es 34,28 ; Dt 4,13;10,4 [4]).
Queste "dieci parole" Dio le ha rivelate al suo popolo sul Sinai. Le ha scritte con il "suo dito" (cfr. Es 31,18 ; Dt 5,22 ), a differenza degli altri precetti scritti da Mosè (cfr. Dt 31,9.24 ). Esse sono parole di Dio per eccellenza. A esse fa riferimento l'Antico Testamento (per esempio: Os 4,2 ; Ger 7,9 ; Ez 18,5-9 ).
Il numero dei comandamenti non trova la sua ragione in un preteso valore simbolico: sembra avere piuttosto una funzione pedagogica, potendosi numerare i comandamneti sulle dita delle mani[5].
Il termine Decalogo appare nella tradizione patristica, per la prima volta in Sant'Ireneo[6] e in Tolomeo[7].
Significato
La maggior parte dei comandamenti sono formulati come precetti negativi o divieti; solo due, il terzo ("Ricordati del giorno di sabato per santificarlo") e il quarto ("Onora tuo padre e tua madre") sono espressi in forma positiva.
Testimonianza dell'Alleanza con Dio
Il dono del Decalogo si situa tutto nel contesto dell'Esodo, il grande evento liberatore di Dio e al centro dell'Antica Alleanza. Le "dieci parole" indicano le condizioni di una vita liberata dalla schiavitù del peccato; il Decalogo è un cammino di vita: "Ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi" (Dt 30,16 )[8].
La forza liberatrice del Decalogo appare nel comandamento sul riposo del sabato, a cui sono tenuti anche gli stranieri e gli schiavi (Dt 5,15 ).
Il Decalogo riassume e proclama la Legge di Dio: "Queste parole pronunciò YHWH, parlando a tutta la vostra assemblea, sul monte, dal fuoco, dalla nube e dall'oscurità, con voce poderosa e non aggiunse altro. Le scrisse su due tavole di pietra e me le diede" (Dt 5,22 ). Perciò queste due tavole sono chiamate la Testimonianza (Es 25,16 ). Esse contengono infatti le clausole dell'Alleanza conclusa tra Dio e il suo popolo. Le tavole della Testimonianza (Es 31,18;32,15;34,29 ) devono essere collocate nell'arca (Es 25,16;40,1-3 )[9].
Le "dieci parole" sono pronunciate da Dio durante una teofania[10]. Appartengono alla rivelazione che Dio fa di sé stesso e della sua gloria. Il dono dei comandamenti è dono di Dio stesso e della sua santa volontà. Facendo conoscere le sue volontà, Dio si rivela al suo popolo.
Il libro dell'Esodo situa la rivelazione delle "dieci parole" tra la proposta dell'Alleanza (Es 19 ) e la sua stipulazione (Es 24 ): esse vengono date dopo che il popolo si è impegnato a fare tutto ciò che YHWH aveva detto e ad obbedirvi (cfr. Es 24,7 ). Il Decalogo non viene mai trasmesso se non dopo la rievocazione dell'Alleanza[11]. I comandamenti ricevono il loro pieno significato solo all'interno dell'Alleanza. L'agire morale dell'uomo prende tutto il proprio senso nell'Alleanza e per essa[12].
La prima parola e le seguenti
La prima delle "dieci parole" ricorda l'iniziativa d'amore di Dio per il suo popolo[13].
I comandamenti propriamente detti vengono in secondo luogo; essi esprimono le implicanze dell'appartenenza a Dio, frutto dell'Alleanza. L'esistenza morale risulta essere una risposta all'iniziativa d'amore del Signore: è riconoscenza, omaggio a Dio e culto d'azione di grazie; è cooperazione al piano che Dio persegue nella storia.
Tutte le imposizioni del Decalogo sono enunciate in prima persona ("Io sono il Signore...") e rivolte a un altro soggetto ("Tu..."). In tutti i comandamenti di Dio un pronome personale singolare indica il destinatario. I comandamenti di Dio sono per tutto il popolo e per ciascuno in particolare[14].
Nella Tradizione della Chiesa
Fedele alla Scrittura e in conformità all'esempio di Gesù, la Tradizione della Chiesa ha riconosciuto al Decalogo un'importanza e un significato fondamentali.
A partire da sant'Agostino i Dieci Comandamenti hanno un posto preponderante nella catechesi dei futuri battezzati e dei fedeli.
Nel XV secolo si prese l'abitudine di esprimere i precetti del Decalogo in formule in rima, facili da memorizzare e positive, in uso ancor oggi.
I catechismi hanno esposto spesso la morale cristiana seguendo l'ordine dei Dieci Comandamenti. Anche la strutturazione dell'insegnamento morale del Catechismo della Chiesa Cattolica segue tale andamento.
Suddivisione e numerazione
Le diverse suddivisioni dei comandamenti | ||||||||||
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La divisione e la numerazione dei comandamenti hanno subito variazioni nel corso della storia. Sant'Agostino fissò una divisione che divenne tradizionale nella Chiesa Cattolica e che è seguita anche dalle confessioni luterane. Agostino prese come base il testo del Deuteronomio, considerò la prescrizione sulle immagini come parte del primo comandamento e separò la proibizione di desiderare la moglie del prossimo da quella di desiderare le sue cose.
I Padri greci hanno effettuato una divisione leggermente diversa, seguita oggi nelle Chiese Ortodosse e in molte comunità riformate.
I comandamenti dell'amore a Dio e quelli dell'amore al prossimo
I dieci comandamenti possono essere suddivisi in due secondo le esigenze dell'amore a Dio e di quello al prossimo, rispettivamente i primi tre e gli altri sette. Sant'Agostino così esprime tale fatto:
« | Come sono due i comandamenti dell'amore, nei quali si compendia tutta la Legge e i Profeti - lo diceva il Signore [...] -, così gli stessi dieci comandamenti furono dati in due tavole. Si dice infatti che tre fossero scritti su una tavola e sette su un'altra. » | |
Approfondimento teologico
L'obbligatorietà del decalogo per i cristiani
Il Concilio di Trento insegna che i dieci comandamenti obbligano i cristiani; l'uomo giustificato è ancora tenuto a osservarli[15].
Ciò è stato ribadito dal Concilio Vaticano II:
« | I Vescovi, quali successori degli Apostoli, ricevono dal Signore [...] la missione di insegnare a tutte le genti e di predicare il Vangelo a ogni creatura, affinché tutti gli uomini, per mezzo della fede, del Battesimo e dell'osservanza dei comandamenti, ottengano la salvezza. » | |
(Lumen Gentium, 24)
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Decalogo e legge naturale
Pur essendo stati rivelati da Dio, i dieci comandamenti hanno il loro fondamento nella vera umanità dell'uomo. Mettono in luce i doveri essenziali e, quindi, indirettamente, i diritti fondamentali della persona umana, diritti inerenti alla sua natura. La Chiesa insegna[16] pertanto che il Decalogo contiene un'espressione privilegiata della legge naturale, come testimonia già Sant'Ireneo:
« | Fin dalle origini, Dio aveva radicato nel cuore degli uomini i precetti della legge naturale. Poi si limitò a richiamarli alla loro mente. Fu il Decalogo. » | |
La Chiesa crede che i comandamenti sono accessibili alla sola ragione, ma per giungere a una conoscenza completa e certa delle esigenze della legge naturale, l'umanità peccatrice aveva bisogno della rivelazione del Decalogo[17]. Pertanto l'uomo conosce i comandamenti di Dio attraverso la rivelazione divina che giunge all'uomo tramite la Chiesa e per mezzo della voce della coscienza morale.
Carattere dei precetti del Decalogo
I dieci comandamenti rivelano, nel loro contenuto essenziale, obbligazioni gravi, dal momento che enunciano i doveri fondamentali dell'uomo verso Dio e verso il prossimo. Sono sostanzialmente immutabili e obbligano sempre e dappertutto. Nessuno potrebbe dispensare da essi. I dieci comandamenti sono incisi da Dio nel cuore dell'essere umano[18]. L'obbedienza ai comandamenti implica però anche obblighi la cui materia, in sé stessa, è leggera[19].
Versione mnemonica
La Chiesa ha approntato una versione mnemonica semplificata del Decalogo allo scopo di facilitare la memorizzazione:
Io sono il Signore Dio tuo:
I - Non avrai altro Dio all'infuori di me.
II - Non nominare il nome di Dio invano.
III - Ricordati di santificare le feste.
IV - Onora il padre e la madre.
V - Non uccidere.
VI - Non commettere atti impuri.
VII - Non rubare.
VIII - Non dire falsa testimonianza.
IX - Non desiderare la donna d'altri.
X - Non desiderare la roba d'altri.
Tale versione mnemonica attualizza inoltre i Comandamenti al compimento che Cristo ha dato loro:
- Nel terzo comandamento, la prescrizione di osservare il sabato è espressa in riferimento alla santificazione delle feste cristiane, anzitutto della Pasqua settimanale, la Domenica.
- Nel sesto comandamento, il riferimento originale al solo adulterio è stato ampliato in riferimento a tutti i peccati sessuali.
Primo · Secondo · Terzo · Quarto · Quinto · Sesto · Settimo · Ottavo · Nono · Decimo |
Note | |||||||
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Bibliografia | |||||||
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Voci correlate | |||||||