Tetravangelo di Rabbula

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Crocifissione, miniatura del Tetravangelo di Rabbula

Il Tetravangelo di Rabbula, detto anche Vangeli di Rabbula, è un manoscritto miniato contenente il testo siriaco dei Vangeli.

È conservato a Firenze, nella Biblioteca Medicea Laurenziana, cod. plut. 1.56.

È così chiamato dal nome del monaco Rabbula, che nel colofone informa di aver completato la scrittura del codice nell'anno 897 di Alessandro, corrispondente al 586 dell'era cristiana.

Descrizione

Foglio no. 4 con i canoni eusebiani

Si tratta di un manoscritto scritto in siriaco composto di tre parti di diversa origine:

Mentre il testo dei Vangeli non ha particolare importanza, le pagine con le miniature sono una testimonianza unica della miniatura siriaca del VI secolo: i canoni eusebiani sono contenuti all'interno di arcate sostenute da colonne e decorate con timpani a finti marmi; negli angoli della pagine vi sono figure di profeti, mentre ai lati dei canoni vi è una selezione di scene evangeliche.

Le pagine miniate con i canoni sono precedute e seguite da alcune miniature a piena pagina, tra cui:

Dei quattordici fogli miniati, tredici provengono da uno stesso codice del Nuovo Testamento, quello con la Crocifissione e l'Ascensione sembra provenire da un altro codice.

Storia

Il monaco Rabbula ci informa nel Colofone sul luogo di produzione del codice: il monastero di San Giovanni di Zagba, oggi non più esistente, che era localizzato vicino ad Apamea, in Siria (attuale Qalaat el-Moudiq).

Fino a pochi anni fa si pensava che tutto il codice fosse stato prodotto nel 586, ma studi recenti hanno dimostrato come l'apparato miniato e il testo dei Vangeli siano stati assemblati successivamente, dato che negli stessi anni si trovavano in sedi della comunità maronita distanti fra di loro; tra esse Mayfuq, sede del patriarca maronita, e il monastero di santa Maria di Qannubin. Una iscrizione in garshuni[5], del 1460/61, testimonierebbe la donazione delle pagine con le miniature al monastero di Qannubin per essere aggiunte al codice del 586.

Le miniature sono state ampiamente e maldestramente restaurate, tanto che è difficile oggi darne una valutazione stilistica: solo con molta attenzione si possono distinguere le parti originali dalle ridipinture, anche se, senz'altro, sia le tredici sia il foglio con Crocifissione e Ascensione appartengono all'arte siriaca del VI secolo.

Anche il volto di Cristo nelle varie scene è stato ridipinto trasformandolo nel tipo normativo coi capelli neri e lunghi; in origine, invece, Cristo era ritratto con volto ascetico, capelli corti e di color rosso-marrone, come ancora oggi si vede nella scena della donazione del codice.

Note
  1. Vedi l'immagine online.
  2. Vedi l'immagine online.
  3. Vedi l'immagine online.
  4. Vedi l'immagine online
  5. Si tratta della lingua araba scritta in caratteri siriaci; è detta anche karshuni.
Fonti
Bibliografia
  • (FR) Jules Leroy, Les manuscrits syriaques à peintures conservés dans les biliothèques d'Europe et d'Orient..., Parigi, 1964, online
  • Massimo Bernabò (a cura di), Il Tetravangelo di Rabbula. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, plut. 1.56, Roma 2008
Voci correlate
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 8 gennaio 2013 da Massimo Bernabò, dottorato in Storia dell'Arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.