Deposizione di Gesù Cristo nel sepolcro (Beato Angelico)
Beato Angelico, Deposizione di Gesù Cristo nel sepolcro (1438 - 1443), tempera su tavola; Monaco (Germania), Alte Pinakothek | |
Pietà | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Baviera |
Provincia | Alta Baviera |
Comune | |
Diocesi | Monaco e Frisinga |
Ubicazione specifica | Alte Pinakothek |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Firenze |
Luogo di provenienza | Chiesa di San Marco, altare maggiore |
Oggetto | scomparto di predella |
Soggetto | Deposizione di Gesù Cristo nel sepolcro |
Datazione | 1438 - 1443 |
Autore |
Beato Angelico (Guido di Pietro) |
Materia e tecnica | tempera su tavola |
Misure | h. 37,9 cm; l. 46,4 cm |
Note Il dipinto costituisce parte della predella della Pala di San Marco | |
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La Deposizione di Gesù Cristo nel sepolcro, detta anche Pietà, è uno scomparto di predella, eseguita tra il 1438 ed il 1443, a tempera su tavola, da Guido di Pietro detto Beato Angelico (1395 ca. - 1455), proveniente dall'altare maggiore della Chiesa di San Marco a Firenze ed attualmente conservato presso l'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera (Germania).
Descrizione
Ambientazione
La scena, ambientata davanti all'apertura rettangolare del sepolcro, è inserita un paesaggio ridente di una serena giornata inondata da un sole cristallino che prefigura la resurrezione.
Notevole è l'attenzione al paesaggio ed alla natura, sia nella resa del manto erboso ricco di fiori ed erbette, sia nel bosco che si osserva ai lati e nel cielo. A sinistra si vede una palma, simbolo di martirio.
Soggetto
Nella scena compaiono:
- al centro:
- Gesù Cristo morto, appena deposto dalla croce, è avvolto nel sudario con i piedi che poggiano sopra la lastra in pietra. Il corpo possiede una notevole presenza fisica che viene attenuata solo dallo scorcio delle gambe.
- Nicodemo, riccamente abbigliato, sorregge, quasi trascina, il corpo di Cristo, rivolgendo il suo sguardo allo spettatore (fedele) e lo mostra frontalmente con le braccia aperte come se fosse ancora crocifisso.
- a sinistra, Maria Vergine, straziata dal dolore, bacia la mano destra al Figlio e ne solleva pietosamente le braccia, insieme all'apostolo, ricreando così la sua posizione sulla croce.
- a destra, San Giovanni apostolo, piangente, vestito con tunica blu e mantello rosso, bacia la bacia la mano sinistra di Gesù.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- L'iconografia della Deposizione di Gesù Cristo nel sepolcro, in quest'opera è risolta da Beato Angelico con un'essenziale disposizione di poche figure di fronte ad una quinta rocciosa sulla quale si apre il geometrico e tetro ingresso al sepolcro. Inoltre, il pittore si serve della prospettiva per costruire lo spazio concentrando le tensioni nella figura centrale del Cristo.
- Nel dipinto la luce, diafana e cristallina, ha un ruolo unificatore in tutti gli elementi della scena e tramite il chiaroscuro permette una forte definizione plastica dei volumi. Essa proviene da destra, come negli altri scomparti della predella, ma arriva da un livello più basso, in modo da illuminare alla perfezione il torso e la superficie superiore dei palmi delle mani.
- La composizione pittorica ha chiaramente ispirato la Deposizione di Gesù Cristo nel sepolcro (1460 ca.), dipinto da Rogier van der Weyden, oggi conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
Notizie storico- critiche
Il dipinto era lo scomparto centrale della predella - che comprendeva anche le Storie della vita dei santi Cosma e Damiano - posta alla base della Pala di San Marco, originariamente collocata sull'altare maggiore dell'omonima chiesa a Firenze,[1] annessa al convento domenicano. L'opera si iscrive nell'ambizioso progetto di completa ristrutturazione e di rinnovamento dell'apparato decorativo del complesso marciano, sostenuto da Cosimo de' Medici per dare alla propria azione politica un segno tangibile di sensibilità culturale. Il programma pittorico, che vide come protagonista il Beato Angelico, comprendeva oltre alla pala per l'altare maggiore, la realizzazione del ciclo di dipinti murali, ad affresco, per le aree comuni e per le celle individuali, ed una serie di codici miniati.
L'altare maggiore della chiesa venne acquistato dai Medici nel 1438, per la considerevole somma di cinquecento ducati, e dedicato ai santi Cosma e Damiano, protettori della famiglia, che secondo la tradizione agiografica erano "medici". Il polittico, collocato in precedenza su questo altare, con raffigurata l'Incoronazione di Maria Vergine tra angeli e santi (1402), tavola di Lorenzo di Niccolò,[2] venne rimosso e donato, con un'istanza del priore fra' Cipriano, datata 1438, alla Chiesa di San Domenico di Cortona, dove si trovava una comunità domenicana aggregata a quella fiorentina. Il trasporto e la consegna del dipinto furono personalmente seguiti da Beato Angelico nel 1440: in tale occasione fu incisa sulla cornice un'iscrizione che documenta i Medici come donatori dell'opera.
La nuova pala per l'altare maggiore venne quindi commissionata al pittore in un momento imprecisato, probabilmente nel 1438 quando fu deciso di disfarsi del polittico. L'opera viene, in genere, datata entro il 1440, mentre gli scomparti della predella probabilmente furono eseguiti entro il 1443.
Con le soppressioni degli enti ecclesiastici, tra XVIII e XIX secolo la pala fu rimossa dall'altare, smembrata e parzialmente dispersa. Gli scomparti della predella sono oggi divisi fra i musei di Firenze, Parigi, Dublino, Monaco e Washington.
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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