Laico
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La parola laico indica, nel linguaggio cristiano, la condizione dei fedeli che non appartengono al clero né alla vita consacrata[1].
L'insieme dei fedeli laici è detto laicato.
Origine
La parola è originata dal greco λαϊκός, laíkós, "del popolo", estensione del termine λαός, laós, "popolo", e contraddistingueva l'appartenente alla moltitudine degli uomini in contrapposizione agli appartenenti a una comunità chiusa.
Significato teologico
Al di là del significato esclusivo ("non appartenente al clero o alla vita consacrata"), la condizione di laico fa riferimento al dono del battesimo e al triplice munus da esso conferito.
Fino al Concilio Vaticano II, soprattutto in occidente, erano rari i laici abbastanza preparati per poter intervenire nella vita intellettuale e spirituale della Chiesa; scienza e saggezza teologica erano privilegio delle abbazie e delle università ecclesiastiche. L'Azione Cattolica, per esempio, chiamava i laici verso il mondo ormai scristianizzato per sopperire all'insufficienza del clero; ma l'intervento dei laici era concepito in termini di sostituzione, non di vocazione propria.
Nel Concilio Vaticano II
Il Concilio Vaticano II ha espresso la ricchezza del significato dell'essere laico nel cap. IV della Costituzione Dogmatica Lumen Gentium (n. 30-38).
La realtà secolare è propria del laico, mentre i membri dell'Ordine Sacro svolgono il loro ministero nell'ambito del sacro, ed i religiosi vivono la dimensione mondana nello spirito delle Beatitudini.
I laici cercano il regno di Dio trattando delle cose temporali e ordinandole secondo Dio. Ogni cristiano è impegnato in tutti i singoli doveri e affari del mondo e nella concreta situazione familiare e sociale. All'interno del tempo presente, il credente è chiamato da Dio, quasi come un fermento, a santificare il mondo sotto la guida dello Spirito Santo, a manifestare con la propria vita Cristo agli altri.
Ai laici viene riconosciuto il valore della partecipazione alla vita della Chiesa basandosi sulla loro qualità di membri della stessa, grazie al Battesimo e alla missione sacerdotale, profetica e regale di Cristo stesso.
Inoltre ha emanato il Decreto sull'apostolato dei laici Apostolicam actuositatem, ed è stata la prima volta nella Storia della Chiesa che un Concilio Ecumenico dedica uno spazio così rilevante ai laici.
Un aspetto significativo di tale documento è l'insistenza sul fatto che nelle parrocchie i consigli pastorali, uniscono clero e laici per organizzare in armonia l'opera di evangelizzazione e di santificazione delle singole comunità cristiane (n. 26).
Nella Christifideles Laici
Il Sinodo dei Vescovi del 1987 è stato dedicato alla "vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo a vent'anni dal Concilio Vaticano II", e i risultati dell'assemblea sono stati raccolti da Giovanni Paolo II nell'Esortazione Apostolica Christifideles Laici (30 dicembre 1988).
Lo sviluppo tecnologico e culturale rende il cristiano più inserito nel mondo e lo fa più responsabile riguardo al posto che gli compete nella Chiesa. In tal modo si fa presente il problema della vocazione cristiana del laico, come viene ampiamente approfondito dall'Esortazione Apostolica.
Giovanni Paolo II si domanda quale funzione devono svolgere i credenti negli eventi politici, nel progresso scientifico e nelle condizioni sociali e di fronte alle nuove situazioni economiche di guerra, di pace, d'ateismo; risponde che al compito importantissimo della gerarchia fa riscontro la cooperazione del resto dei fedeli, cioè dei laici, che sono la parte numericamente più rilevante della Chiesa.
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