Beato Enrico Rebuschini
Beato Enrico Rebuschini, M.I. Presbitero | |
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Beato | |
Età alla morte | 78 anni |
Nascita | Gravedona Como 28 aprile 1860 |
Morte | Cremona 10 maggio 1938 |
Ordinazione presbiterale | 14 aprile 1889 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 4 maggio 1997, da Giovanni Paolo II |
Ricorrenza | 10 maggio |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 10 maggio, n. 14:
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Beato Enrico Rebuschini (Gravedona Como, 28 aprile 1860; † Cremona, 10 maggio 1938) è stato un presbitero italiano. Svolse il suo ministero per dieci anni a Verona e dal 1899 alla morte, nella casa di cura San Camillo di Cremona.
Vita
Infanzia e vocazione
Nacque da Domenico Rebuschini e Sofia Polti e fu battezzato il 1° maggio con i nomi di Enrico, Pietro, Battista. Nella famiglia, benestante, gli furono maestri la mamma e la zia, molto attive nella Conferenza di San Vincenzo.
Proseguì gli studi a Como fino alla maturità classica che ottenne nel 1979; nel 1882 conseguì il diploma di ragioniere. Dopo varie esperienze professionali che non lo soddisfecero e una grave malattia depressiva, nel 1887, a 27 anni, Enrico entrò come novizio tra i Ministri degli infermi, comunemente chiamati Camilliani. Dopo due anni di noviziato, il 14 aprile 1889 fu ordinato sacerdote da monsignor Giuseppe Sarto, vescovo di Mantova e futuro papa Pio X.
Il cursus eccliesiastico
Dal 1896 al 1899 svolse il compito di cappellano nell’Ospedale Civile, sempre a Verona. Il 1° maggio 1899 fu trasferito a Cremona, dove rimase fino alla morte.
Il 21 dicembre 1903 fu nominato cappellano delle Figlie di San Camillo e da questo anno prese a svolgere l'incarico di economo presso il Convento dei Camilliani e presso la nuova casa di cura San Camillo, incarico che ricoprì fino al 1937. Il 12 marzo 1912 fu eletto Superiore della stessa casa incarico che svolse a tre riprese per complessivi undici anni, durante questo periodo fu anche prefetto.
La figura del beato
Padre Enrico, ricco di doti umane, si inserì nell'opera di assistenza che la comunità di Cremona dedicava ai malati, sia in casa, che aveva annesso un piccolo ricovero, sia al domicilio stesso dei malati.
Egli agiva avendo come punti di riferimento un'assidua vita di preghiera e di unione con Dio la figura di san Camillo come modello per eccellenza del servizio agli infermi[1]
Si ammirava in Enrico la finezza del tratto, la semplicità del rapporto, la disponibilità completa, la spontaneità nel mettere a loro agio le persone, al servizio degli altri senza pretese e senza limiti.
Aveva inoltre un'intelligenza non comune e una preparazione dottrinale superiore alla media, di cui si serviva con umiltà e senza ostentazione, tanto da far dire a un testimone:
« | sapeva accostare qualunque malato e conquistarne l'anima, pur senza parlare, e cioè con quelle poche e tronche parole che gli riusciva di dire. » |
La biografia documenta gli intoppi e le situazioni aggrovigliate cui dovette far fronte nell'espletamento dei due compiti. Diede prova di animo forte, di lungo esercizio di pazienza, di servizio senza riserve alla casa, ai confratelli, ai malati, di grande equilibrio. Il 26 maggio 1920 fu nominato Superiore della casa di Milano, ma vi rinunciò subito.
Lungo tutto il percorso dei suoi 49 anni di vita sacerdotale colpisce l'ininterrotto adempimento del suo saldo proposito di
« | consumare il proprio essere per dare Dio al prossimo, vedendo in esso il volto stesso del Signore » |
e questo fino agli ultimi giorni della sua vita. Tornando dalla celebrazione della santa Messa a casa di un malato, avvertì un malore e si ritirò nella sua stanza. Colto da un violento attacco di polmonite, malattia che nel breve spazio di diciassette giorni lo condusse in fin di vita. Padre Enrico Rebuschini morì il 10 maggio 1938, a 78 anni.
Fu sepolto con la partecipazione commossa di molte persone (da tutti era chiamato padrino santo) nel cimitero di Cremona, il 12 maggio 1938.
Note | ||||
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