Sant'Emiliano della Cogolla
Sant'Emiliano della Cogolla Presbitero | |
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Santo | |
Nascita | V secolo |
Morte | 574 |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 12 novembre |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 12 novembre, n. 5:
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Sant'Emiliano della Cogolla (V secolo; † 574) è stato un presbitero, monaco ed eremita spagnolo.
Nacque nella Spagna occupata dai Visigoti nella provincia di Logroño in una località collinare chiamata "La Cocolla" per la sua forma che richiamava l'omonimo cappuccio del mantello dei monaci. Dal suo eremo si sviluppò una comunità monastica ancora oggi presente nei Monasteri di Yuso e Suso. La vita di Sant'Emiliano ci è stata tramandata da Braulione[1], vescovo di Saragozza e discepolo di Sant'Isidoro di Siviglia
Biografia
Figlio di un pastore, Emiliano si dedicò allo stesso lavoro di suo padre sino ai vent'anni, quando, risentendo dell'attrazione per la vita solitaria e meditativa che era scelta frequente tra i cristiani d'occidente nel IV secolo, scelse di farsi eremita ascetico. Come luogo del suo ritiro scelse un sito in mezzo a una lussureggiante vegetazione sulle pendici orientali della Sierra della Demanda, che attraversa l'altopiano della valle dell'Ebro. Nella roccia della montagna scavò la sua cella e li visse sino alla sua morte.
Il santo visse per quarant'anni da eremita sulla montagna fino a quando, conosciute le sue eccezionali virtù, fu nominato parroco dal vescovo di Tarazona, che però dovette ben presto destituirlo per le accuse che gli altri parroci per invidia rivolgevano al Santo.
Emiliano tornò di buon grado alla sua vita solitaria accompagnato da un discepolo: Asello, il cui nome, derivato dal latino asellus (asinello), bene indicava la sua umiltà e pazienza.
Asello fu il primo membro di una comunità che pian piano si raccolse e si moltiplicò intorno al Santo penitente, il quale morì vecchissimo, quasi centenario, nel 574[2].
Culto
Alla morte il santo venne inumato nella grotta che lui stesso aveva scavato, come era consuetudine presso le comunità monastiche del tempo.
Nel XI secolo la riconquista di gran parte della penisola iberica, venne festeggiata con la costruzione del monastero reale San Millán de Yuso che sorse nella pianura sottostante il monastero di Emiliano detto de Suso. Le spoglie del santo vennero traslate nella nuova abbazia e custodite in un prezioso reliquiario, mentre dove era deposto precedentemente, si pose una lapide in alabastro con l'effigie del santo.
Tanta venerazione aveva origine dal miracolo avvenuto nella battaglia di Simancas del 939, la tradizione vuole che San Millán, così è chiamato il santo in Spagna, fosse apparso ai soldati a cavallo e con una spada di fuoco in mano, portando i soldati alla vittoria. Quella vittoria segnò l'inizio della reconquista della penisola iberica da parte dei cristiani.
Curiosità
Nello scriptorium del monastero di Suso venne redatto un manoscritto (codice) dove si trovano le prime testimonianze di scrittura catalana e basca. Sono delle annotazioni scritte a margine di un testo latino, dette glosse e sono note con il nome di Glosas Emilianenses.
Note | |
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