Utente:Quarantena/Santa Teodolinda

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Biografia

Le prime nozze: Autari

Figlia del duca Garibaldo I di Baviera, per parte materna era di ascendenza longobarda: sua madre, Valdrada (o Valderada), era infatti figlia di Vacone (re longobardo) tra il 510 e il 540. Dal nonno Teodolinda ereditò così il carisma della dinastia dei Letingi, di forte ascendenza sul popolo longobardo.

Nel 588, sfumato un precedente fidanzamento con una sorella del re dei Franchi Childeberto II, il re dei Longobardi Autari concluse il fidanzamento con Teodolinda. La scelta aveva un preciso risvolto politico: fallito il tentativo di arrivare ad una pacificazione con i Franchi, Autari aveva scelto lo scontro aperto, e di conseguenza cercato l'appoggio dei Bavari che, come i Longobardi, erano minacciati dai Franchi, allora in una fase di ascesa.

Il matrimonio fu celebrato a Verona il 15 maggio 589, presso il campo di Sardi; il fratello di Teodolinda, Gundoaldo, fu nominato duca di Asti.

Le seconde nozze: Agilulfo

Icona raffigurante papa Gregorio Magno

Autari morì improvvisamente (forse avvelenato) dopo poco più di un anno dal matrimonio, il 5 settembre 590. Secondo il racconto di Paolo Diacono, commovente anche se di dubbia veridicità, in quei mesi la regina letingia avrebbe a tal punto conquistato i Longobardi da far sì che il popolo, spontameamente, le offrisse la possibilità di scegliersi un nuovo marito e re. La scelta sarebbe allora caduta sul duca di Torino, Agilulfo della stirpe di Anawas. Più verosimilmente quel matrimonio, celebrato nello stesso autunno del 590, era stato orchestrato dallo stesso Agilulfo, che nel maggio del 591, a Milano, avrebbe poi ricevuto l'investitura ufficiale a re in un'assemblea del popolo.

Teodolinda ebbe un notevole influsso sulle scelte politiche del marito. Cattolica (a differenza del marito e di gran parte del popolo longobardo, ariano o pagano), dopo un iniziale sostegno allo scisma (con ogni probabilità fino al 612 anno della morte del suo consigliere Secondo di Non) cercò un avvicinamento con la Chiesa di papa Gregorio Magno, con il quale intratteneva uno scambio epistolare. Furono restituiti così beni alla Chiesa, reinsediati vescovi e avviati sforzi per comporre lo Scisma tricapitolino che divideva il papa di Roma al patriarca di Aquileia. In quegli anni il monaco Secondo di Non [1], tricapitolino, fu primo consigliere alla corte. Il figlio di Agilulfo e Teodolinda ed erede al trono, Adaloaldo, fu battezzato con rito cattolico nel 603, mentre l'aperto incoraggiamento dato dalla coppia regale alla riforma monastica di san Colombano approdò, nel 614, alla fondazione del monastero di Bobbio.

La reggenza

Agilulfo morì nel maggio del 616 lasciando il titolo al figlio Adaloaldo ancora minorenne, ma già associato al trono dal 604. Una possibile insidia per la successione avrebbe potuto essere rappresentata dal fratello di Teodolinda, il popolare Gundoaldo duca di Asti, ma poco prima questi era stato assassinato, si sospetta per iniziativa della stessa coppia reale. Teodolinda rimase al vertice del potere accanto al figlio, esercitando una reggenza e ricevendo il grande sostegno del duca Sundrarit, già comandante militare e uomo di fiducia di Agilulfo.

Come reggente, Teodolinda intensificò il suo appoggio alla Chiesa cattolica, anche per l'influsso esercitato dal consigliere latino Pietro. Non ci furono attacchi ai Bizantini, che pure in quegli anni erano in gravi difficoltà a causa della contemporanea pressione di Avari e sasanidi, e anzi la diplomazia longobarda si impegnò nella ricerca di un accordo definitivo con l'imperatore. Lo scontento della maggior parte dei duchi si condensò intorno alla figura emergente di Arioaldo, duca di Torino e cognato di Adaloaldo (era marito di sua sorella Gundeperga). Nel 624, quando ormai Adaloaldo era maggiorenne ma non per questo Teodolinda aveva perso il suo influsso sulla politica, esplose il conflitto interno tra i ribelli e il re, sostenuto dal papa e dall'esarca di Ravenna.

Teodolinda morì nel 627, un anno dopo la detronizzazione del figlio, e fu sepolta, accanto al marito, all'interno del Duomo di Monza, da lei voluto; in seguito sarebbe stata canonizzata. Con la sua morte ha termine il periodo monzese dei re longobardi.

Teodolinda e Monza

Autari e Teodolinda eressero Milano come propria capitale, al posto di Pavia, e utilizzarono Monza come residenza estiva. La storia di Teodolinda si intreccia così con quella di Monza, dove fece costruire un palazzo e una cappella palatina che poi, nel tempo, sarebbe diventata il nucleo primario del Duomo di Monza.

Secondo la tradizione, Teodolinda aveva promesso di erigere un tempio a san Giovanni Battista ed aspettava un'ispirazione divina che le indicasse il luogo più adatto. Mentre cavalcava col suo seguito attraverso una piana ricca di olmi e bagnata dal Lambro, un giorno la regina si fermò a riposare lungo le rive del fiume. In sogno vide una colomba che si fermò poco lontano da lei e le disse "Modo" (qui); prontamente la regina rispose "Etiam" (sì) e la basilica sorse nel luogo che la colomba aveva indicato. Dalle due parole pronunciate dalla colomba e dalla regina venne il primo nome della città di Monza, Modoetia.

Nel 595 Teodolinda fece erigere un oraculum (cappella della regina) di pianta a croce greca; di questa prima costruzione rimangono oggi solo i muri, risalenti al VI secolo. Alla morte della regina, sebbene l'edificio non fosse ancora terminato, il suo corpo vi fu sepolto, al centro della navata sinistra.

In epoca successiva la sua sepoltura fu traslata, sempre nel Duomo di Monza, nel sarcofago tuttora visibile addossato alla parete di fondo nella cappella detta di Teodolinda, dietro l'altare che custodisce la Corona Ferrea. Le pareti della cappella sono rivestite di affreschi (opera dei fratelli Zavattari, XV secolo) con le storie della vita della regina, narrate da Paolo Diacono.

Fonti
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni