Beato Sebastiano Valfrè

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Beato Sebastiano Valfrè, C.O.
Presbitero
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al secolo {{{alsecolo}}}
battezzato
Beato
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 80 anni
Nascita Verduno
9 marzo 1629
Morte Torino
30 gennaio 1710
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Professione religiosa [[{{{aPR}}}]]
Ordinato diacono
Ordinazione presbiterale
Ordinazione presbiterale 1650
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
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(per causa incerta o sconosciuta)
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione 15 luglio 1834, da Gregorio XVI
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 30 gennaio
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di
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Incoronazione
Investitura
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Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 30 gennaio, n. 11:
« A Torino, beato Sebastiano Valfré, sacerdote della Congregazione dell'Oratorio, che si dedicò con impegno all'assistenza dei poveri, degli infermi e dei carcerati e con la sua amicizia e la sua operosa carità condusse molti a Cristo. »
(Santo di venerazione particolare o locale)

Beato Sebastiano Valfrè (Verduno, 9 marzo 1629; † Torino, 30 gennaio 1710) è stato un presbitero italiano.

Biografia

Nacque a Verduno nel comune di Alba, il 9 marzo 1629 da umile ma religiosa famiglia, a sedici anni si recò a Torino per gli studi filosofici, laureandosi in teologia nel 1650, ordinato presbitero si trovò nel pieno della questione Valdese del 1686, orientandosi con rettitudine nella situazione che vedeva contrapposti la Santa Sede e i Valdesi, con relativi decreti di condanna da parte del Ducato governato da Vittorio Amedeo II e successivo reintegro del movimento.

Dal 1653 al 1655 fu parroco della Basilica del Corpus Domini. Fu il terzo padre della Congregazione dell'Oratorio di Torino. Iniziò un'opera di mediazione e integrazione fra l'aristocrazia piemontese e la popolazione, sia cittadina sia rurale che viveva una grande povertà, mentre la ricchezza era accentrata nelle mani pochi nobili. Si fece questuante per i poveri e i possidenti piemontesi e della Savoia accettarono quest'opera e collaborarono efficacemente con i loro beni, la sua opera d'aiuto ai bisognosi smosse anche i ricchi spagnoli e persino olandesi e francesi.

Divenne il padre dei bisognosi e i possidenti facevano a gara nell'affidargli cifre cospicue per i suoi scopi. Altro aspetto della sua carità fu quella della visita agli ammalati, svolta con la collaborazione di un gruppo di giovani oratoriani, specialmente durante l'assedio di Torino del 1706 da parte dei francesi, fra i feriti aiutati vi fu anche l'eroico Pietro Micca di cui fu il confessore. Altri campi in cui si dedicò, furono le carceri, gli ospizi, l'assistenza economica a vedove e orfani e l'aiuto ai Valdesi colpiti dagli editti restrittivi.

Fu in ottimi rapporti con la Corte savoiarda che gli permise di attuare le sue iniziative sul campo sociale e esplicando anche una discreta azione diplomatica, che gli procurò nei secoli successivi un ricordo annuale dai futuri diplomatici della Chiesa che frequentano la prestigiosa Accademia Ecclesiastica a Roma.

Morì il 30 gennaio 1710; il re Vittorio Amedeo II, quando seppe della sua morte, esclamò:

« Io ho perso un grande amico e i poveri un grande protettore e padre »

I corpo è conservato in un urna in un altare di una cappella della chiesa di san Filippo Neri a Torino.