Mosè
Mosè Personaggio dell'Antico Testamento | |
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Michelangelo Buonarroti, Mosè (1513-1515 ca.), marmo; Roma, Basilica di San Pietro in Vincoli al Colle Oppio | |
Età alla morte | 120 anni |
Nascita | Egitto XIII secolo a.C. |
Morte | Monte Nebo XII secolo a.C. |
Ricorrenza | 4 settembre |
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Nel Martirologio Romano, 4 settembre, n. 1:
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Mosè (Egitto, XIII secolo a.C.; † Monte Nebo, XII secolo a.C.) è un personaggio dell'Antico Testamento, profeta e condottiero ebreo. È una delle figure più importanti dell'Antico Testamento, per aver fatto uscire il popolo d'Israele dall'Egitto e averlo guidato fino alla Terra Promessa.
Tutta la letteratura neotestamentaria lo ha considerato prefigurativo di Cristo, che viene visto come il nuovo Mosè e che ne porterà a compimento la rivelazione (Mt 5,17-48 ).
Dati linguistici
In ebraico il nome di Mosè si scrive מֹשֶׁה, Moshe, in greco Mωϋσῆς, Moyses; in latino: Moyses, in arabo: موسىٰ, Mūsa.
Secondo Es 2,10 il suo nome significa "salvato dalle acque".
Difatti l'ebraico Moshè ha un'assonanza col verbo che significa "trarre fuori", benché a tutt'oggi la maggioranza degli studiosi preferisce credere che il nome derivi dalla radice egizia Moses, che significa "figlio di" o "generato da"[1]. In linea con questa tesi e mancando il nome del padre Mosè significa semplicemente "bambino" quale vezzeggiativo di 'figlio'. Tale nome fu dato al profeta dalla figlia del faraone, quando fu ritrovato dalla stessa sulle rive del fiume.
La derivazione dal verbo che significa "trarre fuori" sarebbe posteriore e sarebbe stata invocata a radice dell'opera di liberazione del popolo dalla schiavitù d'Egitto attraverso il Mar Rosso. Giuseppe Flavio cita quest'etimologia.
L'interpretazione classica del Midrash identifica Mosè come uno dei sette personaggi biblici chiamati con diversi nomi[2]. Gli altri nomi di Mosè erano difatti: Jekuthiel (per sua madre), Heber (per suo padre), Jered (per Miriam), Avi Zanoah (per Aronne), Avi Soco (per la sua balia), Shemaiah ben Nethanel (per il popolo d'Israele). A Mosè sono anche attribuiti i nomi di Toviah (quale primo nome) e Levi (quale nome di famiglia), Mechoqeiq (da legislatore) e Ehl Gav Ish.
Secondo la tradizione islamica, il suo nome, Mūsā, deriverebbe da due parole egiziane: "Mu" che significa acqua e "sha" che significa giunco o albero, per il fatto che la sua cesta rimase incastrata fra i giunchi presso la casa del faraone.
Contesto storico
La datazione degli avvenimenti riguardanti Mosè e gli israeliti è tuttora motivo di dibattito fra gli studiosi. Unico riferimento storico nei testi biblici è infatti il brano di Esodo 1,11 , secondo cui il faraone, schiavizzato il popolo d'Israele, lo costrinse a costruire le città deposito di Pitom e Ramses.
La loro edificazione è databile ai tempi del faraone Ramesse I, benché esse furono ampliate e ricostruite anche dal nipote di quest'ultimo, Ramesse II (1290-1224 a.C.). Parecchi studiosi[3] da ciò pongono Ramesse II come il faraone oppressore e Merenptah (1224-1222 a.C.), suo successore, come il faraone dell'Esodo, ritenendo inoltre come prova d'eccezione la stele di Merenptah che elenca, fra i popoli conquistati, anche gli israeliti.
C'è chi invece preferisce datare gli episodi dell'Esodo con la cacciata degli hyksos[4], i faraoni semiti scacciati dall'Egitto da Ahmose (circa 1550-1525 a.C.)[5].
Vita e fonti
La storia di Mosè è narrata anzitutto nel Pentateuco.
Il Libro dell'Esodo copre la vita di Mosè fino alla stipulazione dell'alleanza al Sinai e a molte leggi lì collocate:
- Narra l'oppressione del popolo d'Israele e la sua schiavitù in Egitto, culminante nell'ordine del Faraone di uccidere tutti i maschi degli israeliti (1).
- In tale contesto racconta il concepimento di Mosè e il suo "abbandono" in una cesta sulle acque del Nilo, dove è trovato dalla figlia del Faraone; questa lascia che una donna ebrea (la madre del piccolo) lo allatti e quindi lo prende con sé nella casa del Faraone, dove Mosè viene educato (2,1-10).
- Mosè ormai adulto arriva a uccidere un egiziano che maltrattava un ebreo; a seguito di questo fatto è costretto a fuggire nel paese di Madian; lì si fa difensore di alcune pastorelle dai sorprusi di altri pastori e come ringraziamento il padre delle pastorelle gli dà in moglie una figlia, da cui ha un figlio (2,11-22).
- Nel pascolare il gregge del suocero, Mosè vede un roveto che arde senza consumarsi e lì si incontra con YWHW, che gli rivela il suo nome e lo manda a liberare il popolo schiavo in Egitto (2,25-4,26).
- In Egitto porta l'annuncio della sua missione agli anziani d'Israele e con questi si reca dal Faraone per chiedere di lasciar partire il suo popolo verso il deserto, al fine di offrire un sacrificio; nonostante alcuni segni, il Faraone si irretisce e inasprisce il trattamento degli ebrei, tanto che Mosè sperimenta l'avversione del suo popolo (4,27-5,22).
- Per "convincere" il Faraone a liberare Israele, vengono mandate dieci piaghe (6,1-10,29), culminanti nell'ultima piaga, la morte dei primogeniti degli egiziani; in quella notte Mosè fa celebrare agli ebrei la prima Pasqua, accompagnata dai pani azzimi e dalle erbe amare; quindi Mosè guida gli ebrei fuori dall'Egitto (11,1-13,22).
- Inseguiti dagli egiziani, Mosè con il popolo arrivano presso il mar Rosso e l' Mosè stende il bastone sul mare e divide le acque; gli israeliti attraversano il Mar Rosso, che dopo il loro passaggio sommerge gli egiziani (14,1-15,21).
- Mosè guida quindi il popolo, il quale da subito inizia a mormorare per il cibo e YHWH dona la manna e le quaglie (15,22-16,36).
- La seguente mormorazione è per la mancanza d'acqua e Mosè riceve l'ordine di battere con il suo bastone sulla roccia: da lì sgorga acqua abbondante per il popolo (Massa e Meriba, 17,1-7).
- Deve poi affrontare gli Amaleciti: Mosè sostiene il combattimento di Israele rimanendo in preghiera su un monte (17,8-15).
- L'incontro con il suocero Ietro è l'occasione per stabilire anziani che condividono il ruolo di giudice svolto da Mosè (18).
- Arrivati al Monte Sinai, Mosè invita il popolo a purificarsi e sale sul monte; qui, in mezzo a una teofania tremenda, YHWH dona a Mosè le dieci parole e varie altre leggi complementari (19,1-23,33).
- Viene quindi sancita l'alleanza mediante l'aspersione del sangue, quindi Mosè e i settanta anziani salgono sul monte dove YHWH prepara loro un banchetto (24). Quindi Mosè riceve le istruzioni per costruire la Tenda del Convegno (norme: 25-27;30-31; realizzazione (35-40) e riceve le istruzioni per consacrare Aronne e i suoi figli come sacerdoti (28-29).
- Sceso dal monte, Mosè trova che il popolo si è fabbricato un vitello d'oro; spezza quindi le tavole della legge, distrugge il vitello e torna sul monte a intercedere per il popolo (32-33).
- Nuovamente Mosè riceve da YHWH le tavole della legge e tutto un insieme di leggi per il popolo (34).
Il Libro dei Numeri riprende il filo della storia interrotto dal Levitico, descrivendo il cammino di Israele nel deserto sotto la guida di Mosè:
- In seguito a una mormorazione del popolo, vengono istituiti i settanta anziani (11). C'è poi una ribellione di Myriam e di Aronne verso Mosè (12).
- In prossimità della Terra di Canaan Mosè invia dodici esploratori nel paese nel quale devono entrare; al loro ritorno questi ne descrivono gli abitanti come molto forti e abili nella guerra, per cui il popolo mormora contro Mosè; in conseguenza di ciò YHWH stabilisce che vaghino quarant'anni nel deserto (13-14). Mosè deve poi fronteggiare un'altra ribellione, quella di figli di Core (16).
- Attraverso Mosè viene data al popolo tutta una legislazione su argomenti diversi, terminando con gli ordini sulla ripartizione della Terra di Canaan tra le varie tribù (17-36).
Il Deuteronomio presenta tre discorsi di Mosè, il quale, prima di morire, ricorda al popolo gli avvenimenti passati e riprende con accenti nuovi la legge già promulgata nell'Esodo. Il libro si conclude con il racconto della successione di Giosuè e della morte di Mosè sul Monte Nebo.
Vari brani successivi, in particolare nei Salmi, ricordano al popolo d'Israele i prodigi accaduti al tempo di Mosè (cfr. 105,26-27).
Oltre che nella Bibbia, si parla di Mosè anche nel Midrash, nel De Vita Mosis di Filone d'Alessandria e nei testi di Giuseppe Flavio.
Profilo teologico
Per Israele, Mosè è il profeta senza pari (Dt 34,10-12 ) per mezzo del quale Dio ha liberato il suo popolo, ha suggellato con esso l'alleanza (Es 24,8 ), gli ha rivelato la sua legge (Es 24,3 ; cfr. Es 34,27 )[6].
Servo e amico di Dio
La vocazione di Mosè è il punto terminale di una lunga preparazione provvidenziale. Nato durante il periodo dell'oppressione degli ebrei in Egitto (Es 1,8-22 ), Mosè deve alla figlia del faraone oppressore non soltanto di essere "salvato dalle acque"[7] e di sopravvivere (Es 2,1-10 ), ma di ricevere un'educazione che lo prepara alla sua funzione di capo (At 7,21-22 ). Tuttavia né la sapienza, né la potenza, né la reputazione così acquisite (cfr. Es 11,3 ), bastano a fare di lui il liberatore del suo popolo. Egli urta anche contro la cattiva volontà dei suoi (Es 2,11-15 ; cfr. At 7,26-28 ) e deve fuggire nel deserto.
Nel deserto Mosè riceve la vocazione: YHWH gli appare nel roveto ardente, gli rivela il suo nome e il suo disegno di salvezza nei confronti del suo popolo, gli fa conoscere la sua missione e gli dà la forza per compierla (Es 3,1-15 ): "Io sarò con te" (Es 3,12 ). Invano l'eletto si rifiuta: "Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti dall'Egitto?" (Es 3,11 ). L'umiltà che lo fa esitare dinanzi a un compito così pesante (Es 4,10-13 ) glielo farà poi svolgere con una mitezza senza pari attraverso le opposizioni del suo popolo (Nm 12,3.13 ).
Dio lo dichiara il suo servo più fedele (Nm 12,7-8 ) e lo tratta da amico (Es 33,11 ); per una grazia insigne gli rivela, se non la sua gloria, almeno il suo nome (Es 33,17-23 ). Parlandogli dalla nube lo accredita come capo del suo popolo (Es 19,9; 33,8-10 ).
Liberatore e Mediatore dell'alleanza
Il primo atto della sua missione di capo è la liberazione del suo popolo. Mosè deve porre termine all'oppressione che impedisce ad Israele di rendere culto al Dio che il faraone rifiuta di riconoscere (Es 4,22-23; 5,1-18 ). Ma, per questo, Dio deve "mostrare la sua mano potente", colpendo sempre più duramente gli Egiziani. Attraverso Mosè vengono all'Egitto le calamità che manifestano il giudizio divino su di esso. Al momento dell'ultima piaga, sempre sotto gli ordini di Mosè, ripieno della sapienza di Dio (Sap 10,16-20 ), Israele celebra la Pasqua. Poi, "per mano di Mosè" (Sal 77,21 ), il popolo di Dio è liberato dagli Egiziani che lo inseguono: Israele attraversa il mar Rosso, che poi sommerge gli inseguitori (Es 14 ).
Presto viene raggiunta la prima meta dell'esodo: al Sinai Mosè offre il sacrificio che fa di Israele il popolo di Dio (Es 13,4-6 ), suggellando la sua alleanza con lui (24,3-8; cfr. Eb 9,18-20 ).
Profeta, legislatore, intercessore
Capo del popolo dell'alleanza, Mosè gli parla in nome di Dio (Es 19,6-8; 20,19 ; Dt 5,1-5 ); come ogni vero profeta, è la bocca di Dio (Dt 18,13-20 ). Riceve da Dio e promulga a Israele la legge di Dio e gli insegna come conformarvi la sua condotta (Es 18,19-20; 20,1-17 ; Dt 5,6-22 ). Lo esorta alla fedeltà verso il Dio unico e trascendente che è sempre con esso (Dt 6 ) e che, per amore, lo ha scelto e salvato gratuitamente (Dt 7,7-9 ).
La sua funzione di profeta consiste nel custodire l'alleanza e nell'educare un popolo ribelle (Os 12,14 ). L'esercizio di questa missione fa pure di lui il primo dei servi di Dio perseguitati (cfr. At 7,52-53 ). Egli se ne lamenta talvolta con Dio: "L'ho forse concepito io tutto questo popolo [..] perché tu mi dica: "Portalo in grembo"? [..] Il peso di tutto questo popolo è troppo pesante per me" (Nm 11,12-14 ). A Kades, quando YHWH promette acqua dalla roccia, oppresso dall'infedeltà del suo popolo (Nm 20,10-12 ; Sal 106,33 ), lascerà incrinarsi la sua fede e la sua mitezza, pur profonde (Sir 45,4 ; cfr. Eb 11,24-29 ) e ne sarà castigato (Dt 3,26; 4,21 ).
Mosè, come faranno poi i grandi profeti della storia di Israele, intercede per il suo popolo, con cui è solidale; con la sua preghiera assicura ad Israele la vittoria sui nemici (Es 17,9-13 ) e gli ottiene il perdono dei peccati (Es 32,11-14 ; Nm 14,13-20; 21,7-9 ). Lo salva così dalla morte, contenendo l'ira divina (Sal 106,23 ) e non accetta di sopravvivere al popolo che perdesse il favore di YHWH: "Perdona il loro peccato [..] diversamente cancellami dal tuo libro!" (Es 32,31-32 ). In quest'ardente carità Mosè prefigura i tratti del servo sofferente che intercederà per i peccatori portando le loro colpe (Is 53,12 ).
Infine, Mosè annuncia il "profeta simile a lui", di cui annunzia la venuta (Dt 18,15-18 ).
Prefigurazione di Cristo
Con Gesù, Mosè è il solo a cui il Nuovo Testamento dia il titolo di mediatore. Ma, mentre per la mediazione di Mosè (Gal 3,19 ), suo servo fedele (Eb 3,5 ), Dio ha dato la legge al solo popolo di Israele, per la mediazione di Gesù Cristo, suo Figlio (Eb 3,6 ), salva tutti gli uomini (1Tim 2,4-6 ): la legge ci è stata data da Mosè, la grazia e la verità ci sono venute da Gesù Cristo (Gv 1,17 ). Questo parallelismo tra Mosè e Gesù mette in evidenza la differenza tra i due Testamenti.
Il Nuovo Testamento rilegge l'evento dell'Esodo: al popolo dell'alleanza sono aggregati tutti coloro che sono stati battezzati in Mosè (1Cor 10,2 ), cioè coloro che, avendolo seguito, hanno attraversato il mare, guidati dalla nube, ed hanno esperimentato la salvezza. Mosè, "loro capo e redentore" (At 7,35 ), prefigura in tal modo Cristo, mediatore di un'alleanza nuova e migliore (Eb 8,6; 9,14-15 ), redentore che libera dal peccato coloro che sono battezzati nel suo nome (At 2,38; 5,31 ).
Stefano ricorda l'annuncio di Mosè di un "profeta simile a lui" (At 7,37 ) e Pietro proclama la realizzazione della profezia in Gesù (At 3,22-23 ): Egli è il "profeta" per eccellenza (Gv 1,21; 6,14 ) a cui Mosè rende testimonianza nella Scrittura (Gv 5,46 ; Lc 24,27 ); perciò si trova al suo fianco al momento della trasfigurazione (Lc 9,30-31 ).
Cristo, nuovo Mosè, supera la legge portandola a compimento (Mt 5,17 ), perché ne è "il termine" (Rm 10,4 ): avendo compiuto tutto ciò che stava scritto di lui nella legge di Mosè, egli è stato risuscitato dal Padre suo per dare lo Spirito Santo agli uomini (Lc 24,44-49 ).
In Cristo si rivela presentemente la gloria (Gv 1,14 ), un riflesso della quale illuminava il volto di Mosè dopo i suoi incontri con Dio (Es 34,29-35 ). Il popolo dell'antica alleanza non poteva sopportare lo splendore di questo riflesso che tuttavia era passeggero (2Cor 3,7 ); perciò Mosè si poneva un velo sul volto.
Per Paolo questo velo simboleggia l'accecamento dei Giudei, che, leggendo Mosè, non lo comprendono e non si convertono a quel Cristo che lui aveva annunziato (2Cor 3,13-15 ). Infatti coloro che credono veramente a Mosè, credono a Cristo (Gv 5,45-47 ), e il loro volto, come quello di Mosè, riflette la gloria del Signore che li trasforma a sua immagine (2Cor 3,18 ).
In cielo i redenti canteranno "il cantico di Mosè, servo di Dio, e il cantico dell'Agnello" (Ap 15,3 ; cfr. Es 15 ), l'unico cantico pasquale dell'unico salvatore di cui Mosè fu la figura.
Nella tradizione cristiana
Nei secoli cristiani Mosè, anche per influsso delle tradizioni ebraiche, è considerato modello di vita perfetta, di un'ascesa costante dell'anima a Dio, tanto che la tradizione cristiana ha rielaborato la vita e la figura del profeta biblico in chiave cristologica[8] trovando diverse concordanze fra la sua biografia e quella di Gesù Cristo:
Vita di Mosè | Vita di Cristo |
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Il massacro voluto dal faraone (Es 1,22 ) | La strage degli innocenti (Mt 2,16 ) |
L'agnello della cena pasquale (Es 12,5-6.13 ) | Cristo che si sacrifica come agnello immolato (Gv 19,33.36 ) |
La liberazione degli ebrei dall'Egitto (Es 12,31-32 ) | La liberazione dell'uomo dal peccato tramite Cristo (Ef 2,5 ) |
Il passaggio del Mar Rosso (Es 14,22 ) | Il battesimo (1Cor 10,2 ) |
La manna nel deserto (Es 16,14-15 ) | L'eucaristia (Gv 6,31-33 ) |
L'innalzamento del serpente di bronzo (Nm 21,8 ) | L'innalzamento di Cristo sulla croce (Gv 3,14-15 ) |
Mosè legislatore (Es 24,12 ) | Cristo portatore di una Nuova Legge (Gv 1,17 ) |
È venerato come santo dalla Chiesa cattolica, che lo ricorda il 4 settembre.
Nelle altre religioni
Per l'Ebraismo Mosè è il più grande profeta mai esistito.
Per l'Islam è uno dei maggiori predecessori di Maometto.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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