Papa Clemente XI
Clemente XI Papa | |
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al secolo Giovanni Francesco Albani | |
Ambito romano, Ritratto di papa Clemente XI (primo quarto del XVIII secolo), olio su tela | |
Età alla morte | 71 anni |
Nascita | Urbino 23 luglio 1649 |
Morte | Roma 19 marzo 1721 |
Sepoltura | Città del Vaticano, Basilica di San Pietro |
Appartenenza | San Silvestro in Capite (titolo cardinalizio) |
Ordinazione presbiterale | settembre 1700 |
Consacrazione vescovile | Roma, 30 novembre 1700 dal card. Emmanuel-Theódose de la Tour d'Auvergne de Bouillon |
Creato Cardinale |
13 febbraio 1690 da Alessandro VIII (vedi) |
Cardinale per | 31 anni, 1 mese e 6 giorni |
Incarichi ricoperti prima dell'elezione |
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Informazioni sul papato | |
243° vescovo di Roma | |
Elezione al pontificato |
23 novembre 1700 Conclave del 1700 |
Consacrazione | 18 dicembre 1700 |
Fine del pontificato |
19 marzo 1721 (per decesso) |
Durata del pontificato |
20 anni, 3 mesi e 26 giorni |
Predecessore | papa Innocenzo XII |
Successore | papa Innocenzo XIII |
Extra | Papa Clemente XI Anni di pontificato |
Cardinali | 70 creazioni in 15 concistori |
Proclamazioni | Venerabili Beati Santi |
Eventi | Nessun Giubileo indetto |
Collegamenti esterni | |
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Clemente XI, al secolo Giovanni Francesco Albani (Urbino, 23 luglio 1649; † Roma, 19 marzo 1721) è stato il 243º vescovo di Roma e papa italiano dal 1700 alla sua morte.
La situazione politica in Europa
Per approfondire, vedi la voce Conclave del 1700 |
Verso la fine dell'anno giubilare 1700, il 27 settembre, all'età di 85 anni morì Papa Innocenzo XII, al secolo Antonio Pignatelli, nobile napoletano, elevato al soglio pontificio nove anni prima dopo ben cinque mesi di Sede vacante.
Uno degli ultimi atti del pontificato di Innocenzo XII fu quello legato alla successione del trono di Spagna. Infatti, su richiesta del morente Re Carlo II di Spagna, ultimo Asburgo sul trono che era stato di Ferdinando II d'Aragona e Isabella I di Castiglia, non essendovi più discendenti diretti, ebbe a consigliare la disposizione testamentaria con la quale l'Asburgo assegnava la successione a Filippo d'Angiò, nipote del Re di Francia Luigi XIV di Borbone, in virtù del legame di parentela tra i due sovrani, avendo il Re di Francia sposato la sorellastra del Re di Spagna, Maria Teresa, figlia di primo letto di Filippo IV di Spagna.
Questa disposizione testamentaria poneva seri disequilibri tra le nazioni europee, che avrebbero portato alla guerra di successione spagnola.
Il 1º novembre morì Carlo II e, il giorno 6 successivo, Filippo d'Angiò venne proclamato nuovo Re di Spagna, con il nome di Filippo V di Spagna. Calava il sipario su due secoli di dinastia asburgica e iniziava la dinastia borbonica.
La successione non fu gradita dagli Asburgo d'Austria. L'Imperatore Leopoldo I del Sacro Romano Impero, infatti, da Vienna comunicò subito che non avrebbe accettato la disposizione testamentaria di Carlo II, facendo intendere che era sua intenzione ricorrere anche alle armi pur di assicurare la continuità asburgica sulla Spagna e i suoi possedimenti.
Si profilava, quindi, un conflitto su scala europea che vedeva coinvolte le tre maggiori monarchie del continente, la Francia e la Spagna tra loro alleate, contro gli Asburgo, con il coinvolgimento di Inghilterra e Paesi Bassi, che temevano la potenza franco-spagnola.
Tutto questo avveniva in piena Sede vacante.
La Santa Sede, consapevole dell'incombente conflitto, si rese anche conto che i contrasti tra le fazioni filofrancese e filoimperiale, all'interno del Sacro Collegio, avrebbero potuto paralizzare a lungo i lavori del Conclave, con conseguenze disastrose all'interno della Chiesa in generale e dello Stato Pontificio in particolare. Occorreva quindi una scelta rapida.
Il Conclave si aprì il 9 novembre e il giorno 23 successivo, pochi giorni dopo la proclamazione di Filippo d'Angiò a Re di Spagna, fu eletto come successore di Innocenzo XII il cardinale Giovanni Francesco Albani, marchigiano, la cui scelta fu certamente il frutto di un compromesso tra i due schieramenti filo-francese e filo-imperiale.
Dei 66 porporati che componevano il Sacro Collegio, soltanto 57 parteciparono effettivamente ai lavori del Conclave.
Biografia
Le origini e la carriera ecclesiastica
Da parte del padre (Carlo Albani 1623-1684), Giovanni Francesco discendeva da una nobile famiglia di antiche origini albanesi (capostipite degli Albani, in Italia, fu Filippo de'Laçi, detto "l'albanese", che era un capitano delle truppe di Giorgio Castriota Skanderbeg e si trasferì ad Urbino dopo la morte dell'eroe, nel 1468), mentre la madre Elena apparteneva alla famiglia dei Marchesi Mosca di Pesaro, di antiche origini bergamasche.
Giovanni Francesco Albani aveva quindi questa lontana ascendenza albanese. Si interessò molto all'Albania, occupata dai turchi, soprattutto per la salvaguardia della lingua albanese e della religione cattolica, promuovendo molte iniziative e favorendo la stampa di molti libri in lingua albanese. Sotto il suo auspicio si tenne, nel 1700, a Merçine di Alessio (Lezhe) in Albania, il convegno storico di Arber, dove furono prese diverse risoluzioni in favore della lingua albanese e della religione cattolica, per non permettere la loro estinzione sotto la dominazione ottomana.
Giovanni Francesco nacque a Urbino il 23 luglio 1649. Ad 11 anni entrò nel Collegio Romano diretto dai gesuiti. Ebbe modo, grazie al cardinale marchigiano Decio Azzolini juniore, di frequentare il salotto della regina Cristina di Svezia, che era promotrice delle arti letterarie. Sembra infatti che, a 18 anni, fosse molto bravo nelle lettere e avesse buone capacità di tradurre dal greco in un ottimo latino. Questo ambiente letterario colto era frequentato da letterati, poeti, pittori, musicisti tra i più famosi del tempo. In seguito ai suoi studi brillanti venne notato dalla regina Cristina di Svezia. A 28 anni fu nominato amministratore della diocesi di Rieti, occupandosi anche delle diocesi di Sabina e di Orvieto. Chiamato a Roma, fu nominato vicario di San Pietro di Roma, poi Segretario della corrispondenza pontificale. Nel 1690 ricevette il capello di cardinale e fu ordinato diacono. Nel 1690, dopo la morte della regina Cristina, gli artisti e intellettuali che frequentavano il suo salotto letterario, costituirono la famosa "Accademia dell'Arcadia", cui aderì anche il Cardinale Albani.
Svolse la sua opera anche all'interno dello Stato Pontificio, collaborando con il suo predecessore Papa Innocenzo XII alla riforma delle strutture dello Stato, la qual cosa offriva una certa garanzia all'intero collegio cardinalizio, in ordine alla sua competenza e alla sua conoscenza dei meccanismi di governo della Chiesa. Era accreditato, inoltre, come uomo integerrimo e fermamente scevro da corruttele e nepotismo.
Accolse l'elezione con riluttanza, manifestando con chiarezza e con ostinazione la sua intenzione di rifiutare la tiara, adducendo come pretesto di non aver mai ricevuto tutti gli ordini ecclesiastici. In verità le motivazioni erano ben altre, ed erano strettamente legate alla situazione politica internazionale.
L'Albani sapeva bene che cosa si stava preparando in Europa, a seguito della contrastata successione sul trono di Spagna. I conflitti che, inevitabilmente, sarebbero scoppiati avrebbero coinvolto certamente anche la Santa Sede e in questo coinvolgimento il Pontefice non avrebbe potuto fare a meno di operare una scelta di campo. La qual cosa egli, da abile uomo d'equilibrio, non intendeva assolutamente fare, ritenendosi non in grado di affrontare l'arduo compito.
Il Collegio Cardinalizio fu però irremovibile nel sollecitare il neo eletto ad accettare la nomina. Il Cardinale Albani fu consacrato Vescovo il 30 novembre e fu incoronato Papa il giorno 8 dicembre 1700, con il nome di Clemente XI. Aveva 51 anni.
Il pontificato
I primi atti del nuovo Pontefice confermarono le aspettative del Sacro Collegio. Respinse tutti i tentativi della famiglia di approfittare della carica del loro congiunto per accaparrarsi cariche politiche o religiose, o titoli nobiliari e uffici pubblici. Contemporaneamente tentò di scongiurare i conflitti armati ormai imminenti, inviando ambascerie di pace presso le corti coinvolte direttamente nella vicenda della successione spagnola. Come Segretario di Stato, infatti, volle il cardinale Fabrizio Paolucci, proveniente da una nobile famiglia forlivese non legata alla cerchia familiare egli Albani: Paolucci sostenne per oltre vent'anni i tentativi di pacificazione intrapresi da Clemente XI, tentativi che purtroppo rimasero sovente inascoltati. Con la chiusura del Giubileo, la vigilia di Natale del 1700, si aprì dinanzi al Papa una strada tortuosa e accidentata, che avrebbe reso il suo cammino molto travagliato. La guerra che avrebbe coinvolto tutta l'Europa continentale, nonché l'Inghilterra, era imminente.
Con il Trattato dell'Aia del 7 settembre 1701, l'Inghilterra e le Province Unite olandesi si allearono con l'Imperatore Leopoldo I d'Asburgo, per sostenere i diritti di quest'ultimo al trono di Spagna e difendere i propri diritti sulle rotte commerciali marittime, seriamente minacciate dalla nuova alleanza franco-ispanica. Sul fronte opposto, la Francia e la Spagna erano riuscite a ottenere l'alleanza del Duca Vittorio Amedeo II di Savoia e dei Principi elettori di Baviera e di Colonia. La guerra di successione spagnola ebbe inizio nel mese di Maggio del 1702.
All'inizio il Papa cercò di assumere una posizione neutrale, ma la sua neutralità appariva poco credibile, soprattutto in considerazione del fatto che aveva fatto pervenire a Filippo V, nuovo sovrano di Spagna, notevoli sostentamenti, tutti provenienti dai beni della Chiesa.
Il Papa cercò di mantenere la sua neutralità anche successivamente, quando il conflitto si era ormai esteso a tutta l'Europa e sui mari, ma la sua ostentata neutralità divenne sempre meno credibile, tant'è che il nuovo Imperatore, Giuseppe I d'Asburgo, succeduto a Leopoldo I nel 1705, ruppe gli indugi e, per favorire gli spostamenti dei suoi eserciti che in quel momento stavano fronteggiando le truppe francesi, invase lo Stato Pontificio. Era il 1708.
Gli imperiali occuparono il mantovano, Parma, Piacenza e Comacchio e, nonostante il Papa ne sollecitasse l'intervento, i francesi si guardarono bene dall'intervenire in Italia. Clemente XI, vistosi il territorio occupato per buona parte e sotto la minaccia di una occupazione asburgica della stessa città di Roma, fu costretto, nel mese di gennaio 1709, a sottoscrivere un trattato con il quale riconosceva nell'Arciduca Carlo VI d'Asburgo, fratello dell'Imperatore, il nuovo Re di Spagna.
Questo riconoscimento non solo indignò il Re di Francia, ma pose in evidenza la notevole incapacità del Papa di gestire degnamente la politica estera della Santa Sede: più volte manifestò la sua intenzione di deporre la tiara pontificia e di ritirarsi. Ciò causò una notevole caduta di stima nei confronti della persona del Pontefice, che ebbe come conseguenza la mancata restituzione, da parte degli Asburgo, dei territori romagnoli occupati qualche anno prima.
Ma la sconfitta più cocente il Papa dovette subirla con la firma dei Trattati di Utrecht del 2 aprile 1713 e di Rastatt del 6 marzo 1714, che mettevano fine alla guerra per la successione al trono di Spagna. Il primo concluso tra la Francia e l'Inghilterra e il secondo tra la Francia e il nuovo Imperatore Carlo VI d'Asburgo, succeduto a Giuseppe I nel 1711.
Clemente XI fu completamente estromesso da qualunque trattativa, nonostante la sua ferma protesta e dovette subire la perdita definitiva di Mantova e del Ducato di Parma e Piacenza che, da circa due secoli, era nelle mani dei Farnese, dinastia ormai in via di estinzione, ma comunque tradizionali alleati del Papa. Per la seconda volta nella storia (la prima fu in occasione del trattato di Westfalia), in un consesso tanto importante che avrebbe decretato l'assetto dell'Europa e dell'Italia per i successivi 150 anni, il Papa fu tenuto alla porta.
La guerra di successione spagnola, conclusasi in tal modo, ebbe come conseguenza la perdita di autorità della figura del Pontefice anche nei rapporti tra gli Stati Italiani. Sul piano dottrinale interno dovette affrontare anche il giansenismo e per tale motivo emanò la Bolla Unigenitus Dei Filius, emanata proprio nel 1713, con la quale si condannava punto per punto la dottrina giansenista.
La condanna del giansenismo in Francia non fu accettata totalmente. La Chiesa francese si divise tra coloro che accettavano l'ordine papale, i cosiddetti accettanti e coloro che nel respingere la bolla papale si appellavano a un concilio universale, i cosiddetti appellanti. Si profilava chiaramente uno scisma tra la Chiesa di Roma e quella francese. Il Papa corse ai ripari e promulgò una nuova Bolla, la Pastoralis officii, con la quale scomunicò tutti gli appellanti francesi. Ma questi si appellarono nuovamente e dichiararono nulla la scomunica.
La Bolla Pastoralis officii fu promulgata il 28 agosto 1718, ma ci vollero ancora due anni e l'intervento risolutore del governo di Parigi per riportare tutti gli appellanti nel solco della Chiesa di Roma. La qual cosa fu possibile soltanto con la trasformazione della Bolla papale in una legge dello Stato.
Papa Clemente XI si occupo' anche costantemente del problema delle Missioni di Cina e dei cosiddetti riti cinesi: nel 1704 promulgò il Decreto del Sant'Uffizio "Cum Deus Optimus", in cui venivano proibite determinate pratiche religiose ai cinesi convertiti al Cristianesimo e nel 1715 emanò la Bolla "Ex Illa Die" che, chiedendo anche un giuramento di fedeltà ai missionari, intendeva porre la parola fine alla diatriba, che però durò ancora diversi anni dopo la fine del suo pontificato.
Nel frattempo Clemente XI aveva inviato in Cina due suoi Legati Apostolici. Il primo Ambasciatore della storia del Papato in Cina fu il Patriarca Carlo Tommaso Maillard de Tournon, che arrivò a Pechino alla fine del 1705, per pubblicare il decreto del 1704. Quindi nel 1720 inviò Monsignor Carlo Ambrogio Mezzabarba, che aveva l'incarico di pubblicare la Bolla del 1715. Entrambe le Legazioni tuttavia non ebbero i risultati sperati, principalmente per l'opposizione subita da parte dei missionari gesuiti. Clemente XI morì quindi senza veder risolta la diatriba tra gli stessi missionari di Cina.
Dopo i problemi politici internazionali, sia nei rapporti con gli altri Stati Italiani, sia nei rapporti con il resto dell'Europa, Clemente XI si rinserrò all'interno dello Stato della Chiesa e si dedicò esclusivamente ai rapporti con il suo popolo. Distribuì generosamente gran parte del patrimonio della Chiesa e ne furono beneficiati tutti i suoi sudditi, sia con opere pie che con danaro sonante. Il suo scopo era quello di recuperare il rapporto con la sua gente, che si era andato deteriorando nel corso degli anni a causa dei continui rovesci in campo internazionale. Cercava, cioè, di riscattare la sua immagine, ormai definitivamente impallidita, di Capo di Stato incapace di governare i rapporti all'interno e all'esterno del suo stato e di Pastore delle genti.
Nel corso del suo pontificato, convocò 15 Concistori, nel corso dei quali nominò ben 70 nuovi Cardinali.
Il mecenatismo
Se in campo internazionale non poté svolgere un ruolo primario, qualcosa di più e con risultati molto più lusinghieri ottenne all'interno dello Stato pontificio, attraverso la realizzazione di molte opere, tutt'ora visibili.
Istituì un'accademia di pittura e scultura, sottoponendo a tutela tutte le opere d'arte presenti a Roma. Promosse lo sviluppo dell'archeologia su basi scientifiche, avviando i primi scavi sistematici nelle catacombe e arricchì la Biblioteca Vaticana.
Eresse l'obelisco nella piazza del Pantheon e costruì il porto di Ripetta sul Tevere, che sarebbe stato demolito alla fine del 1800 per consentire la costruzione del ponte Cavour. Costruì un viadotto a Civita Castellana e un acquedotto a Civitavecchia. Tra le tante opere fatte costruire dall'Albani, va ricordata la famosa fontana, realizzata dagli scultori Filippo Bai e Francesco Moratti, situata sotto il portico della Chiesa di Santa Maria in Cosmedin, meglio conosciuta come Bocca della Verità.
La città di Urbino ebbe in modo particolare le attenzioni del Pontefice, essendo la sua città natale. Furono, innanzitutto, cancellati tutti i debiti accumulati dal Comune; furono eseguiti imponenti lavori di restauro del palazzo ducale e di quello arcivescovile e si diede avvio alla fondazione di una biblioteca pubblica. Fu costruito un istituto educativo per la gioventù e furono concessi cospicui privilegi all'Università.
La morte
Le cronache e la Storia non ci dicono molto sulla morte del Papa. È certo, però, che le vicende legate alla guerra di successione spagnola, protrattesi per oltre un decennio e quelle legate alla disputa dottrinaria con i giansenisti francesi, durate ben oltre quindici anni, dovettero logorare molto la fibra del Papa che spirò il 19 marzo 1721. Non aveva ancora compiuto i settantadue anni di età e aveva retto le sorti della Chiesa di Roma per poco più di vent'anni.
Aveva sempre desiderato di essere sepolto in maniera semplice e umile e così fu. Le sue spoglie mortali furono deposte sotto il pavimento della Cappella del coro dei Canonici della Basilica di San Pietro, dove tutt'ora riposano, ricoperte da una semplice lastra di marmo di porfido. Il Reverendo Capitolo di San Pietro ne officia ancora la memoria con particolare solennità, ogni anno il 19 marzo.
Concistori ordinari pubblici, per la Creazione di nuovi Cardinali
Vedi la voce: Concistori di Clemente XI |
Onorificenze
Gran Maestro dell'Ordine Supremo del Cristo | |
Genealogia episcopale
- Cardinale Scipione Rebiba
- Cardinale Giulio Antonio Santori
- Cardinale Girolamo Bernerio, O.P.
- Arcivescovo Galeazzo Sanvitale
- Cardinale Ludovico Ludovisi
- Cardinale Luigi Caetani
- Cardinale Ulderico Carpegna
- Cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni
- Cardinale Flavio Chigi
- Cardinale Emmanuel Théodose de La Tour d'Auvergne de Bouillon
- Papa Clemente XI
Successione degli incarichi
Predecessore: | Segretario dei Brevi Apostolici | Successore: | |
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Johannes Walter Sluse | 5 ottobre 1687-23 novembre 1700 | Fabio degli Abati Olivieri |
Predecessore: | Cardinale diacono di Santa Maria in Aquiro | Successore: | |
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Gasparo Cavalieri sino al 1688 Sede Vacante (1688-1690) |
1690 | Lorenzo Altieri |
Predecessore: | Cardinale diacono di Sant'Adriano al Foro | Successore: | |
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Carlo Cerri | 1690-1700 | Sede Vacante (1700-1706) dal 1706 Pietro Priuli |
Predecessore: | Cardinale presbitero di San Silvestro in Capite | Successore: | |
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Girolamo Casanate | 1700 | Johannes Philipp von Lamberg |
Predecessore: | Papa | Successore: | |
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Papa Innocenzo XII | 23 novembre 1700 - 19 marzo 1721 | Papa Innocenzo XIII |
Bibliografia | |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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- Segretari dei Brevi Apostolici
- Cardinali diaconi di Santa Maria in Aquiro
- Cardinali diaconi di Sant'Adriano al Foro
- Cardinali presbiteri di San Silvestro in Capite
- Presbiteri ordinati nel 1700
- Presbiteri italiani del XVII secolo
- Italiani del XVII secolo
- Presbiteri del XVII secolo
- Presbiteri per nome
- Vescovi consacrati nel 1700
- Vescovi italiani del XVII secolo
- Vescovi del XVII secolo
- Vescovi per nome
- Concistoro 13 febbraio 1690
- Cardinali italiani del XVII secolo
- Cardinali del XVII secolo
- Cardinali per nome
- Cardinali creati da Alessandro VIII
- Papa Clemente XI
- Papi
- Papi del XVII secolo
- Papi del XVIII secolo
- Papi italiani
- Italiani del XVIII secolo
- Italiani
- Biografie
- Vescovi italiani
- Nati nel 1649
- Nati il 23 luglio
- Nati nel XVII secolo
- Morti nel 1721
- Morti il 19 marzo
- San Silvestro in Capite (titolo cardinalizio)