Abbazia di San Domenico di Sora
Abbazia di San Domenico di Sora | |
---|---|
Abbazia di San Domenico di Sora, complesso monastico | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Frosinone |
Comune | Sora |
Diocesi | Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Viale San Domenico 03039 Sora (Frosinone) |
Sito web | |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | cistercense |
Dedicazione | San Domenico di Sora Maria Vergine |
Sigla Ordine fondatore | O.S.B. |
Sigla Ordine qualificante | O.Cist. |
Sigla Ordine reggente | O.Cist. |
Fondatore | San Domenico di Sora |
Data fondazione | 1011 |
Stile architettonico | Gotico |
Inizio della costruzione | 1011 |
Strutture preesistenti | Casa natale di Marco Tullio Cicerone |
Coordinate geografiche | |
Lazio | |
L'Abbazia di San Domenico è un monastero cistercense, ubicato nel comune di Sora (Frosinone), alla confluenza del fiume Fibreno con il Liri.
Storia
Preesistenze
La località, ove attualmente sorge l'abbazia, è certamente il sito della casa natale del celebre politico, oratore e filosofo romano Marco Tullio Cicerone (106 a.C. - 43 a.C.), che questi descrive accuratamente nel De legibus (II 1,1 sgg.), collocandola su un'isola formata da due rami del Fibreno prima che questi si ricongiungano per confluire nel Liri. L'identificazione del sito è confermata, oltre che da testimonianze documentarie, anche da alcuni ritrovamenti archeologici.
Origini e periodo benedettino
L'abbazia fu fondata nel 1011 da san Domenico (951 - 1031), presbitero e monaco benedettino, per volontà Pietro di Rainiero, gastaldo (governatore) di Sora e di Arpino, e di sua moglie Doda che gli donò il terreno che questi ritenne favorevole alla nuova costruzione, situato nel punto di confluenza del fiume Fibreno con il Liri, in località Inter formas (in italiano, "Tra le forme").[1] San Domenico morì di malattia nel 1031 nel monastero e qui fu sepolto, come ci tramandano le Vite e come conferma un documento del Cartario di Casamari, datato 1035, in cui il cenobio è citato come il luogo nel quale:[2]
« | Sacratissimus corpus Dominici tumulatum est. » |
L'abbazia ebbe un rapido sviluppo spirituale ed economico, tanto che nel 1036 alcuni monaci su proposta del secondo abate (Giovanni) fondarono l'Abbazia di Casamari. Secondo alcuni studiosi, tra cui il gesuita e storico belga Jean Bolland (1596 - 1665), nel monastero ha dimorato per qualche tempo Ildebrando Aldobrandeschi di Soana (1020 ca. - 1085), divenuto poi papa Gregorio VII.[3]
Nel 1104, papa Pasquale II, al titolo di "Beata Maria Vergine" aggiunse quello di "San Domenico Abate" Il cenobio sorano rivestì un'importanza particolare, non solo per il rinnovamento spirituale di cui la comunità fu portatrice, ma anche per la sua funzione politica e sociale, tanto che pontefici, alti prelati e nobili contribuirono alla sua crescita ed al suo prestigio, assicurandogli costantemente privilegi e protezione da parte della Santa Sede fino ad Innocenzo III. Quest'ultimo nel 1205 emanò una bolla con cui, per difendere il beni del monastero da coloro che vi accampavano ingiustamente dei diritti, riconfermava ogni singolo possedimento, convalidava le libertà concesse dai suoi predecessori e dava ai monaci la facoltà di chiedere qualunque cosa occorresse loro alla Santa Sede con l'autorità del suo stesso nome.
Periodo cistercense
Durante il pontificato di Onorio III, la storia del monastero mutò radicalmente. Il pontefice si scagliò contro la decadenza della vita monastica e nel 1222, con il consenso dell'imperatore Federico II di Svevia, deliberò di affiliare l'abbazia a quella di Casamari accorpata nel 1152 all'Ordine cistercense. Per il monastero sorano fu una doppia umiliazione, poiché non solo perdeva la sua autonomia, ma passava alle dipendenze di una sua stessa filiazione; come scrisse l'abate Mauro Cassoni, con tristi parole:[4]
« | Quella che una volta fu Madre, si vide divenir figlia della sua figlia. » |
Nel 1229 fu duramente colpita dalle truppe saracene inviate da Federico II di Svevia a distruggere la città di Sora che si era schierata dalla parte del papato. Nel 1472, l'abbazia e quella di Casamari furono sottoposte al regime della commenda ed entrambe subirono le ristrettezze economiche di questa condizione. Il cenobio di S. Domenico rimase privo di monaci e la chiesa fu officiata in maniera irregolare. Per molto tempo fu addirittura il monaco curato del vicino monastero di S. Silvestro rivestì il ruolo di priore dell'abbazia, che, praticamente abbandonata, continuò inesorabilmente a decadere.
Nel 1653 l'abbazia fu chiusa definitivamente da Innocenzo III e nel 1682 il complesso doveva apparire così fatiscente tanto che Innocenzo XI ne ordinò il restauro. L'edificio, tuttavia, dovette essere di nuovo lasciato a se stesso se all'inizio del XVIII secolo fu di nuovo sottoposto a lavori, questa volta disposti da papa Clemente XI, che si interessò anche alla ripresa del culto di san Domenico con una solenne ricognizione delle spoglie nel 1703.
I periodi di rinascita del monastero continuavano, tuttavia, ad essere di breve durata. Dopo essere stato nuovamente abbandonato, parve tornare a nuova vita nel 1717 con l'arrivo dei monaci Trappisti, insediati a Casamari dal cardinale Annibale Albani che ne era abate commendatario. Ben presto però, anche questi abbandonarono S. Domenico per le difficoltà economiche dovute alla commenda, e l'abbazia fu ancora una volta trasferita sotto la giurisdizione del parroco di S. Silvestro. Nel 1799 i soldati di Napoleone Bonaparte devastarono la chiesa ed il cenobio. Nel 1831 l'abate commendatario di Casamari, Sergio Micara, riuscì a riottenere il monastero da Ferdinando I, insediandovi una comunità monastica, sempre legata all'Ordine cistercense, permettendo di nuovo che S. Domenico tornasse a funzionare come chiesa e come cenobio. L'ultima prova subita dal monastero fu il violento terremoto che colpì la Marsica, il 13 gennaio 1915, causando danni e vittime anche in gran parte del Lazio meridionale; la città di Sora fu devastata e l'abbazia fu seriamente danneggiata, ma compiuti i necessari lavori di restauro, essa poté riprendere la propria vita spirituale ed attività pastorale.
Descrizione
L'abbazia è costituita da una chiesa e da un secondo corpo di fabbrica comprendente gli ambienti ad uso dei monaci che insieme al muro di cinta delimitano il chiostro.
Basilica
La chiesa, risalente al XI secolo, fu ricostruita in forme cistercensi intorno al 1250 e di nuovo dopo il terremoto del 1915. Con un decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, presieduta dal cardinale Antonio Cañizares Llovera, il 12 febbraio 2011, è stata innalzata al titolo e dignità di basilica minore.
Esterno
La basilica, di semplici linee, si presenta con una facciata a salienti, aperta da tre portali ed un rosone: lo stipite destro del portale centrale è costituito da un fregio, in pietra calcarea, con scene agresti a bassorilievo, che probabilmente decoravano l'archivolto di una domus romana; una lastra di marmo pario semicircolare, di origine greca, poggia sul portale centrale.
Le tre absidi, alleggerite da monofore, sono decorate esternamente con archetti pensili poggianti su peducci.
Interno
L'interno, a pianta basilicale con tetto a capriate, è suddiviso in tre navate da pilastri con archi acuti; il presbiterio sopraelevato, al di sotto del quale si apre la cripta, termina con tre absidi semicircolari. All'altare maggiore, è collocata:
- Statua di san Domenico di Sora (fine del XVI - inizio XVII secolo), in legno policromo, di Tiburzio Vergelli.
Cripta
L'ampia cripta è a tre navate divise da sedici colonne, realizzate con elementi di spoglio,[5] provenienti in parte dalla casa natale di Cicerone; nell'abside vi sono tracce di un pavimento a mosaico di epoca romana. La cripta custodisce le spoglie di san Domenico di Sora, che secondo la tradizione, è morto proprio in questo ambiente, accanto ad una delle colonne (non identificata), dopo essersi fatto adagiare su uno strato di cenere.
Monastero
A destra della basilica è il monastero con un giardino: da qui è visibile il muro esterno della chiesa, che incorpora alcuni frammenti di rilievi con armi ed insegne militari, probabilmente provenienti dal nucleo del sepolcro romano, posto alla sinistra della facciata.
Galleria fotografica
Note | |
| |
Bibliografia | |
| |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
|
- Tutti i beni architettonici
- Beni architettonici in Italia
- Beni architettonici del Lazio
- Beni architettonici dell'XI secolo
- Beni architettonici dedicati a San Domenico di Sora
- Beni architettonici dedicati a Maria Vergine
- Abbazie in Italia
- Abbazie per nome
- Abbazie di Sora
- Abbazie cistercensi
- Abbazie dell'XI secolo
- Abbazie del Lazio
- Sora
- Abbazie dedicate a San Domenico di Sora
- San Domenico di Sora
- Abbazie dedicate a Maria Vergine
- Maria Vergine
- Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo