Chiesa di Santo Stefano protomartire (Quartu Sant'Elena)
Chiesa di Santo Stefano protomartire | |
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Quartu Sant'Elena, Chiesa di Santo Stefano protomartire (interno) | |
Stato | Italia |
Regione | Sardegna |
Provincia | Cagliari |
Comune | Quartu Sant'Elena |
Diocesi | Cagliari |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Via Pierluigi da Palestrina |
Sito web | |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | parrocchiale |
Dedicazione | Santo Stefano |
Architetto |
Francesco Berarducci |
Inizio della costruzione | XX secolo, ultimo quarto |
Completamento | 2000 |
Data di consacrazione | 31 ottobre 2000 |
Consacrato da | Ottorino Pietro Alberti |
Pianta | circolare |
Materiali | cemento armato |
Coordinate geografiche | |
Italia |
La Chiesa di Santo Stefano protomartire si trova nell'omonimo quartiere alla periferia occidentale di Quartu Sant'Elena (Cagliari).
Storia
L'intitolazione a Santo Stefano, primo martire della cristianità, riprende quella di una chiesa rurale che ancora alla fine dell'XIX secolo sopravviveva nel rione, seppur cadente e abbandonata da oltre un secolo; oggi non ne rimane traccia se non per un simulacro ligneo secentesco del santo conservato nella chiesa di Santa Maria di Cepola.
La parrocchia di Santo Stefano venne invece istituita il 31 ottobre 1967 dall'arcivescovo di Cagliari, mons. Paolo Botto, per venire incontro alle esigenze spirituali di un quartiere in rapida crescita demografica che, come chiesa "provvisoria", utilizzò dapprima un rustico adattato allo scopo e poi, dal 1969, un capannone nella stessa zona.[1]
Solo nell'ultimo quarto del XX secolo ci si poté avvalere della nuova chiesa, seppure non ancora ultimata, progettata dall'architetto romano Francesco Berarducci.
Conclusi i lavori di presbiterio, ambone e altare, nonché quelli interminabili per la sistemazione del sagrato,[2] monsignor Antonio Tagliaferri, parroco della comunità, il 31 ottobre 2000 poté finalmente vedere la nuova chiesa ufficialmente consacrata dall'arcivescovo di Cagliari Ottorino Pietro Alberti, con la consegna delle reliquie del santo patrono Stefano e dei compatroni san Leopoldo Mandić, beata Antonia Mesina e beato Nicola da Gesturi.
Descrizione
Esterno
L'edificio, realizzato in cemento armato, è a pianta circolare ed è caratterizzato da due torri cilindriche che, all'esterno, dominano l'ampio belvedere sul tetto della chiesa da cui si gode la vista panoramica del vicino stagno di Molentargius e si può individuare il caratteristico profilo del quartiere storico del Castello di Cagliari.
Interno
La configurazione architettonica dell'interno[3] poggia sul concetto della centralità dell’eucaristia. La penombra che avvolge l'aula non solo induce al raccoglimento ma dà ancor maggior risalto al presbiterio illuminato e circolare, centro spaziale di tutta la struttura ad anfiteatro e perfettamente visibile da tutti i gradoni della cavea che discendono verso di esso. Da lì si innalzano le due colonne-torri che caratterizzano anche l'esterno: in quella di destra è collocato il tabernacolo dalla singolare forma sferica (un richiamo al profilo dell'ostia eucaristica),[4] evidenziato da un ampio oculo scavato nel cemento della colonna-torre; in quella di sinistra, invece, è collocato l'ambone. Al centro del presbiterio, e quindi dell'intero edificio, si trova l'altare in granito rosa di Villasalto. Degno di nota è anche il Crocifisso, accanto all'altare, opera in argento di Franco D'Aspro.
Caratteristica anche l'assenza del tradizionale arredo di banchi con inginocchiatoio, schienale e seduta, sostituiti da file concentriche di semplici panche a sedile imbottito di sapore indubbiamente moderno, definita come "chiesa-anfiteatro"[5] o "chiesa postconciliare"[6]. Tuttavia, nelle intenzioni di progettista e committenza, questo allestimento è stato studiato per favorire il contatto dei fedeli tra loro e per simboleggiare lo stretto rapporto di comunione e di carità che scaturisce dal sacramento eucaristico.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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