Annunciazione (Jan van Eyck)
Jan van Eyck, Annunciazione (1434 - 1436), olio su tavola trasferito su tela | |
Annunciazione | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Stato federale | District of Columbia |
Comune | |
Diocesi | Washington |
Ubicazione specifica | National Gallery of Art |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Digione |
Luogo di provenienza | Certosa di Champmol |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | San Gabriele arcangelo annuncia a Maria la nascita di Gesù |
Datazione | 1434 - 1436 |
Ambito culturale | ambito fiammingo |
Autore |
Jan van Eyck |
Materia e tecnica | olio su tavola trasferito su tela |
Misure | h. 93 cm; l. 37 cm |
Iscrizioni | AVE GRÃ[tia] PLENA; ECCE ANCILLA D[omi]ÑI |
|
L'Annunciazione è un dipinto, eseguito tra il 1434 e il 1436, ad olio su tavola trasferito su tela, dal pittore fiammingo Jan van Eyck (1390 ca. - 1441), conservato nella National Gallery of Art di Washington (Stati Uniti d'America).
Descrizione
Soggetto
La scena è ambientata in una chiesa, dove compaiono:
- Maria Vergine, con una veste azzurra bordata d'ermellino che sottintenderebbe alla sua nobile origine; ella si pone in un atteggiamento di devota accettazione e risponde alla frase dell'angelo: "Eccomi, sono la serva del Signore". Alcuni studiosi ipotizzano che nella Madonna possa essere stata ritratta Isabella d'Aviz (1397 - 1471), moglie del duca di Borgogna, Filippo il Buono.
- San Gabriele arcangelo, sontuosamente vestito con paramenti ricamati, tiene in mano la bacchetta degli Ostiari, incaricati di proteggere le chiese: quest'attributo è frequente nell'iconografia nordica.
- Colomba dello Spirito Santo accompagnata da sette raggi di luce, che simboleggiano i sette doni dello Spirito Santo, discende da una finestra sul lato sinistro della chiesa, su Maria Vergine.
- Dio Padre è raffigurato sotto forma di vetrata policroma sul fondo della chiesa.
Inoltre, nella scena sono presenti alcuni dettagli, resi con grande cura, spesso di valore simbolico, come:
- gigli (simbolo della purezza), posti in questo, in un vaso;
- libro delle Sacre Scritture.
Ambientazione
L'ambientazione architettonica è molto curata nei minimi particolari, come tipico della pittura di Jan van Eyck e della scuola fiamminga in generale della quale fu il capostipite. La chiesa è romanica, ma presenta alcuni elementi gotici. Il senso di profondità è reso tramite graduali passaggi di luce, che lasciano sapientemente in ombra le zone retrostanti e in alto. Notevole è la cura dei dettagli:
- il pavimento istoriato si riconoscono scene con le Storie dell'Antico Testamento in cui si manifesta la potenza di Dio, come:
- i capitelli scolpiti,
- la resa del vetro nelle finestre,
- la cura nella descrizione del damasco del cuscino sullo sgabello.
- nella parete di fondo, oltre alla vetrata con Dio Padre, presenta:
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- Nessuna delle due figure ha l'aureola, secondo una consuetudine iniziata nel XV secolo per dare maggiormente un senso di realismo.
- Le figure di Maria e dell'Arcangelo sono dipinte con un'estrema ricchezza cromatica, con panneggi voluminosi e pesanti, che accrescono il senso d'imponenza e maestosità; in particolare la veste dell'angelo è un capolavoro di virtuosismo, con la decorazione del broccato che varia al piegarsi delle increspature e alla diversa illuminazione.
- Come tipico delle opere fiamminghe la linea dell'orizzonte è piuttosto alta, e dà l'impressione allo spettatore di trovarsi dentro il dipinto, come se ne fosse "avvolto".
Iscrizioni
Tra i due protagonisti è in corso un dialogo che è espresso tramite iscrizioni dorate che escono dalla loro bocca:
(LA) | (IT) | ||||
« | AVE GRÃ[tia] PLENA » | « | Ti saluto, o piena di grazia » |
(LA) | (IT) | ||||
« | ECCE ANCILLA D[omi]ÑI » | « | Eccomi, sono la serva del Signore » |
L'iscrizione con la frase, che esce dalla bocca della Madonna, è scritta da destra verso sinistra, perchè è rivolta all'Arcangelo.
Notizie storico-critiche
Le testimonianze storiche sul dipinto sono scarse; probabilmente era lo scomparto sinistro di un trittico. E' generalmente attribuita ad un periodo vicino al Ritratto dei coniugi Arnolfini (1434), con il quale condivide molti dettagli del procedimento tecnico.
Il dipinto è testimoniato per la prima volta nel 1791 alla Certosa di Champmol, nei pressi di Digione (Francia), fondato nel 1383 come luogo di sepoltura dei duchi di Borgogna per i quali Jan van Eyck fu pittore di corte dal 1425 alla sua morte (1441).
Durante la rivoluzione francese, il monastero certosino fu saccheggiato e parzialmente distrutto (1791), in quell'occassione si persero le tracce di molte opere conservate nell'edificio.
Nel 1817 lo scomparto comparve in un'asta a Parigi, in cui un antiquario di Bruxelles lo vendette al sovrano Guglielmo II dei Paesi Bassi (1792 – 1849). Il dipinto venne conservato nella città fino al 1841, poi fu trasferito a L'Aia.
Nel 1850 venne ceduto ed acquistato dallo zar Nicola I di Russia (1796 – 1855) fu, che lo destinò al Museo dell'Ermitage a San Pietroburgo, dove tra il 1864 e il 1870, che l'originale supporto ligneo venne trasferito su tela per motivi conservativi.
Nel 1929 il dipinto fu venduto, con molti altri, in cambio di petrolio, ritrovandosi di nuovo sul mercato parigino. Passati dalle mani dei mercanti Calouste Gulbenkian, del londinese Colnaghi e del newyorchese Knoedler & Co, nel 1930 venne acquistato da Andrew W. Mellon attraverso un consorzio, all'interno di un lotto di altri dipinti, provenienti dalla Russia (tra cui opere di Raffaello, Botticelli, Tiziano, Paolo Veronese, Velázquez e Rembrandt). Nel 1937 Mellon li donò in blocco alla National Gallery di Washington, formandone il nucleo originario.
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