Museo Chiaramonti (Musei Vaticani)

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Museo Chiaramonti (Musei Vaticani)
Statue-Augustus.jpg
Statua di Ottaviano Augusto loricato detto anche Augusto di Prima Porta (I secolo d.C.), marmo
Categoria Musei pontifici
Stato bandiera Città del Vaticano
Comune Città del Vaticano
Diocesi Diocesi di Roma
Vicariato Generale dello Stato della Città del Vaticano
Indirizzo Viale Vaticano
00165 Roma (RM)
Telefono +39 06 69884676, +39 06 69883145
Fax +39 06 69884019
Posta elettronica musei@scv.va
Sito web [1]
Proprietà Santa Sede
Tipologia archeologico, architettura
Contenuti lapidi, mosaici, reperti archeologici, sculture, sarcofagi, urne
Servizi accoglienza al pubblico, audioguide, archivio storico, biblioteca, biglietteria, bookshops, caffetteria, didattica, fototeca, guardaroba, laboratorio di restauro, punti ristoro, visite guidate, organizzazione e sale per eventi e mostre temporanee, mediateca
Sistema museale di appartenenza Musei Vaticani
Sede Museo Palazzi Vaticani
Fondatori papa Pio VII
Data di fondazione 1807 - 1810

Il Museo Chiaramonti, parte dei Musei Vaticani, prende il nome dal suo fondatore papa Pio VII (al secolo Barnaba Chiaramonti), che lo istituì tra il 1807 e 1810. Esso fu allestito e ordinato da Antonio Canova.

Percorso espositivo e opere

L'itinerario museale si sviluppa in tre gallerie espositive, lungo il quale sono presentate opere greco-romane, databili dal I secolo a.C. al III secolo d.C.

I - Galleria Chiaramonti

La Galleria, allestito nel loggiato che metteva in comunicazione il Palazzetto di Belvedere con l'insieme dei Palazzi Vaticani, è la parte più antica del Museo, fondata nel 1807, ed espone quasi mille sculture antiche di ogni tipo e qualità, statue di divinità e statue-ritratto, are e ornamenti architettonici, urne e sarcofagi. Su incarico di Antonio Canova, alcuni pittori dell'Accademia di San Luca raffigurarono nelle lunette l'impulso dato all'arte dal Pontefice.

La Galleria conserva pregevoli opere, tra cui spiccano:

  • Sarcofago di C. Junius Euhodus e di Metilia Acte (161 - 170 d.C.), proveniente da Ostia: sulla fronte è raffigurato il Mito di Alcesti, dove le teste di Alcesti e della moglie Admeto sono sostituite dai ritratti dei due defunti.
  • Erma di Efesto, copia romana di una celebre Statua di Efesto di Alcmene (430 a.C.).
  • Frammenti di rilievo con Aglauridi e Ore, rinvenuti sull'Esquilino, copia romana di età adrianea (II secolo d.C.) da un modello greco del IV secolo a.C..
  • Statua di Ercole con il figlio Telefo, in marmo, copia romana degli inizi del II secolo d.C., derivata probabilmente da un originale greco tardo-ellenistico. Rinvenuta a Roma presso Campo de' Fiori, la statua fu una delle prime sculture ad entrare nelle collezioni vaticane; sotto papa Giulio II (1503 - 1513) era già esposta nel Cortile delle Statue in Belvedere.[1]
  • Monumento funebre del mugnaio P. Nonius Zethus (I secolo d.C.), in marmo, con incavi conici per inserire le urne cinerarie.
  • Testa di Marco Tullio Cicerone (I secolo a.C.), in marmo.
  • Statua funeraria di Cornuto (fine III secolo d.C.), in marmo: questa è una cosiddetta "scultura parlante" che nell'iscrizione afferma: Qui io, Cornuto (raffigurato come Saturno), me ne sto dolente con i miei otto figli", rappresentati come Fanciulli che portano frutti alla divinità.
  • Statua di Ganimede con l'aquila, scultura romana di età imperiale.
  • Testa colossale di Athena (fine I - inizio II secolo d.C.), copia romana di età adrianea di una celebre statua della dea eseguita da Fidia.
  • Teste colossali degli imperatori Ottaviano Augusto e Tiberio (I secolo d.C.), provenienti dagli scavi di Veio.
  • Rilievo con le Tre Khárites (Grazie) (fine I secolo a.C.), copia romana dell'originale greco del 470 a.C. che si trovava nei Propilei, all'ingresso dell'Acropoli di Atene.[2]
  • Statuetta di Ulisse (I secolo d.C.), parte di un gruppo scultoreo raffigurante Ulisse che offre da bere a Polifemo.

II - Galleria Lapidaria

La Galleria (visitabile solo su richiesta) ospita la collezione lapidaria, una delle più ricche ed importanti del mondo, concepita da Clemente XI, iniziata da Benedetto XIV, continuata da Pio V e notevolmente incrementata da Pio VII; essa fu ordinata dallo storico e archeologo Gaetano Marini all'inizio del XIX secolo, che personalmente curò la suddivisione e la collocazione dei reperti.

Le iscrizioni qui raccolte sono più di tremila, che comprendono una grande varietà di epigrafi (romane e cristiane) e monumenti (lastre, basi, cippi, urne, are, sarcofagi); essa rappresenta una delle più importanti fonti per lo studio del mondo romano e cristiano.

Inoltre, nella Galleria sono conservate:

  • Due travi lignee recuperate nel 1827 nel fondale del Lago di Nemi, ed appartenute alle navi dell’imperatore Caligola; è questo tutto ciò che resta delle due navi scoperte, poi andate distrutte dagli eventi bellici nel 1944.

III - Braccio Nuovo

Il Braccio Nuovo, voluto da Pio VII nel 1806, ma solo nel 1817 (dopo la restituzione delle sculture "deportate" a Parigi da Napoleone Bonaparte), poté essere edificato secondo il progetto dell'architetto romano Raffaele Stern, portato a termine da Pasquale Belli, ed inaugurato nel 1822.

Nel pavimento sono inseriti alcuni mosaici antichi (II secolo d.C.) provenienti dagli scavi effettuati presso Tor Marancia, sulla Via Ardeatina (notevole la raffigurazione delle Avventure di Ulisse).

Di grande interesse storico-artistico:

  • Statua di Ottaviano Augusto loricato detto anche Augusto di Prima Porta (I secolo d.C.), in marmo, rinvenuta nel 1863 nella Villa suburbana di Livia (moglie dell'imperatore) sulla Via Flaminia: località da cui prende il nome. La figura dell'imperatore è colta in atto di compiere il gesto di richiedere il silenzio (adlocutio) per parlare ai soldati, come ci è rivelato dalla corazza che indossa. Questa statua è una copia, eseguita per Livia, dopo la morte dell'imperatore (14 d.C.) da una statua onoraria in bronzo eretta ufficialmente per Augusto, subito dopo il 20 a.C..[3][4]
  • Statua togata di Tito (80 d.C.), proveniente da un edificio sul colle Laterano: questa statua-ritratto è forse la più significativa di quelle che hanno restituito le fattezze del secondo imperatore flavio.[5]
  • Coppia di pavoni (primo quarto del II secolo d.C.), in bronzo dorato, provenienti dal Mausoleo di Adriano (oggi Castel Sant'Angelo): nel Medioevo erano collocati nel quadriportico antistante la Basilica costantiniana di San Pietro.[6]
  • Statua di Demostene, copia romana da un originale bronzeo greco (280 a.C.), collocato nell'Agorà di Atene.
  • Statua di Amazzone ferita, copia romana, dell'originale in bronzo, realizzato da Kresilas nel 430 a.C. circa.
  • Statua colossale del Nilo (I secolo d.C.), in marmo, rinvenuta nel 1513 in Campo Marzio.[7]
  • Statua dell'Athena Giustiniani (II secolo d.C.), in marmo, copia romana da un'originale bronzeo greco della seconda metà del V secolo a.C. Il nome deriva dal primo proprietario dell'opera.[8]
  • Ritratto di Filippo l'Arabo con toga contabulata (244 - 249 ca.), in marmo, proveniente da Porcigliano.[9]
  • Statua del Doriforo (portatore di lancia), copia romana da un originale bronzeo greco di Policleto (440 a.C.).

Galleria fotografica

Note
  1. Scheda dell'opera nel sito dei Musei Vaticani
  2. Ranuccio Bianchi Bandinelli, Enrico Paribeni, L’Arte dell’Antichità classica. Grecia, Editore UTET, Torino 1986, n. 381
  3. Ranuccio Bianchi Bandinelli, Mario Torelli, L’Arte dell’Antichità classica. Etruria e Roma, Editore UTET, Torino 1986, n. 74
  4. Scheda dell'opera nel sito dei Musei Vaticani.
  5. Ranuccio Bianchi Bandinelli, Mario Torelli, op.cit, Editore UTET, Torino 1986, n. 111
  6. Scheda dell'opera nel sito dei Musei Vaticani
  7. Ibidem
  8. Ranuccio Bianchi Bandinelli, E. Paribeni, op.cit., Editore UTET, Torino 1986, n. 472
  9. Ranuccio Bianchi Bandinelli, Mario Torelli, op.cit., Editore UTET, Torino 1986, n. 159
Bibliografia
  • AA.VV., Guida ai Musei e alla Città del Vaticano, Editore Scala, Firenze 1989, pp. 33 - 37
  • Erminia Giacomini Miari, Paola Mariani, Musei religiosi in Italia, Editore Touring, Milano 2005, p. 106 ISBN 9788836536535
Voci correlate
Collegamenti esterni