Cartagloria
La cartagloria, spesso racchiusa in una cornice e disposta sull'altare, contenente alcuni testi invariabili della Messa stampati o manoscritti, era utilizzata come sussidio per la memoria del celebrante.
Il termine cartagloria è composto da carta e gloria, perché inizialmente conteneva il solo Gloria in excelsis Deo.
La cartagloria viene anche detta con termine improprio, o comunque non preferibile, canone, cantagloria o tabella delle segrete.
Descrizione
Generalmente fa parte di un servizio di tre pezzi di cui la cartagloria centrale è di dimensioni maggiori delle laterali poste su ciascun lato dell'altare.
Il servizio (detto anche trittico) è costituito da:
- due cartegloria laterali di identiche dimensioni;
- una cartagloria centrale, di formato maggiore delle altre, poiché i testi contenuti sono più lunghi.
Storia
Le cartegloria sono entrate nell'uso comune nel periodo della Riforma Cattolica; san Carlo Borromeo le menziona nel IV Sinodo di Milano (1576) e nelle sue Istruzioni.
La cartagloria centrale, inizialmente l'unica prevista, come ancora contemplato nel rito ambrosiano, conteneva in principio solo il Gloria; a questa preghiera si aggiunsero quella del Canone e dell'Offertorio, le formule recitate a voce bassa (per questo dette tabelle segrete); vi potevano però comparire anche altri testi (Credo, Munda cor, Supplices rogamus, Placeat tibi) per la difficoltà di leggerli nel Messale, dovendo il celebrante in quel momento del rito, rimanere chino sull'altare.
Le due cartagloria laterali furono inserite in modo regolare nel XVII secolo:
- in cornu Epistolae contiene il testo del Lavabo e la formula della benedizione dell'acqua;
- in cornu Evangelii, l'inizio del Vangelo di Giovanni (In principio erat Verbum...) da leggere alla fine della Messa.
Dopo il Concilio Vaticano II, con l'adozione dei nuovi testi liturgici e dell'orientamento dell'altare verso l'assemblea, l'uso delle cartagloria è andato scomparendo.
Tipologia
Le carteglorie per la loro finalità si distinguono in due tipi:
- per le funzioni quotidiane che consistevano generalmente di semplici fogli scritti o stampati, incollati su legno o cartone, in legno chiaro per far risaltare il testo, con una cornice decorata in modo semplice, eventualmente su piedistallo;
- per le solennità, dalla cornice più ricca, dorata e dipinta con testo a caratteri maiuscoli, miniature e grandi iniziali rosse e oro.
Le carteglorie, secondo la forma, si differenziano in tre tipologie:
- carteglorie architettoniche, con la cornice che richiama una struttura o forma architettonica;
- carteglorie su fusto, ossia a forma di targa su supporto composto di base e fusto;
- carteglorie semplici, delimitata da una cornice e definibili in base alla stessa sagoma esterna (ad esempio: rettangolare, ovoidale, mistilinea, ecc.).
Esemplari significativi
Fra gli esempi di maggior rilievo storico-artistico si ricorda:
- Servizio di cartegloria (1680 - 1681), argento lavorato a sbalzo, conservato presso il Museo Diocesano di Patti
- Servizio di cartegloria (1760), in argento, opera dell'orafo Vincenzo Barile conservato presso il Museo Diocesano di Agrigento
- Servizio di cartegloria (1762), in legno intagliato e dorato, opera di Luigi Valadier, conservato presso il Museo della Basilica di Santa Maria Maggiore di Roma.
- Servizio di cartegloria (1788), argento in lamina, sbalzato, cesellato, legno scolpito, bronzo fuso e dorato, di bottega napoletana, conservato presso il Museo Diocesano d'Arte Sacra di Lecce
- Servizio di cartegloria (XIX secolo), in legno rivestito da lamine d'argento, con decorazioni in rame dorato, conservato presso il Museo "Angelo Versace" dell'Arciconfraternita del Carmine di Bagnara Calabra.
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