Beato Alfredo Cremonesi
Beato Alfredo Cremonesi, P.I.M.E. Presbitero · Martire | |
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Beato | |
Età alla morte | 50 anni |
Nascita | Ripalta Guerina 16 maggio 1902 |
Morte | Donoku (Myanmar) 7 febbraio 1953 |
Appartenenza | PIME |
Ordinazione presbiterale | 12 ottobre 1924 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 19 ottobre 2019, da Francesco |
Ricorrenza | 7 febbraio |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it Scheda nel sito della diocesi o congregazione |
Beato Alfredo Cremonesi (Ripalta Guerina, 16 maggio 1902; † Donoku (Myanmar), 7 febbraio 1953) è stato un presbitero e martire italiano del Pontificio Istituto Missioni Estere.
La vita
Formazione sacerdotale
Nacque a Ripalta Guerina in provincia e diocesi di Crema, il 16 maggio 1902 da Enrico e Maria Rosa Scartabellati: era il primo di sette figli, sei maschi e una femmina. Giovanissimo, appena undicenne, entrò nel seminario diocesano di Crema. Ammalatosi di linfatismo, poliartrite e scrofola, era costretto a lunghe degenze. Sembrava destinato a finire presto i suoi giorni ma nel 1921 con grande sorpresa del suo medico, guarì completamente. Durante la malattia aveva maturata una fortissima devozione per Teresa di Lisieux, la monaca di clausura che il 17 maggio 1925 fu canonizzata da Papa Pio XI e che in seguito fu dichiarata patrona dei missionari.
Crebbe in lui il desiderio di svolgere l'attività missionaria, di annunciatore del Vangelo tra gli infedeli [1]. Certo che la completa guarigione era sopraggiunta grazie all'intercessione di Teresa di Liseux, l'anno seguente Alfredo Cremonesi lasciò il seminario diocesano per entrare nel Pontificio istituto missioni estere di Milano. Ordinato presbitero il 12 ottobre 1924, non fu mandato subito in missione, com'era suo desiderio, ma incaricato dell'insegnamento della lingua italiana nel Seminario minore di Sant'Ilario a Genova Nervi.
In terra di Missione
Poté coronare il suo desiderio quando fu destinato in Birmania: salpò dal porto di Napoli il 16 ottobre 1925 e per 28 anni vi lavorò ininterrottamente. Il 10 novembre arrivò a Toungoo, sede della diocesi, dove dovette studiare per apprendere la lingua. Fu mandato dapprima a Yedashé, nello Yoma occidentale, in seguito fu trasferito a Donoku, un villaggio abitato dai cariani rossi. Qui rimase fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, allorquando Padre Cremonesi venne trasferito più nord, a Moshò.
Con il successivo ingresso nel conflitto dell'Italia, i missionari italiani in Birmania, allora colonia britannica, erano visti come nemici prima dagli inglesi e poi dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, dai giapponesi. Furono anni durissimi: l'ultimo periodo di guerra lo visse nella foresta, con i suoi fedeli, mangiando solo quello che vi trovavano.
Dopo la guerra ritornò a Donoku, ma già nel 1948, ottenuta la Birmania l'indipendenza, sorsero nuovi problemi per le comunità cristiane, a causa della ribellione delle varie minoranze etniche nei confronti del nuovo governo. I cariani cattolici, fedeli al governo, ben presto si trovarono tra due fuochi. In cariani erano odiati dai Birmani, quasi tutti buddisti, mentre i cattolici erano mal visti dai cariani protestanti di confessione battista. I villaggi cattolici erano spesso saccheggiati da parte degli uni e degli altri: nel 1950 furono assassinati Mario Vergara sb e Pietro Galastri sb, due sacerdoti del Pime.
Il 7 febbraio 1953, i soldati governativi, dopo uno scontro con i ribelli, fecero irruzione per una rappresaglia nel villaggio di Donoku: accusarono il villaggio di Donoku dell'imboscata e di appoggiare i rivoltosi. Aprirono il fuoco sui civili inermi e una raffica di mitra investì il capo villaggio e Padre Cremonesi che rimasero a terra gravemente feriti. I soldati contemporaneamente si scatenarono incendiando l'intero villaggio: devastarono e profanarono la chiesa senza risparmiare statue e suppellettili. Prima di andarsene il comandante, avvicinatosi a Padre Cremonesi morente, gli sparò in viso a bruciapelo. Il giorno dopo fu sepolto dai fedeli tornati al villaggio incendiato per dare sepoltura ai morti; prima però gli tagliarono un po' di barba e alcune pezze della camicia insanguinata che fecero pervenire a Taungngu in una busta con la scritta: "Reliquie del martire Padre Cremonesi, da mandare ai suoi genitori", a significare che per i suoi fedeli era già un martire.
Beatificazione
Il 19 marzo 2019 Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle cause dei santi alla promulgazione del decreto con cui dichiararlo ufficialmente martire[2]. La sua beatificazione è avvenuta al 19 ottobre 2019, nella cattedrale di Santa Maria Assunta a Crema, col rito presieduto dal cardinale Giovanni Angelo Becciu come inviato del Santo Padre.
Note | |
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