Antica Basilica di San Pietro in Vaticano

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Antica Basilica di San Pietro in Vaticano
Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall'UNESCO
CittàVaticano AnticaBasilicaS.Pietro-ricostruzione IV.jpg
Antica Basilica di San Pietro in Vaticano, ricostruzione tridimensionale
Altre denominazioni
Stato bandiera Città del Vaticano
Regione
Provincia
Comune Stemma Roma
Località
Diocesi Roma
Vicariatus Urbis
Religione Cattolica
Indirizzo
Telefono
Fax
Posta elettronica [mailto: ]
Sito web

[http:// Sito ufficiale]

Sito web 2
Proprietà Santa Sede
Oggetto tipo Chiesa
Oggetto qualificazione basilicale
Dedicazione San Pietro apostolo
Vescovo
Fondatore Costantino, papa Silvestro I
Data fondazione
Architetto


Stile architettonico Paleocristiano
Inizio della costruzione 323
Completamento 333
Distruzione fine XV - inizio XVI secolo
Soppressione
Ripristino
Scomparsa {{{Scomparsa}}}
Data di inaugurazione
Inaugurato da
Data di consacrazione
Consacrato da
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Sconsacrato da {{{SconsacratoDa}}}
Titolo
Strutture preesistenti
Pianta basilicale a tre navate
Tecnica costruttiva
Materiali
Data della scoperta {{{Data scoperta}}}
Nome scopritore {{{Nome scopritore}}}
Datazione scavi {{{Datazione scavi}}}
Scavi condotti da {{{Scavi condotti da}}}
Altezza Massima 30 m
Larghezza Massima 65 m
Lunghezza Massima {{{LunghezzaMassima}}}
Profondità Massima 110 m
Diametro Massimo {{{DiametroMassimo}}}
Altezza Navata
Larghezza Navata
Superficie massima {{{Superficie}}}
Altitudine {{{Altitudine}}}
Iscrizioni
Marcatura
Utilizzazione
Note
Coordinate geografiche
41°54′08″N 12°27′12″E / 41.90222, 12.45333 bandiera Italia
Patrimonio UNESCO.png Patrimonio dell'umanità
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Pericolo Bene non in pericolo
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Scheda UNESCO
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L'antica Basilica di San Pietro in Vaticano, era una chiesa di Roma, ubicata nell'area attualmente occupata dalla nuova Basilica Vaticana.

Storia

Jean Fouquet, Grand Chroniques de France, Incoronazione di Carlo Magno, ambientata nella basilica vaticana.

La politica di favore e aperto controllo sulla trionfante religione cristiana, inaugurata da Costantino I con l'editto di Milano del 313 e culminata con la sua apparizione come basilèus isapòstolos (re uguale agli apostoli) al concilio di Nicea del 325, ebbe riscontro nella serie di edifici (chiamate poi basiliche costantiniane) nei luoghi santi della Palestina e di Roma, che inaugurarono la nuova tipologia della basilica cristiana. La più antica fu quella di San Giovanni in Laterano e fin dall'epoca un posto di rilievo spettò alla basilica di San Pietro, costruita tra il 326 ed il 333 sulla sepoltura dell'apostolo Pietro, segnata da una "memoria", cioè da un'edicola posta in una piazzola nella vasta necropoli, ancora in uso, ai margini del circo di Caligola (o di Nerone), ai piedi del colle Vaticano.

Per costruire l'imponente basilica, Costantino, coadiuvato probabilmente da papa Silvestro I, fece spianare quasi tutti i mausolei della necropoli, interrare con materiale di riporto le camere funerarie e livellare l'intera zona creando una spianata detta platea Sancti Petri dove venne fondato l'edificio, con presumibili difficoltà tecniche, visto l'apporto di terreno di riporto tratto dal colle. L'atto di spianare un'area cimiteriale, inconsueto anche sotto il profilo religioso e giuridico ed effettuato con grandi spese, si giustifica con la grande importanza attribuita alla sepoltura dell'apostolo, riconosciuta come autentica[1].

Quando il re degli Ostrogoti Totila conquistò Roma il 17 dicembre 546, molti senatori e patrizi romani (tra cui Flavio Anicio Olibrio, Rufio Gennadio Probo Oreste e Flavio Anicio Massimo) si rifugiarono qui.

Nell'846 fu saccheggiata dai saraceni che la depredarono di numerose opere d'arte ed arredi tra cui le porte bronzee del VII secolo. In conseguenza del saccheggio l'allora papa Leone IV la fece circondare da fortificazioni, le tutt'ora esistenti mura Leonine. Il papato, che in origine aveva residenza presso la Basilica Laterana, si trasferì al Vaticano solo dopo il periodo della cosiddetta cattività avignonese (dal 1377).

Nel corso dei secoli la basilica fu affiancata da altri edifici come l'atrio, il campanile, un palazzo destinato alla residenza del clero[2] ed altri ancora.

Dipinto murale con Antica Basilica di San Pietro in Vaticano, affresco: l'opera riproduce l'aspetto della chiesa costantiniana nel IV secolo

Nel XV secolo il papa Niccolò V decise un profondo rinnovamento del complesso edilizio ed in particolare della vetusta costruzione che lamentava uno stato di degrado, soprattutto alle strutture di copertura ed al muro laterale posto a nord che si era inclinato. Consultato Leon Battista Alberti, il progettò fu affidato a Bernardo Rossellino, ma i lavori, localizzati alla parte absidale, rimasero a lungo interrotti. All'inizio del XVI secolo si decise per la sua totale ricostruzione e quindi fu lentamente demolita per far spazio alla nuova, grandiosa basilica. Tuttavia la navata del tempio costantiniano, divisa da un muro dalla nuova crocera in costruzione, sopravvisse e fu utilizzata per quasi tutta la durata del cantiere, fino a quando, nel 1609, non fu definitivamente abbattuta per volontà di papa Paolo V, superando le ultime perplessità. La nuova basilica fu consacrata nel 1626.

Necropoli vaticana

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Necropoli vaticana

Scavi archeologici hanno indagato la necropoli sorta fuori dal circo di Nerone, ai piedi del colle Vaticano, fatta interrare da Costantino sotto la basilica. Sono stati rinvenuti, ed in parte resi visitabili, numerosi mausolei del II e III secolo disposti lungo una via funeraria ed altre sepolture meno monumentali costruite intorno all'area identificata come quella della tomba di Pietro.

Privati delle volte ed interrati per realizzare la platea sancti Petri alcuni mausolei hanno conservato pavimenti, iscrizioni, pitture, stucchi e mosaici con raffigurazioni a volte di tema cristiano come il mausoleo dei Giulii, con Giona e la balena, il Buon Pastore, e Cristo sul carro del Sole, come Apollo.

Architettura

L'antica basilica ci è nota da fonti iconografiche (disegni, affreschi), letterarie e, in parte, archeologiche.

Tiberio Alfarano, Stampa con Antica Basilica di San Pietro in Vaticano (part.), XVI secolo

Interno

La basilica era a cinque navate (87x64 metri), con la centrale rialzata e più larga, e coperta da capriate. Le navate erano divise da quattro colonnati di ventidue colonne ciascuno, coperti da architravi nella navata centrale e da archi in quelle laterali. L'illuminazione interna era garantita dalle finestre che numerose si aprivano nella parte che si elevava della navata maggiore (in rapporto 3:1), il cleristorio.

La facciata aveva degli spioventi digradanti, ma a differenza di San Giovanni in Laterano non vi era uno spiovente per navata, ma le navate minori erano coperte da un'unica travatura digradante. Un'altra peculiarità di San Pietro era l'uso del transetto[3] (trans saepta, "oltre i cancelli"), il primo ad essere concepito come navata trasversale indipendente, alto come la navata centrale (ma meno ampio) e dotato di una propria copertura. Sul transetto si apriva l'abside e in fondo ai bracci si trovavano due nicchie rettangolari che sporgevano esternamente oltre il profilo delle navate. In corrispondenza della navata centrale si apriva sul transetto l'arcone ("arco di trionfo") tipico della basiliche paleocristiane, sia cristiane che civili (come nella basilica di Costantino a Treviri). Le navatelle terminavano invece con trifore colonnate, simili a quelle che si aprivano nelle nicchie laterali del transetto.

L'abside era decorata da mosaici offerti da un figlio di Costantino (probabilmente Costanzo II) che rappresentavano Cristo tra san Pietro e san Paolo secondo un modello iconografico definito traditio legis[4]. Nell'abside si trovava anche, dove si troverebbe di solito l'altare, la memoria dell'Apostolo, che altro non era che l'edicoletta del II secolo detta anche "trofeo". Quest'ultima sporgeva dal pavimento della basilica (qui a solo 30 cm dal livello originario della necropoli) ed era inserita in una dado marmoreo con lesene in porfido e recintato da una pergula con colonne tortili e amorini vendemmianti, che fece da ispirazione per il baldacchino seicentesco. Le colonne originarie della pergula vennero riutilizzate negli altari incassati nei piloni della basilica attuale e ce ne resta traccia in varie opere d'arte come una copia fedele nella cassetta eburnea di Pola del V secolo.

La facciata ed il quadriportico

Ricostruzione grafica della facciata vista dal quadriportico

La facciata presentava finestroni ad arco su due ordini. Il frontone aveva solo un piccolo rosone, mentre la parte corrispondente alla navata centrale era decorata con mosaici che nella parte più alta erano leggermente incurvati verso il basso per una migliore visione. I mosaici, del V secolo (anche se restaurati, rimaneggiati e reintegrati varie volte,soprattutto nel XIII secolo) erano su tre ordini: in alto Cristo tra san Pietro, la Vergine ed i simboli del tetramorfo; in mezzo quattro figure disposte tra i finestroni ed identificati con gli evangelisti o santi; in basso, sotto un'iscrizione, altre figure identificate negli Anziani dell'Apocalisse; sui frontoni triangolari delle navate laterali immagini di Gerusalemme e Betlemme[5].

La facciata della basilica era preceduta ad est, da un quadriportico, descritto da Eusebio di Tiro, dove sostavano anticamente i catecumeni durante la celebrazione dell'Eucarestia. Il quadriportico aveva anche una funzione cimiteriale. L'area interna del quadriportico era originariamente un giardino (da cui forse la denominazione Paradisus) con all'interno un fontana per abluzioni purificatrici[6]. Con l'aumento del numero dei pellegrini l'area fu pavimentata nel VII secolo e vi fu posta al centro il Pignone, una scultura in bronzo di epoca romana, oggi nel cortile della Pigna nei Musei Vaticani.

Edifici annessi

Accanto alla basilica esistevano numerosi altri edifici tra cui un campanile medievale e due edifici a pianta circolare, antichi mausolei romani usati forse come martyrion. Uno di essi, noto come cappella di Santa Petronilla, era il mausoleo imperiale onoriano, in cui furono sepolti l'imperatore romano Onorio con le mogli Maria e Termanzia, oltre a, probabilmente, sua sorella Galla Placidia col figlio primogenito Teodosio. L'altro era un mausoleo databile all'epoca di Caracalla e poi utilizzato come Cappella di Sant'Andrea[7].

Sul lato sud, poco discosto dalla basilica, si trovava un obelisco, resto del Circo di Nerone, che fu spostato, nel 1586, al centro della nuova Piazza San Pietro.

Le opere d'arte

Frammento di mosaico della basilica, ora nel Museo Barracco

Tra le tante opere d'arte che nei secoli abbellirono la basilica, in parte andati perduti, in parte ancora conservate in Vaticano o riutilizzati nella nuova basilica o in altre chiese ci furono i mosaici che la adornavano internamente ed esternamente. Un mosaico raffigurante la Navicella degli Apostoli, attribuito a Giotto era posto nell'atrio realizzato sul lato occidentale del quadriportico, e dopo pesanti rifacimenti fu rimesso in opera nell'atrio della nuova basilica. Lo stesso Giotto aveva eseguito nel 1320 circa la pala dell'altare principale, il Polittico Stefaneschi ora nei Musei Vaticani.

Nel 1377 il complesso vaticano divenne la residenza dei papi dopo la cattività avignonese. La basilica, al pari delle altre grandi chiese romane, fu partecipe delle opere di ripristino e rinnovamento promossi da Martino V, Eugenio IV e da Niccolò IV per riparare al disastroso abbandono in cui versava tutta la città. In quel periodo San Pietro venne abbellita anche con affreschi come le Storie di Cristo di Beato Angelico, andati perduti (a parte alcuni frammenti di controversa attribuzione), o da quelli eseguiti nel coro da Pietro Perugino (1478).

Altre immagini

Note
  1. Su questa pietra. La Fabbrica di San Pietro in Vaticano, catalogo della mostra, 2000.
  2. Il complesso vaticano non fu residenza papale fino al 1377 e la basilica non era, come non lo è quella attuale, la chiesa episcopale del pontefice.
  3. In seguito il transetto diventerà elemento comune delle basiliche, ma nei primi secoli fu piuttosto raro.
  4. Serena Ensoli, Eugenio La Rocca, Aurea Roma: dalla città pagana alla città cristiana, 2000
  5. Jean-Charles Picard, Les origines du mot Paradisus-Parvis, in "Mélanges de l'Ecole française de Rome", Vol.83, 1971, pp. 159-186.
  6. Jean-Charles Picard, Op. cit., in "Mélanges de l'Ecole française de Rome", Vol.83, 1971, pp. 159-186.
  7. Lorenzo Bianchi, Ad limina Petri: spazio e memoria della Roma cristiana, 1999.
Bibliografia
  • Ranuccio Bianchi Bandinelli, Mario Torelli, L'arte dell'antichità classica, Etruria-Roma, Utet, Torino 1976
Voci correlate
Collegamenti esterni