Paolo Diacono
Paolo Diacono, O.S.B. Religioso | |
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Rappresentazione di Paolo Diacono in un manoscritto altomedievale | |
Età alla morte | 79 anni |
Nascita | Cividale del Friuli 720 |
Morte | Montecassino 799 |
Professione religiosa | 775 |
Paolo Diacono, in latino Paulus Diaconus, pseudonimo di Paul Warnefried o anche Paolo di Varnefrido (Cividale del Friuli, 720; † Montecassino, 799), è stato un monaco, storico, poeta e scrittore longobardo di espressione latina.
Biografia
Era discendente di Leupichi, che affiancava re Alboino nel passaggio dei Longobardi dalla Pannonia all'Italia. Da Cividale del Friuli, dove nacque nel 720 (o forse nel 730[1]), raggiunse Pavia in giovane età per seguire gli studi in quella che allora era la capitale longobarda. Si formò alla corte del re Rachis allievo di Flaviano ed alla scuola del monastero di San Pietro in Ciel d'Oro, dove conseguì la carica di docente. Restò alla corte con i successivi re Astolfo e re Desiderio. Divenne anche il precettore di Adelperga figlia di Desiderio che seguì quando ella si sposò con il duca Arechi II di Benevento. Nel 774 visse il crollo del regno longobardo e per evitare rischi di prigionia si fece monaco nel monastero di Montecassino.
Dal 782 al 787 fu attivo presso la corte di Carlo Magno, presso la quale si recò per chiedere la liberazione dei suoi parenti prigionieri, in particolare il fratello Arichis, catturato e condotto in Francia nel 776 dopo la sua partecipazione ad una rivolta del Friuli contro i nuovi occupanti, e che alla fine fu liberato. Là acquistò una certa notorietà e prestigio come maestro di grammatica.
Nel 787 tornò a Montecassino, dove fra l'altro scrisse l'Historia Langobardorum, la sua opera più famosa in cui narra, fra mito e storia, le vicende del suo popolo, dalla partenza dalla Scandinavia all'arrivo in Italia. La scrittura del testo impegnò Paolo Diacono per due anni, dal 787 al 789.
Le sue opere
La sua prima opera fu un Carmen sulle sette età del mondo (A principio saeculorum) scritto per il matrimonio di Adelperga, figlia del re Desiderio, sposa di Arechi II nel 763. Paolo Diacono era precettore di Adelperga. Lo stile che usò fu quello dei tetrametri trocaici ritmici. Un messaggio di rispetto verso Adelperga si ha unendo le lettere iniziali delle dodici terzine: Adelperga pia.
Ad uso della sua allieva scrisse verso il 770 l'Historia Romana, in 16 libri, rielaborando il Breviarium ab Urbe condita di Eutropio con integrazioni da San Girolamo, Paolo Orosio, Giordane, dall'Origo gentis Romanae. Fermò la storia al tempo di Giustiniano, ovvero al tempo dell'invasione longobarda in Italia. Rielaborato a sua volta da Landolfo Sagace, divenne un apprezzato manuale scolastico in uso nelle scuole medievali.
La Historia Langobardorum, in sei libri, è un'opera che nello stile si riconosce nel latino monacale, ma nei contenuti è passionalmente longobarda dove ogni azione ed ogni forma di conquista le giustifica come prestabilite dal fato. La strutturò come ideale continuazione dell'Historia Romana dai tempi di Giustiniano. Anche questa è una storia tronca, la ferma a Liutprando, cristallizzandola al massimo splendore e omettendone la decadenza.
Per ottenere la liberazione del fratello, scrisse in onore di Carlo Magno un'epistola metrica: Ad regem. Ottenne ciò che chiedeva, ma come condizione entrò a corte ad Aquisgrana dove fu fra i protagonisti della "rinascita Carolingia" con Alcuino, monaco inglese. Sempre in Francia visitò molti monasteri, compose le Gesta episcoporum Mettensium per il vescovo Angilramno di Metz nell'abbazia di San Martino, un codice con lettere di Gregorio Magno per Adalardo di Corbie. Oltre a molte altre opere minori.
Al ritorno a Montecassino scrisse la Vita beati Gregorii papae.
Su richiesta di Carlo Magno raccolse le prediche più celebri del suo tempo, 244 testi, un libro liturgico, Homiliarium, diviso in due stagioni: l'estate e l'inverno. La sua opera arrivò con poche modifiche fino al Concilio Vaticano II.
Involontariamente fu lo stimolo di uno dei progressi più importanti della storia della musica. Infatti nell'XI secolo Guido d'Arezzo ricavò le note musicali dalla prima strofa di un suo inno dedicato a San Giovanni Battista, ricavandole dal mezzo verso:
- UT queant laxis REsonare fibris
- MIra gestorum FAmuli tuorum,
- SOLve polluti LAbii reatum,
- Sancte Iohannes.
Le sette note: ut, re, mi, fa, sol, la, si.
Opere
- Carmina
- Commentarius in Donati artem
- Fabulae
- Historia Langobardorum
- Historia Romana
- Homiliae
- Homiliarius de sanctis
- Homiliarius de tempore
- Epistulae
- Excerpta ex libris Pompeii Festi de significatione verborum
- Explanatio in regulam S. Benedicti
- Libellus de ordine et gestis episcoporum Metensium
- Passio S. Cypriani
- S. Arnolfi episcopi vita et miracula
- Vita S. Gregorii Magni
Note | |
Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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