Sede titolare di Aquileia

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Sede titolare di Aquileia
Sede patriarcale titolare
Aquileia
Chiesa latina
Aquileia, Basilica. Interno - Foto Giovanni Dall'Orto.jpg
Interno della basilica patriarcale di Aquileia.
Arcivescovo titolare: Charles John Brown
Stato bandiera Italia
Regione: Friuli-Venezia Giulia
Località: Aquileia
Diocesi soppressa di Aquileia
Eretta: 568
Soppressa: 6 luglio 1751
suddiviso nelle arcidiocesi di Udine e Gorizia
Collegamenti esterni
Dati online ( ch)
Collegamenti interni
Tutte le sedi titolari

Il Sede titolare di Aquileia fu un'entità patriarcale politico-religiosa esistita dal 568 al 1751, che - soprattutto sotto il profilo ecclesiastico - amministrava un territorio vastissimo con al centro l'odierno Friuli.

È fondamentale distinguere tra realtà ecclesiale e realtà politica-territoriale. Come realtà ecclesiale, il Patriarcato di Aquileia è stato la più grande diocesi e metropolita ecclesiale di tutto il medioevo europeo. La seconda dignità dopo Roma. Fino al 811 la sua giurisdizione ecclesiastica arrivava fino al fiume Danubio a nord, al lago Balaton a est e a ovest arrivava fino a Como. A sud ha avuto la giurisdizione ecclesiale dell'Istria fino al 1751, anno della sua estinzione. Nell'811, l'imperatore Carlo Magno portò i confini nord, dal fiume Danubio al fiume Drava. Vastissima anche la diocesi aquileiese. Il Patriarca sovraintendeva sulle diocesi vescovili incluse nella sua giurisdizione metropolitana e ne nominava il vescovo. La sua corte era internazionale poiché comprendeva popoli di lingua ed etnia diversi. Univa il mondo latino con quello germanico e quello slavo. Nel territorio della sua diocesi svolgeva la funzione di vescovo a mezzo di suoi vicari.

Oltre a svolgere l'autorità religiosa i Patriarchi di Aquileia ottennero l'investitura feudale (1077-1420) sul Friuli (Patria del Friuli) e in alcuni periodi storici i confini geografici e politici del patriarcato si estesero sino in Istria, Valle del Biois, Cadore, Carinzia, Carniola e Stiria.
Città principali di tale entità statale furono: Aquileia, Forum Iulii (l'odierna Cividale del Friuli) e Udine.

Storia

Aquileia fu una fiorente città portuale romana, fondata nel 181 a.C. come colonia e avamposto militare. Divenne poi capitale della Regio X . All'apice della sua importanza, nei primi secoli dell'era nostra era, contava circa 200.000 abitanti ed era la quarta città italiana, dopo Roma, Milano e Capua. Importante porto fluviale sul fiume Natissa, era il punto di partenza dei traffici verso l'area danubiana e quella del Norico e verso le province romane dell'Illiria e della Pannonia.

La tradizione vuole che ancora prima del III secolo, esistesse ad Aquileia una comunità cristiana con forti legami con la Chiesa patriarcale di Alessandria d'Egitto, della quale sarebbe stata emanazione.

Aquileia divenne ben presto un importante centro di cristianizzazione per l'Italia nord-orientale e le regioni limitrofe, tanto che, già nel IV secolo, il suo vescovo era eminente per la vastità del territorio di sua competenza giurisdizionale e la liturgia officiata nel rito, più tardi detto, patriarchino (rimasto in vigore fino al 1596; nel 2007 è stato ristampato in copia anastatica il Missale Aquilejensis Ecclesiae del 1517 con l'antico rito aquileiese). Sul finire del IV secolo (381) ad Aquileia fu celebrato un concilio, promosso da Sant'Ambrogio di Milano e presieduto dal vescovo di Aquileia, Valeriano, che condannò i vescovi filo-ariani Palladio di Raziaria (Bulgaria) e Secondiniano di Singiduno (Serbia) e le dottrine ariane diffuse in Occidente.

In quel periodo furono create le diocesi suffraganee (Iulium Carnicum[1], Trento, Concordia Sagittaria, ecc.) dipendenti dall'arcivescovo o metropolita di Aquileia.

Sotto l'arcivescovato di S.Cromazio d'Aquileia (388-408) si ebbe un periodo di fertile vigore religioso e culturale per la contemporanea presenza in città di san Girolamo, traduttore della Bibbia e di Tirannio Rufino, traduttore delle opere di Origene.

Fondazione del Patriarcato

Nel 554 gli arcivescovi metropoliti di Milano e Aquileia si rifiutarono di aderire alla condanna pronunciata dall'Imperatore Giustiniano contro i testi di tendenza nestoriana noti come Tre Capitoli, dando inizio ad uno scisma noto con il nome di Scisma tricapitolino: nel 557 durante il sinodo provinciale convocato ad Aquileia per l'elezione del nuovo metropolita Paolino I, succeduto a Macedonio, con la partecipazione dei vescovi delle diocesi suffraganee, si decise di non riconoscere le conclusioni del Concilio di Costantinopoli II e di rendersi chiesa autocefala. Nel 568, sotto la pressione dell'invasione longobarda, Paolino trasferisce la sede episcopale a Grado, sotto la protezione di Bisanzio, dove è proclamato patriarca. La chiesa di Aquileia si era elevata a Patriarcato per sottolineare l'indipendenza gerarchica da Roma e Costantinopoli, ma nel 606, il patriarcato si divise in due, con un patriarca ad Aquileia (tricapitolino) e uno a Grado (cattolico): questa divisione fu dovuta essenzialmente alla mutata situazione politica della zona: l'entroterra friulano, inclusa Aquileia, sotto la dominazione longobarda e tutto il litorale adriatico della Venetia maritima sotto l'influenza bizantina. Lo scisma dei Tre Capitoli fu definitivamente ricomposto nel 699 con il concilio di Pavia con il ritorno di Aquileia nell'ortodossia cattolica, (la chiesa di Milano era già da tempo ritornata in comunione con Roma). Anche dopo la riconciliazione tra tricapitolini e cattolici, la diocesi di Aquileia continuava ad essere divisa, finché nel 731 venne stabilita la separazione canonica tra il Patriarcato di Aquileia (con suffraganee le diocesi del Friuli) e il Patriarcato di Grado (con suffraganee le diocesi del Ducato di Venezia), in seguito divenuto Patriarcato di Venezia (nel 1105 de facto con il trasferimento della sede patriarcale e nel 1451 de jure con l'istituzione del nuovo titolo). Nell'827 il concilio di Mantova tentò inutilmente di riunificare i patriarcati di Grado e Aquileia. Sul finire dell'ottavo secolo resse il patriarcato S.Paolino II († 802), teologo, liturgista e grande uomo di cultura.

Inquadrato nel Ducato del Friuli durante il Regno longobardo, a seguito della conquista franca, nel 952 il territorio del Friuli venne sottoposto al Ducato di Baviera, assieme a Istria, Carinzia e Carniola. Ma già nel 976 i territori venivano inquadrati nel nuovo ducato di Carinzia. Il patriarca Poppone (1019-1042), familiare e ministro dell'imperatore Corrado II, consacrata il 13 luglio 1031 la nuova cattedrale, e cinta di nuove mura Aquileia, si prodigò per liberarsi del controllo del Ducato di Carinzia e si scontrò coi Veneziani a Grado, dove fu costretto prima dalle armi della Repubblica di Venezia e poi da un concilio papale a rinunciare alla conquista di Grado.

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Marca di Verona e Aquileia

Il dominio temporale dei Patriarchi-Principi

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Patria del Friuli

Il 3 aprile 1077 il patriarca Sigeardo di Beilstein ottenne dall'imperatore Enrico IV l'investitura feudale di Duca del Friuli, Marchese d'Istria e il titolo di Principe, costituendo quindi il Principato ecclesiastico di Aquileia, feudo diretto del Sacro Romano Impero.

I successori di Sigeardo si mantennero fedeli alla politica di Enrico IV e poi del figlio Enrico V facendo dello stato friulano la pedina avanzata della politica imperiale in Italia. Nel 1186 Goffredo di Hohenstaufen incoronò il figlio di Barbarossa, Enrico VI, Re d'Italia, venendo per reazione deposto da papa Urbano III.

Sotto il patriarcato di Volchero di Erla (1204-1218) grande impulso fu dato ai traffici commerciali ed alle attività produttive, fu migliorata la rete viaria e brillante fu anche l'attività culturale. A Volchero successe il patriarca Bertoldo (1218-1251) il quale ebbe fin dall'inizio un occhio di riguardo per la città di Udine che in breve tempo passò da piccolo villaggio a metropoli. Le mire di conquista dei ghibellini Ezzelino III da Romano e Mainardo III, conte di Gorizia, costrinsero il patriarca a cercare aiuto nel partito avversario (quello guelfo) alleandosi con Venezia e con il duca di Carinzia. Dal 1238, la sede dei patriarchi divenne Udine, che lo rimase per circa due secoli. Divenuto elemento di forza della lega Guelfa il Friuli si avviò in un periodo di declino: il patriarca non riusciva più a conservare la coesione tra i comuni e frequenti divennero i tradimenti, le congiure e le lotte tra vassalli. Il conte di Gorizia divenne il principale avversario dell'autorità patriarcale. Nel 1281 scoppiò un conflitto con la Repubblica di Venezia per il possesso di parte dell'Istria.

Una fase di recupero si ebbe con il patriarcato di Bertrando (1334-1350) che conseguì numerosi successi sul piano militare e diplomatico senza mai trascurare i suoi doveri di vescovo[2]. Il 6 giugno del 1350, ormai novantenne fu ucciso da una congiura guidata dal conte di Gorizia e dal comune di Cividale. Il patriarca Marquardo di Randeck (1365-1381) passò invece alla storia per aver promulgato (11 giugno 1366) la Costituzione della Patria del Friuli (Constitutiones Patriae Foriiulii) base del diritto friulano. Seguì un lungo periodo di contrasti interni, principalmente tra le città di Udine e di Cividale. Con Cividale si schierarono gran parte dei comuni friulani, i carraresi ed il Re d'Ungheria; con Udine si schierò invece Venezia.

Nel 1411 il Friuli divenne campo di battaglia per l'esercito imperiale (schierato con Cividale) e quello veneziano (schierato con Udine). Nel dicembre del 1411 l'esercito dell'imperatore si impadroniva di Udine; il 12 luglio 1412 veniva nominato nel Duomo di Cividale il patriarca Ludovico di Teck. Il 13 luglio 1419 i veneziani occuparono però Cividale e si prepararono alla conquista di Udine, che cadde il 7 giugno 1420, dopo una strenua difesa. Subito dopo cadevano Gemona, S.Daniele, Venzone, Tolmezzo: era la fine dello stato patriarcale friulano. Nel 1445, dopo lunghe trattative, il patriarca Ludovico Trevisan accettò il concordato imposto da Venezia mediante il quale veniva abolito di fatto il diritto di indipendenza del Friuli, che entrò a far parte della Repubblica di Venezia, come entità autonoma retta da un Provveditore Generale.

Fine del Patriarcato

Il 6 luglio 1751 papa Benedetto XIV, con la bolla Iniuncta nobis sollecitata da Venezia e dagli Asburgo d'Austria, soppresse il patriarcato di Aquileia. Al suo posto vennero erette l'arcidiocesi di Udine e l'arcidiocesi di Gorizia in modo tale che si risolvesse il problema di un'unica diocesi divisa tra la giurisdizione austriaca e veneziana. Questo significò il "declassamento" di Udine, che pur non essendo sede patriarcale ma solo luogo di residenza del patriarca, divenne vera e propria sede arcivescovile, e l'innalzamento di Gorizia che fino a quel momento era stata solo arcidiaconia all'interno della grande diocesi di Aquileia.

Cronotassi dei Vescovi e Patriarchi di Aquileia

Vescovi di Aquileia (50-355)

Arcivescovi di Aquileia (355-553)

Patriarchi di Aquileia (553-1751)

Scisma tricapitolino (568)

Patriarchi ortodossi in Grado

Patriarchi tricapitolini in Aquileia

Dopo la ricomposizione dello scisma (698)

Guida della Patria del Friuli (1077-1420)

Patriarchi sotto la dominazione veneziana (1420-1751)

Il 6 luglio 1751 con la bolla Iniuncta nobis papa Benedetto XIV soppresse il Patriarcato e i territori furono divisi tra le arcidiocesi metropolitane di Gorizia (cui toccarono le terre sotto il dominio asburgico) e Udine (cui fu assegnata la giurisdizione sulle terre sotto il dominio della Serenissima). Il cardinale Dolfin fu nominato primo arcivescovo di Udine, mentre Karl Michael von Attems fu nominato primo arcivescovo di Gorizia.

Cronotassi degli arcivescovi titolari

Note
  1. Julium Carnicum G.Biasutti: Il cristianesimo primitivo nell'Alto Adriatico.
  2. Va ricordata anche una sconfitta diplomatica ottenuta sul campo di battaglia a Parabiago (attuale provincia di Milano) nel 1339; Bertrando si era alleato dalla parte di Mastino II della Scala e Lodrisio Visconti, contro Azzone, Luchino e Giovanni Visconti, "triumviri di Milano", mandò quindi un gruppo di soldati ad aggregarsi alla lodrisiana Compagnia di San Giorgio, la quale uscì sconfitta in data 21 febbraio di quell'anno.
  3. Eletto dal Capitolo di Aquileia, ma non confermato dal papa
  4. Eletto dal Capitolo di Aquileia, ma non confermato da papa Bonifacio VIII
  5. Arcidiacono di Aquileia, nominato Patriarca dal Capitolo, ma non confermato dal Papa
  6. Nominato dall'antipapa Felice V
Voci correlate
Bibliografia
  • (LA) Bolla Iniuncta nobis, in Raffaele de Martinis, Iuris pontificii de propaganda fide. Pars prima, Tomo III, Romae 1890, p. 449
Collegamenti esterni