Cesare Majoli
Cesare Majoli Presbitero | |
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al secolo Francesco Antonio Majoli | |
Età alla morte | 76 anni |
Nascita | Forlì 1º marzo 1746 |
Morte | Forlì 11 gennaio 1823 |
Cesare Majoli, al secolo Francesco Antonio Majoli, il cui cognome è scritto anche Maioli (Forlì, 1º marzo 1746; † Forlì, 11 gennaio 1823), è stato un religioso, presbitero e scienziato italiano della Congregazione dei poveri eremiti di san Girolamo. Tra i più illustri botanici dei suoi tempi, ha lasciato settantacinque volumi di scritti, per un totale di circa ventimila pagine, in larga parte inedite, e seimila tavole naturalistiche. Allo scopo di meglio divulgare la cultura, si assunse anche il ruolo di promotore e ordinatore della biblioteca civica di Forlì.
Biografia
Nacque da una famiglia della piccola borghesia artigianale. Vi è incertezza per la sua data di nascita: invece del 1º marzo potrebbe essere il 28 febbraio. Dei sette figli della coppia sopravvissero, oltre lui, solo due sorelle.
Dopo aver studiato presso i Gesuiti fino ai diciotto anni, nel 1765 entrò nel convento di Urbino della Congregazione dei poveri eremiti di san Girolamo, detti anche Gerolimini e prese il nome di Cesare.
Studiò a Roma ed a Ferrara, poi venne inviato a Bagnacavallo ed a Imola: qui, laureatosi, diviene lettore e maestro, tenendo lezioni di Teologia.
Tornato a Ferrara, diede inizio ad un corso di fisica sperimentale, che conobbe un notevole successo.
Studiò anche matematica, per poter comprendere le opere di Isaac Newton.
Convinto che il metodo scientifico si basa sull'osservazione e sulla sperimentazione, si dedicò alla costruzione di vari strumenti e di diverse macchine. Aprì anche una scuola di fisica.
A Roma e a Napoli
Nel 1781 si trasferì a Roma, nel convento di Sant'Onofrio, dove rimase per dieci anni. Ricoprì importanti cariche: lettore di filosofia, lettore di teologia, priore.
I suoi interessi scientifici si incentrarono sulla botanica, con vari studi di fitologia. Nel 1783 pubblicò, infatti, il testo Dissertatio phitologica summatim exposita, seguita da tre Dissertazioni fitologiche. La sua fama fu tale che venne chiamato il "padre delle belle arti".
Invitato a Napoli dalla regina Maria Carolina d'Asburgo-Lorena per occuparsi di studi relativi alla luce, diede alle stampe le Praelectiones phisico-mathematicae de luce (1785). Sempre a Napoli, entrò in amicizia con il medico e naturalista Domenico Cirillo.
Di nuovo a Forlì
Nel 1791 tornò a Forlì, nel convento di San Michele, e insegnò geometria.
L'invasione francese portò alla soppressione del convento. Majoli, che rimase sempre fedele al Papa, conobbe anni difficili, ma non cessò i suoi studi.
Poiché a Forlì non c'era una biblioteca civica, e la soppressione degli Ordini Religiosi aveva lasciato migliaia di volumi senza un proprietario, avanzò l'idea che tali volumi fossero raccolti e se ne costituisse una. Riuscì così ad impedire la dispersione totale del patrimonio librario conventuale. Riunì e catalogò circa seimila volumi, lavorando a titolo volontario e gratuito.
Un grave problema alla vista ne interruppe i lavori: subì due operazioni agli occhi. La seconda gli portò qualche beneficio. Poté così proseguire i suoi studi.
Scrisse un saggio di pedagogia, per dedicarsi poi alla sua opera più importante, a cui lavorò per una ventina d'anni: la Plantarum collectio iuxta Linnaeum sistema.
Oltre alla botanica, i suoi interessi si estesero ai più diversi campi della biologia: entomologia, ittiologia, ornitologia, ecc.
Morì a Forlì l'11 gennaio 1823.
A suo ricordo, nel 1925, venne donato alla biblioteca di Forlì un suo busto, eseguito da Bernardino Boifava.
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