Certosa di Santa Maria delle Grazie in Pavia
Certosa di Santa Maria delle Grazie in Pavia | |
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Pavia, Certosa di Santa Maria delle Grazie, complesso monastico | |
Altre denominazioni | Certosa di Pavia |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Pavia |
Comune | Certosa di Pavia (comune) |
Diocesi | Pavia |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Via del Monumento, 4 27012 Certosa di Pavia (PV) |
Posta elettronica | info@certosadipavia.com |
Sito web | |
Sito web 2 | [1] |
Proprietà | Stato italiano |
Oggetto tipo | Certosa |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine fondatore | O.Cart. |
Sigla Ordine qualificante | O.Cart. |
Sigla Ordine reggente | O.Cist. |
Fondatore | Gian Galeazzo Visconti |
Data fondazione | 27 agosto 1396 |
Architetti |
Bernardo da Venezia (progetto originario) |
Stile architettonico | Gotico, rinascimentale, manierismo |
Inizio della costruzione | 1396 |
Completamento | XVI secolo |
Data di consacrazione | 3 maggio 1497 |
Coordinate geografiche | |
Lombardia | |
La Certosa di Santa Maria delle Grazie in Pavia (in latino, Gratiarum Chartusia), comunemente nota come Certosa di Pavia, è un complesso monastico, situato nell'omonimo comune in provincia di Pavia, che ospitò un monastero certosino, attualmente affidato all'Ordine cistercense: è uno dei più conosciuti monumenti italiani.
Storia
Dalle origini al Quattrocento
Il 20 novembre 1394, Gian Galeazzo Visconti (1351-1402), duca e signore di Milano, in un messaggio aveva annunciato alla comunità senese dei certosini la decisione di costruire un monastero quam solemnius et magis notabile poterimus da affidare al loro Ordine, situato al limite settentrionale del parco annesso al Castello di Pavia ("iuxta Papiam, on viridario suo"), in località detta Torre del Mangano. Il 27 agosto 1396, poneva la prima pietra della Certosa, con la quale dava inizio alla realizzazione di un grandioso complesso monastico, spinto principalmente, sembra, dal voto espresso nel testamento del 1390 della sua seconda moglie Caterina Visconti (1362-1404). Infatti, già nel dicembre 1393, il Duca aveva donato vasti possedimenti - che incrementò con il testamento del 1397 - i cui redditi destinava sia all'edificazione, sia alla dotazione della Certosa, che avrebbe accolto le sue spoglie e quelle della sua famiglia.
Dal modellino scolpito nella decorazione di un capitello nel Chiostro grande si può comprendere quale fosse il progetto originario della chiesa di Bernardo da Venezia e Giacomo da Campione (†1398); architetto, quest'ultimo, impegnato nella costruzione del Duomo di Milano, edificio con il quale la Certosa ebbe sempre un ravvicinato confronto stilistico e strutturale. Gian Galeazzo Visconti, inoltre, affiancò ai progettisti sia gruppi di tecnici per controllare il procedere dei lavori e risolvere le varie problematiche che man mano insorgevano, sia gli stessi monaci per rispondere concretamente alle diverse esigenze della loro particolare forma di vita monastica. Nel sito destinato alla Certosa sorse così un enorme cantiere che tra progettisti, artisti, artigiani e operai impegnava circa trecento persone.
Il 3 settembre 1402, Gian Galeazzo Visconti morì a Melegnano, dopo aver aggiunto, nei giorni della sua malattia, un codicillo al testamento del 1397 con cui obbligava il primogenito Giovanni Maria (1388-1412) ad assegnare un nuovo reddito di 10.000 fiorini alla fabbrica della Certosa. La sospensione dei lavori per la morte del Duca ne compromise la realizzazione del progetto originario. Da più parti, inoltre, si accamparono diritti sui possedimenti donati ai monaci, mentre il figlio si mostrò più volte irrispettoso della volontà paterna.
Negli anni seguenti, su progetto di Filippino degli Organi (†1450) e Andriolo da Inzago, si procedette alla costruzione delle celle e alla definizione iniziale della sala capitolare, della biblioteca, del refettorio e della sacrestia, mentre venne rimandata alla fine dei lavori, per varie concause, la costruzione della chiesa che in quel tempo si presentava realizzata alle sole fondamenta facta et completa usque ad superficiem terrae equaliter et ad livellum.
Alla morte di Giovanni Maria avvenuta il 16 maggio 1412, il nuovo duca Filippo Maria (1392-1447) confermò le donazioni, i privilegi e le esenzioni già concesse da Gian Galeazzo e dava nuovo impulso ai lavori.
Francesco Sforza (1401-1466), fattosi riconoscere come legittimo successore dei Visconti, riconfermò ai monaci le donazioni e i privilegi già loro precedentemente concessi e inviò alla Certosa l'architetto Giovanni Solari, soprintendente della fabbrica del Duomo di Milano, che diresse il cantiere della Certosa, dal 1428 al 1462, fino al completamento di gran parte del complesso monastico, il quale nel 1450 riprese e modificò il progetto della chiesa, che fu finalmente - a eccezione della facciata - completato.
Nel 1453 risulta presente alla Certosa il figlio di Giovanni, Guiniforte Solari, che dopo aver collaborato per alcuni anni con il padre, assunse nel 1462 la direzione dei lavori e al quale toccò il compito di dar vita al progetto paterno, anche se il suo contributo si estese alla decorazione dei chiostri.
Nel 1473 iniziò la costruzione della facciata della chiesa. Nell'ottobre dello stesso anno, infatti, i religiosi affidavano l'esecuzione dell'apparato decorativo agli scultori Cristoforo e Antonio Mantegazza che s'impegnavano a eseguire totam fazatam... ac portam cum fenestris et aliis laboreriis pro ipsa fazata...de marmore albo e nell'agosto dell'anno successivo a questi due artisti venne affiancato, non senza polemiche, Giovanni Antonio Amadeo (1447-1522).
Nel 1474 le spoglie di Gian Galeazzo Visconti furono traslate nella chiesa della Certosa.
Giovanni Antonio Amadeo divenuto direttore dei lavori nel 1491, dopo il difficile periodo di collaborazione con i fratelli Mantegazza, si assunse l'impegno di completarla da terra sino al primo corridoio..., rielaborando il progetto del Solari con la collaborazione di Gian Giacomo Dolcebuono (1445 ca.-1510), e, forse, di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone (autore di gran parte della decorazione pittorica interna), accentuando le linee orizzontali della struttura rispetto all'elevazione verticale.
Il 3 maggio 1497 la chiesa venne consacrata pur risultando ancora in costruzione la monumentale facciata: un dipinto murale raffigurante Gian Galeazzo Visconti con i figli presenta a Maria Vergine il modello della Certosa (1492-1495) dello stesso Bergognone, nel catino absidale del transetto destro, documenta che il rivestimento marmoreo era completato solo fino alla loggetta del primo ordine (mancava però il portale, che sarebbe stato aggiunto nel 1501-1506) e il prospetto stesso risulta modificato rispetto all'originario disegno dei Solari.
Dal Cinquecento al Settecento
Tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo gli eventi politici e bellici che sconvolsero Milano e la Lombardia allontanarono gli artisti e gli artigiani che lavoravano al cantiere del complesso monastico. I monaci certosini, inoltre, avevano ottenuto, nel 1514, di poter edificare altre trentasei celle e trasformare, reducere ad modernam consuetudinem, a discapito della severa unità della primitiva costruzione, le prime 24 celle e gli altri edifici del monastero.
Dopo il trattato di Bologna del 1530 che sancì il dominio spagnolo in Lombardia, la Certosa godette di un periodo di pace che fu il presupposto per un'altra lunga e importante stagione artistica. Infatti, nel 1549 furono ripresi i lavori nella facciata della chiesa, secondo il nuovo progetto di Cristoforo Lombardo, venne curata la stampa dei codici miniati e la realizzazione degli arredi sacri, fu costruito il nuovo altare maggiore e il tramezzo marmoreo che separa il coro dei monaci dal transetto. La Certosa, inoltre, si arricchì, nel 1564, del Monumento funebre di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este (1497-1499), scolpito da Cristoforo Solari, inizialmente destinato alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Milano.
Anche il secolo successivo vide la Lombardia teatro, per periodi più o meno lunghi, di guerre, devastazioni, saccheggi, carestie, pestilenze causate dal passaggio degli eserciti invasori. Tristemente nota per la descrizione fattane da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, la pestilenza causata dalla seconda guerra del Monferrato (1627-1631) che infierì anche nsulla comunità certosina provocando circa 14 mila vittime tra i religiosi. Nei periodi di pace nel complesso si continuò a lavorare, restaurare e decorare: fu ristrutturata la sacrestia nuova e il Palazzo Ducale, si rinnovarono gli altari delle cappelle, furono realizzate le cancellate in bronzo e ferro battuto e scolpite le colossali statue allineate a fianco delle navate minori della chiesa.
All'inizio del XVIII secolo, con il Trattato di Utrecht del 1713 e la Pace di Rastadt del 1714 che ponevano fine alla guerra di successione spagnola, il Ducato di Milano passò sotto il dominio dell'Austria. E poco più di un cinquantennio più tardi, mentre la Lombardia sotto l'impulso di un illuminismo particolarmente vigoroso operava riforme in campo culturale-economico-fiscale, la Certosa accusava il colpo più duro della sua lunga storia: l'imperatore Giuseppe II d'Asburgo-Lorena (1741-1790), decretava, nel 1782, la soppressione degli ordini contemplativi. Con la partenza dei monaci il complesso perse il suo valore umano e spirituale di ricca e secolare testimonianza di vita silenziosamente operosa e divenne un monumento senza vita.
Dall'Ottocento a oggi
Nel 1784, la Certosa fu affidata ai cistercensi e nel 1796 ai carmelitani scalzi, anche se nel 1810, con la soppressione di tutti gli ordini religiosi, voluta da Napoleone, venne completamente abbandonata: queste vicende degradarono il monastero e portarono alla dispersione di parte del suo patrimonio artistico. Tra le opere rimosse si ricordano:
- il Polittico della Certosa (1492-1499), eseguito da Pietro Vannucci detto il Perugino, venne scomposto e gli scomparti del registro inferiore con Adorazione di Gesù Bambino tra san Michele Arcangelo e san Raffaele arcangelo del Perugino furono destinati inizialmente all'Accademia di Brera (1784), ma poi vennero acquistati nel 1786 dal conte Giacomo Melzi d'Eril e finirono nella sua collezione, per essere infine ceduti nel 1856 alla National Gallery di Londra, dove si trovano tuttora;[1]
- la Pala d'altare con Matrimonio mistico di santa Caterina d'Alessandria alla presenza di santa Caterina da Siena (1490-1495), olio su tavola di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone, acquistata nel 1857 dalla National Gallery di Londra, dove è tuttora esposta;[2]
- il Coro dei conversi, iniziato nel 1498 da Bartolomeo Polli e ultimato da Giacomo da Maino, fu disfatto e gli stalli furono adottati a uso di biblioteca nella casa Serbelloni.
Su interessamento di alcuni nobili milanesi, i certosini rientrarono nel monastero nel 1843, per restarvi sino al 1866, quando anche lo Stato italiano soppresse a sua volta gli ordini religiosi. Nel 1881 la Certosa passò sotto la tutela del Ministero della Pubblica Istruzione.
All'indomani dei Patti Lateranensi, il papa Pio XI decise di affidare il monastero nuovamente all'Ordine certosino e, dopo decenni di abbandono, nel 1932 i monaci tornarono ad abitare alla Certosa.
Nel 1947 i certosini lasciarono il complesso monastico che rimase chiuso fino al 1949, quando vi si insediarono nuovamente i carmelitani che vi risiedettero fino al 1961.
Dal 10 ottobre 1968 a oggi dimorano presso la Certosa i monaci cistercensi, che grazie alla loro presenza hanno ridato vita all'antico monastero, portandolo a essere di nuovo un punto di riferimento spirituale e culturale per tante persone che vi giungono ogni giorno.
Il 21 aprile 1995, papa Giovanni Paolo II ha elevato la chiesa della Certosa alla dignità di Basilica minore.[3]
Descrizione
La Certosa, eccettuata l'impressione di magnificenza e di ricchezza voluta dai Visconti, interpreta perfettamente lo schema tipico dei complessi monastici certosini, descritto nel 1130 nelle Consuetudines Domus Cartusiae, che prevedeva che la vita dei monaci si svolgesse intorno ai due chiostri: su quello grande affacciavano le celle, distinte e distanziate, dove essi esercitavano la "scuola" di solitudine dedicandosi al lavoro manuale, alla lectio divina o alla meditatio; su quello piccolo si concentravano tutti i momenti vita comune e ad esso era collegata la chiesa, alle cui funzioni liturgiche erano ammessi i soli monaci.
Intorno alla Certosa si estendeva la parte riservata ai conversi che, pur rispettando alcune regole di vita claustrale, conservavano i contatti con il mondo esterno provvedendo alle esigenze contingenti del monastero stesso; era a loro riservata la gestione delle grange (aziende agricole).
Vestibolo
Il vestibolo (1), preceduto da un fossato, che corre intorno alle mura claustrali, è composto da due ambienti. Nel primo si notano:
- all'esterno, dipinti murali ad affresco eseguiti nel 1508) da Bernardino de' Rossi, raffiguranti:
- nell'arco d'ingresso, Annunciazione (1508);
- nelle lunette, Profeti e santi (1508).
- all'interno, dipinti murali ad affresco eseguiti nel 1515-1516 da Bernardino Luini, raffiguranti:
Piazzale
Sul piazzale (2), nel lato orientale, prospetta la scenografica facciata della chiesa; a sud, la foresteria o Palazzo Ducale (6, oggi sede del Museo della Certosa), costruito da Francesco Maria Ricchino intorno al 1625; nel lato occidentale a sinistra, è situata l'antica farmacia; sul lato settentrionale, sono posti i laboratori e le officine dei monaci con antichi strumenti, fra cui si nota:
- Torchio per l'olio (XV secolo)
Basilica di Santa Maria delle Grazie
Esterno
La facciata della basilica (3), capolavoro della scultura rinascimentale e manierista, si presenta articolata in due ordini suddivisi dalla loggia centrale.
Nell''ordine inferiore, iniziato nel 1473 da Guiniforte Solari e continuato nel 1491 da Giovanni Antonio Amadeo e Gian Giacomo Dolcebuono, è più evidente la presenza di elementi decorativi. L'attribuzione delle sculture è ancora oggi oggetto di grande dibattito fra gli studiosi, sia per la carenza di documenti, sia per la compresenza e la collaborazione di diversi artisti sugli stessi soggetti.
La zoccolatura ha una decorazione con bassorilievi che presentano:
- 61 medaglioni con Figure allegoriche e personaggi dell'antichità (1485 - 1490 ca.), in marmo, attribuiti alla scuola di Giovanni Antonio Amadeo;
- Piccole statue di profeti, apostoli e santi (1490 ca.), in marmo attribuite a Cristoforo e Antonio Mantegazza
- Due angeli (1490 ca.), in marmo della bottega di Antonio.
Al centro si apre lo splendido portale, realizzato tra il 1501 e il 1506 da Benedetto Briosco che aiutato da collaboratori, vi scolpì a rilievo alcune scene raffiguranti:[6]
- nel sottarco, Gesù Cristo in trono tra la Madonna e santi;
- nella lunetta, Madonna con Gesù Bambino in trono tra quattro santi;
- nell'architrave, entro lesene a racemi, Storie della vita di Maria Vergine;
- nello sguancio sinistro,
- Traslazione delle ceneri di Gian Galeazzo Visconti;
- Consacrazione della Certosa di Pavia;
- ai lati, entro lesene, Storie della vita di san Siro e di Maria Vergine;
- nello sguancio destro,
- Fondazione della Certosa di Pavia;
- Approvazione della Regola certosina;
- ai lati, entro lesene, Storie della vita di san Giovanni Battista e sant'Ambrogio;
- nello zoccolo del portale, Episodi della fondazione della Grande Certosa e della vita di san Bruno di Colonia.
Ai lati del portale si aprono quattro bifore a candelabro eseguite intorno al 1497 dall'Amadeo e aiuti, con acroteri rappresentati:
- Angeli adoranti, attribuiti ad Antonio Tamagnino.
L'ordine superiore venne realizzato tra il 1540 e il 1560 da Stefano Lombardo; si compone, oltre la loggia, di edicole a pinnacolo, lunette e bifore, ed è aperta al centro da un ampio oculo, forse impropriamente raccordato con il resto dell'apparato decorativo. Le 70 statue e gli altorilievi che la gremiscono appartengono a vari artisti attivi nel cantiere tra il XV e XVI secolo. Tra questi si notano:
- sopra il portale, San Bruno di Colonia e Gian Galeazzo Visconti (1552) di Angelo Marini;
- al lato sinistro del portale, altorilievi con San Siro e Sant'Eugenio (fine XV - inizio XVI secolo) di Ambrogio da Vairone;
- sulla lesena a destra del portale,
- in alto, Statua di san Paolo (inizio XVI secolo) di Stefano da Sesto;
- in basso, Statua di san Giovanni Battista (inizio XVI secolo) di Antonio della Porta detto il Tamagnino;
- ai lati della loggia superiore,
- al centro, Adamo ed Eva (metà XVI secolo) di Angelo Marini;
- a destra, Giuditta (1517) di Antonio della Porta detto il Tamagnino;
- sul lato sinistro della facciata, Santa Maria Maddalena e Sant'Elena (metà XVI secolo) di Angelo Marini.
Interno
La chiesa (3), orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), presenta una pianta a croce latina a tre navate divise da pilastri polistili che sorreggono alte volte crociera, d'impronta gotica paragonabile al Duomo di Milano. Inoltre, l'aula liturgica, conformemente alla tradizione certosina, è articolata in due parti ben distinte, divise trasversalmente da un tramezzo, una destinata ai conversi e un'altra ai monaci.
I capitelli a fogliami dei pilastri furono intagliati nel 1464 da Giovanni da Cairate e Antonio da Lecco; le volte decorate con dipinti murali ad affresco da Ambrogio e Bernardino Bergognone, Jacopo de' Mottis e altri. Lungo le navate minori si aprono due file di cappelle, mentre alle pareti laterali si notano:
- Bifore illusionistiche con busti di conversi certosini affacciati (1492-1494), affreschi di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone.[7][8]
Lungo la navata sinistra si aprono sette pregevoli cappelle:
- nella prima cappella, dedicata a santa Maria Maddalena, si conservano:
- Santa Maria Maddalena (1757), olio su tela di Giuseppe Peroni;
- Vetrata con Santi e martiri (seconda metà del XV secolo), vetro dipinto di Cristoforo e Jacopo de' Mottis;
- nella seconda cappella, dedicata a san Michele arcangelo, si notano:
- Polittico con Dio Padre benedicente tra angeli, San Gregorio Magno e sant'Ambrogio, Sant'Agostino e san Girolamo detto anche Polittico della Certosa di Pavia (1492-1510), tavola di Pietro Vannucci detto il Perugino e Ambrogio da Fossano detto il Bergognone:[9][10] l'opera ricomposta, dopo la dispersione, presenta nel registro superiore lo scomparto centrale eseguito dal celebre pittore umbro e i due laterali con i Dottori della Chiesa realizzati dall'artista piemontese per un altro polittico della basilica, mentre quelli del registro inferiore con Adorazione di Gesù Bambino e angeli, San Michele arcangelo e San Raffaele arcangelo sono copie su tela seicentesche degli originali del Perugino, oggi esposti alla National Gallery di Londra.[11]
- Paliotto con San Michele arcangelo e storie dell'Antico Testamento (1648 ca.), in marmo di Tommaso Orsolino.[12]
- nella terza cappella, dedicata a san Giovanni Battista, decorata con pregevoli dipinti murali tra i quali si rileva:
- San Giovanni Battista ammonisce Erode Antipa ed Erodiade (1660-1669), affresco di Giovanni Battista Carlone;[13]
- nella quarta cappella, dedicata a san Giuseppe, sono collocati:
- Adorazione dei Magi (1641), olio su tela di Pietro Martire Neri;[14]
- Visita dei Magi ad Erode il Grande (1652), affresco di Ercole Procaccini il Giovane.
- nella quinta cappella, dedicata a santa Caterina d'Alessandria, è custodita:
- Pala d'altare con Madonna con Gesù Bambino in trono con santa Caterina d'Alessandria, santa Caterina da Siena e san Giuseppe (1640 - 1660 ca.), olio su tela di Francesco Del Cairo.[15]
- nella finestra della parete frontale, Vetrata con Santa Caterina d'Alessandria (1485 ca.), vetro dipinto da maestranze lombarde su cartone di Vincenzo Foppa.[16]
- nella sesta cappella, dedicata a sant'Ambrogio, sono conservati:
- Pala d'altare con Sant'Ambrogio in trono tra san Gervasio, san Satiro, santa Marcellina e san Protasio (1490), tavola di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone.[17]
- Storie della vita di sant'Ambrogio (1661), affreschi di Carlo Cane.
- nella settima cappella, dedicata alla Madonna del Rosario, si notano:
- Madonna del Rosario con san Domenico di Guzman e santa Caterina da Siena (1617), olio su tela di Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone;
- Storie della vita di Maria Vergine e Gesù Cristo (1646 ca.), affreschi di Johann Christophorus Storer.[18]
Nel transetto sinistro si possono ammirare:
- nel catino absidale, Incoronazione di Maria Vergine con Dio Padre e lo Spirito Santo, tra Francesco Sforza e Ludovico il Moro oranti, San Giorgio e san Fortunato, Sant'Ambrogio e san Pietro martire (1492-1495), affresco di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone.[19]
- nella finestra, Vetrata con Adorazione di Gesù Bambino (1479-1485), vetro dipinto da maestranze lombarde su cartone di Vincenzo Foppa.[20][21][22]
- alla parete sinistra, sopra la porta di comunicazione con le cappelle, Ecce Homo e volti di angeli entro finta cornice architettonica con motivi decorativi (1492-1494), affresco di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone.[23][24]
- all'altare, pala con Gesù Cristo in gloria tra santi (1628), di Daniele Crespi.
- di fronte all'altare, Coppia di candelieri (1585 - 1609 ca.), in bronzo di Annibale Fontana.[25]
- al centro, Monumento funebre di Ludovico il Moro e Beatrice d'Este (1497-1499), in marmo di Cristoforo Solari detto il Gobbo: l'opera rimasta incompiuta in seguito alla conquista francese del Ducato di Milano, nel 1499, era destinata alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Attualmente all'interno non sono sepolti i duchi, poiché Ludovico fu inumato nel Castello di Loches in Francia, dove morì prigioniero nel 1510, mentre Beatrice riposa, dal 1497, in Santa Maria delle Grazie.[26]
Dal transetto sinistro, si accede alla Sacrestia vecchia (4), dove all'interno si ammirano:
- Trittico con Storie della vita di Gesù Cristo e Maria Vergine; Storie della vita dei Magi; Santi (1400-1409), in avorio della bottega degli Embriachi.[27]
- Armadi (fine XVI secolo), in legno intagliato da Virgilio de' Conti.
All'incrocio tra il transetto e la navata s'innalza il tiburio ottagonale con la grande guglia marmorea, aperto da loggetta decorata con dipinti murali ad affresco eseguiti nel 1599 da Pietro Sorri e Alessandro Casolani, mentre le sculture collocate sui pennacchi furono realizzate nel 1478 da Giovanni Antonio Amadeo.
Il presbiterio, spazio liturgico riservato ai soli monaci, è separato dal transetto da un tramezzo marmoreo del 1578, eseguito da Bernardino Robbiano, su disegno di Martino Bassi, che presenta:
- al centro, Imposte (fine XVI secolo), in legno intagliato di Teodoro Friess, Anselmo e Virgilio de' Conti.
- sulla sommità, Statua di santa Maria Maddalena (1628 - 1649 ca.), in marmo di Tommaso Orsolino.[28]
All'interno del presbiterio si notano:
- all'altare maggiore, Tabernacolo monumentale (1568), in marmo, pietre preziose e bronzo di Ambrogio Volpi:[29] l'opera presenta, inoltre, uno splendido apparto decorativo, del quale si evidenzia:
- Sportelli bronzei (fine del XVI secolo) di Francesco Brambilla il Giovane;
- Statue bronzee (fine del XVI secolo) di Angelo Marini e di Francesco Brambilla il Giovane;
- Due statue di angeli (metà del XVII secolo), in marmo di Tommaso Orsolino;
- Paliotto con rilievo con Angeli con calice e Pietà (inizio XVI secolo), in marmo.
- alle pareti, in alto, Ciclo di dipinti murali con Storie della vita di Gesù Cristo, Storie della vita di san Bruno di Colonia, Evangelisti, Dottori della Chiesa, Profeti, Sibille, Santi e beati certosini (1629-1630), affreschi di Daniele Crespi e aiuti.[30][31][32]
- addossato alle pareti, in basso, Coro dei monaci (1486), in legno intagliato e intarsiato, di Bernardino De Polli e Pantaleone de' Marchi: l'opera è costituita da 42 stalli, con dossali raffiguranti Santi in scenari architettonici o naturali e prospetti frontali compartiti da riquadri decorativi recanti composizioni fitomorfe.[33]
- alla parete sinistra, Rilievo con Assunzione di Maria Vergine (1513), in marmo, attribuito a Biagio da Verona e Stefano da Sesto.[34]
Dal transetto destro, si accede a un pregevole ambiente, chiamato Sacrestia del lavabo (5), dove all'interno si ammirano:
- Madonna con Gesù Bambino (1516 ca.), olio su tavola di Bernardino Luini.[35]
- Lavabo (1489-1490), in marmo di Alberto Maffioli:[36] l'opera è decorata con figure e scene scolpite raffiguranti:
- entro due medaglioni, San Gabriele arcangelo annunciante e Madonna annunciata;
- nella lunetta, Lavanda dei piedi, Orazione di Gesù Cristo nell'orto di Gethsemani e Bacio di Giuda Iscariota;
- sopra la cisterna, Due delfini.
Nel transetto destro si possono ammirare:
- nel catino absidale, Gian Galeazzo Visconti con i figli presenta a Maria Vergine il modello della Certosa (1492-1495), affresco di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone.
- all'altare, Madonna con Gesù Bambino tra san Carlo Borromeo e san Bruno di Colonia (1617 ca.), olio su tela di Giovan Battista Crespi detto il Cerano.
- a sinistra, Monumento funebre di Gian Galeazzo Visconti (1492 - 1497, 1562), in marmo, realizzato da diversi artisti:[37] l'opera contiene le spoglie del primo duca di Milano qui traslate il 1º marzo 1474:
- in alto, Edicola e le sue decorazioni ornamentali, bassorilievi con Fasti di Gian Galeazzo Visconti (1492-1497), sono di Gian Cristoforo Romano;
- sulla fronte, entro nicchia, Statua della Madonna con Gesù Bambino è di Benedetto Briosco;
- in basso, Statua di Gian Galeazzo Visconti, Statue delle allegorie della Fama e della Vittoria (1562) sono di Bernardino da Novi;
- Sarcofago di Gian Galeazzo Visconti (1562), progettato da Galeazzo Alessi.
- dietro al sepolcro, entro finestra, Vetrata con San Gregorio Magno (XV secolo), vetro dipinto di Cristoforo de' Mottis.
- alla parete destra, sopra la porta di comunicazione con le cappelle, Madonna con Gesù Bambino detta Madonna del velo (1488-1489), affresco di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone.[38]
Lungo la navata destra si aprono sette pregevoli cappelle:
- nella prima cappella, dedicata a santa Veronica, si conserva:
- Santa Veronica (1616), olio su tela di Camillo Procaccini.
- nella seconda cappella, dedicata a sant'Ugo di Grenoble, si notano:
- Polittico con Madonna con Gesù Bambino in trono e angeli, Sant'Ugo di Langres, Sant'Ugo di Canterbury, Risurrezione di Gesù Cristo, San Matteo evangelista e san Luca evangelista, San Marco evangelista e san Giovanni evangelista (1496), tavola di Macrino d'Alba e Ambrogio da Fossano detto il Bergognone.[39][40]
- nella terza cappella, dedicata a san Benedetto da Norcia, si rileva:
- San Benedetto da Norcia (1668 ca.), olio su tela di Carlo Cornara.
- nella quarta cappella, dedicata al Crocifisso, si notano:
- Crocifissione di Gesù Cristo (1490), tempera su tavola, di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone.[41][42]
- Paliotto con Deposizione di Gesù Cristo nel sepolcro (1677), in marmo di Giovanni Battista Maestri detto Volpino.[43]
- nella quinta cappella, dedicata a san Siro, è custodita:
- Pala d'altare con San Siro in trono tra santo Stefano, sant'Invenzio, san Teodoro e san Lorenzo (1491), tavola di Ambrogio da Fossano detto il Bergognone.[44]
- nella sesta cappella, dedicata a san Pietro e san Paolo, sono conservati:
- Madonna con Gesù Bambino tra san Pietro e san Paolo (1641), olio su tela di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino.
- Vetrata con Santi Gervasio e Protasio (1478 ca.), vetro dipinto di Agostino de' Mottis.[45][46]
- Paliotto con insegne pontificali e vasi di fiori e uccelli (1688 ca.), in marmi policromi e pietre dure di Carlo Battista Sacchi.[47]
- nella settima cappella, dedicata all'Annunziata, si notano:
- Annunciazione (1616), olio su tela di Camillo Procaccini.
- Vetrata con Madonna annunciata (seconda metà del XV secolo), vetro dipinto da maestranze lombarde.[48]
Sacrestia nuova
Per una porta nel terminale del transetto destro si accede alla Sacrestia nuova (7), costruita alla fine del XVI secolo, unificando due ambienti costruiti nel 1425 che ospitavano la sala capitolare e la biblioteca.[49] All'interno sono custoditi:
- all'altare, Assunzione di Maria Vergine (1510-1524), tavola dipinta da Andrea Solario, ma completata nel 1576 da Bernardino Campi.[50]
- ai lati, Armadi (1615), in legno intagliato da Virgilio de' Conti e Giovanni Taurini.
Chiostro piccolo
Dal transetto destro si accede al lato orientale del Chiostro piccolo (8) attraverso una portale marmoreo riccamente decorato che presenta:
- all'interno, Pietà di Cristoforo e Antonio Mantegazza;
- all'esterno, entro lunetta, Madonna con Gesù Bambino, santi e monaci certosini di Giovanni Antonio Amadeo.
Il Chiostro piccolo, uno degli ambienti più suggestivi della Certosa, attorno al quale si dispongono gli ambienti della vita in comune quali la chiesa, la sacrestia, sala capitolare, il refettorio e la biblioteca; venne realizzato intorno al 1460 su un progetto elaborato da Guiniforte Solari: è circondato da un portico ad arcate su colonne con pregevoli capitelli e pieducci scolpiti nel 1461-1464 da maestranze lombarde.[51] La splendida decorazione in terracotta, che ricopre le ghiere dei 50 archi, i pennacchi e il cornicione, venne probabilmente eseguita da Rinaldo de' Stauris su disegni di Giovanni Antonio Amadeo, Francesco Solari e Cristoforo Mantegazza, raffigura:
Nel lato meridionale è ubicato:
- Lavabo con Gesù Cristo e la Samaritana al pozzo (1466 ca.), in terracotta di ambito amadeiano.
Refettorio dei Monaci e biblioteca
Dal Chiostro piccolo si accede all'ampio Refettorio dei Monaci (9), edificato nel XV secolo, dove si notano:[53]
- Ultima Cena (1567), affresco di Ottavio Semino.
- Pulpito (inizi del XVI secolo), in legno intagliato della bottega di Stefano da Sesto: questo è la tribuna utilizzata per lettura dei testi sacri durante i pasti.
Per un passaggio che si apre sul lato meridionale del Chiostro piccolo si entra nell'ambiente già adibito a biblioteca (10), dove si conservano - nonostante la dispersione dell'intero patrimonio librario della Certosa a seguito delle soppressioni ecclesiastiche - interessanti corali e antifonari, tra i quali in particolare si ricorda:[54]
- Graduale 814 (1544), miniato da Evengelista della Croce.
Chiostro grande
Da un corridoio, posto sul lato meridionale del Chiostro piccolo, si accede a quello grande (11, m 125 x 102), circondato da un portico di 122 arcate su colonne con pregevoli capitelli e pieducci simili all'altro, e con una splendida decorazione in terracotta plasmata da Rinaldo de' Stauris su disegni di Giovanni Antonio Amadeo, Francesco Solari e Cristoforo Mantegazza.[55] Su tre lati del portico si aprono le 24 celle-casette dei monaci, distinte e distanziate, dove essi si dedicavano nella solitudine alla preghiera e al lavoro manuale. Accanto alle porte d'accesso delle celle si conservano i finestrini per le ruote per il passaggio delle vivande.[56] Le celle disposte su due livelli presentano:
- al piano terra, due ambienti (laboratorio e legnaia), portico e orto-giardino che il certosino stesso coltivava;
- al primo piano, studio, camera da letto con inginocchiatoio e loggia.
Note | |
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