Vocazione dei figli di Zebedeo (Marco Basaiti)
Marco Basaiti, Vocazione dei figli di Zebedeo (1510), olio su tavola | |
Vocazione dei figli di Zebedeo | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Veneto |
Regione ecclesiastica | Triveneto |
Provincia | Venezia |
Comune | |
Diocesi | Venezia |
Ubicazione specifica | Gallerie dell'Accademia |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Venezia |
Luogo di provenienza | Chiesa della Certosa di Sant'Andrea, altare maggiore |
Oggetto | pala d'altare |
Soggetto | Vocazione dei figli di Zebedeo |
Datazione | 1510 |
Autore |
Marco Basaiti |
Materia e tecnica | olio su tavola |
Misure | h. 386 cm; l. 268 cm |
Note opera firmata e datata | |
|
La Vocazione dei figli di Zebedeo è una pala d'altare, eseguita nel 1510, ad olio su tavola da Marco Basaiti (1470 - 1530), proveniente dalla chiesa della Certosa di Sant'Andrea a Venezia ed oggi è conservata presso le Gallerie dell'Accademia nella medesima città.
Descrizione
Soggetto
Nella scena, ambientata in riva al Lago di Tiberiade, compaiono in primo piano:
- Gesù Cristo è il protagonista, colto, mentre sta camminando lungo la riva del lago e vede due uomini, chiamandoli alla sua sequela; egli è raffigurato con il volto barbuto, i lunghi capelli, la tunica rossa avvolta dal manto blu. Il suo sguardo dolce, accompagnato da un leggero sorriso, si posa sui due giovani pescatori, figli di Zebedeo, che stanno di fronte a lui.
- San Pietro e sant'Andrea, due fratelli pescatori che poco prima hanno accolto anch'essi l'invito a seguire Gesù. I primi due apostoli, in questo dipinto, sono già associati all'opera di Cristo: essi, infatti, sono presentati uno alla sua destra ed uno alla sinistra:
- Simone, colui che poi sarà chiamato Pietro, sta imitando il gesto di Gesù: con la sua mano destra, infatti, indica Giacomo e Giovanni, mentre con la sinistra stringe la cintura che gli cinge la veste; è questo un gesto simbolico e profetico al tempo stesso, poiché evoca il dialogo finale tra san Pietro e Gesù Cristo risorto (Gv 21,18-19 ), nel quale si allude al martirio dell'apostolo. In questo modo il pittore evidenzia non solo l'inizio, ma anche il compimento del cammino degli apostoli, chiamati a seguirlo fino in fondo.
- Andrea è messo in evidenza in quanto titolare della Certosa per la quale era stato commissionato il dipinto. Il suo sguardo è rivolto agli spettatori. È curiosa la posa delle sue mani: con la sinistra, sembra quasi voler arrestare l'arrivo dei due figli di Zebedeo e con la destra indica se stesso: questo gesto è un'allusione alla disputa circa la ricerca dei posti d'onore, per poter stare alla destra ed alla sinistra di Cristo all'avvento del suo Regno (Mc 10,35-45 o Mt 20,20-28 ); i protagonisti principali di questa diatriba saranno proprio i due figli di Zebedeo, che susciteranno lo sdegno degli altri apostoli. Andrea, sembra qui farsi portavoce anche del fratello per ammonire fin da subito i due nuovi arrivati alla sequela di Gesù.
- Giacomo e Giovanni, i due figli di Zebedeo, hanno gli occhi fissi su Gesù che li ha appena chiamati. Giacomo sta davanti e Giovanni dietro, compiono alcuni gesti significativi: la mano destra di Giacomo, inginocchiato, è rivolta ai piedi di Gesù, per manifestare la propria disponibilità a seguirlo, mentre la sinistra di Giovanni indica il padre che viene lasciato alle loro spalle. Entrambi i fratelli poi si portano una mano sul petto, come a segnalare la disposizione interiore richiesta per rispondere alla vocazione.
- Zebedeo, a destra, padre di Giacomo e Giovanni, resta sulla barca e osserva i suoi figli rispondere alla chiamata di Gesù.
- Giovane pescatore o garzone, rappresentato di spalle che guarda la scena dalla prospettiva da cui stava il celebrante all'altare ed in cui stavano anche tutti gli spettatori. La sua presenza ha un forte valore simbolico, testimoniale e contemplativo: tutti sono invitati a fare come lui, cioè a meditare su questo Gesù che di sua iniziativa si fa vicino e rivolge la sua parola ed invita a seguirlo.
Nel dipinto si vedono, in secondo piano, anche altri personaggi:
- Alcuni pescatori che ricordano come l'incontro con Gesù avviene nel quotidiano e nell'ordinario di un'esistenza di lavoro.
- Pastore, sul crinale della collina, alle spalle di Cristo, la cui presenza allude alla nuova condizione di chi condivide con lui il ministero apostolico.
Inoltre, nella scena sono presenti alcuni dettagli, resi con grande cura, spesso di valore simbolico, come:
- Reti per la pesca, nella barca di Zebedeo, ai suoi piedi, ricordano lo strumento di lavoro per procurarsi il pane quotidiano, mentre nell'altra, proprio sotto Gesù si vede un po' di pane spezzato e una brocca con il vino, richiamo evidente all'Eucaristia. Il dipinto, infatti, è una pala d'altare e questo richiamo liturgico stava appena sopra la mensa su cui si celebrava il rito della Messa. Sarà questo l'alimento fondamentale con cui i discepoli potranno sostenere la loro fede lungo il cammino della sequela.
Ambientazione
L'ambientazione della scena in un paesaggio lacustre, che digrada verso l'orizzonte, si rivela particolarmente efficace: cielo, montagne ed acque compongono una splendida scenografia per le figure presenti in primo piano. Il pittore nell'opera evoca l'ambiente veneto prealpino dell'entroterra, con un caratteristico lago di montagna, il quale presenta (in primo piano) l'attracco delle barche e (in secondo piano) alcuni borghi fortificati, che s'incastrano nel paesaggio naturale, che somigliano più a dei castelli veneziani d'epoca rinascimentale che alle città della Galilea, poste sulle rive del Lago di Tiberiade al tempo di Gesù. Infatti, questa pala eseguita per la Certosa di Sant'Andrea, eretta su un'isola della laguna veneziana, aveva l'obiettivo di attualizzare l'evento evangelico, incoraggiando i giovani, che avevano abbandonato tutto per farsi monaci ed entrare nella comunità certosina, a diventare discepoli di Gesù ed essere loro stessi "pescatori di uomini".
Notizie storico-critiche
L'opera fu commissionata per essere collocata sopra l'altare maggiore della Chiesa della Certosa di Sant'Andrea a Venezia, oggi non più esistente. Nel 1812, la pala d'altare è entrata nelle collezioni nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
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